Convincere famigliare schizofrenico a curarsi
Mia madre soffre da molti anni di questi problemi, le sono state diagnosticate schizofrenia e disturbi del pensiero. In passato è stata anche ricoverata, noi non riusciamo a farle assumere i farmaci che le hanno consigliato i vari psichiatri. Lei ovviamente rifiuta categoricamente di credersi malata, non vuole farsi aiutare da noi nell`assunzione delle medicine e cosi ne prende a caso oppure ne prende solo alcune per dormire.
Come ci si comporta con pazienti simili? Quale ruolo possiamo avere noi parte della sua famiglia nella sua terapia? Io vorrei tanto che mia madre potesse avere una vita migliore rispetto a quella che vive ora, anche perché ho paura che non riuscirà a vivere a lungo in questa situazione.
Non c'è più nulla da fare???
Come ci si comporta con pazienti simili? Quale ruolo possiamo avere noi parte della sua famiglia nella sua terapia? Io vorrei tanto che mia madre potesse avere una vita migliore rispetto a quella che vive ora, anche perché ho paura che non riuscirà a vivere a lungo in questa situazione.
Non c'è più nulla da fare???
[#1]
Non conoscendo il caso da vicino e tenendo conto delle limitazioni di un consulto a distanza, posso dire che in molti casi simili cercare di "convincere" la persona di essere malata e di curarsi è un mestiere ingrato e frustrante. Se i familiari si impegnano in tale mestiere, rischiano anche di peggiorare il rapporto con la persona:
non è il ruolo che spetta ai familiari;
Secondo me, prima di tutto, è lo specialista che ha la mamma in cura che deve essere ben informato (da parte vostra) della situazione effettiva, e dunque deve essere lui a prendere una posizione, e il vostro ruolo è nel collaborare con lo specialista e nel non impedire le sue rispettive decisioni.
Ad esempio, se la malattia è invalidante per la persona stessa, per voi o per i terzi, o/e è possibile una evoluzione peggiorativa, e la persona non accetta le cure, allora è da valutare anche l'opportunità di cura obbligatoria, che può consistere in un ricovero e/o in una terapia iniettiva. Chi deve valutare tali opportunità ed eventualmente prendere le rispettive decisioni non siete voi, ma il medico psichiatra che la segue. Tali soluzioni possono essere ovviamente ad impatto traumatico per la mamma e per voi, e sesso capita che i familiari cercano di evitarlo o non descrivendo la situazione obbiettivamente allo specialista o assumendo una posizione contraria a tali provvedimenti. E la risposta alla Sua domanda, secondo me, sta proprio qui: l'aiuto dei familiari non deve consistere nel prendersi il carico voi a decidere se la mamma deve curarsi e com o nel dire voi a lei cosa deve fare, ma piuttosto nel non impedire gli interventi giusti.
Alternativamente, ci sono i casi di schizofrenia o anche di altri disturbi psichici importanti ma che decorrono senza alterare significativamente la quotidianità, le relazioni e gli altri aspetti della vita psichica, nelle quali è presente la cronicità m non si prevede peggioramento, e forse non sempre necessitano di intervento. La valutazione anche in questi casi spetta comunque allo specialista.
Penso che più che (o oltre che) al dialogo con la mamma, è importante considerare il dialogo con lo specialista. Già, perché con lo specialista potete parlare più obbiettivamente e più costruttivamente della situazione, il che non è possibile con la mamma. Il rapporto proprio fra i familiari del paziente e fra lo specialista è spesso quello che condiziona in meglio o in peggio la presa in carico e le decisioni (nei casi negativi: per le pressioni reciproche e le insistenze che talvolta possono essere in tale rapporto, o per lo scarico di responsabilità; nei casi positivi: nel dare reciprocamente le informazioni obbiettive e nella spartizione corretta dei ruoli, di cui ho già scritto). Dunque penso che proprio sul rapporto con lo specialista che conviene concentrarsi.
non è il ruolo che spetta ai familiari;
Secondo me, prima di tutto, è lo specialista che ha la mamma in cura che deve essere ben informato (da parte vostra) della situazione effettiva, e dunque deve essere lui a prendere una posizione, e il vostro ruolo è nel collaborare con lo specialista e nel non impedire le sue rispettive decisioni.
Ad esempio, se la malattia è invalidante per la persona stessa, per voi o per i terzi, o/e è possibile una evoluzione peggiorativa, e la persona non accetta le cure, allora è da valutare anche l'opportunità di cura obbligatoria, che può consistere in un ricovero e/o in una terapia iniettiva. Chi deve valutare tali opportunità ed eventualmente prendere le rispettive decisioni non siete voi, ma il medico psichiatra che la segue. Tali soluzioni possono essere ovviamente ad impatto traumatico per la mamma e per voi, e sesso capita che i familiari cercano di evitarlo o non descrivendo la situazione obbiettivamente allo specialista o assumendo una posizione contraria a tali provvedimenti. E la risposta alla Sua domanda, secondo me, sta proprio qui: l'aiuto dei familiari non deve consistere nel prendersi il carico voi a decidere se la mamma deve curarsi e com o nel dire voi a lei cosa deve fare, ma piuttosto nel non impedire gli interventi giusti.
Alternativamente, ci sono i casi di schizofrenia o anche di altri disturbi psichici importanti ma che decorrono senza alterare significativamente la quotidianità, le relazioni e gli altri aspetti della vita psichica, nelle quali è presente la cronicità m non si prevede peggioramento, e forse non sempre necessitano di intervento. La valutazione anche in questi casi spetta comunque allo specialista.
Penso che più che (o oltre che) al dialogo con la mamma, è importante considerare il dialogo con lo specialista. Già, perché con lo specialista potete parlare più obbiettivamente e più costruttivamente della situazione, il che non è possibile con la mamma. Il rapporto proprio fra i familiari del paziente e fra lo specialista è spesso quello che condiziona in meglio o in peggio la presa in carico e le decisioni (nei casi negativi: per le pressioni reciproche e le insistenze che talvolta possono essere in tale rapporto, o per lo scarico di responsabilità; nei casi positivi: nel dare reciprocamente le informazioni obbiettive e nella spartizione corretta dei ruoli, di cui ho già scritto). Dunque penso che proprio sul rapporto con lo specialista che conviene concentrarsi.
Dr. Alex Aleksey Gukov
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 17.6k visite dal 01/05/2014.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.