Paroxetina e cipralex
Gentilissimi dottori sono una donna di 42 anni e da sette soffro di ansia non so se si tratta di ansia somatzzata o generalizzata....sette anni fa tutto iniziò dopo un trasloco credo dovuto allo stress e iniziai ad avere sintomi strani sudorazione tachicardia dolori allo stomaco tanto da finire al pronto soccorso esami fatti tutto bene...inizio ad andate da uno psichiatra che mi segna 20 mg di paroxetina...e da allora non ho più smesso perché il mio medico mi diceva che stavo bene e dovevo continuare a prenderla due mesi fa ho provato a dimezzare la compressa di paroxetina ma sono stata di nuovo malissimo...vado da un altro psichiatra mi dice che si tratta di ansia generalizzata e mi prescrive cipralex da 10 mg perché secondo lui la paroxetina a lungo andare da parecchi problemi...un mese di cipralex ma sto ancora male...vado da un altro dottore mi aumenta la dose da 10 a 20 mg di cipralex e mi prescrive anche trittico 15 gocce la sera...ma sono più in ansia che mai...lo chiamo e mi dice di lasciare trittico e di prendere tavor oro mezza compressa la mattina e mezza la sera da 1 mg....inotre lui mi dice che si tratta di ansia somatizzata ve che ci vuole parecchio per smaltire la paroxetina perché presa per troppo tempo....secondo voi tra tutti chi ha ragione io non mi sento ancora in forma perché ho spesso la tachicardia...è normale...che una paroxetina mi abbia portato di nuovo a tutti questi stati d'ansia....quanto tempo ci vorrà ancora per risolvere sono 15 gg che prendo cipralex da 20 mg grazie anticipatamente.
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Con i limiti del consulto a distanza e dunque non potendo avere la stessa obbiettività degli specialisti che L'hanno visitata, penso che l'attuale approccio al Suo problema è scorretto e Le consiglio di tornare dal Suo medico, magari discutendo con lui anche il contenuto di questo consulto.
Prima di tutto, non avrei sospeso la Paroxetina solo perché sta bene. Si tratta dei disturbi per i quali la terapia farmacologica è molto utile, ma non agisce sul disturbo abbastanza in profondità, e, una volta sospesa (o ridotta la dose), il disturbo spesso torna. In altre parole, non è affatto detto che il Suo attuale malessere è determinato dalla paroxetina: può essere causato dalla malattia per la quale si è curata e che ora è rimasta senza la cura (oppure può essere causato dalla disabitudine dell'organismo alla mancanza di paroxetina ovvero i sintomi "da sospensione": vedi in seguito).
Per cui, raccomanderei di valutare la psicoterapia, come approccio più specifico e più di fondo alla Sua malattia, e solo ottenendo miglioramenti stabili con la psicoterapia, avrei eventualmente programmato la sospensione della Paroxetina.
Anche per quanto riguarda la modalità di sospensione della Paroxetina: non sono corrette. E' vero che la sospensione della paroxetina (soprattutto se non abbastanza graduale) può essere maltollerata, e ciò è spiegabile con le caratteristiche di metabolismo di questo farmaco (che è tanto più veloce quanto più bassa è la dose, e dunque, abbassando la dose, i livelli del farmaco nell'organismo scendono troppo velocemente). Se si è cercato di minimizzare i conseguenti effetti "da sospensione" della paroxetina, andrebbe scelto un farmaco con un metabolismo più lungo e che dia minori problemi alla sospensione; invece l'es-citalopram ha anche esso un metabolismo relativamente veloce. Inoltre, introducendo un nuovo antidepressivo, va considerato che possa dare inizialmente e transitoriamente i propri sintomi collaterali. In ogni modo, non si capisce se l'obbiettivo è aiutarLe di sospendere la Paroxetina oppure trovare una cura farmacologica migliore per la Sua malattia.
Avrei lasciato la Paroxetina (che va bene sia per ansia somatizzata sia per quella generalizzata) e avrei valutato di abinare la psicoterapia, come ho scritto sopra.
Prima di tutto, non avrei sospeso la Paroxetina solo perché sta bene. Si tratta dei disturbi per i quali la terapia farmacologica è molto utile, ma non agisce sul disturbo abbastanza in profondità, e, una volta sospesa (o ridotta la dose), il disturbo spesso torna. In altre parole, non è affatto detto che il Suo attuale malessere è determinato dalla paroxetina: può essere causato dalla malattia per la quale si è curata e che ora è rimasta senza la cura (oppure può essere causato dalla disabitudine dell'organismo alla mancanza di paroxetina ovvero i sintomi "da sospensione": vedi in seguito).
Per cui, raccomanderei di valutare la psicoterapia, come approccio più specifico e più di fondo alla Sua malattia, e solo ottenendo miglioramenti stabili con la psicoterapia, avrei eventualmente programmato la sospensione della Paroxetina.
Anche per quanto riguarda la modalità di sospensione della Paroxetina: non sono corrette. E' vero che la sospensione della paroxetina (soprattutto se non abbastanza graduale) può essere maltollerata, e ciò è spiegabile con le caratteristiche di metabolismo di questo farmaco (che è tanto più veloce quanto più bassa è la dose, e dunque, abbassando la dose, i livelli del farmaco nell'organismo scendono troppo velocemente). Se si è cercato di minimizzare i conseguenti effetti "da sospensione" della paroxetina, andrebbe scelto un farmaco con un metabolismo più lungo e che dia minori problemi alla sospensione; invece l'es-citalopram ha anche esso un metabolismo relativamente veloce. Inoltre, introducendo un nuovo antidepressivo, va considerato che possa dare inizialmente e transitoriamente i propri sintomi collaterali. In ogni modo, non si capisce se l'obbiettivo è aiutarLe di sospendere la Paroxetina oppure trovare una cura farmacologica migliore per la Sua malattia.
Avrei lasciato la Paroxetina (che va bene sia per ansia somatizzata sia per quella generalizzata) e avrei valutato di abinare la psicoterapia, come ho scritto sopra.
Dr. Alex Aleksey Gukov
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Buon giorno,
esatto: penso che tornare alla paroxetina sarebbe la soluzione più sicura; e proseguo a raccomandare di valutare la psicoterapia. Per farlo secondo me, conviene tornare dal medico che L'ha seguito con la paroxetina durante tutto il periodo precedente e parlare con lui anche dell'idea di psicoterapia. Pensare a ridurre e sospendere la paroxetina successivamente si può (solo sotto monitoraggio del medico) in base ai risultati della psicoterapia, e riducendo la paroxetina (quando ciò verrà concordato con il medico), scalarla molto più gradualmente ed (eventualmente) si potrà usare una parziale sostituzione con un antidepressivo che ha una vita nell'organismo più lunga e cui scalare può essere meno avvertito (questo parametro nel linguaggio technico si chiama "emi-vita" del farmaco).
esatto: penso che tornare alla paroxetina sarebbe la soluzione più sicura; e proseguo a raccomandare di valutare la psicoterapia. Per farlo secondo me, conviene tornare dal medico che L'ha seguito con la paroxetina durante tutto il periodo precedente e parlare con lui anche dell'idea di psicoterapia. Pensare a ridurre e sospendere la paroxetina successivamente si può (solo sotto monitoraggio del medico) in base ai risultati della psicoterapia, e riducendo la paroxetina (quando ciò verrà concordato con il medico), scalarla molto più gradualmente ed (eventualmente) si potrà usare una parziale sostituzione con un antidepressivo che ha una vita nell'organismo più lunga e cui scalare può essere meno avvertito (questo parametro nel linguaggio technico si chiama "emi-vita" del farmaco).
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Utente
dottore grazie però io prendo già un ansiolitico tavor oro mezza compressina insieme a cipralex...ma non trovo miglioramenti..ma il cipralex non ha la stessa posologia della paroxetina che differenza c'è tra i due medicinali....però la paroxetina mi aveva fatto prendere peso...invece cipralex mi fa chiudere lo stomaco...cosa faccio...per inserire la paroxetina ora starei di nuovo male..come l'inserimento di cipralex...continuo però sempre ad avere ansia tachicardia e urti di vomito...ciò significa che ancora non ho risultati...grazie
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Se l'antidepressivo è stato cambiato per evitare gli effetti collaterali della paroxetina sul peso, è una logica possibile. Lei assume il cipralex da lcirca 17 giorni. A questo punto vale la pena effettivamente proseguire: ci vorrebbero all'incirca altrettanti giorni per concludere che è inefficace oppure per vedere gli effetti positivi che potrebbero arrivare anche prima.
Altrimenti si può tornare alla paroxetina, che nel Suo caso ha già dimostrato di essere efficace.
Queste strategie vanno però concordate con lo specialista che La segue.
Nel caso di successo con il cipralex (es-citalopram), o del ritorno alla paroxetina rimane valido tutto il ragionamento fatto da me nelle repliche precedenti rispetto a razionale della prosecuzione della terapia farmacologica, riguardo al ruolo della psicoterapia ed i presupposti per la sospensione del farmaco.
La differenza fra la paroxetina ed il cipralex c'è.
Alle stesse dosi il cipralex (es-citalopram) di solito è più "sentito" rispetto alla stessa dose di paroxetina. Questo "essere sentito" riguarda l'effetto di solito più attivante di cipralex a parità di dosaggio con la paroxetina; anche se questo non succede in tutte le persone. Questo effetto "attivante" spesso può essere percepito come stimolante, con una valenza antidepressiva; ma, secondo me si tratta di un effetto collaterale (gli effetti terapeutici arrivano dopo), che può associarsi o può manifestarsi anche con altri tipi di sintomi collaterali a livello psichico o neurologico.
A differenza della paroxetina (cui metabolismo è fatto in modo che aumento della dose porta all'aumento dell'effetto in modo esponenziale (e più veloce), il cipralex (es-citalopram) ha invece un metabolismo tale che la corrispondenza fra la dose e l'effetto è lineare e non esponenziale (dunque potrebbe essere più lenta rispetto alla paroxetina). Per cui, con il Cipralex (es-citalopram) ci sta che potrà aspettare l'effetto un po' di più.
Il cipralex (es-citalopram) è un farmaco più selettivo sul sistema serotoninergico e, quanto risulta a me, i suoi effetti sono dovuti all'interazione con questo sistema (di serotonina) che è ritenuto centrale (non so se a ragione o meno) nel paradigma della cura farmacologica dei disturbi d'ansia. La paroxetina invece ha l'afffinità, oltre che al sistema di serotonina,anche ad altri sistemi (di acetilcolina, ad esempio), e questa affinità aggiuntiva della paroxetina può spiegare l'efffetto ansiolitico e blandamente sedativo di tale molecola che può essere presente spesso già all'inizio della cura (ovviamente ci sono le differenze individuali nella reazione allo stesso farmaco). Questa attività ansiolitica (e forse anche in parte antidepressiva) di paroxetina potrebbe essere legata all'interazione fra l'altro anche con il sistema di acetilcolina (attività anti-colinergica), come ho appena scritto.
Dunque, il cipralex (es-citalopram) è più selettivo con il razionale di ottenere lo stesso effetto con meno interazioni in organismo e dunque con meno effetti collaterali; quanto tale selettività sia sufficiente o ottimale dipende però dal caso al caso.Speriamo a questo punto che per Lei sia sufficiente, mo questo bisogna ancora vedere nelle prossime settimane.
Altrimenti si può tornare alla paroxetina, che nel Suo caso ha già dimostrato di essere efficace.
Queste strategie vanno però concordate con lo specialista che La segue.
Nel caso di successo con il cipralex (es-citalopram), o del ritorno alla paroxetina rimane valido tutto il ragionamento fatto da me nelle repliche precedenti rispetto a razionale della prosecuzione della terapia farmacologica, riguardo al ruolo della psicoterapia ed i presupposti per la sospensione del farmaco.
La differenza fra la paroxetina ed il cipralex c'è.
Alle stesse dosi il cipralex (es-citalopram) di solito è più "sentito" rispetto alla stessa dose di paroxetina. Questo "essere sentito" riguarda l'effetto di solito più attivante di cipralex a parità di dosaggio con la paroxetina; anche se questo non succede in tutte le persone. Questo effetto "attivante" spesso può essere percepito come stimolante, con una valenza antidepressiva; ma, secondo me si tratta di un effetto collaterale (gli effetti terapeutici arrivano dopo), che può associarsi o può manifestarsi anche con altri tipi di sintomi collaterali a livello psichico o neurologico.
A differenza della paroxetina (cui metabolismo è fatto in modo che aumento della dose porta all'aumento dell'effetto in modo esponenziale (e più veloce), il cipralex (es-citalopram) ha invece un metabolismo tale che la corrispondenza fra la dose e l'effetto è lineare e non esponenziale (dunque potrebbe essere più lenta rispetto alla paroxetina). Per cui, con il Cipralex (es-citalopram) ci sta che potrà aspettare l'effetto un po' di più.
Il cipralex (es-citalopram) è un farmaco più selettivo sul sistema serotoninergico e, quanto risulta a me, i suoi effetti sono dovuti all'interazione con questo sistema (di serotonina) che è ritenuto centrale (non so se a ragione o meno) nel paradigma della cura farmacologica dei disturbi d'ansia. La paroxetina invece ha l'afffinità, oltre che al sistema di serotonina,anche ad altri sistemi (di acetilcolina, ad esempio), e questa affinità aggiuntiva della paroxetina può spiegare l'efffetto ansiolitico e blandamente sedativo di tale molecola che può essere presente spesso già all'inizio della cura (ovviamente ci sono le differenze individuali nella reazione allo stesso farmaco). Questa attività ansiolitica (e forse anche in parte antidepressiva) di paroxetina potrebbe essere legata all'interazione fra l'altro anche con il sistema di acetilcolina (attività anti-colinergica), come ho appena scritto.
Dunque, il cipralex (es-citalopram) è più selettivo con il razionale di ottenere lo stesso effetto con meno interazioni in organismo e dunque con meno effetti collaterali; quanto tale selettività sia sufficiente o ottimale dipende però dal caso al caso.Speriamo a questo punto che per Lei sia sufficiente, mo questo bisogna ancora vedere nelle prossime settimane.
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Utente
grazie dr.Alex in effetti credo che cipralex inizi a fare i suoi effetti a quasi un mese secondo il mio medico la paroxetina influiva anche sulla libido...in effetti ho notato leggermente la differenza...solo che noto una differenza anche nel ciclo mi dura di meno ed è meno abbondante....come effetti collaterali quali dei due antidepressivi è migliore...secondo lei... chi ne contiene di meno...che consiglio poi mi darebbe che comportamento dovrei avere nell'attacco dell'ansia più che altro come farmi passare la tachicardia...che è il sintomo peggiore che io avverto...grazie ma finora mi è stato molto chiaro in tante cose...
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Gentile utente,
l'es-citalopram in genere dovrebbe dare meno effetti collaterali. Rispetto a come affrontare l'attacco d'ansia, esistono approcci non farmacologici (se lo intende), i quali si può utilizzare (proseguendo anche la farmacotetapia e ottimizzandola), ma è il caso che a tale scopo Lei si rivolga ad uno psicoterapeuta.
l'es-citalopram in genere dovrebbe dare meno effetti collaterali. Rispetto a come affrontare l'attacco d'ansia, esistono approcci non farmacologici (se lo intende), i quali si può utilizzare (proseguendo anche la farmacotetapia e ottimizzandola), ma è il caso che a tale scopo Lei si rivolga ad uno psicoterapeuta.
[#9]
Utente
Dr.Alex la riscrivo perché a un mese di cipralex io non ho avuto nessun beneficio e parlandone con il mio psichiatra ho deciso di ritornare alla paroxetina come consigliato anche da lei...posso avere effetti collaterali ora riassumendo paroxetina e il mio medico mi ha detto di iniziare con mezza compressa di paroxetina per 3 gg e poi passare a 20 mg...è giusto il dosaggio...grazie
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Gentile Signora,
per minimizzare gli effetti collaterali, la regola generale è l'aumento graduale della dose, perciò iniziare da mezza compressa mi sembra ragionevole. Prosegua poi secondo le indicazioni sul ritmo a salire con la dose che ha dato il Suo specialista.
A priori non si può sapere con esattezza come verrà tollerato, ma penso che il Suo psichiatra ha tenuto conto anche della necessità di cura e di non poter aspettare troppo; per cui è importante il monitoraggio: nel caso nel quale Lei non riuscisse a tollerare la dose dopo l'aumento, bisogna contattare il Suo specialista e concordare la corrrezione.
per minimizzare gli effetti collaterali, la regola generale è l'aumento graduale della dose, perciò iniziare da mezza compressa mi sembra ragionevole. Prosegua poi secondo le indicazioni sul ritmo a salire con la dose che ha dato il Suo specialista.
A priori non si può sapere con esattezza come verrà tollerato, ma penso che il Suo psichiatra ha tenuto conto anche della necessità di cura e di non poter aspettare troppo; per cui è importante il monitoraggio: nel caso nel quale Lei non riuscisse a tollerare la dose dopo l'aumento, bisogna contattare il Suo specialista e concordare la corrrezione.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 75.3k visite dal 09/04/2014.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.