Impossibilità a vivere senza aiuti esterni

Salve,
da tutta la vita ho sempre desiderato trovare qualcosa di chimico che mi permettesse di sentirmi meglio, alleviare l'ansia, migliorare l'umore sempre depresso e darmi il coraggio di vivere in mezzo agli altri. Dopo i 18 anni ho iniziato a conoscere l'alcool, e da allora mi ubriaco quasi ogni giorno, ma se avessi l'occasione so che inizierei l'uso di sostanze stupefacenti... praticamente è già una dipendenza, senza averle mai provate, ma ne sento il bisogno, da sempre.
E' da premettere che ho avuto un'infanzia caratterizzata da abusi sessuali (periodo dai 4 ai 6 anni), violenza domestica e separazione dei genitori, gravi problemi relazionali con coetanei e adulti, frequenti episodi di bullismo nei miei confronti, idee suicide già a partire dall'infanzia e adolescenza.
Sono una persona (e lo sono da sempre, anche prima di conoscere l'alcool) che senza aiuti chimici non riesce ad affrontare nulla, mi sento sempre depressa nei momenti di lucidità, con sensi di angoscia, sensi di colpa, disperazione, varie ossessioni e tic nervosi, tricotillomania.
L'unico pensiero è quello dell'alcool e di come trovare altre sostanze.
Le relazioni sono disastrose, in quanto da sobria, pur volendo avere rapporti sociali, mi manca il coraggio anche solo di parlare, mi sento sempre in uno stato di terrore, ho un'autostima azzerata, mentre dentro di me vorrei sembrare l'esatto contrario. Quando sono alterata, ovviamente le persone normali non gradiscono la mia compagnia, scatta qualcosa in me che mi fa arrivare a compiere gesti imbarazzanti, comportamenti bizzarri (a detta di estranei sembrano proprio psicosi, non solo atteggiamenti da ubriaca) a volte anche contro la legalità, per poi vergognarmene a morte il giorno dopo, e riprendere a bere per dimenticare.
Pur non provando attrazione per nessuno dei 2 sessi, spesso ho rapporti promiscui con sconosciuti, solo per sentirmi accettata da qualcuno, regalo soldi, li spendo sprecandoli tutti, prometto cose che non potrei mai mantenere, mi metto in situazioni pericolose, divento anche fortemente aggressiva. Tutto questo dopo aver bevuto.
Ormai la situazione peggiora esponenzialmente, non ho più la forza fisica e mentale per vivere e non ho nessuna persona accanto, mentre i comportamenti diventano sempre più deviati.
Ho sempre emozioni e pensieri contrastanti, disorganizzati, mento patologicamente fingendomi altre persone in rete, poi ho paura di essere abbandonata nelle relazioni virtuali (le uniche che ho).
So che la sola disintossicazione dall'alcool non servirebbe a nulla, perché tornerei a bere immediatamente (o usare droga, se mi capitasse la prima occasione), senza un altro genere di sostanza che mi aiuti.
In attesa di prenotare un consulto psichiatrico, datemi qualche tipo di indicazione, come e se si potrebbe risolvere una situazione del genere, per favore...
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
Lei ha pensato d rivolgersi al SerT ?

Spesso il percorso al SerT viene percepito come la sola disintossicazione, ma...

1) nel Suo caso (come in non rari altri casi) la dipendenza da alcool oltre alla conseguenza è ormai anche una concausa del Suo assetto relazionale e psicologico in generale; riuscendo a disintossicarsi dall'alcool, potrebbe cambiarsi anche il Suo modo di vedere e di vivere la vita;

2) ovviamente, non basta disintossicarsi; anzi, sarebbe abbastanza pericoloso solo disintossicarsi senza pensare, prevedere che cosa "avrà in mano" al posto dell'alcool. Dunque, ci vuole un programma che comprenda un lavoro anche dal lato farmacologico, e soprattutto dal lato psicoterapeutico, mirato sui problemi correlati alla dipendenza (e Lei ha la dipendenza non solo dall'alcool). Tali programmi fannno parte dei SerT che lavorano come si deve. Purtroppo non sempre è facile trovarli, ma la direzione nella quale cercare, secondo me, è questa. I SerT, le associazioni di mutuo aiuto e le comunità che si occupano della dipendenza.

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Utente
Utente
Gentile dr. Gukov,

La ringrazio per la risposta, effettivamente avevo pensato di indirizzarmi al SerT, ma le paure riguardo possibili implicazioni legali, sociali e in futuro lavorative mi hanno fatto scartare la scelta, così come ho evitato di rivolgermi al CIM del mio comune.
Preferirei farmi seguire privatamente, in modo da evitare di essere "schedata" come dipendente e in cura per disturbi mentali.
Lei pensa che un professionista (o uno studio associato di professionisti) privato non possa aiutarmi? Durante l'adolescenza avevo effettuato alcune sedute da un neuropsichiatra, ma devo ammettere che non mi è stato di nessun aiuto, sostanzialmente non ha effettuato alcuna diagnosi e prescritto nessuna cura... si è limitato a scaricare colpe e responsabilità sui miei genitori, parlando con loro, dicendo che gli unici rimedi avrebbero dovuto metterli in atto loro (cosa mai avvenuta).

Se inizio un percorso con il team di un SerT rimarrà l'anonimato, o qualsiasi datore di lavoro o ente pubblico può vedere che sono/sono stata in cura?

La ringrazio infinitamente per l'attenzione.
[#3]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
da quello che so, al SerT si può rivolgersi anche in forma anonima (senza che siano registrate le generalità), e ciò proprio a difesa dalla discriminazione che nella società può essere causata dallo "status" di tossicodipendente. Non penso, non sono sicuro (bisogna verificarlo) se tutte le forme d'aiuto delle quali dispone il SerT (anche ad es. la prescrizione di certi farmaci o l'inserimento in budget per la comunità terapeutica) possono essere date in regime anonimo, ma il primo colloquio - penso di sì.

Comunque, i dati sanitari sensibili sono protette dal segreto professionale e possono essere rivelate solo agli altri medici e operatori sanitari che seguono la stessa persona oppure agli organi giudiziari se lo richiedessero, ma non agli altri enti pubblici o privati.

Anche uno specialista privato è una possibilità, ma non bisogna sceglierlo pensando che sia più discreto, o più onesto o buono...

Seguendo in generale un paziente (non solo per i problemi di dipendenza) è importante che lo specialista possa confrontarsi o di contare su collaborazione degli altri colleghi che si occupano del caso.

A me è capitato di seguire i pazienti privatamente, ma in collaborazione con il SerT.

Comunque seguire privatamente i casi di dipendenza (non solo da alcool), secondo la mia esperienza, non è facile, perché spesso quando le aspettative della persona (al mio avviso non sempre corrette) non si realizzano, allora la persona facilmente interrompe il rapporto terapeutico (a maggior ragione se deve pagarmi l'onorario), oppure la persona si sente già lontana dai guai, "guarita" e di non aver più bisogno di proseguire, e siccome anche la spesa dell'onorario condiziona la decisione e la persona nel rapporto "privato" si sente anche più "libera" di decidere da sola, spesso il rapporto si dirada e si interrompe.

Condizionando il medico troppo dalle proprie aspettative e dalla potenziale possibilità, essendo cliente, di poter sempre interrompere il rapporto, si mette il medico nelle condizioni di non poter curarLa e si perpetua più facilmente anche la Sua tendenza nella condotta relazionale che Lei ha descritto.

Con tutta la stima verso i colleghi che eseritano privatamente, ci sono le potenziali dinamiche nello stile "privato" che per la Sua situazione complessiva sono poco indicati. Se sceglie uno specialista privato, conviene farlo se vedrà che proprio con questo specialista ci riesce a lavorare sui Suoi problemi, ma lei/ lui non esercita in regime della sanità pubblico.
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