Evento psicotico
Gentili dottori,
vi espongo il caso di mia sorella (18 anni) : avevo scritto tempo fa su questo sito nella sezione di Psicologia, perchè vedevo mia sorella sempre triste e abbattuta (pensavo avesse bisogno di supporto già da qualche mese) ma ora, ahimè, la situazione è degenerata.
Appunto dopo 3/4 mesi che aveva cominciato l'università in un'altra città, si era chiusa in se stessa, non voleva vedere più le amiche, aveva cominciato a dire che non voleva vedere nessuno perchè non era in grado di parlare. Ha sempre sofferto di scarsa autostima, quindi all'inizio abbiamo tentato di sorvolare e di convincerla che ce la poteva fare, come ce l'aveva fatta in passato ma dopo un po' lei non ce l'ha fatta più a rimanere lì ed è tornata a casa, dai miei. Una volta tornata a casa la situazione è precipitata: non è più riuscita a dormire la notte. Dopo numerose notti in cui dormiva pochissimo e 5 notti totalmente in bianco ha avuto un evento psicotico: non riconosceva i miei genitori, diceva che io e mia sorella eravamo morte perchè lei era stata egoista con noi, che non esisteva, che voleva rinascere. Il giorno dopo l'abbiamo portata nel reparto di psichiatria dove hanno optato per il ricovero. Le hanno somministrato dei neurolettici e, dopo aver dormito 3 giorni quasi interi, nei quali ha avuto solo un breve momento di ricaduta della crisi, ora si sta poco a poco riprendendo, ci ha riconosciuto e sembra sta riprendendo contatto con la realtà. Ieri, giorno nel quale è stata un po' più sveglia, si è cominciata a rendere conto che era in ospedale e mi ha detto 'perchè mi avete portato qui? non sono pazza, solo timida'. come posso aiutarla a farle capire che ha bisogno di aiuto? la mia paura è che possa non collaborare alla sua guarigione.
I medici non si sono ancora espressi, anche perchè giustamente non le hanno ancora parlato, visto che gli ultimi 3 giorni li ha passati praticamente dormendo. Ho letto in giro e, da profana, i possibili casi sono: depressione, schizofrenia, disturbo bipolare o potrebbe essere un evento psicotico isolato. Vorrei chiedervi se è possibile (da questa breve descrizione) escludere almeno uno dei 4 o aggiungere altre possibili diagnosi, e in ogni caso se sono malattie guaribili o arginabili almeno per permetterle di condurre una vita tranquilla in seguito. Pongo questa domanda proprio perchè purtroppo nel campo della psiche c'è (o almeno ho) molta ignoranza ed è facile cadere in brutti luoghi comuni. Grazie mille, saluti
vi espongo il caso di mia sorella (18 anni) : avevo scritto tempo fa su questo sito nella sezione di Psicologia, perchè vedevo mia sorella sempre triste e abbattuta (pensavo avesse bisogno di supporto già da qualche mese) ma ora, ahimè, la situazione è degenerata.
Appunto dopo 3/4 mesi che aveva cominciato l'università in un'altra città, si era chiusa in se stessa, non voleva vedere più le amiche, aveva cominciato a dire che non voleva vedere nessuno perchè non era in grado di parlare. Ha sempre sofferto di scarsa autostima, quindi all'inizio abbiamo tentato di sorvolare e di convincerla che ce la poteva fare, come ce l'aveva fatta in passato ma dopo un po' lei non ce l'ha fatta più a rimanere lì ed è tornata a casa, dai miei. Una volta tornata a casa la situazione è precipitata: non è più riuscita a dormire la notte. Dopo numerose notti in cui dormiva pochissimo e 5 notti totalmente in bianco ha avuto un evento psicotico: non riconosceva i miei genitori, diceva che io e mia sorella eravamo morte perchè lei era stata egoista con noi, che non esisteva, che voleva rinascere. Il giorno dopo l'abbiamo portata nel reparto di psichiatria dove hanno optato per il ricovero. Le hanno somministrato dei neurolettici e, dopo aver dormito 3 giorni quasi interi, nei quali ha avuto solo un breve momento di ricaduta della crisi, ora si sta poco a poco riprendendo, ci ha riconosciuto e sembra sta riprendendo contatto con la realtà. Ieri, giorno nel quale è stata un po' più sveglia, si è cominciata a rendere conto che era in ospedale e mi ha detto 'perchè mi avete portato qui? non sono pazza, solo timida'. come posso aiutarla a farle capire che ha bisogno di aiuto? la mia paura è che possa non collaborare alla sua guarigione.
I medici non si sono ancora espressi, anche perchè giustamente non le hanno ancora parlato, visto che gli ultimi 3 giorni li ha passati praticamente dormendo. Ho letto in giro e, da profana, i possibili casi sono: depressione, schizofrenia, disturbo bipolare o potrebbe essere un evento psicotico isolato. Vorrei chiedervi se è possibile (da questa breve descrizione) escludere almeno uno dei 4 o aggiungere altre possibili diagnosi, e in ogni caso se sono malattie guaribili o arginabili almeno per permetterle di condurre una vita tranquilla in seguito. Pongo questa domanda proprio perchè purtroppo nel campo della psiche c'è (o almeno ho) molta ignoranza ed è facile cadere in brutti luoghi comuni. Grazie mille, saluti
[#1]
Gentile Utente,
è comprensibile la preoccupazione che ha per sua sorella. Al momento in effetti è fondamentale inquadrarla da un punto di vista diagnostico, cosa che può essere fatta solo da chi l'ha in cura. L'evoluzione del quadro, una volta chiarito, può essere molto varia, a seconda di molti fattori, oltre la diagnosi (ad es consapevolezza di malattia, capacità di instaurare un buon rapporto con la figura curante, supporto familiare, regolare assunzione dei farmaci, etc). L'evento uò avere quindi anche esito favorevole, ma i fattori in gioco devono essere chiariti e necessitano di un po' di tempo.
Ci tenga aggiornati se vuole.
Cordialità,
è comprensibile la preoccupazione che ha per sua sorella. Al momento in effetti è fondamentale inquadrarla da un punto di vista diagnostico, cosa che può essere fatta solo da chi l'ha in cura. L'evoluzione del quadro, una volta chiarito, può essere molto varia, a seconda di molti fattori, oltre la diagnosi (ad es consapevolezza di malattia, capacità di instaurare un buon rapporto con la figura curante, supporto familiare, regolare assunzione dei farmaci, etc). L'evento uò avere quindi anche esito favorevole, ma i fattori in gioco devono essere chiariti e necessitano di un po' di tempo.
Ci tenga aggiornati se vuole.
Cordialità,
Dr. Roberto Di Rubbo
[#2]
Ex utente
Gentile Dottore,
grazie mille per la risposta. E' stata cominciata una terapia, ma i dottori hanno ancora bisogno di tempo per inquadrare bene il caso, data la giovane età della paziente e dato il fatto che sia il primo evento che le è capitato, cercano di essere il più cauti possibile.
Mia sorella, tuttavia, non si dimostra collaborativa, anzi..hanno diminuito questi ultimi giorni i neurolettici che assumeva e in seguito a questo lei si sta cominciando a rivelare un po' più ostile e sospettosa nei confronti di noi familiari nonchè dei medici.
Questo mi preoccupa, sia dal punto di vista di somministrazione effettiva della terapia (ora avviene per bocca, e ho paura che possa vomitare o non assumere i medicinali in maniera adeguata) sia perchè non so come comportarmi..per esempio oggi non ha voluto mangiare perchè non si è fidata del cibo che le avevamo portato io e mia madre...
Come posso comportarmi in questa situazione per non farla indispettire? So che lei ci vuole tanto bene e sa che noi gliene vogliamo, infatti non è mai stata troppo 'violenta' nei nostri confronti,non ci ha mai respinto fisicamente, a volte vuole anche che io resti a dormire con lei, però poi quando si innervosisce perchè le chiediamo di fare qualcosa o di curarsi le risale il sospetto e non so come prenderla, oggi mi sono innervosita anche io e ho preferito andarmene...
Un altro grande problema è che non vuole aprire gli occhi. Tento di dirglielo in tutti i modi ma questo non fa che innervosirla e innescare il circolo di prima..
In generale (so che nessuno può esprimersi, ma non ho proprio idea) quali sono le tempistiche medie per vedere, se possibile, un qualche tipo di miglioramento?
grazie mille in ogni caso per la disponibilità
grazie mille per la risposta. E' stata cominciata una terapia, ma i dottori hanno ancora bisogno di tempo per inquadrare bene il caso, data la giovane età della paziente e dato il fatto che sia il primo evento che le è capitato, cercano di essere il più cauti possibile.
Mia sorella, tuttavia, non si dimostra collaborativa, anzi..hanno diminuito questi ultimi giorni i neurolettici che assumeva e in seguito a questo lei si sta cominciando a rivelare un po' più ostile e sospettosa nei confronti di noi familiari nonchè dei medici.
Questo mi preoccupa, sia dal punto di vista di somministrazione effettiva della terapia (ora avviene per bocca, e ho paura che possa vomitare o non assumere i medicinali in maniera adeguata) sia perchè non so come comportarmi..per esempio oggi non ha voluto mangiare perchè non si è fidata del cibo che le avevamo portato io e mia madre...
Come posso comportarmi in questa situazione per non farla indispettire? So che lei ci vuole tanto bene e sa che noi gliene vogliamo, infatti non è mai stata troppo 'violenta' nei nostri confronti,non ci ha mai respinto fisicamente, a volte vuole anche che io resti a dormire con lei, però poi quando si innervosisce perchè le chiediamo di fare qualcosa o di curarsi le risale il sospetto e non so come prenderla, oggi mi sono innervosita anche io e ho preferito andarmene...
Un altro grande problema è che non vuole aprire gli occhi. Tento di dirglielo in tutti i modi ma questo non fa che innervosirla e innescare il circolo di prima..
In generale (so che nessuno può esprimersi, ma non ho proprio idea) quali sono le tempistiche medie per vedere, se possibile, un qualche tipo di miglioramento?
grazie mille in ogni caso per la disponibilità
[#3]
Gentile Utente,
per quale motivo le hanno diminuito i neurolettici, (era troppo sedata, presentava altri effetti collaterali) ? Sembra che li assumesse, ha quindi segnalato questa variazione di risposta al variare della terapia ai curanti?. In casi di problematica assunzione per bocca esistono farmaci antipsicotici Depot (a lento rilascio), assumibili per via intramuscolare una volta ogni 2/3/4 settimane, a seconda della gravita del caso e della risposta al neurolettico. L'inquadramento diagnostico ed il tipo di terapia assunta regolarmente sono indispensabili per poter fare un tentativo di prognosi.
Cordialità,
per quale motivo le hanno diminuito i neurolettici, (era troppo sedata, presentava altri effetti collaterali) ? Sembra che li assumesse, ha quindi segnalato questa variazione di risposta al variare della terapia ai curanti?. In casi di problematica assunzione per bocca esistono farmaci antipsicotici Depot (a lento rilascio), assumibili per via intramuscolare una volta ogni 2/3/4 settimane, a seconda della gravita del caso e della risposta al neurolettico. L'inquadramento diagnostico ed il tipo di terapia assunta regolarmente sono indispensabili per poter fare un tentativo di prognosi.
Cordialità,
[#4]
Ex utente
Gentile dottore,
mi scuso per il ritardo con il quale le rispondo, sono stati giorni molto intensi.
I neurolettici glieli avevano sospesi per un po' in quanto aveva la temperatura più alta del normale e i neurolettici /Risperdal) che le avevano somministrato fino a quel momento l'avevano fatta cadere in stato catatonico (in realtà non si sa se sia stato per i farmaci, probabilmente no, però è evidente che non avevano avuto un effetto positivo, diciamo).
Per aggiornarla sulla situazione, a 2 settimane da quando le ho scritto in precedenza, sembra che le cose siano cambiate in meglio: ha cominciato una nuova terapia, che sembra funzionare, ha finalmente aperto gli occhi (sia in senso letterale che metaforico, in quanto si sta rendendo conto della situazione e ha cominciato a prendere farmaci da sola, ogni tanto se ne lamenta per carità, però alla fine li prende con sempre meno problemi).
Ora, ci sono ancora dei residui di 'paranoia', a volte ci dice che sono tutti contro di lei, che le infermiere le danno da bere la pipì (in realtà è uno sciroppo),se vede qualcosa in tv pensa sia indirizzato a lei, ma sembra (dico sembra perchè in questi casi è sempre molto altalenante) che poco a poco la cosa stia diminuendo rispetto a prima e che stia prendendo il contatto con la realtà.
I farmaci possono agire sulla paranoia e liberarla da queste idee? o per questo è più utile un intervento 'umano' (o nostro nel cercare di farla ragionare o di psicoterapia)?
La diagnosi ad oggi 'oscilla' tra schizofrenia e disturbo schizoaffettivo (visto che sono presenti disturbi nella sfera dell'affettività). I medici non sono certi data la giovane età della paziente e dato il fatto che sia stato il primo episodio psicotico senza nessun precedente, quindi mi hanno detto che in ogni caso la 'diagnosi vera' verrà fuori con tempo, in base all'evoluzione delle cose.
Potrebbe darmi qualche delucidazione in più sulle 2 possibili diagnosi? Ho chiesto anche a loro, ma cerco di raccogliere più elementi possibili per cercare di capire meglio. Ci potrebbero essere problemi cognitivi in seguito? Ad oggi mi sembra che a livello cognitivo, a parte una mancanza di concentrazione che a detta dei medici deriva un po' dai farmaci un po' dalla mancanza di stimoli di questo periodo in ospedale, non ci siano particolari problemi, a parte le 'paranoie residue' ragiona abbastanza bene, si è solo impigrita un po' ed evita (o non riesce) a concentrarsi troppo a lungo.
I nomi di queste malattie purtroppo sono abbastanza 'pesanti' nell'immaginario comune, e anche noi familiari ne siamo molto spaventati. Potrebbe dirmi se, nella sua esperienza, è possibile che il primo episodio psicotico possa rimanere isolato, se curato adeguatamente con medicinali e psicoterapia?
Ci sono degli 'accorgimenti' particolari che noi familiari possiamo adottare o consigliare al paziente per evitare il più possibile delle ricadute?
Dalla sua esperienza, anche se ci dovesse essere una cronicizzazione, è possibile riuscire a condurre una vita 'normale' o almeno soddisfacente pur con questi disturbi?
La ringrazio per la sua disponibilità
saluti
mi scuso per il ritardo con il quale le rispondo, sono stati giorni molto intensi.
I neurolettici glieli avevano sospesi per un po' in quanto aveva la temperatura più alta del normale e i neurolettici /Risperdal) che le avevano somministrato fino a quel momento l'avevano fatta cadere in stato catatonico (in realtà non si sa se sia stato per i farmaci, probabilmente no, però è evidente che non avevano avuto un effetto positivo, diciamo).
Per aggiornarla sulla situazione, a 2 settimane da quando le ho scritto in precedenza, sembra che le cose siano cambiate in meglio: ha cominciato una nuova terapia, che sembra funzionare, ha finalmente aperto gli occhi (sia in senso letterale che metaforico, in quanto si sta rendendo conto della situazione e ha cominciato a prendere farmaci da sola, ogni tanto se ne lamenta per carità, però alla fine li prende con sempre meno problemi).
Ora, ci sono ancora dei residui di 'paranoia', a volte ci dice che sono tutti contro di lei, che le infermiere le danno da bere la pipì (in realtà è uno sciroppo),se vede qualcosa in tv pensa sia indirizzato a lei, ma sembra (dico sembra perchè in questi casi è sempre molto altalenante) che poco a poco la cosa stia diminuendo rispetto a prima e che stia prendendo il contatto con la realtà.
I farmaci possono agire sulla paranoia e liberarla da queste idee? o per questo è più utile un intervento 'umano' (o nostro nel cercare di farla ragionare o di psicoterapia)?
La diagnosi ad oggi 'oscilla' tra schizofrenia e disturbo schizoaffettivo (visto che sono presenti disturbi nella sfera dell'affettività). I medici non sono certi data la giovane età della paziente e dato il fatto che sia stato il primo episodio psicotico senza nessun precedente, quindi mi hanno detto che in ogni caso la 'diagnosi vera' verrà fuori con tempo, in base all'evoluzione delle cose.
Potrebbe darmi qualche delucidazione in più sulle 2 possibili diagnosi? Ho chiesto anche a loro, ma cerco di raccogliere più elementi possibili per cercare di capire meglio. Ci potrebbero essere problemi cognitivi in seguito? Ad oggi mi sembra che a livello cognitivo, a parte una mancanza di concentrazione che a detta dei medici deriva un po' dai farmaci un po' dalla mancanza di stimoli di questo periodo in ospedale, non ci siano particolari problemi, a parte le 'paranoie residue' ragiona abbastanza bene, si è solo impigrita un po' ed evita (o non riesce) a concentrarsi troppo a lungo.
I nomi di queste malattie purtroppo sono abbastanza 'pesanti' nell'immaginario comune, e anche noi familiari ne siamo molto spaventati. Potrebbe dirmi se, nella sua esperienza, è possibile che il primo episodio psicotico possa rimanere isolato, se curato adeguatamente con medicinali e psicoterapia?
Ci sono degli 'accorgimenti' particolari che noi familiari possiamo adottare o consigliare al paziente per evitare il più possibile delle ricadute?
Dalla sua esperienza, anche se ci dovesse essere una cronicizzazione, è possibile riuscire a condurre una vita 'normale' o almeno soddisfacente pur con questi disturbi?
La ringrazio per la sua disponibilità
saluti
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.4k visite dal 07/04/2014.
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