Spalle al muro

Buongiorno, pregiati Dottori.
Sono in cerca di pareri su mio fratello, 50 anni, in cura da quando ho memoria.
Fra pochissimi "alti" e molti "bassi", fino ad adesso abbiamo tamponato la situazione con il "paracadute" di una famiglia molto presente ed affettuosa che gli ha levato ogni genere di castagna dal fuoco, che lo ha supportato e gli ha permesso di fare le bizze come ha voluto.
Adesso che i miei sono molto anziani e malati e che la questione sta passando a me, sono molto preoccupata.
La condizione di mio fratello è oggettivamente peggiorata: non è in grado di assumersi alcuna responsabilità, in nessun campo (la sola prospettiva di incombenze banalissime, sul lavoro, gli fa venire delle crisi che lo fanno star male per settimane, tanto per fare un esempio), ha smesso tutte le attività che lo distraevano e gli davano piacere, è sempre disperato, sempre rabbioso, sempre rancoroso, sempre in preda a ruminazioni...
Costantemente.
Non ce la facciamo più.
Il suo egoismo, la sua ingratitudine nei confronti di una famiglia completamente abnegata ai suoi capricci, è sintomo del suo malessere, lo so, ma ci sta davvero mettendo in ginocchio.
A breve, suppongo, la sua compagna lo lascerà (mi meraviglio che stia resistendo fin'ora..) ed allora saranno problemi ancor più grossi.
Anche io non mi riconosco più: ero così allegra, positiva, felice di piccole cose (provavo gioia infinita nel prendere un caffè in solitaria la mattina presto, nel vedere una giornata di primavera..), adesso non dormo più, penso costantemente a questo problema, non ho più piacere nel fare nulla, sono assente e distratta...
Io stessa mi meravigliavo di quanta “scorta” di positività avessi, per essere sempre gioiosa e spensierata, nonostante i bombardamenti di negatività cui mi sottopone da decenni mio fratello più e più e più volte al giorno…infatti è da qualche mese che questa "scorta" la percepisco terminata, e non vivo più..se poi penso al futuro, prossimo e remoto, mi verrebbe davvero da scappare lontano.
Ho una bimba piccola, ha diritto ad una mamma serena...
Scusate la prolissità, ma davvero non so che pesci prendere.
Mio fratello cambia psichiatri in continuazione (come cambia idea su TUTTO, senza motivo apparente e repentinamente) ed è scettico sulla psicoterapia.
Io credo che invece parlarne con qualcuno competente non gli farebbe male (i consigli che gli dò io, 24 ore al giorno, sono cestinati con la stessa leggerezza con cui vengono continuamente richiesti, sempre uguali a se stessi, perchè io non capisco..)
Ma quale terapia potrebbe essere opportuna in un caso così grave e radicato?
(ultima diagnosi che gli hanno fatto: DAG. Prende Lyrica + benzodiazepine in quantità mediamente abbastanza basse..)
Spesso piange, sta male, si dispera..
Ho letto della terapia cognitivo-comportamentale, da abbinare ai farmaci, ma a parte che richiede tanta forza di volontà (e lui vuole guarire?), mi sembra inadeguata per un caso così cronicizzato come il suo..

Grazie.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Lei è certa che suo fratello si farebbe curare?

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Il cambiamento repentino di idee è sempre in versione di "rinuncia", cioè di tirarsi indietro, oppure a volte ha delle iniziative, è propositivo, è impulsivo, e poi cambia idea e annulla tutto ?

Le cure e le diagnosi fatte precedentemente le conosce ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
Utente
Utente
Egregi Dottori,
grazie per le risposte celeri e cortesi.
Al dottro Ruggiero rispondo che, come accenno nella mia precedente, non so in realtà se lui voglia guarire: mio fratello a tratti dà l'impressione che "si crogioli" nel suo malessere, nel senso che, pur soffrendo lui per primo (e veramente, e profondamente: l'ho visto spesso prostrato in modo tale che mi ha sconvolta, intenerita, annientata...), tutto sommato, probabilmente inconsciamente, sa bene che questo suo malessere è "alibi" perchè tutto gli sia dovuto, perchè tutti siano a sua disposizione 24h/24, perchè gli venga data ragione sempre e comunque, perchè vengano assecondati i suoi CONTINUI e repentini cambi di opinione su tutto e su tutti, ecc ecc...
Quanto ipotizzo sopra, unito alla sua ansia, rancore, diffidenza, "arroganza", fa si che ormai vedo molto difficile che si affidi con un po' di fiducia ad un terapeuta per intraprendere un percorso articolato (e sicuramente relativamente lungo) di introspezione, di scardinamento graduale del suo modo di pensare, di rimessa in discussione del suo meccanismo di ruminazione CONTINUA, ormai incancrenito...
Non so veramente cosa poter fare per aiutarlo, anche perchè ho visto che essere a sua completa disposizione con pazienza infinita per 24h/24, non basta e non serve....anzi, sta facendo ammalare anche me.
Inutile constatare che lui ha OGGETTIVAMENTE una vita piana, pacata, serena, senza scossoni di sorta: un lavoro molto, molto più che tranquillo, nessuna preoccupazione economica, genitori ancora vivi e lucidi, ancorchè molto anziani, una famiglia a sua completa disposizione, una compagna paziente ed amorevole (fino a quando resisterà) che cerca di assecondarlo in tutto, una routine senza nessunissimo imprevisto (non ha neppure l'incombenza di pagarsi una bolletta), e potrei continuare...
Tutto inutile: lui rimugina, rimugina continuamente, sta male per situazioni assolutamente banali che non dovrebbe quasi notare; vede affronti, provocazioni, nemici ovunque.
Se un giorno non accade nulla che gli dia fastidio, va a riesumare episodi vecchi di decenni e rimugina su quelli, oppure, se tutto manca, tira fuori il suo "jolly": il lavoro infame, popolato da infami (credetemi: NON - E' - COSI': come dico sopra ha un lavoro che definire sereno è un eufemismo e dei colleghi mediamente molto più che comprensivi).
(d'altronde il lavoro è l'unico suo "contatto" con il mondo esterno: tutti gli amici ed i conoscenti che negli anni ha avuto si son persi ovviamente per strada....i colleghi sono l'unica finestra che gli è rimasta, e quelli soltanto possono essere i "cattivi", adesso..)
Rimugina su quello e sta male anche tutto il fine settimana, pensando che il lunedì mattina deve tornare in ufficio (il medico di famiglia più volte gli ha proposto di prendere qualche giorno di riposo per allentare l'ansia; lui inizialmente aderisce, poi cambia idea e non usufruisce del certificato...)
Ha abbandonato tutti i suoi interessi che prima un minimo lo distraevano (corsi di lingue straniere, volontariato, ...): distrazioni che, correggetemi se sbaglio, sono vere e proprie TERAPIE, in casi di ansia così marcati.
So bene che questo stato di cose oggettivamente idilliaco non sarà eterno.
Ad esempio, ahinoi, prima o poi dovremo affrontare dei lutti, come è nella natura delle cose...
Ed io sto già male da adesso a pensare a come faremo ad uscirne, visto che adesso, che tutto va bene, lui non si dà e non mi dà pace....
Adesso che potremmo essere tranquilli, adesso che potremmo essere felici...
Come mi muovo?
Cosa posso fare?
Mi sento impotente, spalle al muro, schiacciata da qualcosa di ingestibile.
Mi allontano un po' (dovrei mettere dei "paletti" alle sue continue - anche 20-30 al giorno - telefonate, mails, sfoghi, richieste di pareri sempre uguali, come sorte di mantra, richieste di disbrigo di pratiche anche banali per suo conto...), mettendomi in salvo, anche e soprattutto per il bene della mia bambina, cui sto proponendo un modello di mamma cupa, preoccupata, in costante allarme?
E come gestisco i miei sensi di colpa - verso di lui, verso i miei genitori cui ricadrebbe in esclusiva questa situaizone - una volta eventualmente riuscissi ad allontanarmi un po'?


Per il Dottor Pacini: I cambiamenti di opinione sono anche propositivi.
Prenota le vacanze e poi le disdice mille volte cambiando periodo, destinazione, alloggio.
Cambia medici (generico e specialisti) continuamente adducendo motivazioni validissime (sono tutti “cattivi”, per qualche ragione), salvo poi tornare sui suoi passi (rectius: mandare me o mio padre 85enne a fare le pratiche per disdire tutto).
Cambia istituto di credito e poi torna indietro.
Cambia sindacato (sono dei santi, quelli che lo stanno a sentire da mattina a sera lamentarsi del lavoro, dei colleghi ecc) e poi si pente.
Sembra che ogni suo problema derivi dal tremendo (??????????) ambiente lavorativo in cui vive; un’ora dopo si dice rassegnato a restare dov’è, tutto sommato non giudicandolo poi un posto infernale.
E via dicendo….
Ovviamente tutto ciò sbandierando, con tanto di rancore e lamentele, i motivi del disagio con questo o quello specialista/collega/fornaio che dir si voglia e PRETENDENDO solidarietà da chi lo ascolta e rassicurazioni sulla correttezza del suo modo di pensare.
Salvo poi, due ore dopo, dire con tutta naturalezza: “ma in fondo chi me lo fa fare…io resto dove sono”.
Spiazzando l’interlocutore.

(per inciso: fino a due anni fa l’unico suo vero problema era avere una relazione: pareva che ogni suo male derivasse dall’essere single – “vergogna sociale”, a parer suo – adesso che una compagna la ha, il Problema del Problemi si è spostato sul lavoro…)

Le diagnosi precedenti parlavano tutte di ansia e depressione, in varie forme.
Per un periodo ha sofferto di attacchi di panico, cosa di cui non soffre più da tempo.
Ha cambiato diversi tipi di farmaci, ma, salvo determinati periodi, quasi sempre in dosi medio/basse.

Chiedo aiuto.
Per lui, per me.
Non posso permettermi di ammalarmi.
[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Potrebbe trattarsi di una sindrome bipolare. La cosa è da verificare, se non è mai stata appurata: ciò potrebbe essere la ragione dell'instabilità comportamentale e decisionale, così come della conflittualità delle relazioni, dell'improduttività generale e della non risposta alle cure antidepressive.
[#5]
Utente
Utente
Grazie dello spunto, Dottor Pacini.
Fino ad adesso nessuno aveva mai ventilato una simile diagnosi.
Le faccio a tale proposito due o tre domande, approfittando della sua gentile disponibilità.
Il bipolarismo è diagnosticabile con relativa certezza da uno specialista?
Può essere sopraggiunto negli anni, sovrapponendosi ad ansia e depressione?
(le chiedo questo perchè i tratti di astio per il prossimo, di diffidenza, di "roaller coaster" umorali e di opinione, non li ricordo così marcati, fino a qualche anno fa....)
Ci sono cure efficaci per tenerlo quanto meno sotto controllo?
Cosa mi consiglia, fattivamente, in proposito?
Vado a parlare con lo specialista "del momento"?
(come le ho detto, mio fratello è discontinuo, nella scelta dello psichiatra)

Ed inoltre, per quel che riguarda me, cosa mi suggerisce di fare, per sopravvivere a questa situazione nonostante i sensi di colpa, la pena per mio fratello ed i miei genitori e l'intollerabile sensazione di impotenza che tutto questo mi dà ....possibilmente riacquistando la mia positività, gioia di vivere, cura per me stessa, ecc?


Grazie ancora infinite per il suo tempo, Dottore.
[#6]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Il problema principale è che in realtà suo fratello non si farà visitare da nessuno e, comunque, l'ipotesi resta solo tale se non suffragata da una visita specialistica diretta.

Per come la racconta lei potrebbe essere qualunque cosa inclusa una patologia inerente i disturbi di personalità, ma ciò lascia il tempo che trova.
[#7]
Utente
Utente
Purtroppo è quello che ipotizzo anche io, come dico sopra, Dottore...
O meglio: si farebbe visitare da ogni specialista del mondo, crogiolandosi nel suo malessere e aspettandosi (o no?) il miracolo, ma inevitabilmente, guarda caso, dopo poche sedute ognuno di essi fa o dice o ha atteggiamenti tali per cui lui scappa a gambe levate imputando al medico poca empatia, oppure incompetenza, se non addirittra aggressività nei suoi confronti o poco rispetto per il paziente o poca deontologia, essendo unicamente interessato al danaro, o poca voglia di mettersi in gioco ecc ecc l'elenco e gli esempi sarebbero troppo numerosi..

Premesso ciò, mi consiglia dunque di "stare a guardare"?
Davvero c'è poco e nulla che io possa fare per sperare che stia un po' meglio, anche solo a periodi alterni, come era fino a qualche tempo fa?
Pazienti come questi non hanno redenzione, non hanno speranza?

(a tale proposito, un inciso: è verosimile che la tanto agognata relazione con una donna sia per lui fonte di uno stress non gestibile?
Noto che ogni volta che ha un fidanzamento - anche se mai nessuno fino a quello attuale era sfociato in una convivenza duratura - la sua situazione peggiora.
E' ipotizzabile che avere un partner, cosa che per tutti noi comporta un minimo di compromesso quotidiano, un po' di adattamento all'altro, un barlume (nel suo caso giusto un barlume, mi creda...) di coordinamento fra le proprie esigenze e quelle dell'altro...sia qualcosa che lui non riesce ad affrontare?)

E, per quel che riguarda me, che, come dico sopra, sento il venir meno delle mie forze mentali, dopo anni trascorsi a subire bombardamenti di negatività quotidiani, dopo anni vissuti in costante allarme, nella speranza che il tono della ennesima telefonata in arrivo non fosse tragico, dopo anni di illusioni che qualcosa potesse cambiare….cosa mi suggerisce, Dottore?
Non posso permettermi di ammalarmi, ma non riesco ad abbandonare mio fratello ed i miei genitori (i quali per primi mi suggeriscono di vivere la mia vita e di non dedicare tutte le mie energie a lui…)….al contempo riconosco la totale inutilità del mio “sacrificio”, specie nei momenti più bui: non mi ascolta, non c’è interazione.
Quando sta un po’ meglio, invece, sembra prestare più attenzione ai miei suggerimenti, al mio cercare di “tirarlo su di morale”, sembra apprezzare un po’ di più la mia presenza….
Anche se ormai sono mesi e mesi che non riesco più a fargli fare una sonora risata, come prima talvolta succedeva.
Che devo fare, come mi comporto, per il bene di tutti?

Ancora grazie infinite per la disponibilità.
[#8]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Nel caso fosse quello il tipo di problema, è una diagnosi comune, che può iniziare con una sindrome "ansioso-depressiva", e non essere diagnosticato per anni in maniera precisa. La cosa è importante perché le cure sono diverse, e anzi le cure antidepressive possono accentuare l'instabilità comportamentale.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
A me pare che non sia suo fratello a logorarsi per il suo stato più o meno consapevole, quanto lei che per forza vuole tentare qualcosa che potrebbe deteriorare ancor più il vostro rapporto tra fratelli.

Spesso l'attesa e la calma portano a scelte più ponderate e serene che possono anche essere il frutto di una crisi esistenziale ma che portano a risultati certamente migliori di quelli che potrebbe ottenere in questo momento.
[#10]
Utente
Utente
Egregio dottor Pacini,
la ringrazio per lo spunto.
Terrò presente questa ipotesi di diagnosi, a cui nessuno fino ad adesso aveva mai pensato.
Chissà, se in futuro mio fratello trovasse un po' di continuità con uno specialista....

Egregio Dottor Ruggiero,
le assicuro che mio fratello, amodo suo, si logora eccome.
E, conseguentemente a lui, mi logoro anche io e non solo io.
Se ho ben capito, lei mi suggerisce di calmarmi perchè tanto lui non è soggetto che si fa curare (è un assunto che ho premesso io stessa fin dall'inizio di questo colloquio virtuale ed è esattamente il fulcro del problema...) ed io ho preso la questione troppo "di punta" (infatti chiedevo un parere su come uscirne).
Beh, se fosse così semplice....

Grazie comunque delle sue opinioni e del suo tempo.
Forse ha ragione lei: dovrei in qualche modo momentaneamente prendere atto della situazione e "rassegnarmi", almeno provvisoriamente, finchè non riacquisto un po' di serenità io stessa.
[#11]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Dovrebbe poter pensare di sottoporsi lei stessa ad una visita psichiatrica per capire quali sono effettivamente le conseguenze su di lei di questa situazione stressante.
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