Ricaduta depressione.

Salve dottori,
è da circa 9 mesi che sono in cura con la venlafaxina. Ho ottenuto ottimi risultati con 150mg a rilascio prolungato, abbiamo tentato di scalare il dosaggio col mio psichiatra e ho assunto per due mesi i 75 mg, anche qui con buoni risultati. Il mio psichiatra mi disse che eravamo sulla buona strada e che se le cose fossero continuate così, col tewmpo avremmo potuto ridurre ancora il dosaggio per poter raggiungere l'obiettivo tanto sperato, cioè "l'abbandono del farmaco". Dal mese di Marzo però ho dovuto riprtndere la dose da 150 mg, perchè più volte avevo detto al mio psichiatra che mi sentivo un pò più nervoso, teso...ero in una situazione non stabilissima, nulla di grave, ma qualcosa non andava. Il mio psichiatra di conseguenza ha preferito farmi ritornare ai 150mg per non rischiare nulla e riprendere in mano la situazione, ipotizzando che qualche evento spiacevol, un pò di stress lavorativo, si fosse fatto sentire. Da pochi giorni però noto un netto calo; se fino ad allora era un pò di tensione a disturbarmi, con un pò di stanchzza, adesso noto che la testa è inovattata, questo sintomo si rafforza sopratutto nei luoghi chiusi. Non ho più la stessa freschezza mentale, ora non riesco più a concentrarmi come vorrei; è riapparsa un pò di apatia accompagnata da stanchezza. Non riesco più a godermi al 100% le cose a cui c tengo di più come vorrei. La situazione non è grave come quando iniziai a curarmi, ma noto gli stessi sintomi con un peso più leggero. Inevitabile poi far ricadeere il mio pensiero sempre su questi miei sintomi, con un pò di ossessione. Il mio psichiatra mi ha un pò tranquillizzato, dicendomi di stare tranquillo e non agitarmi troppo, che potrebbe essere un momento di difficoltà dovuta a fattori esterni e ad un cambiamento di stagione. Mi ha prescritto per potenziare la mia terapia, ovvero 150mg di venlafaxina, il trittico, assumendo 5gocce dopo colazione e 5 gocce dopo pranzo. Innanzitutto dottori vorrei un parere su cosa potrebbe avermi fatto ricadere un pò in basso così all'improvviso e poi vorrei sapere qualcosa in più su questo farmaco che è il trittico. Quali benefici potrei avere da questo farmaco?
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
"cosa potrebbe avermi fatto ricadere un pò in basso così all'improvviso" ?

La terapia antidepressiva non previene le ricadute al 100 %, ma le minimizza e ne attenue l'intensità (in modo che rimangono le fisiologiche oscillazioni di umore), se il farmaco è assunto a dosaggio sufficiente per un sufficiente periodo di tempo da permettere al farmaco a fare questo lavoro.

Probabilmente avete ridotto la dose precocemente, e la durata della "copertura" nei mesi scorsi più il livello di "copertura" attuale non sono stati abbastanza efficace.

Quale malattia state curando ?

"vorrei sapere qualcosa in più su questo farmaco che è il trittico. Quali benefici potrei avere da questo farmaco?"

Il Trittico (principio attivo: trazodone) è un farmaco sviluppato come antidepressivo, a dosaggi medio- bassi usato anche come ansiolitico o/e come ipnoinducente; i dosaggi prescritti a Lei non dovrebbe avere un'azione antidepressiva, ma probabilmente solo una blanda azione ansiolitica.

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Utente
Utente
Grazie dottore per la sua risposta,
tutte le ipotesi sono aperte. E' un discorso molto sensato il suo, il problema è che non capisco il perchè del riacutizzarsi dei sintomi. Mi potrebbe spiegare meglio se potrebbe essere il cambiamento di stagione a poter portare questo effetto? Io sto curando una depressione, che nel manifestarsi ha avuto un esordio ansioso. Poi in seguito finita l'ansia è rimasta la classica depressione, passata grazie alla venlafaxina. Sono ritornato davvero me stesso grazie a questo farmaco, il peggio sembrava passato. Adesso mi ritrova in queste condizioni, forse leggermente meglio, ma con sintomi molto simili, sopratutto quando noto che la testa non è mia e la voglia manca. E' una situazione che può migliorare col decorso dei giorni se si dovesse trattare di uno discompenso come dice lei? Perchè assumo da circa una ventina di gg la dose da 150mg. che mi ha portato a riprendermi molto bene in passato.
La ringrazio in anticipo dottore.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
Lei scrive:
"non capisco il perchè del riacutizzarsi dei sintomi"

- Invece Lei si sa spiegare perché i sintomi sono comparsi mesi fa la prima volta ? perché mesi fa Le è venuto il disturbo depressivo-ansioso ?

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"E' una situazione che può migliorare col decorso dei giorni se si dovesse trattare di uno discompenso come dice lei? Perchè assumo da circa una ventina di gg la dose da 150mg. che mi ha portato a riprendermi molto bene in passato."

- Il farmaco Le aiuterà a riprendersi anche questa volta, ma l'effetto antidepressivo ha bisogno di qualche settimana.

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Lei scrive anche:
"l'obbiettivo tanto sperato, cioè "l'abbandono del farmaco".

- Capisco bene il Suo desiderio, ma questo non deve essere il primo obbiettivo. Prima bisogna accertarsi che Lei ha le risorse per contrastare la malattia.

Allegoricamente,
le malattie psichiche sono paragonabili ai comuni microbi, coi quali convive ciascuno di noi (perché delle cause, delle buone ragioni perché tali malattie si sviluppino ci sono molto più di quanto le ragioni contro; le reazioni psicopatologiche hanno le proprie radici nell'attività psichica normale); ma la maggior parte di noi per la maggior parte di tempo non le sviluppa, perché ne è resistente, o per via della propria costituzione psichica o/e per via delle proprie risorse psichiche e fisiche. Alcuni "microbi" sono più "difficili" e, a chi ne è stato esposto serviranno maggiori risorse. Senza tali difese non c'è da stupirsi delle ricadute. Le risorse possono essere maturate. Anche il farmaco può aiutare a maturarle, perché l'assunzione sufficientemente protratta (9 mesi potrebbero essere pochi) induce l'innalzamento della soglia di suscettibilità alla malattia, ma può non bastare solo questo: vanno analizzati anche gli altri fattori di suscettibilità e di buona difesa.
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Utente
Utente
Grazie tante dottore,
è stato molto chiaro, ha analizzato tantissimi punti, mi è stato di grande aiuto. Io ho iniziato a riassumere la dose di venlafaxina da 150mg circa una ventina di giorni fa, ho avvertito dei cali in questi giorni, in cui sia l'ansia che la depressione sono aumentati.
Fortunatamente i sintomi non sono pesanti come in passato, ma molto più leggeri, per adesso la loro intensità varia a seconda delle giornate.Proprio ieri sera mentre lavoravo, notavo il classico miglioramento serale, con maggiore calma, ma con una forte cefalea, ma notavo che le energie per lavorare c'erano, mentre la mattina stavo un pò più male, un pò più depresso e preoccupato. La ringrazio per avermi dato anche delle spiegazioni razionali in merito alla patalogia, sul come si contrae e su come ci si può ricadere una volta averla superata. Preferisco non farmi per ora troppe domande e attendo dei miglioramenti significativi. Se con i 150mg in passato sono stato bene, non vedo perchè adesso non dovrei recuperare, un pò sono turbato dal fatto che dopo 15/20gg di assunzione da 150mg anzichè stare meglio addirittura sono un pò peggiorato. E' stata una situazione che è andata sempre peggiorando. Mi potrebbe dare qualche spiegazione? Potrebbe centrare qualcosa il cambiamento di stagione, che ha influito ancora di più sulla ricaduta? Eppure in passato io in primavera ho sempre dato il meglio di me, sono stato sempre molto bene. Come le dissi sto assumndo il tittico, con 5 gocce al mattino e 5 dopo pranzo, la dose mi ha detto che è bassa, forse il mio psichiatra sta tentando un approccio graduale, potrebbe darmi qualche risultato significativo anche questo farmaco?
La ringrazio molto dottore per la sua disponibilità e la sua professionalità.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
"Se con i 150mg in passato sono stato bene, non vedo perchè adesso non dovrei recuperare, un pò sono turbato dal fatto che dopo 15/20gg di assunzione da 150mg anzichè stare meglio addirittura sono un pò peggiorato. E' stata una situazione che è andata sempre peggiorando. Mi potrebbe dare qualche spiegazione? Potrebbe centrare qualcosa il cambiamento di stagione, che ha influito ancora di più sulla ricaduta? Eppure in passato io in primavera ho sempre dato il meglio di me, sono stato sempre molto bene."

- Come Le ho già scritto, le ragioni per ammalarsi o per ricadere non mancano. Il cambiamento di stagione ? Certo, perché no ? Le malattie di umore sono tipicamente suscettibili ai cambi di stagione. Lei scrive che in passato Lei ha visssuto sempre bene l'arrivo la primavera, ma... come se dimenticasse di essere in malattia, che in passato non c'era.

Prova a rispondere alla domanda che Le ho posto prima:
perché mesi fa, quando i sintomi sono comparsi per la prima volta, Le è venuto il disturbo depressivo-ansioso ?

Se si riesce a rispondere a questa domanda, si riuscirà a rispondere anche ad altre, quelle che Lei pone.

A questo proposito prova a rileggere la discussione
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/360263-ansia-e-depressione-possibili-cause.html

Da parte mia posso dire che probabilmente l'organismo (intesa anche la psiche, ma anche il fisico, ed anche l'ambiente emotivo) è diventato più suscettibile ed è ancora suscettibile alla malattia.. per qualche motivo o per una serie di motivi.

Fra questi, non escluderei nemmeno le problematiche "non psichictriche": sui motivi della pressione arteriosa bassa (se effettivamente confermata dalle misurazioni) va indagato meglio. Se non sbaglio, Lei è seguito anche da un neurologo, per cefalea ? Allora si è riuscito a trovare la causa di cefalea ? Chiederei al medico di base di rifarLe la visita generale e un ricontrollo degli esami di routine.

C'è anche un'altra ipotesi, apparentemente "paradossale": che Lei "non vuole", "non si sente pronto" di tornare alla "vita normale", ... perché ne ha paura o perché ha tutt'altri progetti, che non riesce a realizzare. Dunque, un problema della fase della vita o/e delle scelte, delle decisioni...

Non so se Lei ha provato di andare da uno psicoterapeuta, ma secondo me questo varrebbe la pena prima di tutto a scopo diagnostico, di comprensione: per poter analizzare la Sua situazione.

La mia impressione è che purtroppo per ora dietro alle Sue domande non c'è ancora una reale voglia di trovare i problemi. Anzi, i problemi, Lei non gli vuole avere.

"Come le dissi sto assumndo il tittico, con 5 gocce al mattino e 5 dopo pranzo, la dose mi ha detto che è bassa, forse il mio psichiatra sta tentando un approccio graduale, potrebbe darmi qualche risultato significativo anche questo farmaco?"

- La dose è un po' bassa... ma ... per un effetto antidepressivo ci vorrebbe una dose completamente diversa, molto superiore. A dosaggi un po' superiori di questi il Trittico potrebbe agire un po' meglio come ansiolitico (ne conviene parlare con il Suo specialista), e magari si eviterà di usare i classici ansiolitici; ma non risolverà la depressione, che ora è dominante.

Più importante può essere l'analisi della situazione.

Se dopo circa un mese della terapia con la dose attuale di Venlafaxina la situazione non cambia, valuterei una dose ancora superiore di questo antidepressivo oppure l'aggiunta di un altro antidepressivo (in associazione) a dosaggi efficaci (prima di venlafaxina assumeva la paroxetina?). Tuttavia, se è presente un problema metabolico (ad esempio bassi livelli di alcuni elettroliti, ad es. il sodio), questa va corretta, mentre gli antidepressivi potrebbero peggiorarla. E, se è ipotizzabile anche una semi-consapevole "resistenza" alla guarigione, ci vuole parlare magari con uno psicoterapeuta.
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Utente
Utente
Grazie mille dottore,
è stato chiaro e molto professionale. Addirittura ha scavato nei miei vecchi consulti per capire la situazione, la ringrazio tantissimo. Vorrei chiarire alcuni suoi quesiti: la pressione arteriosa bassa io per fortuno non l'ho mai patita, quella stanchezza e testa stordita derivavano dalla depressione, copsì come le cefalee. Ero inizialmente seguito da un neurologo proprio per i miei problemi ansioso/depressivi, ma siccome le cose non miglioravano, mi sono rivolta ad uno psichiatra. Da oggi dottore posso dire che la situazione si è un pò stabilizzata, nel senso che sto già un tantino meglio e spero che posso andare avanti così. Ha ragione quando dice che dovrei cercare di capire perchè soffro di questa patologia. Non posso escluderLe che in famiglia, l'ansia sopratutto e qualche volta la depressione sono molto diffuse, sia mio padre che mia madre soffrono in questi termini, così come molti miei stretti parenti, quindi è un qualcosa di ereditario, è una fragilità che abbiamo, siamo molto predisposti a simili pataologie. Effettivamente prima di stare male, ero abbastanza stressato dal lavoro, ma anche preoccupato per il mio futuro e spesso in famiglia discutevo con i miei perchè non riuscivo a trovare una strada per realizzarmi e a ogni fine discussione, finiva in una crisi di pianto, in cui credevo di essere un incapace, un peso per la mia famiglia, una delusione per loro. Non so come valutare questi aspetti, magari potrebbe commentarmeli Lei? Sono quest le cose che potrebbero far comparire sintomi ansioso depressivi? Mi ha spigato comunque molto bene come funziona questa patologia, che non se ne esce facilmente e che una volta contratta, la situazione cambia, come ad esempio le primavere splendite del passato e la primavero o autunno di quest'ultimo periodo.
La ringrazoi e aspetto un suo commento.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
La familiarità per le patologie psichiche (soprattutto di tipo ansioso, neurotico, non nei "veri" disturbi di umore) non sempre è omologabile alla "eredità": è in gran parte dovuta anche al fattore esperienziale dopo la nascita, all'ambiente relazionale, e non solo alla genetica. In altre parole, è correggibile.

Bisognerebbe lavorare sulla Sua relazione con il contesto familiare e sulla Sua indipendenza da questo. Senza questo, anche alcune decisioni "Sue" possono essere falsate. Chi mi dice che Lei vuole andare all'Esercito perché ne ha la voglia e le attitudini e non perché vuole dimostrare (al proprio contesto familiare, e a sé stesso, condizionato da tale contesto) che Lei non è "un incapace, un peso per la mia famiglia, una delusione per loro" ?

"... Non so come valutare questi aspetti, magari potrebbe commentarmeli Lei? "

- E' meglio fare un percorso di psicoterapia con uno specialista dal vivo.
[#8]
Utente
Utente
Grazie tante dottore,
è stato molto disponibile, professionale, davvero grazie.
Come le ho detto sto meglio rispetto a qualche giorno fa in cui mi sentivo un pò maluccio. Quello che però vorrei capire, è come si contraggono queste malattie,come la mia patologia, perchè io ho sofferto di veri disturbi dell'umore come dice Lei,( in pratica non vivevo più), aggravati da ansia, come si fanno a contrarre? Che cosa sono i fattori che possono scatenare una patologia così crudele? E come mai alcuni soggetti si ammalano più facilmente e altri no, nonostante abbino gli stessi stili di vita e stessi problemi, stesso modo di reagire?
La ringrazio anticipatamente.
[#9]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
ho fatto un errore a scrivere ""veri" disturbi di umore", perché per chi ne soffre il disturbo di umore è sempre vero. Intendevo solo che per la familiarità non va intesa solo l'eredità genetica, ma anche la parte esperienziale e abitudinale-imitativa, che è potenzialmente correggibile.

Per quanto riguarda le Sue domande, il punto è proprio che le persone non hanno "gli stessi stili di vita e stessi problemi, stesso modo di reagire", e forse proprio lì bisogna cercare. Non si può trovare la risposta in uno principio generale valido per tutti. Il Suo caso va capito individualmente in tutti i suoi fattori, e non si può farlo via internet, ma, come ho scritto, è meglio fare un percorso con uno specialista dal vivo.

un saluto
[#10]
Utente
Utente
Grazie mille dottore,
mi ha aiutato veramente nel capire meglio molti aspetti della mia situazione e della patologia.
E stato molto professionale, ha davvero studiato il mio caso fino in fondo, chiaramente come dice Lei, la situazione deve essere studiata dal vivo. Credo che la pscicoterapia sia fondamentale nelle cure di ansia e depressione, come altri diturbi psichici, in quanto permette di combattere e controllare meglio la situazione ed evitare delle ricadute, oltre a capire cosa nei nostri pensieri e comportamenti è sbagliato. Importante è anche la cura farmacologica, che mi auguro un giorno di poter abbandonare, pur sapendo che come ha detto Lei, ci vogliono tempi e modi giusti ed in questo confido nel mio psichiatra. I costi della psicoterapia, non sono bassi, ma credo che ne abbia tutto il bisogno e credo che presto inizierò a cercare informazioni, perchè è proprio quando sbaglio che la patologia si rafforza e sto male. Quello che mi interessava ChiederLe è secondo la sua esperienza, i pazienti spesso riescono a fare a meno dei farmaci dopo essere stati colpiti da questa patologia? L'organismo dopo un periodo di cura anche lungo, riesce a tornare ai livelli ottimali per poter andare avanti senza farmaci? So che non danno nè dipendenza, nè assuefazione, ma non vorrei che ormai sia segnato ad utilizzare per sempre un supporto farmacologico, perchè il mio organismo sia troppo debole per affrontare questa patologia, nonostante magari integri con una psicoterapia. A me andrebbe bene anche utilizzarli anche in alcuni momenti (cambi di stagione, momenti difficili), ma vorrei qualche tregua, perchè non so se possono dare problemi a lungo termine.
La ringrazio in anticipo.
[#11]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
"I pazienti spesso riescono a fare a meno dei farmaci dopo essere stati colpiti da questa patologia?"

- Sì, ma dipende dal caso indviduale e dall'approccio dello specialista

"L'organismo dopo un periodo di cura anche lungo, riesce a tornare ai livelli ottimali per poter andare avanti senza farmaci?"

- Non è che, assunto il farmaco, l'organismo arriva ai livelli anormali, dai quali bisogna poi tornare alla normalità...; è piuttosto il contrario: dopo l'assunzione a dosaggio sufficiente e di durata sufficiente il farmaco fa instaurare nell'organismo i livelli di sensibilità allo stress più ottimali, che durano per un bel po' anche dopo la sospensione (parliamo sempre dei farmaci antidepressivi come la venlafaxina); se dopo la sospensione si torna a non stare bene anche dopo l'iniziale periodo eventualmente dovuto ai sintomi da sospensione, allora più volte il problema non è il farmaco, ma la malattia che non è stata curata abbastanza ("non curata abbastanza" non sempre e necessariamente nei termini di durata, ma anche nei termini di dosi, di scelta dei farmaci, e di metodo in generale, di approccio, che più volte non deve essere solo farmacologico).

"Non vorrei che ormai sia segnato ad utilizzare per sempre un supporto farmacologico, perchè il mio organismo sia troppo debole per affrontare questa patologia, nonostante magari integri con una psicoterapia"

- Non si è ancora capito che cosa ha reso il Suo organismo più "debole", Lei non ha ancora iniziato la psicoterapia, e già sta andando verso le conclusioni: fa un errore.

"A me andrebbe bene anche utilizzarli anche in alcuni momenti (cambi di stagione, momenti difficili), ma vorrei qualche tregua, perchè non so se possono dare problemi a lungo termine."

- E' una modalità scorretta dell'uso degli atidepessivi e, con tutto il rispetto, fa vedere che non si capisce il loro meccanismo d'azione:

1) gli antidepressivi non sono i farmaci "sintomatici", dunque, non danno un effetto pronto in breve tempo, ma ogni volta, iniziando (o reiniziando) la terapia, richiedono un periodo di tempo per indurre nell'organismo i cambiamenti terapeutici, per cui non è pratico utilizzarli "nei momenti di bisogno". Invece i farmaci "sintomatici", come gli ansiolitici classici, possono dare un effetto terapeutico in breve tempo, ma non hanno un'azione antidepressiva e sono gravati dai fenomeni di assuefazione e di dipendenza, per questi ultimi farmaci è vero che dopo loro assunzione l'organismo debba gradualmente tornare alla normalità.

2) anche gli antidepressivi, utilizzati "al bisogno" possono diventare dei farmaci ai quali si sviluppa una sorta di "assuefazione", la quale sarebbe più corretto chiamare la "resistenza": dopo che vengono sospesi, reiniziando poi la terapia, gli effetti possono essere più duri ad arrivare (può richiedersi una dose maggiore, più tempo).

3) con la modalità di assunzione "intervallata" c'è il rischio di destabilizzare il disturbo di umore;

3) assunti per diversi periodi distanziati dalle pause, alla fine si ottiene un risultato più precario e una durata di assunzione complessivamente maggiore rispetto ad un ciclo ben fatto;

Con questo La devo salutare !
per le altre domande bisoga che si rivolga al Suo psichiatra e allo psicoterapeuta

[#12]
Utente
Utente
Grazie mille dottore,
si è dimostrato un grande professionista, ma anche una gran persona. Le faccio i miei complimenti e La ringrazio vivamente per la disponibiltà e l'accuratezza nei suoi interventi.
Grazie ancora.
Cordiali saluti.
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