Fobia/paura di psichiatri, psicologi...
Gentili dottori, mi sono decisa a porre questa domanda a voi perchè se da un lato rappresentate la mia fobia più estrema, dall'altro siete gli unici a potermi rispondere (rappresentando l'oggetto della mia fobia). Purtroppo questa modalità virtuale è l'unica che mi consente questa domanda. Vorrei spiegare qual è il mio problema:
Per svariati motivi mi dicono (conoscenti) che avrei bisogno (da parecchi anni) di cominciare una psicoterapia. Molti anni fa, quando non avevo questa fobia, mi ero rivolta ad uno psichiatra per tutta una serie di questioni che per me non rappresentano un problema... ovvero, sin da bambina mi sentivo "particolare", diciamo "diversa" in un'accezione positiva del termine. Questa diversità non era avallata da nulla di reale, era tutta nella mia testa, mi compiacevo di sentirmi così... particolare. Ho fatto giusto un paio di colloqui, lui non era disponibile ad una psicoterapia (allora l'avrei fatta!) per mancanza di tempo. Questa sensazione è rimasta tale e quale a quando ero bambina... di fatto non faccio nulla di bizzarro, il problema a detta degli altri è che sono estremamente asociale, in un senso benevolo del termine, cioè me ne sto per fatti miei e ci sto molto bene. Però provo una fortissima curiosità di sapere cosa ho... come fosse un vanto (so che è folle) . E così ogni tanto, un paio di volte, sono tornata da uno psichiatra negli ultimi anni con risultati CATASTROFICI a causa di un problema forse sviluppatosi di recente in seguito ad un paio di eventi traumatici.
La dico così com'è almeno forse si capisce qualcosa... nei 3-4 giorni seguenti la visita ero diventata iper agitata, camminavo avanti e indietro per tutta casa, respiravo molto forte, ripetevo continuamente "li ammazzo tutti" (riferendomi agli psichiatri), per poi passare a "li denuncio tutti". Il problema era (ed è) il TERRORE di essere prelevata e rinchiusa in manicomio (o quello che è). Mi hanno detto che nessuno psichiatra rinchiuderebbe una persona solo perchè gli confida determinate cose... io ho il TERRORE che il tizio di turno mi faccia rinchiudere e getti via la chiave. E divento estremamente violenta... non nei fatti (non ho mai fatto male a nessuno, nemmeno mai rotto oggetti) ma nei pensieri... estremamente violenta con gli psichiatri per il terrore di essere rinchiusa. E in quei giorni avevo anche il terrore che lo psichiatra da cui ero stata, non sentendomi più, mi avrebbe inviato l'ambulanza per prelevarmi con la forza.
Dopo 3-4 giorni questa cosa passa... perchè non si pone più il problema, chiudo la questione. Da un lato mi sento scema, dall'altro dico "e se fosse vero???". Prevale il dubbio, quindi la fobia e la distanza.
Di fatto, io non posso, non riesco a riferire queste cose agli interessati perchè ho il terrore di loro stessi. Con gli psicologi è uguale, l'ambiente è quello.
Cosa/come fare, se volessi sapere cosa ho?
Grazie, cordiali saluti
Per svariati motivi mi dicono (conoscenti) che avrei bisogno (da parecchi anni) di cominciare una psicoterapia. Molti anni fa, quando non avevo questa fobia, mi ero rivolta ad uno psichiatra per tutta una serie di questioni che per me non rappresentano un problema... ovvero, sin da bambina mi sentivo "particolare", diciamo "diversa" in un'accezione positiva del termine. Questa diversità non era avallata da nulla di reale, era tutta nella mia testa, mi compiacevo di sentirmi così... particolare. Ho fatto giusto un paio di colloqui, lui non era disponibile ad una psicoterapia (allora l'avrei fatta!) per mancanza di tempo. Questa sensazione è rimasta tale e quale a quando ero bambina... di fatto non faccio nulla di bizzarro, il problema a detta degli altri è che sono estremamente asociale, in un senso benevolo del termine, cioè me ne sto per fatti miei e ci sto molto bene. Però provo una fortissima curiosità di sapere cosa ho... come fosse un vanto (so che è folle) . E così ogni tanto, un paio di volte, sono tornata da uno psichiatra negli ultimi anni con risultati CATASTROFICI a causa di un problema forse sviluppatosi di recente in seguito ad un paio di eventi traumatici.
La dico così com'è almeno forse si capisce qualcosa... nei 3-4 giorni seguenti la visita ero diventata iper agitata, camminavo avanti e indietro per tutta casa, respiravo molto forte, ripetevo continuamente "li ammazzo tutti" (riferendomi agli psichiatri), per poi passare a "li denuncio tutti". Il problema era (ed è) il TERRORE di essere prelevata e rinchiusa in manicomio (o quello che è). Mi hanno detto che nessuno psichiatra rinchiuderebbe una persona solo perchè gli confida determinate cose... io ho il TERRORE che il tizio di turno mi faccia rinchiudere e getti via la chiave. E divento estremamente violenta... non nei fatti (non ho mai fatto male a nessuno, nemmeno mai rotto oggetti) ma nei pensieri... estremamente violenta con gli psichiatri per il terrore di essere rinchiusa. E in quei giorni avevo anche il terrore che lo psichiatra da cui ero stata, non sentendomi più, mi avrebbe inviato l'ambulanza per prelevarmi con la forza.
Dopo 3-4 giorni questa cosa passa... perchè non si pone più il problema, chiudo la questione. Da un lato mi sento scema, dall'altro dico "e se fosse vero???". Prevale il dubbio, quindi la fobia e la distanza.
Di fatto, io non posso, non riesco a riferire queste cose agli interessati perchè ho il terrore di loro stessi. Con gli psicologi è uguale, l'ambiente è quello.
Cosa/come fare, se volessi sapere cosa ho?
Grazie, cordiali saluti
[#2]
Ex utente
Grazie per la risposta,
mi riferivo a quanto detto sopra: (nei 3-4 giorni seguenti la visita ero diventata iper agitata, camminavo avanti e indietro per tutta casa, respiravo molto forte, ripetevo continuamente "li ammazzo tutti" (riferendomi agli psichiatri), per poi passare a "li denuncio tutti")
Questa reazione l'ho avuta dopo il primo colloquio con 2 psichiatri diversi a distanza di 3 anni l'uno dall'altro, una visita 3 anni fa e l'ultima quest'anno. La mia reazione è stata sempre questa, di puro TERRORE. Non so per quale motivo io provi terrore dopo il colloquio. Durante il colloquio stavo bene, anche lo stesso giorno stavo bene ed ero intenzionata a dare un seguito ma dal giorno dopo ero completamente stravolta con questo mio terrore di essere rinchiusa, se non addirittura prelevata in casa. Non conosco la ragione di questa fobia. Seguendo un discorso razionale, io dovrei comunicare allo psichiatra che mi ha fatto il colloquio questa mia reazione violenta... ma si rende conto che se io vado a dire allo psichiatra "io vorrei ammazzarla, vorrei denunciarla", quello mi rinchiude seduta stante... io non posso dire queste cose a uno psichiatra, ho paura che non conoscendomi bene mi prenda per una persona violenta quale non sono
Questa "fobia" (la chiamo così ma non so se è una fobia) degli psichiatri non ce l'avevo quando ho fatto il colloquio circa 10 anni fa con quello che non aveva tempo per seguirmi. Forse non ce l'ho avuta perchè non aveva tempo... possibile?
Oppure io ipotizzo che questa fobia mi sia venuta in seguito a due eventi traumatici che ho subito 4 anni fa... di cui posso solo accennare qualcosa...
Avevo conosciuto un uomo su internet, tramite un annuncio erotico... ci siamo incontrati e piaciuti, ci siamo frequentati molto occasionalmente per qualche mese... nell'arco di questa frequentazione abbiamo fatto sesso, il fatto è che quest'uomo era un amante del sesso estremo (solo da un punto di vista psicologico). Posso solo accennare che quest'uomo era uno psichiatra, me lo disse dopo qualche incontro... e andai anche a trovarlo a studio un paio di volte, quindi era vero. Due volte è successo, a distanza di 2-3 mesi, che lui mi fece delle cose... di dominazione, anche fisica ma soprattutto psicologica... io mi spaventai molto... in pratica lui simulò uno stupro... io sapevo al 99% che lui fingeva, il fatto è che calcò molto la mano e io mi suggestionai molto... ed entrambe le volte ho gridato molto e me ne sono scappata via... dopo questi due episodi la situazione si è rovinata perchè a detta sua era colpa mia che ero così "suggestionabile"... io gli dissi una marea di insulti e lui sparì dalla mia vita
mi riferivo a quanto detto sopra: (nei 3-4 giorni seguenti la visita ero diventata iper agitata, camminavo avanti e indietro per tutta casa, respiravo molto forte, ripetevo continuamente "li ammazzo tutti" (riferendomi agli psichiatri), per poi passare a "li denuncio tutti")
Questa reazione l'ho avuta dopo il primo colloquio con 2 psichiatri diversi a distanza di 3 anni l'uno dall'altro, una visita 3 anni fa e l'ultima quest'anno. La mia reazione è stata sempre questa, di puro TERRORE. Non so per quale motivo io provi terrore dopo il colloquio. Durante il colloquio stavo bene, anche lo stesso giorno stavo bene ed ero intenzionata a dare un seguito ma dal giorno dopo ero completamente stravolta con questo mio terrore di essere rinchiusa, se non addirittura prelevata in casa. Non conosco la ragione di questa fobia. Seguendo un discorso razionale, io dovrei comunicare allo psichiatra che mi ha fatto il colloquio questa mia reazione violenta... ma si rende conto che se io vado a dire allo psichiatra "io vorrei ammazzarla, vorrei denunciarla", quello mi rinchiude seduta stante... io non posso dire queste cose a uno psichiatra, ho paura che non conoscendomi bene mi prenda per una persona violenta quale non sono
Questa "fobia" (la chiamo così ma non so se è una fobia) degli psichiatri non ce l'avevo quando ho fatto il colloquio circa 10 anni fa con quello che non aveva tempo per seguirmi. Forse non ce l'ho avuta perchè non aveva tempo... possibile?
Oppure io ipotizzo che questa fobia mi sia venuta in seguito a due eventi traumatici che ho subito 4 anni fa... di cui posso solo accennare qualcosa...
Avevo conosciuto un uomo su internet, tramite un annuncio erotico... ci siamo incontrati e piaciuti, ci siamo frequentati molto occasionalmente per qualche mese... nell'arco di questa frequentazione abbiamo fatto sesso, il fatto è che quest'uomo era un amante del sesso estremo (solo da un punto di vista psicologico). Posso solo accennare che quest'uomo era uno psichiatra, me lo disse dopo qualche incontro... e andai anche a trovarlo a studio un paio di volte, quindi era vero. Due volte è successo, a distanza di 2-3 mesi, che lui mi fece delle cose... di dominazione, anche fisica ma soprattutto psicologica... io mi spaventai molto... in pratica lui simulò uno stupro... io sapevo al 99% che lui fingeva, il fatto è che calcò molto la mano e io mi suggestionai molto... ed entrambe le volte ho gridato molto e me ne sono scappata via... dopo questi due episodi la situazione si è rovinata perchè a detta sua era colpa mia che ero così "suggestionabile"... io gli dissi una marea di insulti e lui sparì dalla mia vita
[#3]
Ex utente
Forse mi è rimasta l'idea che siano tutti uguali, tutti DOPPI, una facciata pulita davanti e una sporca dietro
Forse mi si è creato un trauma...
Il fatto è che ora non so come uscirne fuori perchè non mi fido, non mi fido più, ho troppa paura
Ma è un problema mio perchè lui non c'entra niente, c'eravamo conosciuti per internet come due persone qualsiasi... lui non era il mio medico, era un pinco pallino qualsiasi che voleva fare un pò di sesso strano... e io ci sono stata... finchè non ha calcato troppo la mano
Non è colpa di nessuno... però mi si è creato un grosso problema da quale non so come uscire
Forse mi si è creato un trauma...
Il fatto è che ora non so come uscirne fuori perchè non mi fido, non mi fido più, ho troppa paura
Ma è un problema mio perchè lui non c'entra niente, c'eravamo conosciuti per internet come due persone qualsiasi... lui non era il mio medico, era un pinco pallino qualsiasi che voleva fare un pò di sesso strano... e io ci sono stata... finchè non ha calcato troppo la mano
Non è colpa di nessuno... però mi si è creato un grosso problema da quale non so come uscire
[#4]
Ex utente
Qualcuno di voi può dirmi se quella frequentazione mi ha traumatizzato?
Se la mia reazione post-colloquio psichiatrico è dovuta a quell'uomo?
Quando lui mi disse che era uno psichiatra, ricordo d'aver provato una forte delusione... delusione per gli psichiatri. Nella mia testa non credevo che potessero fare certe cose nella propria vita privata, proprio perchè dovrebbero curare le persone SEMPRE, non solo durante il proprio lavoro
Questa mia idea è sbagliata?
Quando lui mi disse che era uno psichiatra io cominciai a confidargli le mie cose... questo non gli faceva molto piacere, sembrava quasi infastidito dalle mie confidenze come se non volesse mischiare il suo lavoro con quegli incontri di sesso, ci vedevamo quasi sempre in hotel e non condividevamo molto altro all'infuori del sesso
Perchè me l'ha detto?
Se non me l'avesse detto, sento che tutto questo problema non si sarebbe creato...
Oppure quello non c'entra niente e la mia reazione è dovuta a qualcos'altro?
Più che dire cosa mi succede non posso fare... mi dura 3-4 giorni di agitazione mentale e fisica 24 ore su 24, senso di violenza estrema nei confronti dello psichiatra che mi ha visitata, intenzione di denunciarlo... queste cose me ne ripeto continuamente mentre cammino avanti e indietro e respiro molto forte
Ma non riuscirò mai a dire queste cose a chi mi ha visitata perchè ho troppa paura, terrore, che mi rinchiudano per farmi stare zitta... per chiudermi la bocca
Lei ieri, dott. Gukov, qui ha scritto che potevo parlare liberamente perchè tutelata dall'anonimato... beh io ieri mentre scrivevo, una parte di me aveva paura perchè voi qui avrete sicuramente accesso agli indirizzi IP e una parte di me mi diceva che potevate mandarmi l'ambulanza per farmi stare zitta...
Oggi passano le ambulanze e ogni volta mi dico che stanno venendo a prendermi per farmi stare zitta una volta per tutte
Ma oggi sono "relativamente" agitata, non cammino e non respiro in quel modo... sono solo pensieri, paure... per ciò che ho scritto qui sopra
Io non intendo denunciare quell'uomo (psichiatra) perchè sento che non è colpa di nessuno, ci siamo conosciuti per fare sesso in quel modo, ne avevamo parlato a priori... lui cercava quello, io cercavo quello... inizialmente lui era molto soft e mi stava bene... mi piaceva essere tenuta per i capelli, tenuta ferma... cose di questo tipo... ma poi col passare dei mesi e degli incontri lui ha cominciato ad esagerare di brutto, a prendermi e trascinarmi per i capelli, spingermi forte oppure una volta ha spento tutto al buio e mi ha spinta sul pavimento per poi insultarmi pesantemente con me che gridavo di smettere e lasciarmi andare... questa volta dopo circa mezz'ora ha smesso e sono scappata via...
Questo è normale???
Uno psichiatra può fare queste cose nella vita privata con una che non è sua paziente???????
Vi prego di rispondermi...
Se la mia reazione post-colloquio psichiatrico è dovuta a quell'uomo?
Quando lui mi disse che era uno psichiatra, ricordo d'aver provato una forte delusione... delusione per gli psichiatri. Nella mia testa non credevo che potessero fare certe cose nella propria vita privata, proprio perchè dovrebbero curare le persone SEMPRE, non solo durante il proprio lavoro
Questa mia idea è sbagliata?
Quando lui mi disse che era uno psichiatra io cominciai a confidargli le mie cose... questo non gli faceva molto piacere, sembrava quasi infastidito dalle mie confidenze come se non volesse mischiare il suo lavoro con quegli incontri di sesso, ci vedevamo quasi sempre in hotel e non condividevamo molto altro all'infuori del sesso
Perchè me l'ha detto?
Se non me l'avesse detto, sento che tutto questo problema non si sarebbe creato...
Oppure quello non c'entra niente e la mia reazione è dovuta a qualcos'altro?
Più che dire cosa mi succede non posso fare... mi dura 3-4 giorni di agitazione mentale e fisica 24 ore su 24, senso di violenza estrema nei confronti dello psichiatra che mi ha visitata, intenzione di denunciarlo... queste cose me ne ripeto continuamente mentre cammino avanti e indietro e respiro molto forte
Ma non riuscirò mai a dire queste cose a chi mi ha visitata perchè ho troppa paura, terrore, che mi rinchiudano per farmi stare zitta... per chiudermi la bocca
Lei ieri, dott. Gukov, qui ha scritto che potevo parlare liberamente perchè tutelata dall'anonimato... beh io ieri mentre scrivevo, una parte di me aveva paura perchè voi qui avrete sicuramente accesso agli indirizzi IP e una parte di me mi diceva che potevate mandarmi l'ambulanza per farmi stare zitta...
Oggi passano le ambulanze e ogni volta mi dico che stanno venendo a prendermi per farmi stare zitta una volta per tutte
Ma oggi sono "relativamente" agitata, non cammino e non respiro in quel modo... sono solo pensieri, paure... per ciò che ho scritto qui sopra
Io non intendo denunciare quell'uomo (psichiatra) perchè sento che non è colpa di nessuno, ci siamo conosciuti per fare sesso in quel modo, ne avevamo parlato a priori... lui cercava quello, io cercavo quello... inizialmente lui era molto soft e mi stava bene... mi piaceva essere tenuta per i capelli, tenuta ferma... cose di questo tipo... ma poi col passare dei mesi e degli incontri lui ha cominciato ad esagerare di brutto, a prendermi e trascinarmi per i capelli, spingermi forte oppure una volta ha spento tutto al buio e mi ha spinta sul pavimento per poi insultarmi pesantemente con me che gridavo di smettere e lasciarmi andare... questa volta dopo circa mezz'ora ha smesso e sono scappata via...
Questo è normale???
Uno psichiatra può fare queste cose nella vita privata con una che non è sua paziente???????
Vi prego di rispondermi...
[#5]
Gentile utente,
intanto non si preoccupi per il fatto che non Le ho risposto subito. Ho avuto bisogno di riflettere prima di risponderLe; e non mi trovo continuamente 24 ore su 24 davanti al computer. Torno a vedere il nostro consulto solo ora. Sì, anche pensare che un'altra persona, anche se psichiatra, pensa a te e si occupa di te 24 ore su 24 è sbagliato: siamo essere umani, dunque non siamo omnipresenti.
Lei scrive:
"io ieri mentre scrivevo, una parte di me aveva paura perchè voi qui avrete sicuramente accesso agli indirizzi IP"
- No, né io, né altri miei colleghi non abbiamo l'accesso al Suo indirizzo IP.
"Oggi passano le ambulanze e ogni volta mi dico che stanno venendo a prendermi.."
- A parte che non possiamo farlo, sarebbe anche controsenso, viste le Sue paure specifiche, e significherebbe rovinare la fiducia che Lei ha quando scrive a noi. Uno psichiatra non potrebbe inventare una cosa più sbagliata di questa. Ma Lei, capisco che può pensarlo, perché è la Sua malattia.
(ma forse questi Suoi pensieri riflettono anche i bisogni dell'intensità di rapporto, tipici di alcuni rapporti iter-personali: vedi in seguito)
"Quando lui mi disse che era uno psichiatra, ricordo d'aver provato una forte delusione... delusione per gli psichiatri. Nella mia testa non credevo che potessero fare certe cose nella propria vita privata, proprio perchè dovrebbero curare le persone SEMPRE, non solo durante il proprio lavoro. Questa mia idea è sbagliata?"
- E' un'idea sbagliata in parte, nel senso che la vita di ciascuno di noi non si limita solo all'ambito lavorativo, e ogni persona è qualcosa di più oltre alla propria professione; ma non è sbagliato aspettare da uno che esercita la professione di psichiatra una condotta corretta anche negli altri ambiti della vita. Tornando al vostro caso, succede spesso che le persone si confidano con gli psichiatri al di fuori del contesto di loro lavoro. Questo può avvenire anche a causa di un certo contesto culturale, ma nel Suo caso penso che Lei ci si rendeva conto, e semplicemente cercava una persona che La possa capire, accogliere, ed, essendo capitata una persona che è anche psichiatra, Lei ha pensato che possa avere più facilmente queste caratteristiche umane, ed è rimasta delusa..
forse perché Lei non è riuscita a riconoscere in lui la realtà di quella persona umana concreta cui era, ma tendeva a cercare e a vedere una onnipotenza quasi sovrumana... ?
"Qualcuno di voi può dirmi se quella frequentazione mi ha traumatizzato?"
- Senza dubbio, penso che è stato traumatizzante.
Non penso però che il problema si limita solo al tema degli psichiatri e al fatto che lui era uno psichiatra. Sarebbe stato traumatizzante anche se lui non fosse uno psichiatra, ma per il tipo di rapporto sado-masochistico fra un'altra persona e Lei, il quale Lei ha inizialmente accettato, ma cui entità e cui conseguenze per Lei sono state inattese.
Bisogna dire che anche alcuni altri dei Suoi vissuti esprimono il rapporto di questo tipo (sado-masochistico):
"stanno venendo a prendermi per farmi stare zitta una volta per tutte"
"ripetevo continuamente "li ammazzo tutti"
"Questa reazione l'ho avuta dopo il primo colloquio con 2 psichiatri diversi a distanza di 3 anni l'uno dall'altro... La mia reazione è stata sempre questa, di puro TERRORE"
(vissuti di dominazione, di aggressività, di terrore, che, appunto, caratterizzano una relazione sodo-masochistica)
"nei 3-4 giorni seguenti la visita ero diventata iper agitata, camminavo avanti e indietro per tutta casa, respiravo molto forte"
(stato di agitazione tipico talvolta della paura, dell'ansia, ma che può capitare anche... durante una eccitazione sessuale, la quale talvolta viene ottenuta o accompagnata da vissuti più "strani" ).
Non prenda queste mie osservazioni come una verità assoluta. In realtà io non La conosco, il contatto tramite l'internet non permette di conoscere una persona davvero, e non ho la capacità di entrare nella testa altrui. Quello che scrivo è solo una ipotesi.
--------------------------------
Secondo me, Lei effettivamente ha bisogno di aiuto. Non conosco tutti i Suoi problemi, ma una potrebbe essere proprio a livello sessuale. Difficile dire se è un problema originato dalla esperienza che Lei ha descritto oppure piuttosto è stata una problematica latente, "un punto debole", che è stato toccato, slatentizzato da tale esperienza, ma le cui origini risalgono più indietro nel tempo. La più probabile, secondo me, è la seconda ipotesi.
La problematica si fa sentire talvolta anche come se fosse un delirio di persecuzione, ma all'origine è di carattere relazionale-sessuale, come ho descritto sopra.
Come fare ? A chi rivolgersi ?
Gli specialisti che Lei ha incontrato sono stati sia gli uomini che le donne oppure solo gli uomini ? Ha mai provato rivolgersi ad una psicoterapeuta donna ?
intanto non si preoccupi per il fatto che non Le ho risposto subito. Ho avuto bisogno di riflettere prima di risponderLe; e non mi trovo continuamente 24 ore su 24 davanti al computer. Torno a vedere il nostro consulto solo ora. Sì, anche pensare che un'altra persona, anche se psichiatra, pensa a te e si occupa di te 24 ore su 24 è sbagliato: siamo essere umani, dunque non siamo omnipresenti.
Lei scrive:
"io ieri mentre scrivevo, una parte di me aveva paura perchè voi qui avrete sicuramente accesso agli indirizzi IP"
- No, né io, né altri miei colleghi non abbiamo l'accesso al Suo indirizzo IP.
"Oggi passano le ambulanze e ogni volta mi dico che stanno venendo a prendermi.."
- A parte che non possiamo farlo, sarebbe anche controsenso, viste le Sue paure specifiche, e significherebbe rovinare la fiducia che Lei ha quando scrive a noi. Uno psichiatra non potrebbe inventare una cosa più sbagliata di questa. Ma Lei, capisco che può pensarlo, perché è la Sua malattia.
(ma forse questi Suoi pensieri riflettono anche i bisogni dell'intensità di rapporto, tipici di alcuni rapporti iter-personali: vedi in seguito)
"Quando lui mi disse che era uno psichiatra, ricordo d'aver provato una forte delusione... delusione per gli psichiatri. Nella mia testa non credevo che potessero fare certe cose nella propria vita privata, proprio perchè dovrebbero curare le persone SEMPRE, non solo durante il proprio lavoro. Questa mia idea è sbagliata?"
- E' un'idea sbagliata in parte, nel senso che la vita di ciascuno di noi non si limita solo all'ambito lavorativo, e ogni persona è qualcosa di più oltre alla propria professione; ma non è sbagliato aspettare da uno che esercita la professione di psichiatra una condotta corretta anche negli altri ambiti della vita. Tornando al vostro caso, succede spesso che le persone si confidano con gli psichiatri al di fuori del contesto di loro lavoro. Questo può avvenire anche a causa di un certo contesto culturale, ma nel Suo caso penso che Lei ci si rendeva conto, e semplicemente cercava una persona che La possa capire, accogliere, ed, essendo capitata una persona che è anche psichiatra, Lei ha pensato che possa avere più facilmente queste caratteristiche umane, ed è rimasta delusa..
forse perché Lei non è riuscita a riconoscere in lui la realtà di quella persona umana concreta cui era, ma tendeva a cercare e a vedere una onnipotenza quasi sovrumana... ?
"Qualcuno di voi può dirmi se quella frequentazione mi ha traumatizzato?"
- Senza dubbio, penso che è stato traumatizzante.
Non penso però che il problema si limita solo al tema degli psichiatri e al fatto che lui era uno psichiatra. Sarebbe stato traumatizzante anche se lui non fosse uno psichiatra, ma per il tipo di rapporto sado-masochistico fra un'altra persona e Lei, il quale Lei ha inizialmente accettato, ma cui entità e cui conseguenze per Lei sono state inattese.
Bisogna dire che anche alcuni altri dei Suoi vissuti esprimono il rapporto di questo tipo (sado-masochistico):
"stanno venendo a prendermi per farmi stare zitta una volta per tutte"
"ripetevo continuamente "li ammazzo tutti"
"Questa reazione l'ho avuta dopo il primo colloquio con 2 psichiatri diversi a distanza di 3 anni l'uno dall'altro... La mia reazione è stata sempre questa, di puro TERRORE"
(vissuti di dominazione, di aggressività, di terrore, che, appunto, caratterizzano una relazione sodo-masochistica)
"nei 3-4 giorni seguenti la visita ero diventata iper agitata, camminavo avanti e indietro per tutta casa, respiravo molto forte"
(stato di agitazione tipico talvolta della paura, dell'ansia, ma che può capitare anche... durante una eccitazione sessuale, la quale talvolta viene ottenuta o accompagnata da vissuti più "strani" ).
Non prenda queste mie osservazioni come una verità assoluta. In realtà io non La conosco, il contatto tramite l'internet non permette di conoscere una persona davvero, e non ho la capacità di entrare nella testa altrui. Quello che scrivo è solo una ipotesi.
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Secondo me, Lei effettivamente ha bisogno di aiuto. Non conosco tutti i Suoi problemi, ma una potrebbe essere proprio a livello sessuale. Difficile dire se è un problema originato dalla esperienza che Lei ha descritto oppure piuttosto è stata una problematica latente, "un punto debole", che è stato toccato, slatentizzato da tale esperienza, ma le cui origini risalgono più indietro nel tempo. La più probabile, secondo me, è la seconda ipotesi.
La problematica si fa sentire talvolta anche come se fosse un delirio di persecuzione, ma all'origine è di carattere relazionale-sessuale, come ho descritto sopra.
Come fare ? A chi rivolgersi ?
Gli specialisti che Lei ha incontrato sono stati sia gli uomini che le donne oppure solo gli uomini ? Ha mai provato rivolgersi ad una psicoterapeuta donna ?
[#6]
Ex utente
La ringrazio molto per questa lunga risposta, mi ha fatto piacere
Non mi aspetto in alcun contesto che uno psichiatra (nè altri) sia onnipresente, io stessa non lo sono e ho bisogno dei miei spazi. Mi aspettavo però che uno psichiatra non compromettesse mai la salute mentale di una persona, anche se frequentata al di fuori del proprio lavoro. Per questo motivo sono rimasta delusa. Forse pensava di non causarmi alcun trauma? Lui ha agito in modo completamente trasparente, dicendomi il suo lavoro, il suo nome, il suo indirizzo, facendomi andare a studio (sempre per altre questioni)... una persona che sa di fare qualcosa di male non agisce in modo trasparente ma si nasconde. Lui sentiva di agire in buona fede? Questo mi lascia più perplessa di tutto
Durante i mesi in cui ci siamo frequentati, gli episodi davvero brutti sono stati due... sa per quale motivo ho continuato a vederlo dopo il primo episodio? Mi prenderà per un'ingenua... ho continuato a vederlo perchè mi dicevo che lui doveva avere una motivazione per quello che aveva fatto, che evidentemente aveva un "piano" per me... una specie di "strategia terapeutica". Capisce... da quando lui mi ha detto che era uno psichiatra io ho cominciato a vederlo come uno (forse il mio) psichiatra e questo faceva si che io lo giustificassi. Pensavo "ha fatto questa cosa perchè, essendo psichiatra, sa che questa è la cosa giusta per me".
Ma probabilmente queste erano tutte mie paranoie... evidentemente lui faceva solo quello che voleva senza porsi il minimo scrupolo per me... mentre io ero pronta a giustificarlo perchè "è cmq uno psichiatra e sa quello che fa!"
Forse me lo ha detto proprio per questo, per farmi scattare questo meccanismo e sentirsi "tutelato"...
"Tornando al vostro caso, succede spesso che le persone si confidano con gli psichiatri al di fuori del contesto di loro lavoro. Questo può avvenire anche a causa di un certo contesto culturale, ma nel Suo caso penso che Lei ci si rendeva conto, e semplicemente cercava una persona che La possa capire, accogliere, ed, essendo capitata una persona che è anche psichiatra, Lei ha pensato che possa avere più facilmente queste caratteristiche umane, ed è rimasta delusa"
Vede, ho sempre pensato che se una persona sceglie di fare un mestiere come lo psichiatra (o anche lo psicologo) deve avere una passione smisurata per la mente altrui. Ero semplicemente convinta che gli facesse piacere sapere cosa mi passava per la testa, quali erano le mie esperienze passate, infantili... insomma, paradossalmente credevo di fargli piacere! E quando mi sono resa conto che invece non gli faceva affatto piacere, sono rimasta ancora più destabilizzata. Infine, dopo qualche tempo, era lui a sfogarsi con me, parlarmi delle sue relazioni fallimentari, della sua infanzia, ecc, ecc... e io lo stavo a sentire e ricordo ancora oggi le cose che mi ha detto ormai 4 anni fa. Le ricordo perchè in quel periodo lui era diventato molto importante per me: fisicamente fu un colpo di fulmine, mi piacevano i suoi modi (prima che cominciasse ad esagerare), mi piaceva il suo carattere un pò infantile, mi piaceva il suo sguardo così sofferente... è un uomo che non trova pace e questo mi spingeva ad esserci, a farlo giocare con me... quello dominante era lui ma in realtà era come farsi tormentare da un bambino, mi sentivo un pò sua madre nonostante lui potrebbe essere mio padre
"Non penso però che il problema si limita solo al tema degli psichiatri e al fatto che lui era uno psichiatra. Sarebbe stato traumatizzante anche se lui non fosse uno psichiatra, ma per il tipo di rapporto sado-masochistico fra un'altra persona e Lei, il quale Lei ha inizialmente accettato, ma cui entità e cui conseguenze per Lei sono state inattese."
Si, sicuramenre sarebbe stato traumatizzante lo stesso. Rimane però la notevole differenza che un conto è rapportarsi ad un "pari" da cui ci si aspetta di tutto a 360°, un conto è rapportarsi ad una persona dalla quale ti aspetti solo del bene! Capisce che il trauma è doppio se non triplo, perchè avevo abbassato tutte le mie difese
E' come prendere il latte dalla madre e trovarci dentro il veleno!
Io credo sia per questo motivo che ora mi viene naturale alzare al massimo le difese proprio quando incontro uno psichiatra (parlo ovviamente del reale perchè qui nel virtuale tutto è più attutito)
"vissuti di dominazione, di aggressività, di terrore, che, appunto, caratterizzano una relazione sodo-masochistica"
Per come la vedo, una relazione sado-masochistica non dovrebbe avere niente a che fare col terrore. Dovrebbe essere solo sessualmente stimolante e piacevole. A me non interessava l'aspetto fisico dato che odio il dolore ma solo sentirmi sottomessa psicologicamente... poi mi sono resa conto che i suoi gusti erano completamente diversi dai miei
"stato di agitazione tipico talvolta della paura, dell'ansia, ma che può capitare anche... durante una eccitazione sessuale, la quale talvolta viene ottenuta o accompagnata da vissuti più "strani"
Non so, in quei momenti non mi sento affatto eccitata, non so cosa dire
Guardi, sono abbastanza tradizionale, ho solo un certo gusto nel sentirmi presa, tenuta ferma (in realtà mi deve piacere e se non mi piace l'altro si deve fermare altrimenti diventa una violenza!)
"Gli specialisti che Lei ha incontrato sono stati sia gli uomini che le donne oppure solo gli uomini ? Ha mai provato rivolgersi ad una psicoterapeuta donna ?"
Mi sono rivolta solo a uomini e le dico anche chiaramente il motivo: non sono mai riuscita ad aprire bocca con una donna. Per lo stesso motivo ho sempre avuto amici maschi, non ho mai sopportato l'ipocrisia, il bigottismo, la falsità che si cela dietro il 99% delle donne. E' un mio pregiudizio a priori che non mi scrollerò mai di dosso
Invece deve credermi se le dico che sono molto ben disposta nei confronti degli uomini, dovrei solo trovare un uomo soddisfatto di se stesso, realizzato, sicuro, rilassato (soprattutto rilassato!), che mi trasmetta tranquillità. Non ho mai avuto segreti per gli uomini e sono gli unici con i quali riesca a confidarmi, anche nelle cose più intime
Tra me e le altre donne c'è il muro di Berlino
Ho un buon rapporto con mia madre, le ho sempre confidato tutto... ma mia madre mi ha fatto più da padre che da madre perchè mio padre non c'è mai stato. Quindi forse non fa testo
Insomma se penso ad una persona comprensiva, accogliente, penso decisamente ad un uomo
Il motivo per cui ero tornata da uno psichiatra è che sono sempre stata una persona introversa, affatto timida, solo presa da me stessa, dalla mia stessa mente da cui sono affascinata. Sono sempre stata così sin da bambina, mi sono sempre sentita "diversa" e questa diversità mi faceva piacere. Non ho nulla di cui vantarmi eppure continuo a sentirmi così
Per chi mi conosce è eccessivo e quindi mi consigliano di fare psicoterapia... posso dire che durante i colloqui nessuno di loro mi ha parlato di farmaci ma solo di psicoterapia, l'ultimo aveva citato quella comportamentale...
Non mi aspetto in alcun contesto che uno psichiatra (nè altri) sia onnipresente, io stessa non lo sono e ho bisogno dei miei spazi. Mi aspettavo però che uno psichiatra non compromettesse mai la salute mentale di una persona, anche se frequentata al di fuori del proprio lavoro. Per questo motivo sono rimasta delusa. Forse pensava di non causarmi alcun trauma? Lui ha agito in modo completamente trasparente, dicendomi il suo lavoro, il suo nome, il suo indirizzo, facendomi andare a studio (sempre per altre questioni)... una persona che sa di fare qualcosa di male non agisce in modo trasparente ma si nasconde. Lui sentiva di agire in buona fede? Questo mi lascia più perplessa di tutto
Durante i mesi in cui ci siamo frequentati, gli episodi davvero brutti sono stati due... sa per quale motivo ho continuato a vederlo dopo il primo episodio? Mi prenderà per un'ingenua... ho continuato a vederlo perchè mi dicevo che lui doveva avere una motivazione per quello che aveva fatto, che evidentemente aveva un "piano" per me... una specie di "strategia terapeutica". Capisce... da quando lui mi ha detto che era uno psichiatra io ho cominciato a vederlo come uno (forse il mio) psichiatra e questo faceva si che io lo giustificassi. Pensavo "ha fatto questa cosa perchè, essendo psichiatra, sa che questa è la cosa giusta per me".
Ma probabilmente queste erano tutte mie paranoie... evidentemente lui faceva solo quello che voleva senza porsi il minimo scrupolo per me... mentre io ero pronta a giustificarlo perchè "è cmq uno psichiatra e sa quello che fa!"
Forse me lo ha detto proprio per questo, per farmi scattare questo meccanismo e sentirsi "tutelato"...
"Tornando al vostro caso, succede spesso che le persone si confidano con gli psichiatri al di fuori del contesto di loro lavoro. Questo può avvenire anche a causa di un certo contesto culturale, ma nel Suo caso penso che Lei ci si rendeva conto, e semplicemente cercava una persona che La possa capire, accogliere, ed, essendo capitata una persona che è anche psichiatra, Lei ha pensato che possa avere più facilmente queste caratteristiche umane, ed è rimasta delusa"
Vede, ho sempre pensato che se una persona sceglie di fare un mestiere come lo psichiatra (o anche lo psicologo) deve avere una passione smisurata per la mente altrui. Ero semplicemente convinta che gli facesse piacere sapere cosa mi passava per la testa, quali erano le mie esperienze passate, infantili... insomma, paradossalmente credevo di fargli piacere! E quando mi sono resa conto che invece non gli faceva affatto piacere, sono rimasta ancora più destabilizzata. Infine, dopo qualche tempo, era lui a sfogarsi con me, parlarmi delle sue relazioni fallimentari, della sua infanzia, ecc, ecc... e io lo stavo a sentire e ricordo ancora oggi le cose che mi ha detto ormai 4 anni fa. Le ricordo perchè in quel periodo lui era diventato molto importante per me: fisicamente fu un colpo di fulmine, mi piacevano i suoi modi (prima che cominciasse ad esagerare), mi piaceva il suo carattere un pò infantile, mi piaceva il suo sguardo così sofferente... è un uomo che non trova pace e questo mi spingeva ad esserci, a farlo giocare con me... quello dominante era lui ma in realtà era come farsi tormentare da un bambino, mi sentivo un pò sua madre nonostante lui potrebbe essere mio padre
"Non penso però che il problema si limita solo al tema degli psichiatri e al fatto che lui era uno psichiatra. Sarebbe stato traumatizzante anche se lui non fosse uno psichiatra, ma per il tipo di rapporto sado-masochistico fra un'altra persona e Lei, il quale Lei ha inizialmente accettato, ma cui entità e cui conseguenze per Lei sono state inattese."
Si, sicuramenre sarebbe stato traumatizzante lo stesso. Rimane però la notevole differenza che un conto è rapportarsi ad un "pari" da cui ci si aspetta di tutto a 360°, un conto è rapportarsi ad una persona dalla quale ti aspetti solo del bene! Capisce che il trauma è doppio se non triplo, perchè avevo abbassato tutte le mie difese
E' come prendere il latte dalla madre e trovarci dentro il veleno!
Io credo sia per questo motivo che ora mi viene naturale alzare al massimo le difese proprio quando incontro uno psichiatra (parlo ovviamente del reale perchè qui nel virtuale tutto è più attutito)
"vissuti di dominazione, di aggressività, di terrore, che, appunto, caratterizzano una relazione sodo-masochistica"
Per come la vedo, una relazione sado-masochistica non dovrebbe avere niente a che fare col terrore. Dovrebbe essere solo sessualmente stimolante e piacevole. A me non interessava l'aspetto fisico dato che odio il dolore ma solo sentirmi sottomessa psicologicamente... poi mi sono resa conto che i suoi gusti erano completamente diversi dai miei
"stato di agitazione tipico talvolta della paura, dell'ansia, ma che può capitare anche... durante una eccitazione sessuale, la quale talvolta viene ottenuta o accompagnata da vissuti più "strani"
Non so, in quei momenti non mi sento affatto eccitata, non so cosa dire
Guardi, sono abbastanza tradizionale, ho solo un certo gusto nel sentirmi presa, tenuta ferma (in realtà mi deve piacere e se non mi piace l'altro si deve fermare altrimenti diventa una violenza!)
"Gli specialisti che Lei ha incontrato sono stati sia gli uomini che le donne oppure solo gli uomini ? Ha mai provato rivolgersi ad una psicoterapeuta donna ?"
Mi sono rivolta solo a uomini e le dico anche chiaramente il motivo: non sono mai riuscita ad aprire bocca con una donna. Per lo stesso motivo ho sempre avuto amici maschi, non ho mai sopportato l'ipocrisia, il bigottismo, la falsità che si cela dietro il 99% delle donne. E' un mio pregiudizio a priori che non mi scrollerò mai di dosso
Invece deve credermi se le dico che sono molto ben disposta nei confronti degli uomini, dovrei solo trovare un uomo soddisfatto di se stesso, realizzato, sicuro, rilassato (soprattutto rilassato!), che mi trasmetta tranquillità. Non ho mai avuto segreti per gli uomini e sono gli unici con i quali riesca a confidarmi, anche nelle cose più intime
Tra me e le altre donne c'è il muro di Berlino
Ho un buon rapporto con mia madre, le ho sempre confidato tutto... ma mia madre mi ha fatto più da padre che da madre perchè mio padre non c'è mai stato. Quindi forse non fa testo
Insomma se penso ad una persona comprensiva, accogliente, penso decisamente ad un uomo
Il motivo per cui ero tornata da uno psichiatra è che sono sempre stata una persona introversa, affatto timida, solo presa da me stessa, dalla mia stessa mente da cui sono affascinata. Sono sempre stata così sin da bambina, mi sono sempre sentita "diversa" e questa diversità mi faceva piacere. Non ho nulla di cui vantarmi eppure continuo a sentirmi così
Per chi mi conosce è eccessivo e quindi mi consigliano di fare psicoterapia... posso dire che durante i colloqui nessuno di loro mi ha parlato di farmaci ma solo di psicoterapia, l'ultimo aveva citato quella comportamentale...
[#7]
Ex utente
Credo di sapere perchè non torno mai da nessuno: ho paura di fare il suo nome. In realtà quando dico "li denuncio".... credo di intendere "lo denuncio" e cioè "se torno dallo psichiatra lo denuncio", denuncio lui... ovvero, faccio il suo nome
Questa è una cosa per me inaccettabile, io non intendo dire a nessuno il suo nome ma ho paura, terrore, di non riuscire a resistere nel momento in cui mi confiderei con uno psichiatra, capisce che si creerebbe una situazione piuttosto propizia in cui saremmo soli io e lui... anzi lo so, non riuscirei a resistere. So che sono tenuti al segreto professionale ma questo non cambia niente. Io non posso fare il suo nome nel modo più assoluto
Un amico tanto tempo fa, che conosceva la situazione per sommi capi... mi disse "ma tu puoi raccontare tutto purchè eviti di dire il suo nome"
Beh ecco, io non riuscirei ad evitare di dire il suo nome e questo non posso permetterlo perchè non voglio... vorrei poterlo dire senza che questo causi nulla di male a lui ma ciò non è possibile quindi io evito in tronco di mettermi in una situazione che favorirebbe il verificarsi di questo fatto
Sarebbe una catastrofe
Non voglio farlo per lui
Non voglio farlo perchè ho paura per me stessa, di sue ritorsioni nel momento in cui verrebbe a saperlo
Mi sento completamente bloccata, non posso andare da nessuno
Sento che lui mi ha messo dentro una gabbia dalla quale non uscirò mai più, è una sensazione terribile, sento che nessuno potrà tirarmi fuori senza fare del male a nessuno, nè a lui nè a me
Io ho bisogno di dire il suo nome per LIBERARMI UNA VOLTA PER TUTTE e continuare la mia vita
Ma non lo posso fare
Questa è una cosa per me inaccettabile, io non intendo dire a nessuno il suo nome ma ho paura, terrore, di non riuscire a resistere nel momento in cui mi confiderei con uno psichiatra, capisce che si creerebbe una situazione piuttosto propizia in cui saremmo soli io e lui... anzi lo so, non riuscirei a resistere. So che sono tenuti al segreto professionale ma questo non cambia niente. Io non posso fare il suo nome nel modo più assoluto
Un amico tanto tempo fa, che conosceva la situazione per sommi capi... mi disse "ma tu puoi raccontare tutto purchè eviti di dire il suo nome"
Beh ecco, io non riuscirei ad evitare di dire il suo nome e questo non posso permetterlo perchè non voglio... vorrei poterlo dire senza che questo causi nulla di male a lui ma ciò non è possibile quindi io evito in tronco di mettermi in una situazione che favorirebbe il verificarsi di questo fatto
Sarebbe una catastrofe
Non voglio farlo per lui
Non voglio farlo perchè ho paura per me stessa, di sue ritorsioni nel momento in cui verrebbe a saperlo
Mi sento completamente bloccata, non posso andare da nessuno
Sento che lui mi ha messo dentro una gabbia dalla quale non uscirò mai più, è una sensazione terribile, sento che nessuno potrà tirarmi fuori senza fare del male a nessuno, nè a lui nè a me
Io ho bisogno di dire il suo nome per LIBERARMI UNA VOLTA PER TUTTE e continuare la mia vita
Ma non lo posso fare
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"ho bisogno di dire il suo nome per LIBERARMI UNA VOLTA PER TUTTE e continuare la mia vita"
- E' un'illusione di poter guarire in tal modo, e mi denota anche la Sua difficoltà, la resistenza ad affrontare il problema. Anche quando Lei ha vissuto il trauma, Lei ha ricorso ad una soluzione simile: Lei ha interrotto i contatti con lui, si è "liberata" da lui, ma non ha funzionato.
Questa modalità quasi magica, di essere liberati da una malattia in modo simbolico (dicendo ad esempio, il nome), potrebbe forse funzionare in alcune culture dove le tradizioni sono più forti, dove il tessuto sociale, culturale, la mentalità sono molto più omogenei, perché lì l'atto simbolico forse aiuta a tornare nel seno della collettiva e della saggezza universale, dai quali lì forse non ci sono nemmeno i segreti (e lì, il malato, appunto, è chi devia dai principi e serba i segreti dalla collettività e dal principio superiore), ma non può funzionare nel nostro caso, tanto che Lei stessa si sente abbastanza diversa dagli altri e ci tiene ad esserlo.
Nella mia replica precedente non intendevo darLe etichette o diagnosi, e la correlazione con certi tipi di vissuto sessuale mi serviva come un modello generale, che è ancora utile. Ci può stare che Lei non accetti le forme di sesso estremo, ma l'ambito sessuale, nel Suo caso, è uno da capire meglio (non di tutto siamo consapevoli, soprattutto nella sessualità, e certe tendenze, che chiamiamo "perversioni" in realtà, in piccola misura fanno parte del bagaglio psicologico normale non sempre consapevole). E non meno dell'ambito sessuale nel senso stretto, bisogna capire il rapporto con un'altra persona nel senso complessivo.
Non c'è di male che il Suo rapporto con gli uomini è buono, ma Lei tende anche ad idealizzare sia gli uomini, che gli psichiatri uomini (sembra, in proporzione inversa rispetto alla sfiducia, anche questa quasi totale, rispetto alle donne), e, se si idealizza, non si riesce a percepire lui come un essere umano nella sua complessità; si tende a percepire di più quello di cui ha bisogno Lei e quello di cui ha paura Lei stessa, mentre la controparte rimane in gran parte incognita.
Sono intensi i Suoi propri vissuti diretti a lui (a lui: sia quello psichiatra, sia come prototipo degli altri): sia i vissuti positivi, sia di rivendicazione, sia di premura per lui, anche di fedeltà o di complicità ? Ma il partner stesso rimane percepito poco, rimane incognito.
Anche se Lei conosce il Suo nome, non si può dire che conosce lui. Anche se lui ha cercato ad aprirsi con Lei, sono stati più forti: le Sue aspettative, i Suoi bisogni, la Sua tendenza all'idealizzazione.
E come capisce Lei stessa, non è stato solo un trauma legato alla condotta sessuale violenta, ma in misura non minore il trauma è stato legato alla delusione: delusione delle aspettative idealizzanti, già preesistenti e psicologicamente non equilibrate.
Questo lo scrivo né a mo' di difesa, né a mo'di crirtica (né per lui, né per Lei).
Per quanto riguarda il nome di lui, non a caso esiste il segreto professionale, che permette di essere sinceri con lo specialista psichiatra o psicoterapeuta, e più in generale riguarda tutti i medici e gli psicologi. Questo è una regola fondamentale, altrimenti non ci sarebbe possibile lavorare.
Ad esempio, lo psichiatra, con il quale Lei ha avuto la relazione, penso che, raccontandoLe della sua vita, non Le raccontava dei propri pazienti.
Penso che questo consulto è stato per Lei una importante possibilità di spiegarsi.. a sé stessa e ad uno psichiatra, che interagisce con Lei in questo consulto.
Lei scrive che in realtà non avrebbe bisogno degli psichiatri o degli psicologi, che si sente bene così come è, ma dall'altra parte Lei ha scritto a noi, cercando l'aiuto.
Dunque ha bisogno di aiuto, e non penso che per ricevere questo aiuto sia sufficiente l'attuale consulto (solo in internet) e neanche trovare "semplicemente" un uomo che non La deluda o che una nuova esperienza positiva La curi dal trauma. Quest'ultima cosa è importante, ma il trauma non si cura così facilmente, perché condiziona la persona nei confronti delle nuove esperienze, condiziona le aspettative, i vissuti.
Inoltre, penso che il problema è anche antecedente alla relazione traumatica da Lei descritta e centra con la percezione dell'altra persona (come ho accennato sopra).
- E' un'illusione di poter guarire in tal modo, e mi denota anche la Sua difficoltà, la resistenza ad affrontare il problema. Anche quando Lei ha vissuto il trauma, Lei ha ricorso ad una soluzione simile: Lei ha interrotto i contatti con lui, si è "liberata" da lui, ma non ha funzionato.
Questa modalità quasi magica, di essere liberati da una malattia in modo simbolico (dicendo ad esempio, il nome), potrebbe forse funzionare in alcune culture dove le tradizioni sono più forti, dove il tessuto sociale, culturale, la mentalità sono molto più omogenei, perché lì l'atto simbolico forse aiuta a tornare nel seno della collettiva e della saggezza universale, dai quali lì forse non ci sono nemmeno i segreti (e lì, il malato, appunto, è chi devia dai principi e serba i segreti dalla collettività e dal principio superiore), ma non può funzionare nel nostro caso, tanto che Lei stessa si sente abbastanza diversa dagli altri e ci tiene ad esserlo.
Nella mia replica precedente non intendevo darLe etichette o diagnosi, e la correlazione con certi tipi di vissuto sessuale mi serviva come un modello generale, che è ancora utile. Ci può stare che Lei non accetti le forme di sesso estremo, ma l'ambito sessuale, nel Suo caso, è uno da capire meglio (non di tutto siamo consapevoli, soprattutto nella sessualità, e certe tendenze, che chiamiamo "perversioni" in realtà, in piccola misura fanno parte del bagaglio psicologico normale non sempre consapevole). E non meno dell'ambito sessuale nel senso stretto, bisogna capire il rapporto con un'altra persona nel senso complessivo.
Non c'è di male che il Suo rapporto con gli uomini è buono, ma Lei tende anche ad idealizzare sia gli uomini, che gli psichiatri uomini (sembra, in proporzione inversa rispetto alla sfiducia, anche questa quasi totale, rispetto alle donne), e, se si idealizza, non si riesce a percepire lui come un essere umano nella sua complessità; si tende a percepire di più quello di cui ha bisogno Lei e quello di cui ha paura Lei stessa, mentre la controparte rimane in gran parte incognita.
Sono intensi i Suoi propri vissuti diretti a lui (a lui: sia quello psichiatra, sia come prototipo degli altri): sia i vissuti positivi, sia di rivendicazione, sia di premura per lui, anche di fedeltà o di complicità ? Ma il partner stesso rimane percepito poco, rimane incognito.
Anche se Lei conosce il Suo nome, non si può dire che conosce lui. Anche se lui ha cercato ad aprirsi con Lei, sono stati più forti: le Sue aspettative, i Suoi bisogni, la Sua tendenza all'idealizzazione.
E come capisce Lei stessa, non è stato solo un trauma legato alla condotta sessuale violenta, ma in misura non minore il trauma è stato legato alla delusione: delusione delle aspettative idealizzanti, già preesistenti e psicologicamente non equilibrate.
Questo lo scrivo né a mo' di difesa, né a mo'di crirtica (né per lui, né per Lei).
Per quanto riguarda il nome di lui, non a caso esiste il segreto professionale, che permette di essere sinceri con lo specialista psichiatra o psicoterapeuta, e più in generale riguarda tutti i medici e gli psicologi. Questo è una regola fondamentale, altrimenti non ci sarebbe possibile lavorare.
Ad esempio, lo psichiatra, con il quale Lei ha avuto la relazione, penso che, raccontandoLe della sua vita, non Le raccontava dei propri pazienti.
Penso che questo consulto è stato per Lei una importante possibilità di spiegarsi.. a sé stessa e ad uno psichiatra, che interagisce con Lei in questo consulto.
Lei scrive che in realtà non avrebbe bisogno degli psichiatri o degli psicologi, che si sente bene così come è, ma dall'altra parte Lei ha scritto a noi, cercando l'aiuto.
Dunque ha bisogno di aiuto, e non penso che per ricevere questo aiuto sia sufficiente l'attuale consulto (solo in internet) e neanche trovare "semplicemente" un uomo che non La deluda o che una nuova esperienza positiva La curi dal trauma. Quest'ultima cosa è importante, ma il trauma non si cura così facilmente, perché condiziona la persona nei confronti delle nuove esperienze, condiziona le aspettative, i vissuti.
Inoltre, penso che il problema è anche antecedente alla relazione traumatica da Lei descritta e centra con la percezione dell'altra persona (come ho accennato sopra).
[#9]
Ex utente
Grazie ancora per la risposta esauriente, vorrei solo essere più precisa su una cosa
"E' un'illusione di poter guarire in tal modo, e mi denota anche la Sua difficoltà, la resistenza ad affrontare il problema. Anche quando Lei ha vissuto il trauma, Lei ha ricorso ad una soluzione simile: Lei ha interrotto i contatti con lui, si è "liberata" da lui, ma non ha funzionato."
I contatti li ha interrotti lui, non io.
Dopo l'ultimo espisodio e tutta la paura che ho avuto in quella mezz'ora di tempo, gli ho scritto successivamente via mail e l'ho riempito di insulti, mi sembra il minimo che potessi fare. Lui ha deciso di troncare la questione non rispondendomi più.
L'esigenza che avrei di fare il suo nome non è per guarire da alcuna malattia, non penso niente del genere. Il punto è che dopo 4 anni, dopo l'impossibilità di un confronto diretto e CIVILE tra me e lui, dopo l'assenza delle sue spiegazioni del perchè e per come ha deciso deliberatamente di farmi del male (perchè mi ha fatto del male), io provo un gran senso di RABBIA
Avrei gradito molto un confronto CIVILE in cui lui mi spiegava le motivazioni della sua condotta, ma questo non c'è mai stato (e l'ho chiesto)
E se le motivazioni non esistono allora avrei gradito anche un "mi andava di farlo perchè sono uno stronzo", mi avrebbe aiutato a voltare pagina
Purtroppo nutro sentimenti ambivalenti: rabbia per quel che è successo, affetto per la persona che conosco... perchè mi creda, l'ho conosciuto nel suo intimo ed è una persona che non sta bene almeno quanto me. Non parlo del LUI idealizzato (dominante, psichiatra e quello che vuole), parlo del lui che ha avuto determinati problemi che ha voluto condividere con me
Certo, io ho premura e giustificazioni per i suoi problemi... lui ne ha avuti per i miei? No
Ma va bene...
Il segreto professionale... lei affiderebbe la sua vita + la vita di una persona a cui tiene o ha tenuto al "segreto professionale" di terzi?
Io purtroppo no, non può pensare che il 100% dei professionisti sia corretto e se per caso le capita quello scorretto rovina una persona
Non avrei alcun problema a parlare di me e tutto ciò che mi riguarda... ma non il suo nome. Il punto è che io sto soffrendo per questo problema in primis, al resto ci sono abituata da sempre, mentre questo mi fa male
So di avere altri problemi svincolati da questo, lo so perfettamente
Mi sono d'intralcio ma non mi fanno soffrire
Forse penso, spero, di risolverli da sola (dirà che è un'altra illusione)
Si, mi piacerebbe dire "ho fatto tutto da sola! ho risolto tutto da sola!"
Forse vorrei anche un uomo... ma non faccio nulla per trovarlo
Ciò che avevo con lui, quegli incontri sporadici, rappresentano il mio stile di relazione... oltre mi soffoca
Non ho rapporti da molto tempo, forse ha ragione sulle ambulanze... anche se più del rapporto stesso (sessuale) mi mancano delle mani addosso, che mi tengono... che ci sono, ma che mi lasciano anche perchè ho bisogno di molto spazio
Ho chiesto il consulto per avere una vostra opinione sulla sua condotta e l'ho avuta, grazie
Lei è (sembra) molto corretto, non la sto idealizzando, dico ciò che penso in base alle sue opinioni e al modo di gestire i consulti nel dilungarsi così. Non è da tutti
La saluto con le lacrime, nel senso che sto piangendo, sono piuttosto stanca
"E' un'illusione di poter guarire in tal modo, e mi denota anche la Sua difficoltà, la resistenza ad affrontare il problema. Anche quando Lei ha vissuto il trauma, Lei ha ricorso ad una soluzione simile: Lei ha interrotto i contatti con lui, si è "liberata" da lui, ma non ha funzionato."
I contatti li ha interrotti lui, non io.
Dopo l'ultimo espisodio e tutta la paura che ho avuto in quella mezz'ora di tempo, gli ho scritto successivamente via mail e l'ho riempito di insulti, mi sembra il minimo che potessi fare. Lui ha deciso di troncare la questione non rispondendomi più.
L'esigenza che avrei di fare il suo nome non è per guarire da alcuna malattia, non penso niente del genere. Il punto è che dopo 4 anni, dopo l'impossibilità di un confronto diretto e CIVILE tra me e lui, dopo l'assenza delle sue spiegazioni del perchè e per come ha deciso deliberatamente di farmi del male (perchè mi ha fatto del male), io provo un gran senso di RABBIA
Avrei gradito molto un confronto CIVILE in cui lui mi spiegava le motivazioni della sua condotta, ma questo non c'è mai stato (e l'ho chiesto)
E se le motivazioni non esistono allora avrei gradito anche un "mi andava di farlo perchè sono uno stronzo", mi avrebbe aiutato a voltare pagina
Purtroppo nutro sentimenti ambivalenti: rabbia per quel che è successo, affetto per la persona che conosco... perchè mi creda, l'ho conosciuto nel suo intimo ed è una persona che non sta bene almeno quanto me. Non parlo del LUI idealizzato (dominante, psichiatra e quello che vuole), parlo del lui che ha avuto determinati problemi che ha voluto condividere con me
Certo, io ho premura e giustificazioni per i suoi problemi... lui ne ha avuti per i miei? No
Ma va bene...
Il segreto professionale... lei affiderebbe la sua vita + la vita di una persona a cui tiene o ha tenuto al "segreto professionale" di terzi?
Io purtroppo no, non può pensare che il 100% dei professionisti sia corretto e se per caso le capita quello scorretto rovina una persona
Non avrei alcun problema a parlare di me e tutto ciò che mi riguarda... ma non il suo nome. Il punto è che io sto soffrendo per questo problema in primis, al resto ci sono abituata da sempre, mentre questo mi fa male
So di avere altri problemi svincolati da questo, lo so perfettamente
Mi sono d'intralcio ma non mi fanno soffrire
Forse penso, spero, di risolverli da sola (dirà che è un'altra illusione)
Si, mi piacerebbe dire "ho fatto tutto da sola! ho risolto tutto da sola!"
Forse vorrei anche un uomo... ma non faccio nulla per trovarlo
Ciò che avevo con lui, quegli incontri sporadici, rappresentano il mio stile di relazione... oltre mi soffoca
Non ho rapporti da molto tempo, forse ha ragione sulle ambulanze... anche se più del rapporto stesso (sessuale) mi mancano delle mani addosso, che mi tengono... che ci sono, ma che mi lasciano anche perchè ho bisogno di molto spazio
Ho chiesto il consulto per avere una vostra opinione sulla sua condotta e l'ho avuta, grazie
Lei è (sembra) molto corretto, non la sto idealizzando, dico ciò che penso in base alle sue opinioni e al modo di gestire i consulti nel dilungarsi così. Non è da tutti
La saluto con le lacrime, nel senso che sto piangendo, sono piuttosto stanca
[#10]
Non pianga..., Lei ha avuto coraggio di scriverci.
Nelle mie risposte mi sono dilungato anche troppo, rischiando che Lei si sentisse incompresa: visto che sono cose delicate, avrei potuto risparmiare alcune ipotesi.
Ha ragione, personalmente non mi affiderei ad un collega qualsiasi. Tuttavia, se ci conosciamo abbastanza, allora avrei potuto pensare di affidarmi.. Se parliamo del rapporto fra psicoterapeuta e paziente, non subito si trova uno psicoterapeuta adatto a te, il rapporto di fiducia non si crea in una seduta, e può essere piuttosto patologico/ segno di sofferenza particolare, se già al primo incontro la persona cerca ti confidarti tutto.
un saluto anche a Lei
Nelle mie risposte mi sono dilungato anche troppo, rischiando che Lei si sentisse incompresa: visto che sono cose delicate, avrei potuto risparmiare alcune ipotesi.
Ha ragione, personalmente non mi affiderei ad un collega qualsiasi. Tuttavia, se ci conosciamo abbastanza, allora avrei potuto pensare di affidarmi.. Se parliamo del rapporto fra psicoterapeuta e paziente, non subito si trova uno psicoterapeuta adatto a te, il rapporto di fiducia non si crea in una seduta, e può essere piuttosto patologico/ segno di sofferenza particolare, se già al primo incontro la persona cerca ti confidarti tutto.
un saluto anche a Lei
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Approfondimento su Ansia
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