Depressione o altro?

Salve.
Sono sempre stata una persona timida, insicura e dall'aspetto fisico non piacevole.
Durante l'adolescenza le suddette caratteristiche hanno iniziato a pesarmi sempre più trasformandosi in ansia, sentimenti di inferiorità e paure che mi hanno portato, verso i 16/17 anni, a non riuscire più ad uscire di casa o ad avere amicizie.
La situazione familiare non è stata delle migliori. Mia madre all'epoca aveva i suoi problemi e si sfogava insultandomi pesantemente e mettendomi le mani addosso. Raggiunti i 12/13 anni iniziai a ribellarmi a questo suo comportamento. Ricordo un'episodio: durante l'ennesimo litigio e le mani che volavano, io la spinsi (non forte ) e lei cadde a terra. Quello che mi diceva dopo questi miei comportamenti era... " ma tu non sei normale! " .
Risale ai 18 anni la mia prima richiesta d'aiuto. Andai da uno spichiatra dopo uno strano periodo di pianto ininterrotto per settimane e la comparsa dell'amletico dubbio " ma sono pazza? è così che gli altri mi vedono? " Costui mi fece provare farmaci di varia natura, ognuno per breve periodo, fino ad arrivare alla cura che presi per anni : Entact e Lyrica. Non volle farmi una diagnosi e dovetti insistere molto prima di cavargli quelle parole di bocca: Depressione "lieve" e disturbo di personalità evitante.
Inutile dire come la diagnosi sia servita solo a peggiorare le cose e ad inculcarmi ancora di più il dubbio di essere/sembrare pazza che mi accompagna ormai da 10 anni.
Andai da questo dottore per un annetto circa senza vedere miglioramenti. Continuavo a rapportarmi con gli altri con mille paure addosso e la perenne sensazione di essere sbagliata. Mi sembrava addirittura di impietosire gli altri e se qualcuno mi faceva un complimento lo vivevo come la probabile risposta positiva a quel senso di pietà o direttamente al fatto di sembrare anomala, bisognosa di aiuto . Lo so è difficile da spiegare ed anche abbastanza assurdo come pensiero...
L'anno scorso decisi di provare di nuovo, questa volta con una psicologa che dopo il test del Rorschark e l'avermi fatto disegnare un albero, arrivò alla conclusione che secondo lei non ero affetta da alcun disturbo di personalità ma solo da "lieve" depressione, aggiungendo che non capiva il motivo della precedente diagnosi e che dubitava della serietà di chi me l'aveva fatta.
Purtroppo non conosco persone che soffrono di depressione per potermi confrontare con loro, nè tantomeno persone affette da disturbi di personalità... So solo che passo le mie giornate a farmi mille seghe mentali e che queste mi impediscono di vivere serenamente qualsiasi tipo di rapporto, perchè raggiungo livelli di ansia incredibili e anche il discorso più banale per me è solo fonte di paure, paura di aver detto qualcosa di strano, paura di non saperci fare, paura di parlare in modo sconclusionato come un "pazzo", paura di sembrare pazza etc etc...
Tutto ciò può rientrare nel campo della depressione o è troppo per essere "solo" depressione?! Mi scuso per il poema.
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Dr. Mario Savino Psichiatra 1.3k 75
Poema interessante ma assai complesso. Non possiamo far qui una diagnosi "a distanza", nemmeno facendole disegnare un albero :)
Potrebbe trattarsi di una comorbidità (coesistenza di più disturbi) tra depressione, fobia sociale ed ansia tra il panico e l'ossessività. Oppure, nel tempo, un temperamento distimico potrebbe aver preparato il terreno ad una depressione con ansia, sentimenti di inferiorità, evitamento per marcata sensitività interpersonale e per la paura che gli altri potessero accorgersi della nostra condizione.
Con ogni buona probabilità lei non è "pazza" e non lo diventerà ma necessita di una terapia farmacologica associata ad una buona psicoterapia (eviti però chi fa diagnosi con un paio di test e si permette anche di "dubitare della serietà" di un collega che non conosce... è davvero "poca persona" e forse anche "poca psicologa"

Mario Savino
medico
Specialista in Psichiatria

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Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
La ringrazio per la pronta risposta.
Purtroppo il fatto di aver iniziato e smesso di andare da qualcuno per ben 3 volte ( la terza persona era una specie di pranoterapeuta ) non gioca molto a mio favore.
Se iniziassi ad elencare le cose che sento che non vanno in me e le sensazioni assurde che provo non mi basterebbe un quaderno dello spessore delle pagine gialle, ma evidentemente non è abbastanza per riuscire a fronteggiare quell'ansia che mi permetterebbe di iniziare a fare qualcosa di routinario senza gettare la spugna l'ennesima volta.
Mi perdoni lo sfogo, ma ho paura che non riuscirò mai a risolvere la mia situazione...