Consiglio per l'ansia
Gent. dott., La ringrazio anticipatamente per l'attenzione che vorrà prestarmi. Sono una signora che nella vita ha sempre un po' sofferto d'ansia a fasi alterne. Da ragazza ho avuto anche attacchi di panico con agorafobia. Sedute da uno specialista mi hanno aiutato nelle fasi più critiche ma per tanto tempo non ho voluto ricorrere a farmaci perchè, forse sbagliando, ho sempre avuto paura che questi potessero in qualche modo cambiare la mia personalità o non farmi sentire sempre presente e lucida cosa che non potrei tollerare. I miei problemi penso siano dati da difficoltà nel relazionarmi con una persona della mia famiglia d'origine (quindi uno stress prolungato nel tempo perchè ogni tanto con questa persona devo avere a che fare) ma anche dal fatto che soffro da tantissimi anni di colon irritabile che mi dà diarrea cronica la quale influisce tantissimo sulla qualità della mia vita (problema già spiegato ad un gastroenterologo di questo portale se vorrà visionarlo). Nel 2006 ho accettato per la prima volta un anti-depressivo (Cymbalta) che un neurologo, al quale mi indirizzò il mio medico di famiglia, mi consigliò per una forma di stanchezza sproporzionata al tipo di vita che facevo e anche, disse, avrebbe potuto tenere un po' sotto controllo il mio problema intestinale dato che nessun farmaco, tra i tanti provati, sembrava funzionare. Duloxetina l'assunsi sino al 2010 quando a causa di un tumore al seno me lo sospesero perchè dovevo iniziare Tamoxifene e duloxetina (come so anche paroxetina) andava a inibire l'azione del Tamoxifene stesso. Dopo alcuni mesi senza anti-depressivo, iniziai venlafaxina 37,5 mg (compatibile con Tamoxifene) per tenere sotto controllo vampate di calore e sudorazioni notturne terribili che mi erano procurate da iniezioni di Decapeptyl che facevo ogni 28 gg dato che il mio tumore era ormono-dipendente e quindi hanno dovuto bloccarmi per 2 anni il ciclo mestruale. Terminato Decapeptyl e tornatomi il ciclo mestruale, dopo qualche mese smisi anche con venlafaxina. Questo risale ad un anno fa. Ora mi trovo però nuovamente in una fase critica perchè (a parte un po' di caldane notturne che mi sono tornate forse per un principio di pre-menopausa) vivo nel terrore (e sottolineo "terrore" senza temere di esagerare) che "Questran" (ne assumo mezza bustina al giorno ed è l'unico farmaco dal quale il mio intestino ha tratto beneficio consentendomi una qualità di vita più accettabile) arrivi a non farmi più effetto (questo perchè nei giorni scorsi è capitato 3 volte). Dovrei secondo lei riprendere venlafaxina? Se sì, è meglio a rilascio prolungato o immediato? 3 farmaci da prendere ogni giorno (anche se ad orari differenti) cioè Tamoxifene, Questran e Venlafaxina non sarebbero troppi? Data la mia resistenza gli anti-depressivi in genere posso sperare che la mia ansia si plachi anche col dosaggio minimo di 37,5 che è quello che prendevo fino a un anno fa? Io assumevo venlafaxina eurogenerici compresse 37,5. Grazie per l'ascolto
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Gentile Signora,
sarebbe utile che lei potesse essere seguita da uno specialista per il suo problema di ansia, egli potrebbe sicuramente consigliarla al meglio. Dato che Venlafaxina, magari a rilascio prolungato, le è stata utile in passato con dosaggi minimi sicuramente le sarebbe utile di nuovo. Tenga conto che il dosaggio di venlafaxina, in casi resistenti, può arrivare a 225 mg/die anche per i disturbi d'ansia.
Cordialità
sarebbe utile che lei potesse essere seguita da uno specialista per il suo problema di ansia, egli potrebbe sicuramente consigliarla al meglio. Dato che Venlafaxina, magari a rilascio prolungato, le è stata utile in passato con dosaggi minimi sicuramente le sarebbe utile di nuovo. Tenga conto che il dosaggio di venlafaxina, in casi resistenti, può arrivare a 225 mg/die anche per i disturbi d'ansia.
Cordialità
Dr. Roberto Di Rubbo
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Utente
Gent. dott., La ringrazio per la tempestiva risposta. In attesa di andare dal mio medico di famiglia o dal neurologo che in passato mi consigliò Cymbalta (sostituitomi poi da Venlafaxina dai medici dell'ospedale in cui fui operata di tumore al seno), Le ripeto una domanda: 3 farmaci assunti nello stesso giorno anche se in orari diversi (Venlafaxina, Questran e Tamoxifene) potrebbero essere troppi? Ed ora un'altra domanda che Le potrà risultare stupida ma per me non lo è: chi assume anti-depressivi anche per tutta la vita può rischiare di vedersi questa accorciata? (Faccio un esempio: se il destino di una persona fosse campare sino a 100 anni può morire a 99 se ha preso sempre anti-depressivi?). Questi pensieri penso che mi vengano perchè ho una madre che è da sempre stata contraria ad assumere farmaci e, pur non condividendo appieno il suo pensiero, devo dare atto che è una ultra-ottantenne ancora molto in gamba. Quando Le parlo che avrei intenzione di riprendere l'anti-depressivo, pur ovviamente lasciandomi libera nella scelta, la vedo storcere il naso come se pensasse: "Aggiungi un altro farmaco a quelli che già prendi?" e questo mi fa riflettere. Un'ultima domanda che più che altro è una curiosità: come le ho detto nella precedente mail, io presi venlafaxina eurogenerici compresse mg 37,5 (quindi non a rilascio prolungato): ora lei mi parla di quest'ultimo tipo: che differenza c'è? Ricordo di aver provato anche venlafaxina mg 37,5 capsule rigide a rilascio prolungato (dato che il mio medico mi aveva prescritto quelle "per sbaglio" in una occasione anzichè le solite compresse) ma non mi ero trovata molto bene: come mai? Quale poteva essere la differenza? Grazie ancora se vorrà rispondermi e buon lavoro.
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Gentile Utente,
"potrebbero essere troppi?"--------No.
"chi assume anti-depressivi anche per tutta la vita può rischiare di vedersi questa accorciata?"---------Non credo ci siano studi che suffragano questa ipotesi, per cui direi proprio di no. L'atteggiamento fobico verso i farmaci è comune e non deve meravigliare. Purtroppo non serve a nulla, anzi molto spesso procura ulteriore sofferenza.
"che differenza c'è?"-----Il farmaco viene rilasciato più lentamente, in uno spazio di tempo più lungo.
"ma non mi ero trovata molto bene: come mai? "-----------Una pura impresswione personale (effetto nocebo).
Cordialità,
"potrebbero essere troppi?"--------No.
"chi assume anti-depressivi anche per tutta la vita può rischiare di vedersi questa accorciata?"---------Non credo ci siano studi che suffragano questa ipotesi, per cui direi proprio di no. L'atteggiamento fobico verso i farmaci è comune e non deve meravigliare. Purtroppo non serve a nulla, anzi molto spesso procura ulteriore sofferenza.
"che differenza c'è?"-----Il farmaco viene rilasciato più lentamente, in uno spazio di tempo più lungo.
"ma non mi ero trovata molto bene: come mai? "-----------Una pura impresswione personale (effetto nocebo).
Cordialità,
[#4]
Gentile utente,
attualmente sono in commercio diverse venlafaxina che, pur riportando la dicitura "a rilascio prolungato", non sono a rilascio prolungato.
Gli unici due prodotti a rilascio prolungato disponibili e realmente tali sono Efexor RP (con meccanismo di microgranuli) e Zarelis (con meccanismo a microporo).
attualmente sono in commercio diverse venlafaxina che, pur riportando la dicitura "a rilascio prolungato", non sono a rilascio prolungato.
Gli unici due prodotti a rilascio prolungato disponibili e realmente tali sono Efexor RP (con meccanismo di microgranuli) e Zarelis (con meccanismo a microporo).
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
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Utente
Grazie ad entrambi i medici che mi hanno risposto. Certo che (e mi riferisco al dott. Ruggiero) sapere che in commercio esistono venlafaxina con la dicitura "a rilascio prolungato" e tali non sono mi lascia un po' spiazzata. Non riesco a capire come possa accadere ciò ma ci rinuncio perchè in fondo ciò che io vorrei è trovare un beneficio dal farmaco, sia quest'ultimo a rilascio prolungato o immediato. Comunque se si inizia con un tipo (per es. ad effetto immediato si può poi passare all'altro o una volta iniziato è meglio proseguire con lo stesso?). Per quanto tempo minimo assumerlo per avere benefici duraturi? Ho notato che il mio stato d'ansia si accentua prevalentemente in primavera (un po' prima dell'avvicinarsi del cambio di stagione vero e proprio) quando invece, le belle giornate soleggiate e più lunghe dovrebbero farci star meglio. Come mai? Un ultimo consiglio: come posso uscire dalla sensazione che cedere all'anti-depressivo sia una sconfitta? A volte la vivo proprio così ed è anche per questo che pure ora tendo a rimandare la ripresa del farmaco (anche se ancora non ne ho parlato col medico e quindi non so se ne ho effettivo bisogno). Per il mio disturbo di dissenteria cronica di cui parlai in precedenza non lavoro fuori casa (avrei paura di non riuscire a rispettare degli orari e per me, che ho sempre avuto un forte senso del dovere, sarebbe inaccettabile) e faccio una vita molto semplice perciò è come se io vedessi attorno a me persone più impegnate e attive e in qualche modo mi sentissi inferiore anche se non è proprio il termine adatto (ma ora non me ne veniva un altro). Ditemi anche voi, per favore, che non occorre essere "pazzi" per aver bisogno di un anti-depressivo in certi periodi o per tutta la vita. Cordiali saluti.
[#6]
Per avere un beneficio da un trattamento antidepressivo esso deve essere assunto a dose terapeutica per un periodo minimo di 6 mesi, considerato comunque minimale, per un periodo continuativo di 18-24 mesi.
L'utilizzo della scelta di formulazione dipende dal prescrittore, ma la formulazione di venlafaxina a rilascio prolungato sortisce una efficacia ben distribuita nel corso della giornata, senza sbalzi.
Una volta iniziato il trattamento è utile continuare con lo stesso farmaco, spesso il genericato ha un contenuto di prodotto non corrispondente a quello indicato sulla confezione e ciò può portare a trattamenti con dosaggi imprecisati e scarsa efficacia.
L'utilizzo di un antidepressivo è il normale utilizzo di un farmaco come un altro e non cede proprio a nulla.
Credo che il problema principale sia la comunicazione che le viene fornita all'atto della prescrizione.
L'utilizzo della scelta di formulazione dipende dal prescrittore, ma la formulazione di venlafaxina a rilascio prolungato sortisce una efficacia ben distribuita nel corso della giornata, senza sbalzi.
Una volta iniziato il trattamento è utile continuare con lo stesso farmaco, spesso il genericato ha un contenuto di prodotto non corrispondente a quello indicato sulla confezione e ciò può portare a trattamenti con dosaggi imprecisati e scarsa efficacia.
L'utilizzo di un antidepressivo è il normale utilizzo di un farmaco come un altro e non cede proprio a nulla.
Credo che il problema principale sia la comunicazione che le viene fornita all'atto della prescrizione.
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Utente
Gent. dott., ho letto con attenzione la sua risposta e rimango veramente colpita ad apprendere che (oltre al fatto che in commercio ci siano venlafaxina con dicitura "a RP" ma che in realtà non lo sono come mi disse nella sua prima risposta) "spesso il genericato ha un contenuto di prodotto non corrispondente a quello indicato sulla confezione e ciò può portare a trattamenti con dosaggi imprecisati e scarsa efficacia". Pensare che i farmaci generici sono stati tanto pubblicizzati come farmaci equivalenti a quelli di marca più conosciuta! Ciò non dovrebbe accadere dato che parliamo di farmaci e non di caramelle! Comunque Le chiedo ancora alcune cose:
a) In casa mi sono rimaste 2 scatole di venlafaxina mg 37,5 (ovviamente non scadute) da quando le smisi di assumere un anno fa. Una è Venlafaxina Eurogenerici compresse (c'è scritto anche "medicinale equivalente") e l'altra è "Venlafaxina Teva Italia" capsule rigide a rilascio prolungato (anche qui c'è scritto "medicinale equivalente"): secondo Lei posso terminare queste scatole (anche se una è a RP e una no) prima di passare magari a uno di quei due prodotti da Lei menzionatemi come veramente a RP?;
b) Venlafaxina mi era stata proposta inizialmente al dosaggio minimo perchè tale era sufficiente a tenere sotto controllo importanti sudorazioni e vampate di calore che mi dava Decapeptyl. Ora mi servirebbe ancora per le vampate che mi sono tornate (forse dovute a Tamoxifene e ad un inizio di pre-menopausa) ma vorrei che mi tenesse sotto controllo anche un po' d'ansia: secondo Lei (ovviamente ne parlerò poi anche col mio curante) potrebbe il dosaggio di 37,5 essere sufficiente anche per l'ansia o è troppo basso e quindi non farebbe niente per l'ansia?
Come già Le dissi, io sarei contenta se potessi prendere solo mg 37,5 perchè (essendo sensibile a questi farmaci e un po' restia a prenderli sempre per la mia idea, sicuramente sbagliata ma così è, che la vivo come una sconfitta), almeno so che quel dosaggio l'ho già provato e lo tolleravo senza particolari problemi mentre un aumento di dosaggio (anche solo passare a 75) mi crea ansia (ed è un paradosso perchè è proprio ciò che devo cercare di combattere!).
c) Sapendo che lo stress, oltre certi livelli, può portare a diversi problemi saprebbe indicarmi quale potrebbe essere l'atteggiamento più corretto da tenere nel caso in cui si viva uno stress prolungato nel tempo perchè, in parte, causato da un familiare che ovviamente non puoi eliminare ed ogni tanto devi averci a che fare volente o nolente? Mi permetto di chiederLe questo perchè so che (come mi disse un neurologo) l'anti-depressivo va visto come un aiuto, un supporto ma non deve sostituirsi all'atteggiamento più corretto nell'affrontare le problematiche per cercare di esserne il meno sopraffatti possibile.
Attendo fiduciosa una vs. risposta a ciascuno dei punti sopra-indicati e cordialmente saluto.
a) In casa mi sono rimaste 2 scatole di venlafaxina mg 37,5 (ovviamente non scadute) da quando le smisi di assumere un anno fa. Una è Venlafaxina Eurogenerici compresse (c'è scritto anche "medicinale equivalente") e l'altra è "Venlafaxina Teva Italia" capsule rigide a rilascio prolungato (anche qui c'è scritto "medicinale equivalente"): secondo Lei posso terminare queste scatole (anche se una è a RP e una no) prima di passare magari a uno di quei due prodotti da Lei menzionatemi come veramente a RP?;
b) Venlafaxina mi era stata proposta inizialmente al dosaggio minimo perchè tale era sufficiente a tenere sotto controllo importanti sudorazioni e vampate di calore che mi dava Decapeptyl. Ora mi servirebbe ancora per le vampate che mi sono tornate (forse dovute a Tamoxifene e ad un inizio di pre-menopausa) ma vorrei che mi tenesse sotto controllo anche un po' d'ansia: secondo Lei (ovviamente ne parlerò poi anche col mio curante) potrebbe il dosaggio di 37,5 essere sufficiente anche per l'ansia o è troppo basso e quindi non farebbe niente per l'ansia?
Come già Le dissi, io sarei contenta se potessi prendere solo mg 37,5 perchè (essendo sensibile a questi farmaci e un po' restia a prenderli sempre per la mia idea, sicuramente sbagliata ma così è, che la vivo come una sconfitta), almeno so che quel dosaggio l'ho già provato e lo tolleravo senza particolari problemi mentre un aumento di dosaggio (anche solo passare a 75) mi crea ansia (ed è un paradosso perchè è proprio ciò che devo cercare di combattere!).
c) Sapendo che lo stress, oltre certi livelli, può portare a diversi problemi saprebbe indicarmi quale potrebbe essere l'atteggiamento più corretto da tenere nel caso in cui si viva uno stress prolungato nel tempo perchè, in parte, causato da un familiare che ovviamente non puoi eliminare ed ogni tanto devi averci a che fare volente o nolente? Mi permetto di chiederLe questo perchè so che (come mi disse un neurologo) l'anti-depressivo va visto come un aiuto, un supporto ma non deve sostituirsi all'atteggiamento più corretto nell'affrontare le problematiche per cercare di esserne il meno sopraffatti possibile.
Attendo fiduciosa una vs. risposta a ciascuno dei punti sopra-indicati e cordialmente saluto.
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Non può utilizzare i due tipi differenti di venlafaxina sia perchè non sono di pari rilascio sia perchè non è ben identificato il dosaggio di farmaco equivalente presente.
Sarebbe opportuno risentire il parere di uno psichiatra.
Il dosaggio di 37.5 mg solitamente non è sufficiente.
Per ciò che attiene l'utilizzo di antidepressivo esso non è un aiuto aspecifico della situazione sofferta ma un trattamento a tutti gli effetti.
L'esposizione a situazioni stressanti o affrontamento di problematiche non è un atteggiamento corretto se non supportato da un continuo monitoraggio dello psichiatra eventualmente anche con un trattamento psicoterapeutico combinato.
L'evidenza di sintomi è un fenomeno patologico e come tale va trattato, non si tratta di avere un certo tipo di atteggiamento rispetto ad un altro se non è presente un obiettivo di risoluzione principale.
Sarebbe opportuno risentire il parere di uno psichiatra.
Il dosaggio di 37.5 mg solitamente non è sufficiente.
Per ciò che attiene l'utilizzo di antidepressivo esso non è un aiuto aspecifico della situazione sofferta ma un trattamento a tutti gli effetti.
L'esposizione a situazioni stressanti o affrontamento di problematiche non è un atteggiamento corretto se non supportato da un continuo monitoraggio dello psichiatra eventualmente anche con un trattamento psicoterapeutico combinato.
L'evidenza di sintomi è un fenomeno patologico e come tale va trattato, non si tratta di avere un certo tipo di atteggiamento rispetto ad un altro se non è presente un obiettivo di risoluzione principale.
[#9]
Utente
Gent dott., grazie per la risposta. Le scrivo ancora perchè sono stupita riguardo a ciò che ho appreso da lei sul genericato. Capisco che a me basterebbe usare il farmaco non generico e la questione sarebbe finita lì, ma mi è sempre piaciuto saper bene le cose perciò insisto su un fatto: se il GENERICATO HA SPESSO UN CONTENUTO DI PRODOTTO NON CORRISPONDENTE A QUELLO INDICATO SULLA CONFEZIONE nessuno ha mai detto nulla? Non è una cosa da denunciare? Questo per me è gravissimo perchè una persona prende il farmaco per migliorare un disturbo e magari ciò non avviene proprio per il motivo sopra-menzionato e non per altro come magari uno può credere. Oltretutto, nel mio caso, il medico sapeva bene che tipo di venlafaxina assumevo dato che era lui stesso a prescrivermela. Spero di essermi spiegata e di avere ulteriori delucidazioni anche da altri medici che volessero intervenire. Su entrambe le scatole di venlafaxina in mio possesso (quelle menzionate nel precedente post) c'è scritto che ogni capsula/compressa contiene 37,5 mg di venlafaxina come 42,42 e nell'altra 42,43 mg di venlafaxina cloridrato). QUESTO NON E' L'IDENTIFICAZIONE DEL FARMACO EQUIVALENTE PRESENTE? Un'ultima cosa perchè penso di non essermi spiegata bene: quando scrissi che un neurologo mi disse che il farmaco non deve sostituirsi all'atteggiamento più corretto nell'affrontare le problematiche per cercare di esserne meno sopraffatti possibile intendevo dire che quel medico mi disse che l'anti-depressivo da solo non può fare miracoli (altrimenti uno prende la pastiglietta e non avremmo più depressi in giro disse proprio lui) ma va visto come un bastone, un valido aiuto da affiancare però a determinati comportamenti (ad esempio quando in passato soffrii di agorafobia e panico mi dissero che non dovevo chiudermi in casa perchè solo lì non avevo attacchi ma uscire magari inizialmente per brevi tragitti ecc.). Spero di essere stata chiara. Aspetto risposta. Buon lavoro.
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La possibilità che un farmaco generico possa essere messo in commercio consente per legge al produttore di variare dall'originale fino ad un massimo del 20% di principio attivo, e vi è la possiblità di utilizzare eccipienti differenti.
Attualmente ciò è legale e consentito.
Se però un paziente ha effetti avversi da un farmaco diverso da quello prescritto e sostituito ad insaputa del medico, quest ultimo può essere perseguito penalmente e civilmente.
Quindi, se ha 100 mg di prodotto esso può contenere fino anche 80mg.
Se poi vi è un secondo genericato che prende come riferimento non il farmaco con brand ma il primo genericato, il 20% sarà del generico e non dell'altro, per cui si parte da un valore inferiore.
Per la venlafaxina alcuni prodotti contengono un prodotto non a rilascio prolungato racchiuso in una capsula eppure sulla scatola è scritto "a rilascio prolungato"
Tutto ciò avviene facendo credere ai pazienti di poter risparmiare sulla spesa farmaceutica mentre vengono coinvolti medici quali prescrittori di prodotti per "proprio tornaconto" e non per la salute del paziente.
Personalmente, non prescrivo mai il generico per motivi etici e per la salute dei pazienti.
Attualmente ciò è legale e consentito.
Se però un paziente ha effetti avversi da un farmaco diverso da quello prescritto e sostituito ad insaputa del medico, quest ultimo può essere perseguito penalmente e civilmente.
Quindi, se ha 100 mg di prodotto esso può contenere fino anche 80mg.
Se poi vi è un secondo genericato che prende come riferimento non il farmaco con brand ma il primo genericato, il 20% sarà del generico e non dell'altro, per cui si parte da un valore inferiore.
Per la venlafaxina alcuni prodotti contengono un prodotto non a rilascio prolungato racchiuso in una capsula eppure sulla scatola è scritto "a rilascio prolungato"
Tutto ciò avviene facendo credere ai pazienti di poter risparmiare sulla spesa farmaceutica mentre vengono coinvolti medici quali prescrittori di prodotti per "proprio tornaconto" e non per la salute del paziente.
Personalmente, non prescrivo mai il generico per motivi etici e per la salute dei pazienti.
[#11]
Utente
Grazie dottore per la sua esauriente risposta, farò tesoro di quanto appreso. E' proprio vero che non si impara mai abbastanza. Non mi dice nulla invece riguardo l'ultima parte del mio ultimo post ma fa lo stesso: la mia era solo una precisazione a quanto già detto precedentemente (ossia di vedere l'anti-depressivo come un aiuto senz'altro valido ma non come una pastiglia che agisce totalmente al ns posto). Se in futuro avrò nuovamente necessità mi farò sentire. Cordiali saluti.
[#12]
Scusi non avevo letto bene l'ultima parte perché spesso uso un dispositivo mobile.
Il farmaco ha lo scopo di ridurre completamente la sintomatologia, l'esposizione graduale al fattore stressante si costituisce come una delle tecniche specifiche della psicoterapia cognitiva-comportamentale, spesso abusata in quanto di facile applicazione.
L'esposizione ai fattori deve essere sempre monitorata da uno specialista specifico in quanto se essa fallisse il paziente avrebbe la tendenza ad imputare l'insuccesso anche alla terapia farmacologica.
Pertanto, l'utilizzo del farmaco ha lo scopo di dare un miglioramento significativo e non quello di un bastone momentaneo.
Il farmaco ha lo scopo di ridurre completamente la sintomatologia, l'esposizione graduale al fattore stressante si costituisce come una delle tecniche specifiche della psicoterapia cognitiva-comportamentale, spesso abusata in quanto di facile applicazione.
L'esposizione ai fattori deve essere sempre monitorata da uno specialista specifico in quanto se essa fallisse il paziente avrebbe la tendenza ad imputare l'insuccesso anche alla terapia farmacologica.
Pertanto, l'utilizzo del farmaco ha lo scopo di dare un miglioramento significativo e non quello di un bastone momentaneo.
[#14]
Utente
Gent dott., sono già qua ma solo per chiederLe una cosa veloce che ho dimenticato prima di domandarLe: se assumessi venlafaxina a RP a dosaggio di mg 75 devo prenderla in un'unica soluzione oppure divisa in due assunzioni giornaliere? A me sarebbe più comodo in un'unica soluzione sia perchè rischio meno di dimenticare di prendere il farmaco sia perchè ho orari abbastanza fissi in cui assumo già altri farmaci (ossia Tamoxifene e Questran) ma vorrei fare ciò che è meglio. Iniziando con 37,5 mg quanti giorni devono passare prima di aumentare il dosaggio a 75 mg? Quando il farmaco (dopo mesi) verrà sospeso, i benefici per quanto tempo durano? Ossia, generalmente periodicamente una persona ansiosa necessita di riprendere l'anti-depressivo oppure se lo ha assunto per un periodo di tempo sufficientemente lungo può sperare di non averne mai più bisogno perchè i benefici si protraggono anche una volta finita la cura?Grazie.
[#15]
Non può chiedere a me una prescrizione senza che l'abbia visitata.
Deve far riferimento ad un medico di persona che possa stabilire la prescrizione e le modalità di assunzione tenendo conto anche delle sue necessità di assunzione di altri farmaci.
Deve far riferimento ad un medico di persona che possa stabilire la prescrizione e le modalità di assunzione tenendo conto anche delle sue necessità di assunzione di altri farmaci.
[#16]
Utente
Gent. dott., La tengo aggiornata. Stamane sono stata dal mio curante al quale ho spiegato i miei sintomi e mi ha prescritto venlafaxina cloridrato (Zarelis) 37,5 mg. Dopo aver appreso quanto da Lei detto, ho chiesto espressamente il farmaco di marca. Pure il mio medico dice che il produttore per legge può variare dall'originale sino al 20% ma, a differenza sua, dice che il genericato deve prendere sempre come riferimento il farmaco noto altrimenti se prendesse come esempio un altro genericato, si ridurrebbe troppo il contenuto del prodotto. Il medico mi ha poi rassicurato sulla mia paura a passare successivamente ad un dosaggio superiore perchè dice che potrebbe anche non essere necessario: iniziamo con 37,5 e vediamo come va.
A parte questo volevo chiederLe:
- Dato che il mio malessere è prevalentemente mattutino va bene il RP oppure, dato che per il resto della giornata non avrei la necessità di copertura perchè sto abbastanza bene, era meglio il rilascio immediato così da farmi subito più effetto proprio al mattino quando ne ho più bisogno (dato che lo prenderei subito dopo colazione)? In fondo io mi trovavo bene con le compresse NON a RP che assunsi per oltre 2 anni e oggi sono stata io a chiedere il RP senza quasi sapere perchè (forse perchè ho letto che viene rilasciato più lentamente in uno spazio di tempo più lungo ma come ripeto io ne avrei bisogno solo al mattino e non mi interesserebbe se non mi coprisse tutta la giornata).
- Un anti-depressivo risulta efficace a curare i sintomi anche se permane la causa che li crea? (nel mio caso una persona con la quale ogni tanto devo avere a che fare?)
Cordiali saluti.
A parte questo volevo chiederLe:
- Dato che il mio malessere è prevalentemente mattutino va bene il RP oppure, dato che per il resto della giornata non avrei la necessità di copertura perchè sto abbastanza bene, era meglio il rilascio immediato così da farmi subito più effetto proprio al mattino quando ne ho più bisogno (dato che lo prenderei subito dopo colazione)? In fondo io mi trovavo bene con le compresse NON a RP che assunsi per oltre 2 anni e oggi sono stata io a chiedere il RP senza quasi sapere perchè (forse perchè ho letto che viene rilasciato più lentamente in uno spazio di tempo più lungo ma come ripeto io ne avrei bisogno solo al mattino e non mi interesserebbe se non mi coprisse tutta la giornata).
- Un anti-depressivo risulta efficace a curare i sintomi anche se permane la causa che li crea? (nel mio caso una persona con la quale ogni tanto devo avere a che fare?)
Cordiali saluti.
[#17]
L'utilizzo di una molecola è una scelta personalizzata sul paziente dopo visita diretta.
La possibilità di usare un farmaco a rilascio prolungato è una delle tante possibilità di trattamento.
Nella mia esperienza clinica risulta una scelta corretta, ma qualcun altro può affermare l'esatto contrario.
La depressione ed i suoi sintomi vengono trattati dal farmaco in modo efficace, le motivazioni connesse al fenomeno depressivo sono svariate ma considerando un agente stressante l'azione patogena si svolge sempre nel cervello e nelle sue membrane.
La persistenza di un fattore stressante non incide sull'andamento della depressione dal punto di vista della malattia in senso stretto ed il trattamento può creare fenomeni di reazione al fattore stressante.
La possibilità di usare un farmaco a rilascio prolungato è una delle tante possibilità di trattamento.
Nella mia esperienza clinica risulta una scelta corretta, ma qualcun altro può affermare l'esatto contrario.
La depressione ed i suoi sintomi vengono trattati dal farmaco in modo efficace, le motivazioni connesse al fenomeno depressivo sono svariate ma considerando un agente stressante l'azione patogena si svolge sempre nel cervello e nelle sue membrane.
La persistenza di un fattore stressante non incide sull'andamento della depressione dal punto di vista della malattia in senso stretto ed il trattamento può creare fenomeni di reazione al fattore stressante.
[#18]
Utente
Gent. dott., mi ritrovo a scriverLe per chiederLe gentilmente un paio di cose se può rispondermi.
a) Qual è il momento migliore della giornata per l'assunzione di un anti-depressivo? Nel mio caso vorrei assumere Zarelis 37,5 mg al mattino ma, dato che un'ora prima di colazione assumo già mezza bustina di Questran nel bugiardino del quale c'è scritto di assumerlo lontano da altri farmaci, le chiedevo: quanto tempo vuol dire quel "lontano"? E' sufficiente ad esempio far passare un'ora tra Questran e Zarelis?
Se fosse possibile fare così, assumerei colestiramina appunto un'ora prima di colazione e venlafaxina dopo colazione così da prenderla a stomaco pieno.
b) Dato che venlafaxina è meglio assumerla a stomaco pieno è sufficiente dopo una colazione anche leggera? La mia si limita a una tazzina di tè con qualche biscotto.
Gradirei inoltre sapere se, nella sua esperienza, ha notato se venlafaxina è davvero efficace nel tenere sotto controllo i sintomi tipici della menopausa (caldane, sudorazioni ecc.). Io non sono ancora in menopausa ma probabilmente per un principio di pre-menopausa e al tamoxifene mg 20 che assumo da oltre 3 anni mi ritrovo ad avere questi fastidi che vorrei attenuare ricorrendo appunto all'anti-depressivo dato che, per pregressa neoplasia mammaria, non posso fare la terapia ormonale sostitutiva e altre terapie (isoflavoni di soia) si sono dimostrate, nel mio caso, inefficaci. Grazie per la risposta che vorrà darmi.
a) Qual è il momento migliore della giornata per l'assunzione di un anti-depressivo? Nel mio caso vorrei assumere Zarelis 37,5 mg al mattino ma, dato che un'ora prima di colazione assumo già mezza bustina di Questran nel bugiardino del quale c'è scritto di assumerlo lontano da altri farmaci, le chiedevo: quanto tempo vuol dire quel "lontano"? E' sufficiente ad esempio far passare un'ora tra Questran e Zarelis?
Se fosse possibile fare così, assumerei colestiramina appunto un'ora prima di colazione e venlafaxina dopo colazione così da prenderla a stomaco pieno.
b) Dato che venlafaxina è meglio assumerla a stomaco pieno è sufficiente dopo una colazione anche leggera? La mia si limita a una tazzina di tè con qualche biscotto.
Gradirei inoltre sapere se, nella sua esperienza, ha notato se venlafaxina è davvero efficace nel tenere sotto controllo i sintomi tipici della menopausa (caldane, sudorazioni ecc.). Io non sono ancora in menopausa ma probabilmente per un principio di pre-menopausa e al tamoxifene mg 20 che assumo da oltre 3 anni mi ritrovo ad avere questi fastidi che vorrei attenuare ricorrendo appunto all'anti-depressivo dato che, per pregressa neoplasia mammaria, non posso fare la terapia ormonale sostitutiva e altre terapie (isoflavoni di soia) si sono dimostrate, nel mio caso, inefficaci. Grazie per la risposta che vorrà darmi.
[#19]
Gentile Utente,
e' sufficiente far passare un'ora fra l'assunzione di un farmaco e l'altro. Può assumere Zarelis dopo colazione, anche se la colazione e' leggera. Zarelis e' un farmaco efficace nel controllare lo stato ansioso e/o depressivo eventualmente associato ai cambiamenti ormonali di menopausa e premenopausa, non certo a far scomparire , ovviamente, i segni costitutivi di tali stati. E' evidente che il dosaggio dovrà essere adeguato dal suo curante. Tenga conto che 37.5 mg e' il più basso possibile e, con sintomi psichiatrici conclamati solitamente e' inefficace.
Cordialità,
e' sufficiente far passare un'ora fra l'assunzione di un farmaco e l'altro. Può assumere Zarelis dopo colazione, anche se la colazione e' leggera. Zarelis e' un farmaco efficace nel controllare lo stato ansioso e/o depressivo eventualmente associato ai cambiamenti ormonali di menopausa e premenopausa, non certo a far scomparire , ovviamente, i segni costitutivi di tali stati. E' evidente che il dosaggio dovrà essere adeguato dal suo curante. Tenga conto che 37.5 mg e' il più basso possibile e, con sintomi psichiatrici conclamati solitamente e' inefficace.
Cordialità,
[#20]
Utente
Gent. dott. Di Rubbo, La ringrazio per la risposta. Spero che nel mio caso, conoscendo la mia resistenza agli psico-farmaci in genere, il dosaggio minimo sia sufficiente a controllare i miei sintomi. So di sbagliare ma se prendo l'anti-depressivo dico, ad esempio: "Guarda, mi devo curare io per quello che mi ha provocato questa persona" e mi sale la rabbia.
Non è un atteggiamento giusto da tenere, vero?
Inizierò così poi vedremo come va. Come ho già avuto modo di dire nei precedenti post, venlafaxina 37,5 mi era stata consigliata dall'oncologo proprio per tenere sotto controllo i sintomi tipici della menopausa (nel mio caso indotta, per 2 anni, da Decapeptyl). Erano vampate e sudorazioni talmente importanti che avevo veramente avuto paura di non riuscire a portare avanti la terapia pur sapendo bene l'eventuale rischio a cui andavo incontro (nel caso, avrei comunque continuato con Tamoxifene che tuttora assumo). Dopo 2 anni (con l'aiuto di venlafaxina e agopuntura) smisi il Decapeptyl e anche venlafaxina. Sono andata avanti senza problemi per un anno ma ora, forse per la pre-menopausa, le vampate e le sudorazioni (anche se in misura minore) sono tornate ed io vorrei correre ai ripari prima che arrivino ad essere così importanti come in precedenza.
Quello che non ho ben capito è se l'anti-depressivo (e venlafaxina in particolare) può attenuare queste sudorazioni e vampate anche in soggetti non ansiosi oppure se viene prescritto solo a soggetti ansiosi.
Grazie ancora e buon lavoro.
Non è un atteggiamento giusto da tenere, vero?
Inizierò così poi vedremo come va. Come ho già avuto modo di dire nei precedenti post, venlafaxina 37,5 mi era stata consigliata dall'oncologo proprio per tenere sotto controllo i sintomi tipici della menopausa (nel mio caso indotta, per 2 anni, da Decapeptyl). Erano vampate e sudorazioni talmente importanti che avevo veramente avuto paura di non riuscire a portare avanti la terapia pur sapendo bene l'eventuale rischio a cui andavo incontro (nel caso, avrei comunque continuato con Tamoxifene che tuttora assumo). Dopo 2 anni (con l'aiuto di venlafaxina e agopuntura) smisi il Decapeptyl e anche venlafaxina. Sono andata avanti senza problemi per un anno ma ora, forse per la pre-menopausa, le vampate e le sudorazioni (anche se in misura minore) sono tornate ed io vorrei correre ai ripari prima che arrivino ad essere così importanti come in precedenza.
Quello che non ho ben capito è se l'anti-depressivo (e venlafaxina in particolare) può attenuare queste sudorazioni e vampate anche in soggetti non ansiosi oppure se viene prescritto solo a soggetti ansiosi.
Grazie ancora e buon lavoro.
[#22]
Utente
Gent. dott., grazie ancora per avermi risposto. Le chiedo solo se può rispondere con un sì o un no a questa mia domanda anche se le sembrerò ripetitiva:
"Venlafaxina può tenere sotto controllo i sintomi tipici della pre-menopausa/menopausa anche in soggetti NON ansiosi?".
Per il resto capisco bene che non può bloccare il calo degli estrogeni tipico di questo delicato periodo della donna. Le chiedo questo perchè a me sembra d'avere caldane e sudorazioni pur accettando questa fase della vita, nel senso che non la vivo male ma i sintomi fastidiosi ci sono comunque e possono generare ansia: penso siano i sintomi a generarla e non l'ansia a causare questi sintomi. Sbaglio dottore? Grazie.
"Venlafaxina può tenere sotto controllo i sintomi tipici della pre-menopausa/menopausa anche in soggetti NON ansiosi?".
Per il resto capisco bene che non può bloccare il calo degli estrogeni tipico di questo delicato periodo della donna. Le chiedo questo perchè a me sembra d'avere caldane e sudorazioni pur accettando questa fase della vita, nel senso che non la vivo male ma i sintomi fastidiosi ci sono comunque e possono generare ansia: penso siano i sintomi a generarla e non l'ansia a causare questi sintomi. Sbaglio dottore? Grazie.
[#24]
Utente
Gent. dott., certamente non sono eliminabili però ho avuto modo di leggere che venlafaxina potrebbe ridurre del 60% (questo ho letto) le vampate di calore. Ovviamente ho detto "potrebbe" perchè magari non ha tutti i soggetti questo capita (come tutti i farmaci su certe persone funzionano di più e su altre meno) ma a me in passato aveva funzionato (quando ero in menopausa indotta da Decapeptyl) e spero che possa tornare a funzionare ancora. Non posso fare la TOS pertanto la venlafaxina potrebbe essere un'alternativa che, ripeto, in passato si era già dimostrata efficace su di me. Anche in internet vedo che nell'elenco dei farmaci e non per combattere (e dico combattere e non eliminare completamente) le caldane compare sempre l'anti-depressivo (venlafaxina come anche altri anti-depressivi sia del tipo SSRI che di altro tipo). Conviene con me dottore? Grazie per la sua pazienza.
[#25]
Gentile Utente,
Uno studio condotto su due gruppi di donne in menopausa, il primo composto da mastectomizzate ed il secondo con menopausa fisiologica, cui era stata somministrata Venlafaxina al dosaggio di 75 mg/ die, valutate a 12 settimane di terapia, ha dimostrato l'inefficacia si Venlafaxina nel ridurre i disturbi caratteristici della menopausa. L'azione del farmaco e' da ritenersi efficace solo dove siano
presenti sintomi di ansia e/o depressione.
Cordialità,
Uno studio condotto su due gruppi di donne in menopausa, il primo composto da mastectomizzate ed il secondo con menopausa fisiologica, cui era stata somministrata Venlafaxina al dosaggio di 75 mg/ die, valutate a 12 settimane di terapia, ha dimostrato l'inefficacia si Venlafaxina nel ridurre i disturbi caratteristici della menopausa. L'azione del farmaco e' da ritenersi efficace solo dove siano
presenti sintomi di ansia e/o depressione.
Cordialità,
[#26]
Utente
Gent. dott., anch'io ho letto da qualche parte su internet dello studio di cui lei mi parla nel suo ultimo post. Le volevo però anche raccontare, a semplice titolo informativo, la mia esperienza diretta. 3 anni fa, nell'ospedale della mia città, sono entrata pure io in uno studio condotto su 2 gruppi di donne operate di tumore al seno e in trattamento con terapie ormonali. Lo studio, a differenza di quello da lei citato, si prefiggeva di valutare l'efficacia dell'agopuntura nel combattere i sintomi tipici delle suddette terapie ormonali in donne operate di tumore al seno. Entrambi i gruppi erano composti appunto da donne operate di tumore al seno (non necessariamente mastectomizzate perchè, ad es., io ho fatto quadrantectomia ma ugualmente sono stata messa in menopausa x 2 anni dato che il mio tumore era ormono-dipendente). La differenza era che, ad un primo gruppo hanno solamente cambiato lo stile di vita (ossia dovevano attenersi a certe regole di alimentazione, movimento ecc.) mentre al secondo gruppo (al quale io appartenevo) oltre allo stile di vita han fatto fare 10 sedute di agopuntura (mediamente settimanalmente). A tutte era stato chiesto di non assumere altri farmaci per combattere le sudorazioni e le vampate nel periodo dello studio (durato circa 3 mesi) altrimenti alla fine non si poteva valutare se un eventuale miglioramento era dato dall'agopuntura o dai farmaci che eventualmente qualcuna poteva aver preso nel medesimo periodo. Questo è stato sottoscritto.
Vuole saperne una dottore?
Quando su di me han visto che dopo 7 sedute di agopuntura e modifica dello stile di vita (non più di tanto perchè il mio stile di vita è sempre stato abbastanza regolare) le mie problematiche di sudorazioni e vampate eccessive e insopportabili non si attenuavano, sono stati gli stessi medici (oncologa + agopuntore ecc.) a consigliarmi venlafaxina mg 37,5 anche se, come le dissi prima, nel regolamento c'era il divieto di assumere farmaci fintanto che questo studio non fosse terminato. Dall'ottava seduta di agopuntura (assumendo contemporaneamente venlafaxina mg 37,5 al gg e non 75 mg come nello studio invece indicato da lei) i sintomi sono in breve tempo migliorati e sono riuscita a portare a termine i 2 anni di Decapeptyl consigliatimi (mentre Tamoxifene lo sto ancora prendendo) che non avrei mai creduto perchè stavo così male che volevo interrompere quelle punture.
Conclusione: ancora adesso non so se è stata l'agopuntura o la venlafaxina (o l'associazione di entrambe) a migliorare i miei sintomi ma in fondo quello che per me contava era il risultato e quello l'ho ottenuto. Mi resta però il rammarico di sapere che se tutti gli studi sono portati avanti così non sono molto attendibili perchè prima mi avevano fatto sottoscrivere che non avrei dovuto assumere altri farmaci durante lo studio e poi sono stati loro a propormelo. Capito dottore? Contenta io di aver risolto ma lo studio, se altre han fatto come me, sicuramente non è molto attendibile.
Conclusione: ritengo che venlafaxina aiuti nel tenere sotto controllo i sintomi della menopausa per averlo letto in internet ma principalmente per averlo sperimentato di persona. Spero che riprendendola funzioni ancora dato che ora, forse in pre-menopausa, i disturbi sono tornati anche se meno accentuati di un tempo. Poi se aiuta anche un po' contro l'ansia, meglio ma quello è un fattore in più. Grazie per avermi ascoltata, spero le abbia fatto piacere conoscere la mia esperienza.
Vuole saperne una dottore?
Quando su di me han visto che dopo 7 sedute di agopuntura e modifica dello stile di vita (non più di tanto perchè il mio stile di vita è sempre stato abbastanza regolare) le mie problematiche di sudorazioni e vampate eccessive e insopportabili non si attenuavano, sono stati gli stessi medici (oncologa + agopuntore ecc.) a consigliarmi venlafaxina mg 37,5 anche se, come le dissi prima, nel regolamento c'era il divieto di assumere farmaci fintanto che questo studio non fosse terminato. Dall'ottava seduta di agopuntura (assumendo contemporaneamente venlafaxina mg 37,5 al gg e non 75 mg come nello studio invece indicato da lei) i sintomi sono in breve tempo migliorati e sono riuscita a portare a termine i 2 anni di Decapeptyl consigliatimi (mentre Tamoxifene lo sto ancora prendendo) che non avrei mai creduto perchè stavo così male che volevo interrompere quelle punture.
Conclusione: ancora adesso non so se è stata l'agopuntura o la venlafaxina (o l'associazione di entrambe) a migliorare i miei sintomi ma in fondo quello che per me contava era il risultato e quello l'ho ottenuto. Mi resta però il rammarico di sapere che se tutti gli studi sono portati avanti così non sono molto attendibili perchè prima mi avevano fatto sottoscrivere che non avrei dovuto assumere altri farmaci durante lo studio e poi sono stati loro a propormelo. Capito dottore? Contenta io di aver risolto ma lo studio, se altre han fatto come me, sicuramente non è molto attendibile.
Conclusione: ritengo che venlafaxina aiuti nel tenere sotto controllo i sintomi della menopausa per averlo letto in internet ma principalmente per averlo sperimentato di persona. Spero che riprendendola funzioni ancora dato che ora, forse in pre-menopausa, i disturbi sono tornati anche se meno accentuati di un tempo. Poi se aiuta anche un po' contro l'ansia, meglio ma quello è un fattore in più. Grazie per avermi ascoltata, spero le abbia fatto piacere conoscere la mia esperienza.
[#27]
Gentile Signora,
mi fa piacere conoscere la sua esperienza, e ancora di più sapere che comunque lei ha trovato in passato rimedio ai suoi disturbi, cosa che spero vivamente avvenga ancora. Detto questo si pongono due problemi. 1) a che cosa fare riferimento nell'adozione di cure. a studi scientifici controllati randomizzati in doppio cieco, a metanalisi, o ad impressioni personali? Verosimilmente, nella pratica, ad entrambe le cose, non ad una sola. Ci sono stati e ci sono casi di cure salvifiche in cui non c'è evidenza scientifica di efficacia. 2) Gli studi scientifici possono essere alterati per scarsa rigorosità di esecuzione o addirittura in modo fraudolento? Può darsi.
Per cui se lei ritiene che la venlafaxina aiuti nel tenere sotto controllo i sintomi della menopausa al dosaggio di 37.5 mg, non agendo sulla componente ansioso/depressiva ma sul meccanismo patogenetico delle caldane, per averlo sperimentato di persona, io non posso che esserle grato perchè la sua esperienza mi arricchisce portandomi a conoscenza di una cosa che evidentemente sottostimavo.
Cordialità,
mi fa piacere conoscere la sua esperienza, e ancora di più sapere che comunque lei ha trovato in passato rimedio ai suoi disturbi, cosa che spero vivamente avvenga ancora. Detto questo si pongono due problemi. 1) a che cosa fare riferimento nell'adozione di cure. a studi scientifici controllati randomizzati in doppio cieco, a metanalisi, o ad impressioni personali? Verosimilmente, nella pratica, ad entrambe le cose, non ad una sola. Ci sono stati e ci sono casi di cure salvifiche in cui non c'è evidenza scientifica di efficacia. 2) Gli studi scientifici possono essere alterati per scarsa rigorosità di esecuzione o addirittura in modo fraudolento? Può darsi.
Per cui se lei ritiene che la venlafaxina aiuti nel tenere sotto controllo i sintomi della menopausa al dosaggio di 37.5 mg, non agendo sulla componente ansioso/depressiva ma sul meccanismo patogenetico delle caldane, per averlo sperimentato di persona, io non posso che esserle grato perchè la sua esperienza mi arricchisce portandomi a conoscenza di una cosa che evidentemente sottostimavo.
Cordialità,
[#28]
Utente
Gent. dott. Di Rubbo, sono contenta che abbia letto volentieri il racconto della mia esperienza e soprattutto sono contenta di essere stata ascoltata e capita. E' veramente un piacere dialogare con Lei. Se in futuro avrò ancora necessità di un consulto La contatterò anche solo per tenerLa aggiornata. Solo un'ultima cosa veloce volevo chiederLe. Ho acquistato proprio oggi Zarelis 37,5 compresse RP ma dato che in casa conservo ancora (dall'ultima volta che le assunsi) 2 scatole di venlafaxina Teva Italia 37,5 mg capsule rigide RP (medicinale equivalente) posso usare anche queste oppure non si possono mischiare perchè lo Zarelis sono COMPRESSE e le altre CAPSULE? Mi spiace anche buttarle (anche se hanno un costo limitato per me essendo un farmaco in fascia A) dato che queste ultime, pur avendole in casa da tempo, non sono ancora scadute.
Un'altra differenza che ho notato è che sulla scatola di Zarelis c'è scritto che ogni compressa a RP contiene venlafaxina 37,5 mg (come cloridrato) mentre sulla scatola di venlafaxina Teva Italia (medicinale equivalente) c'è scritto che ogni capsula rigida a RP contiene 37,5 mg di venlafaxina (pari a 42,43 mg di venlafaxina cloridrato).
Conclusione: posso finire le capsule sopra-menzionate e poi andare avanti sempre con lo Zarelis senza avere problemi al cambio? Grazie ancora.
Un'altra differenza che ho notato è che sulla scatola di Zarelis c'è scritto che ogni compressa a RP contiene venlafaxina 37,5 mg (come cloridrato) mentre sulla scatola di venlafaxina Teva Italia (medicinale equivalente) c'è scritto che ogni capsula rigida a RP contiene 37,5 mg di venlafaxina (pari a 42,43 mg di venlafaxina cloridrato).
Conclusione: posso finire le capsule sopra-menzionate e poi andare avanti sempre con lo Zarelis senza avere problemi al cambio? Grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 29 risposte e 15.4k visite dal 18/03/2014.
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