Panico e terrore
Salve, sono Eleonora, ho quasi24 anni e da novembre 2012 ho iniziato a soffrire di attacchi di panico fortissimi, per i quali mi sono recata in ospedale un paio di volte (ovviamente non avevo nulla di ''organico'' e sono stata mandata a casa con qualche goccia di ansiolitico in corpo). Premetto che sono una studentessa del quinto anno di medicina, quindi dovrei saperne abbastanza per tranquillizzarmi, invece non ci riesco. Non riesco più a fare cose banali, tipo guidare, uscire con gli amici, restare sola a casa! Costantemente ho la sensazione di corpo estraneo fermo in gola (questo quando sto ''bene''), ma quando peggiora sento che la gola mi si chiude, avverto dolori in tutto il corpo, la testa si svuota, sento fastidio all'occhio destro, sento di non riuscire a respirare e mi viene solo voglia di scappare e cercare aiuto. So che è una questione mentale, ma io non riesco più a vivere. Per fortuna lo studio ne ha risentito pochissimo, ma la mia vita sociale, i miei rapporti, si sono quasi azzerati (ho lasciato il mio ragazzo dopo due anni, perchè non ce la facevo a stare accanto a lui in queste condizioni). Sono stata in cura da uno psicoterapeuta, da cui andavo una volta a settimana, ma ad ottobre 2013 sono esplosa, con rischio di danneggiare me stessa e una persona a me molto cara, e ho deciso di rivolgermi ad un Neuropsichiatra, con cui faccio sedute di 2 ore l'una, 3 volte alla settimana. Per andarci devo guidare per circa un'ora e sono riuscita ad andarci da sola solo una volta (3 attacchi di panico tremendi all'andata) e adesso sono terrorizzata all'idea di riprovare. Lo specialista che mi segue fa questo lavoro da 30 anni, è molto conosciuto (non dico il nome per ovvi motivi) e non prescrive farmaci se non in casi in cui dovesse risultare indispensabile. Io a volte ne sento il bisogno ma, con le ultime briciole del mio carattere battagliero e determinato, ho deciso di farne a meno. Vorrei un consiglio, vorrei sapere se si guarisce, se i miei sintomi sono normali, se è vero che possono acuirsi in alcune condizioni (per esempio alla guida, o allontanandosi da posti considerati ''sicuri''). Vi ringrazio per il servizio che offrite, pensavo di poter essere più stringata, ma ''noi ansiosi'' purtroppo siamo prolissi. Buon lavoro!
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Gentile utente,
Il disturbo di panico ha una terapia farmacologica specifica (farmaci della categoria antidepressivi, senza che questo abbia a che vedere con la depressione, come categoria farmaceutica), non è chiaro perché da una parte l'unico rimedio indicato siano stati gli ansiolitici su un attacco di panico ormai concluso, e perché una psicoterapia con 3 sedute alla settimana di 2 ore come approccio se la diagnosi è stata confermata come disturbo di panico.
Il disturbo di panico ha una terapia farmacologica specifica (farmaci della categoria antidepressivi, senza che questo abbia a che vedere con la depressione, come categoria farmaceutica), non è chiaro perché da una parte l'unico rimedio indicato siano stati gli ansiolitici su un attacco di panico ormai concluso, e perché una psicoterapia con 3 sedute alla settimana di 2 ore come approccio se la diagnosi è stata confermata come disturbo di panico.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Il fatto è che non mi è stata comunicata una diagnosi. A detta del mio psichiatra, una qualsiasi ''etichetta'' potrebbe influenzarmi e farmi deviare dal percorso terapeutico che sto affrontando. Mi ha messa davanti ad una scelta (perchè lui da medico è tenuto a fornire una diagnosi), ed io ho scelto di non sapere. Ho delle questioni passate da affrontare, e dovrei affrontarle comunque, qualsiasi fosse il disturbo che mi affligge... Fermo restando che questo dottore agisce per il mio interesse e su questo non ho dubbi. Comunque l'ansiolitico mi è stato dato durante l'attacco, mentre ero al pronto soccorso (mi sono forse espressa male?), poi ho preso qualche goccia di xanax al giorno per due mesi (che sono sempre stata restia ad assumere). Non fraintendetemi, non sono una persona che dice NO apriori ai farmaci, altrimenti non avrei scelto la facoltà di medicina, semplicemente non voglio arrendermi all'idea che debba essere un farmaco a rimettere in sesto la mia vita.
[#3]
Gentile utente,
Le etichette invece servono per far capire su cosa si sta lavorando e per scegliere con una sequenza logica gli strumenti.
Se lo psichiatra ha formulato una diagnosi, potrebbe bastare che la sappia lui. NOn vedo però francamente il nesso tra gli attacchi di panico e una psicoterapia con quella configurazione.
Se la diagnosi è di "panico", le terapie farmacologiche sono piuttosto semplici (monoterapie) e in un mese-due mesi riescono a bloccare gli attacchi e correggere gli altri sintomi associati.
"semplicemente non voglio arrendermi all'idea che debba essere un farmaco a rimettere in sesto la mia vita."
Questo è un errore concettuale importante. Non è un ragionamento, dipende dal fatto che è un problema cerebrale. Se avesse una polmonite semplicemente non farebbe un ragionamento del genere, così come se avesse un tumore, un infarto etc o anche un'emicrania, la pressione alta etc.
Nessuno "vede" la pressione, ma tutti accettano l'idea di doverla tenere controllata mediante un farmaco. Non accade lo stesso con la tendenza al panico.
Il consiglio è di chiedere un secondo parere, e di lasciar perdere l'idea per cui curarsi significa arrendersi, mi sembra invece un atto di coraggio il curarsi. Se evita le cure efficaci, avrà quelle inefficaci.
Le etichette invece servono per far capire su cosa si sta lavorando e per scegliere con una sequenza logica gli strumenti.
Se lo psichiatra ha formulato una diagnosi, potrebbe bastare che la sappia lui. NOn vedo però francamente il nesso tra gli attacchi di panico e una psicoterapia con quella configurazione.
Se la diagnosi è di "panico", le terapie farmacologiche sono piuttosto semplici (monoterapie) e in un mese-due mesi riescono a bloccare gli attacchi e correggere gli altri sintomi associati.
"semplicemente non voglio arrendermi all'idea che debba essere un farmaco a rimettere in sesto la mia vita."
Questo è un errore concettuale importante. Non è un ragionamento, dipende dal fatto che è un problema cerebrale. Se avesse una polmonite semplicemente non farebbe un ragionamento del genere, così come se avesse un tumore, un infarto etc o anche un'emicrania, la pressione alta etc.
Nessuno "vede" la pressione, ma tutti accettano l'idea di doverla tenere controllata mediante un farmaco. Non accade lo stesso con la tendenza al panico.
Il consiglio è di chiedere un secondo parere, e di lasciar perdere l'idea per cui curarsi significa arrendersi, mi sembra invece un atto di coraggio il curarsi. Se evita le cure efficaci, avrà quelle inefficaci.
[#4]
Utente
Non ho scritto cercando qualcuno che mi facesse cambiare idea sul percorso che sto seguendo. Mi sembra inutile e dannoso tentare di farmi perdere fiducia in un professionista che ritengo sappia quello che fa. Non sono la sua prima paziente, ergo dubito che stia sbagliando approccio, come lei apparentemente insinua.
Se mi viene offerta la possibilità di riappropriarmi della mia vita senza il bisogno di prendere un farmaco (e badi che non uso espressioni tipo ''imbottirmi di medicine'' o ''intossicarmi'', perchè non biasimo chi ne fa uso), io accetto quella possibilità e ci credo fermamente. So che i farmaci aiutano in queste situazioni, ma mentre molti farmaci curano, gli antidepressivi invece ''insabbiano''. Il problema di fondo resta e può ripresentarsi in futuro. Questo vorrei evitare che accada. Spesso sono stata tentata a ricorrere ad una terapia farmacologica, perchè sentivo di non farcela e anche adesso mi sento spesso stanca e disperata. Non chiedevo un consiglio sul modo migliore di affrontare la situazione, visto che la sto affrontando, volevo solo un parere spassionato sulla possibilità che si guarisca per sempre dagli attacchi di panico, senza assumere alcun tipo di sostanza. Grazie per le tempestive risposte!
Se mi viene offerta la possibilità di riappropriarmi della mia vita senza il bisogno di prendere un farmaco (e badi che non uso espressioni tipo ''imbottirmi di medicine'' o ''intossicarmi'', perchè non biasimo chi ne fa uso), io accetto quella possibilità e ci credo fermamente. So che i farmaci aiutano in queste situazioni, ma mentre molti farmaci curano, gli antidepressivi invece ''insabbiano''. Il problema di fondo resta e può ripresentarsi in futuro. Questo vorrei evitare che accada. Spesso sono stata tentata a ricorrere ad una terapia farmacologica, perchè sentivo di non farcela e anche adesso mi sento spesso stanca e disperata. Non chiedevo un consiglio sul modo migliore di affrontare la situazione, visto che la sto affrontando, volevo solo un parere spassionato sulla possibilità che si guarisca per sempre dagli attacchi di panico, senza assumere alcun tipo di sostanza. Grazie per le tempestive risposte!
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" volevo solo un parere spassionato sulla possibilità che si guarisca per sempre dagli attacchi di panico, senza assumere alcun tipo di sostanza."
Ecco appunto, non risulta. E' quello che le è stato detto, ma poiché viaggia su concetti del tipo ""Se mi viene offerta la possibilità di riappropriarmi della mia vita senza il bisogno di prendere un farmaco " è fuori strada.
Lei mi parla di psicoterapia per curare un disturbo di panico, e io le ho dato la risposta. Sinceramente non capisco la differenza tra strumenti psicoterapici e medicinali, sono due strumenti. Le sto dicendo cosa è indicato nella cura del disturbo di panico. Così come non sono indicati gli ansiolitici, non risulta che lo sia neanche la psicoterapia, al di fuori di alcuni obiettivi (non gli attacchi).
A me non interessa se Lei abbia o meno fiducia, Lei ha fatto una domanda tenica sul panico.
Che senso ha la frase "se mi viene offerta la possibilità....". Se le viene offerta la possibilità di un trattamento non indicato, non capisco in cosa consista l'offerta.
Purtroppo nonostante tutte le precisazioni che ha fatto il problema è proprio che preferisce un approccio rispetto a un altro "a priori", e che trattandosi di un problema cerebrale non lo vede. Come dicevo, fosse un'altra malattia questi discorsi non li farebbe. E che nei disturbi psichici si possano usare le proprie forze è vero così come che nelle epatiti il fegato può usare le proprie forze.
Ecco appunto, non risulta. E' quello che le è stato detto, ma poiché viaggia su concetti del tipo ""Se mi viene offerta la possibilità di riappropriarmi della mia vita senza il bisogno di prendere un farmaco " è fuori strada.
Lei mi parla di psicoterapia per curare un disturbo di panico, e io le ho dato la risposta. Sinceramente non capisco la differenza tra strumenti psicoterapici e medicinali, sono due strumenti. Le sto dicendo cosa è indicato nella cura del disturbo di panico. Così come non sono indicati gli ansiolitici, non risulta che lo sia neanche la psicoterapia, al di fuori di alcuni obiettivi (non gli attacchi).
A me non interessa se Lei abbia o meno fiducia, Lei ha fatto una domanda tenica sul panico.
Che senso ha la frase "se mi viene offerta la possibilità....". Se le viene offerta la possibilità di un trattamento non indicato, non capisco in cosa consista l'offerta.
Purtroppo nonostante tutte le precisazioni che ha fatto il problema è proprio che preferisce un approccio rispetto a un altro "a priori", e che trattandosi di un problema cerebrale non lo vede. Come dicevo, fosse un'altra malattia questi discorsi non li farebbe. E che nei disturbi psichici si possano usare le proprie forze è vero così come che nelle epatiti il fegato può usare le proprie forze.
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Utente
Allora sono 4 mesi che vengo seguita da un ciarlatano che pensa che io possa guarire senza l'aiuto di farmaci?Mi scusi per il mio atteggiamento, ma i pareri che ho ricevuto a riguardo sono totalmente contrastanti l'uno dall'altro. E' un anno che chiedo e non riesco a ricevere una risposta univoca e sono molto stanca.
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Gentile utente,
Capisco il suo punto di vista, ma io non posso che darLe le informazioni del caso. In 4 mesi nessuna diagnosi comunicata, sedute frequenti e mi par di capire non risultati.
Mettiamo che la diagnosi sia disturbo di panico, bene, in questo caso la terapia di prima linea è una terapia standard, non genericamente "farmacologica" che non significa niente (perché le cure non si dividono in farmaci e non-farmaci, questa è solo un'idea preconcetta da parte di chi vuole evitare i farmaci).
Potrebbe essere una fobia del farmaco legata all'ansia, potrebbe essere un'idea generale di farcela "con le proprie forze" su cui ho già commentato, etc.
In ogni caso rimane che secondo il mio parere è bene che senta un secondo parere e soprattutto abbia una diagnosi chiara.
Capisco il suo punto di vista, ma io non posso che darLe le informazioni del caso. In 4 mesi nessuna diagnosi comunicata, sedute frequenti e mi par di capire non risultati.
Mettiamo che la diagnosi sia disturbo di panico, bene, in questo caso la terapia di prima linea è una terapia standard, non genericamente "farmacologica" che non significa niente (perché le cure non si dividono in farmaci e non-farmaci, questa è solo un'idea preconcetta da parte di chi vuole evitare i farmaci).
Potrebbe essere una fobia del farmaco legata all'ansia, potrebbe essere un'idea generale di farcela "con le proprie forze" su cui ho già commentato, etc.
In ogni caso rimane che secondo il mio parere è bene che senta un secondo parere e soprattutto abbia una diagnosi chiara.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.6k visite dal 06/02/2014.
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