Dubbie diagnosi
Salve,
Ho un problema che mi tormenta molto: la costante sensazione di non avere una diagnosi corretta.
Ho 26 anni.
Da bambino ho avuto un'infanzia che riterrei difficile.
Sono sempre stato accontentato da mio padre in quasi tutte le richieste materiali soprattutto quando dimostravo la mia intelligenza con voti o con disegni (ero molto bravo a disegnare) ed ero (e sono) molto perfezionista.
Tuttavia molte volte (già dai 6 anni) rimanevo da solo a casa perché mio padre usciva promettendo di tornare ma costantemente rincasava quando già dormivo e mia madre andava dalle vicine. L'unica cosa che riuscivo a fare era accendere tutte le luci e accendere la tv per sentirmi meno solo e soprattutto ingannavo il tempo leggendo o telefonando a mio padre per chiedergli di tornare a casa,
Ho iniziato a 16 anni di soffrire di depressione, ero grasso, omosessuale (ma nessuno sapeva di me) e cercavo di attirare l'attenzione dicendo sempre di voler morire o procurandomi qualche taglio sui polsi.
Arrivato ai 18 anni ho perso molto peso e sono riuscito a dichiararmi ma da qui sono entrato in un vortice autodistruttivo. Sono diventato bulimico, ho iniziato a bere e fumare e ho dichiarato a tutti il mio orientamento sessuale. Nel frattempo mi sono volontariamente fatto bocciare non manifestando più la voglia di studiare.
Ho cercato di andare contro tutto e tutti, volevo sabotare tutto. Volevo smettere di dipendere dall'approvazione degli altri.
Ho assunto prozac e ho smesso di essere bulimico.
Dopo due anni ho preso il diploma e mi sono iscritto all'università che poi ho
mollato quando ho iniziato ad avere un DOC di ossessioni pure, avevo paura di poter uccidere, essere un pervertito o avere l'hiv.
Sono andato in uno studio dove mi hanno diagnosticato un DOC associato a DOCP e ho seguito una TCC per 5 anni seppur in modo discontinuo,
per curiosità sono andato da un'altra parte dove mi hanno diagnosticato il DPD.
Durante questo tempo ho preso, duloxetina, escitalopram ma interrotti per gli effetti collaterali.
Ho conosciuto un ragazzo di cui mi sono innamorato e lentamente mi sono lasciato andare e il mio DOC è come sparito accettando il rischio di conviverci.
Ora sono iscritto a medicina, felicissimo perché per me è stato un traguardo enorme, tuttavia continuo a procrastinare studio ed esami. Sono andato in un altro studio dove mi hanno diagnosticato ADHD. Adesso assumo equasym 20 mg la mattina insieme a zoloft 50 mg, e per dormire mezza cp di seroquel 25 mg.
Il problema è che non riesco ad aprire libro perché sono come inibito, e così faccio con tutto: dopo un iniziale entusiasmo mollo tutto e non capisco bene il perché, non porto a termine nulla. Perdo le giornate al pc cercando nomi da dare a questa angoscia che provo.
Dormo molto e faccio fatica a svegliarmi, di sera invece ho mille propositi, faccio tante cose, mille idee che puntualmente al risveglio non metto in atto.
Da questo mi chiedo, a chi devo dare retta? Mi sento solo una foglia al vento.
Ho un problema che mi tormenta molto: la costante sensazione di non avere una diagnosi corretta.
Ho 26 anni.
Da bambino ho avuto un'infanzia che riterrei difficile.
Sono sempre stato accontentato da mio padre in quasi tutte le richieste materiali soprattutto quando dimostravo la mia intelligenza con voti o con disegni (ero molto bravo a disegnare) ed ero (e sono) molto perfezionista.
Tuttavia molte volte (già dai 6 anni) rimanevo da solo a casa perché mio padre usciva promettendo di tornare ma costantemente rincasava quando già dormivo e mia madre andava dalle vicine. L'unica cosa che riuscivo a fare era accendere tutte le luci e accendere la tv per sentirmi meno solo e soprattutto ingannavo il tempo leggendo o telefonando a mio padre per chiedergli di tornare a casa,
Ho iniziato a 16 anni di soffrire di depressione, ero grasso, omosessuale (ma nessuno sapeva di me) e cercavo di attirare l'attenzione dicendo sempre di voler morire o procurandomi qualche taglio sui polsi.
Arrivato ai 18 anni ho perso molto peso e sono riuscito a dichiararmi ma da qui sono entrato in un vortice autodistruttivo. Sono diventato bulimico, ho iniziato a bere e fumare e ho dichiarato a tutti il mio orientamento sessuale. Nel frattempo mi sono volontariamente fatto bocciare non manifestando più la voglia di studiare.
Ho cercato di andare contro tutto e tutti, volevo sabotare tutto. Volevo smettere di dipendere dall'approvazione degli altri.
Ho assunto prozac e ho smesso di essere bulimico.
Dopo due anni ho preso il diploma e mi sono iscritto all'università che poi ho
mollato quando ho iniziato ad avere un DOC di ossessioni pure, avevo paura di poter uccidere, essere un pervertito o avere l'hiv.
Sono andato in uno studio dove mi hanno diagnosticato un DOC associato a DOCP e ho seguito una TCC per 5 anni seppur in modo discontinuo,
per curiosità sono andato da un'altra parte dove mi hanno diagnosticato il DPD.
Durante questo tempo ho preso, duloxetina, escitalopram ma interrotti per gli effetti collaterali.
Ho conosciuto un ragazzo di cui mi sono innamorato e lentamente mi sono lasciato andare e il mio DOC è come sparito accettando il rischio di conviverci.
Ora sono iscritto a medicina, felicissimo perché per me è stato un traguardo enorme, tuttavia continuo a procrastinare studio ed esami. Sono andato in un altro studio dove mi hanno diagnosticato ADHD. Adesso assumo equasym 20 mg la mattina insieme a zoloft 50 mg, e per dormire mezza cp di seroquel 25 mg.
Il problema è che non riesco ad aprire libro perché sono come inibito, e così faccio con tutto: dopo un iniziale entusiasmo mollo tutto e non capisco bene il perché, non porto a termine nulla. Perdo le giornate al pc cercando nomi da dare a questa angoscia che provo.
Dormo molto e faccio fatica a svegliarmi, di sera invece ho mille propositi, faccio tante cose, mille idee che puntualmente al risveglio non metto in atto.
Da questo mi chiedo, a chi devo dare retta? Mi sento solo una foglia al vento.
[#1]
Gentile utente,
1) la Sua situazione attuale così come la descrive (difficoltà a portare a termine le cose, inibizione, angoscia e la tendenza ossessiva a trovarsi la risposta su internet) potrebbe essere interpretata in vari modi, ma in ogni modo bisogna considerare l'effetto dei farmaci che assume. Da quando ha iniziato l'ultima farmacoterapia ? Con l'inizio di questa farmacoterapia ha avvertito un cambiamento ? (nel senso di attenuarsi o di aggravarsi dei sintomi che riferisce ?).
2) vedo nel Suo caso una tendenza a cercare una diagnosi "psichiatrica medica" del problema; non tutti miei colleghi sarebbero con me d'accordo, ma, proprio nel Suo caso penso che potrebbe essere più facile comprendere il tutto con un approccio meno "medico", ma consultando anche uno psichiatra ad indirizzo più "psicodinamico". Che cosa ne pensa ?
1) la Sua situazione attuale così come la descrive (difficoltà a portare a termine le cose, inibizione, angoscia e la tendenza ossessiva a trovarsi la risposta su internet) potrebbe essere interpretata in vari modi, ma in ogni modo bisogna considerare l'effetto dei farmaci che assume. Da quando ha iniziato l'ultima farmacoterapia ? Con l'inizio di questa farmacoterapia ha avvertito un cambiamento ? (nel senso di attenuarsi o di aggravarsi dei sintomi che riferisce ?).
2) vedo nel Suo caso una tendenza a cercare una diagnosi "psichiatrica medica" del problema; non tutti miei colleghi sarebbero con me d'accordo, ma, proprio nel Suo caso penso che potrebbe essere più facile comprendere il tutto con un approccio meno "medico", ma consultando anche uno psichiatra ad indirizzo più "psicodinamico". Che cosa ne pensa ?
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
Questi sintomi li ho sempre avuti, i farmaci li ho presi a volte per uno a volte per l'altro ma in generale ho sempre desiderato trovare quello che si prestasse di più a risolverne il più possibile contemporaneamente.
L'ultima terapia l'ho iniziata da un mese (equasym e quetiapina) e da due giorni (zoloft). Non ho avuto finora particolari miglioramenti, solo effetti collaterali, continuo a dormire tanto, procrastinare e non iniziare nemmeno a studiare. Non apro proprio il libro. Il mio medico mi ha detto di continuare perché vedrò nel tempo i risultati.
Il mio psichiatra mi ha detto che potrebbe essere tutto derivato dal fatto che ho paura di essere autonomo e di distaccarmi dalla figura di me stesso nel presente (che mi da tranquillità ma che non mi piace) per entrare in quella futura ricca di responsabilità (che desidero ma che mi fa paura).
Ho affrontato diverse terapie psicologiche, sia di analisi che psicodinamica che terapia cognitivo comporamentale.
Devo dire che con la terapia psicodinamica non mi sono trovato bene. Solo con la tcc ho avuto miglioramenti.
Il fatto è che vorrei mantenere quell'entusiasmo che provo sempre all'inizio di un nuovo percorso o almeno quello che provo la sera per portare a termine i miei compiti. Purtroppo non riesco e a volte ho talmente paura di non passare gli esami da non studiare per averne io il controllo.
Continuo a cercare una risposta per darmi pace ed affrontarla ma ogni volta che ricevo un parere non ci credo fino in fondo, questo porterebbe a pensare che io sia ipocondriaco. Ma se poi mettiamo in mezzo gli altri sintomi? Da DOC a DOCP a DPD ad ADHD, le ho avute tutte. A volte ho pensato di essere borderline altre bipolare, ciclotimico, distmico, istrionico, evitante. Saprei ripetere il DSM IV a memoria! A volte penso solo di usare l'autodiagnosi come evitamento di un vero problema e quindi sarei evitante. Il mio umore oscilla dall'alba al tramonto e allora penso di essere bipolare.
Non lo so, sento solo che c'è qualcosa che non funziona, un senso di indegnità e di colpa che mi portano sempre a confrontarmi con gli altri per sentirmi meglio e cercare di essere sempre perfetto per non essere giudicato da nessuno.
La rignrazio per la gentile risposta.
Questi sintomi li ho sempre avuti, i farmaci li ho presi a volte per uno a volte per l'altro ma in generale ho sempre desiderato trovare quello che si prestasse di più a risolverne il più possibile contemporaneamente.
L'ultima terapia l'ho iniziata da un mese (equasym e quetiapina) e da due giorni (zoloft). Non ho avuto finora particolari miglioramenti, solo effetti collaterali, continuo a dormire tanto, procrastinare e non iniziare nemmeno a studiare. Non apro proprio il libro. Il mio medico mi ha detto di continuare perché vedrò nel tempo i risultati.
Il mio psichiatra mi ha detto che potrebbe essere tutto derivato dal fatto che ho paura di essere autonomo e di distaccarmi dalla figura di me stesso nel presente (che mi da tranquillità ma che non mi piace) per entrare in quella futura ricca di responsabilità (che desidero ma che mi fa paura).
Ho affrontato diverse terapie psicologiche, sia di analisi che psicodinamica che terapia cognitivo comporamentale.
Devo dire che con la terapia psicodinamica non mi sono trovato bene. Solo con la tcc ho avuto miglioramenti.
Il fatto è che vorrei mantenere quell'entusiasmo che provo sempre all'inizio di un nuovo percorso o almeno quello che provo la sera per portare a termine i miei compiti. Purtroppo non riesco e a volte ho talmente paura di non passare gli esami da non studiare per averne io il controllo.
Continuo a cercare una risposta per darmi pace ed affrontarla ma ogni volta che ricevo un parere non ci credo fino in fondo, questo porterebbe a pensare che io sia ipocondriaco. Ma se poi mettiamo in mezzo gli altri sintomi? Da DOC a DOCP a DPD ad ADHD, le ho avute tutte. A volte ho pensato di essere borderline altre bipolare, ciclotimico, distmico, istrionico, evitante. Saprei ripetere il DSM IV a memoria! A volte penso solo di usare l'autodiagnosi come evitamento di un vero problema e quindi sarei evitante. Il mio umore oscilla dall'alba al tramonto e allora penso di essere bipolare.
Non lo so, sento solo che c'è qualcosa che non funziona, un senso di indegnità e di colpa che mi portano sempre a confrontarmi con gli altri per sentirmi meglio e cercare di essere sempre perfetto per non essere giudicato da nessuno.
La rignrazio per la gentile risposta.
[#3]
Gentile utente,
1) Nell'arco del tempo che Lei sta già assumendo il metilfenidato (nomi commerciali: Equasym, Ritalin), se la dose fosse giusta e se fosse indicato per la malattia, secondo me, il farmaco avrebbe dovuto già dare gli effetti terapeutici. Per quanto riguarda la dose, a Lei è stato prescritto un dosaggio medio, ma la dose ottimale è individuale: talvolta è più ottimale una dose maggiore e talvolta una dose minore (questo va valutato dal Suo specialista). Ovviamente, va rivalutata anche l'indicazione.
Il discorso dell'aver bisogno del tempo, del vedere i risultati più avanti riguarda di più la Sertralina (nome commerciale: Zoloft), la quale però è stata aggiunta da poco, e verosimilmente non ha ancora influito sul quadro clinico. La dose di Sertralina a Lei prescritta è relativamente bassa, ma l'associazione con il Metilfenidato può aumentare le concentrazioni di Sertralina, facendo fruttare di più la stessa dose prescritta. Ciò vale però sia per gli effetti terapeutici, sia per gli eventuali effetti collaterali. Lei riferisce effetti collaterali pregressi (quali ?) con gli altri SSRI. Non è detto che anche la Sertralina sarà maltollerata, ma ci vuole il monitoraggio.
L'associazione fra questi due farmaci è usata nel ADHD, ma sotttolinierei che nel Suo caso la Sertralina è stata aggiunta senza analizzare prima le cause della mancanza di efficacia di Metilfenidato (compresa la rivalutazione della dose ottimale di questo ultimo e delle indicazioni).
2) Rispetto alle diagnosi, ovviamente via internet non posso confermare o meno le diagnosi fatte dal vivo. Teniamo anche conto che la diagnosi di ADHD non esclude il DOC ed il Disturbo Bipolare, anzi, sono fra quelle malattie che non di rado coesistono con ADHD, e se effettivamente coesistono, bisogna avere più cautela nell'uso di Metilfenidate, a causa dei probabili effetti psichici collaterali.
La diagnosi "medico-psichiatrica" secondo il DSM non sempre riesce a chiarire il problema, ma se vengono prescritti i farmaci, questa diagnosi "medico-psichiatrica" è fondamentale: per valutare se certi farmaci sono indicati o no. Dunque, è fondamentale anche escludere certe diagnosi "medico-psichiatriche", per non fare le cure inutili o dannose.
Comunque, nell'ipotesi dell'ADHD, la cura farmacologica non deve essere il primo mezzo terapeutico da usare. Il primo mezzo è un programma psicoeducativo, dal quale non si dovrebbe prescindere nemmeno se si fa già anche la farmacoterapia, ed il quale rimane come l'unica opzione per chi non tollera o non beneficia della farmacoterapia.
Lo stesso vale anche per le forme più leggere di DOC e di disturbo bipolare.
Da quello che ho capito, avendo esperienze che valuta come non soddisfacenti, Lei può essere scettico sia nei confronti di psicoterapia, sia nei confronti di una terapia psicoeducazionale (anche se sono cose diverse).
Se vuole stare meglio, bisogna però superare questo pregiudizio. L'efficacia o meno e lo stile di conduzione di una psicoterapia differisce da uno specialista ad altro, e non bisogna considerare questa strada come "già percorsa" o "già bruciata".
Fermo restante l'importanza della diagnosi "medico-psichiatrica" (o l'eventuale esclusione di tale diagnosi, il che non è meno importante),
rispetto alla diagnosi "psicodinamica", non intendevo la psicoterapia psicodinamica, ma mi riferivo proprio alla diagnosi che può essere ottenuta tramite questo approccio. E' un approccio capace ad affrontare le "trappole" delle diagnosi tradizionali (deve esserci uno specialista bravo, per non cadere neanche nelle "trappole" della psicoanalisi o di un altra dottrina). Magari una diagnosi espressa non con i termini tecnici, ma con le parole normali, ancora meglio se con le Sue stesse parole.
Lei scrive: "A volte penso solo di usare l'autodiagnosi come evitamento di un vero problema..", "sento solo che c'è qualcosa che non funziona, un senso di indegnità e di colpa che mi portano sempre a confrontarmi con gli altri per sentirmi meglio e cercare di essere sempre perfetto per non essere giudicato da nessuno."
Qui alcune Sue idee possono essere la chiave ed aiutare a capire molto più rispetto alle diagnosi mediche.
-----------------------------------
Infine, sempre rispetto alle diagnosi (Lei ha intitolato il consulto "Dubbie diagnosi"):
ad oggi, l'orientamento omosessuale non viene più considerato una diagnosi psichiatrica, e ciò per motivi anche politici e sociali e per evitare la discriminazione. In effetti, secondo me, non si tratta di una malattia. Tuttavia, con questa abolizione, la psichiatria ha perso una parte importante della comprensione della persona, perché l'orientamento sessuale può essere associato ai rispettivi e particolari vissuti ed esperienze formanti precedenti e successive, e non di rado - alle problematiche di auto-accettazione o di accettazione da parte degli altri, ed anche il problema di "giudizio" è talvolta molto presente.
In questa ottica, l'approccio (sia diagnostico che terapeutico) va rivisto.
1) Nell'arco del tempo che Lei sta già assumendo il metilfenidato (nomi commerciali: Equasym, Ritalin), se la dose fosse giusta e se fosse indicato per la malattia, secondo me, il farmaco avrebbe dovuto già dare gli effetti terapeutici. Per quanto riguarda la dose, a Lei è stato prescritto un dosaggio medio, ma la dose ottimale è individuale: talvolta è più ottimale una dose maggiore e talvolta una dose minore (questo va valutato dal Suo specialista). Ovviamente, va rivalutata anche l'indicazione.
Il discorso dell'aver bisogno del tempo, del vedere i risultati più avanti riguarda di più la Sertralina (nome commerciale: Zoloft), la quale però è stata aggiunta da poco, e verosimilmente non ha ancora influito sul quadro clinico. La dose di Sertralina a Lei prescritta è relativamente bassa, ma l'associazione con il Metilfenidato può aumentare le concentrazioni di Sertralina, facendo fruttare di più la stessa dose prescritta. Ciò vale però sia per gli effetti terapeutici, sia per gli eventuali effetti collaterali. Lei riferisce effetti collaterali pregressi (quali ?) con gli altri SSRI. Non è detto che anche la Sertralina sarà maltollerata, ma ci vuole il monitoraggio.
L'associazione fra questi due farmaci è usata nel ADHD, ma sotttolinierei che nel Suo caso la Sertralina è stata aggiunta senza analizzare prima le cause della mancanza di efficacia di Metilfenidato (compresa la rivalutazione della dose ottimale di questo ultimo e delle indicazioni).
2) Rispetto alle diagnosi, ovviamente via internet non posso confermare o meno le diagnosi fatte dal vivo. Teniamo anche conto che la diagnosi di ADHD non esclude il DOC ed il Disturbo Bipolare, anzi, sono fra quelle malattie che non di rado coesistono con ADHD, e se effettivamente coesistono, bisogna avere più cautela nell'uso di Metilfenidate, a causa dei probabili effetti psichici collaterali.
La diagnosi "medico-psichiatrica" secondo il DSM non sempre riesce a chiarire il problema, ma se vengono prescritti i farmaci, questa diagnosi "medico-psichiatrica" è fondamentale: per valutare se certi farmaci sono indicati o no. Dunque, è fondamentale anche escludere certe diagnosi "medico-psichiatriche", per non fare le cure inutili o dannose.
Comunque, nell'ipotesi dell'ADHD, la cura farmacologica non deve essere il primo mezzo terapeutico da usare. Il primo mezzo è un programma psicoeducativo, dal quale non si dovrebbe prescindere nemmeno se si fa già anche la farmacoterapia, ed il quale rimane come l'unica opzione per chi non tollera o non beneficia della farmacoterapia.
Lo stesso vale anche per le forme più leggere di DOC e di disturbo bipolare.
Da quello che ho capito, avendo esperienze che valuta come non soddisfacenti, Lei può essere scettico sia nei confronti di psicoterapia, sia nei confronti di una terapia psicoeducazionale (anche se sono cose diverse).
Se vuole stare meglio, bisogna però superare questo pregiudizio. L'efficacia o meno e lo stile di conduzione di una psicoterapia differisce da uno specialista ad altro, e non bisogna considerare questa strada come "già percorsa" o "già bruciata".
Fermo restante l'importanza della diagnosi "medico-psichiatrica" (o l'eventuale esclusione di tale diagnosi, il che non è meno importante),
rispetto alla diagnosi "psicodinamica", non intendevo la psicoterapia psicodinamica, ma mi riferivo proprio alla diagnosi che può essere ottenuta tramite questo approccio. E' un approccio capace ad affrontare le "trappole" delle diagnosi tradizionali (deve esserci uno specialista bravo, per non cadere neanche nelle "trappole" della psicoanalisi o di un altra dottrina). Magari una diagnosi espressa non con i termini tecnici, ma con le parole normali, ancora meglio se con le Sue stesse parole.
Lei scrive: "A volte penso solo di usare l'autodiagnosi come evitamento di un vero problema..", "sento solo che c'è qualcosa che non funziona, un senso di indegnità e di colpa che mi portano sempre a confrontarmi con gli altri per sentirmi meglio e cercare di essere sempre perfetto per non essere giudicato da nessuno."
Qui alcune Sue idee possono essere la chiave ed aiutare a capire molto più rispetto alle diagnosi mediche.
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Infine, sempre rispetto alle diagnosi (Lei ha intitolato il consulto "Dubbie diagnosi"):
ad oggi, l'orientamento omosessuale non viene più considerato una diagnosi psichiatrica, e ciò per motivi anche politici e sociali e per evitare la discriminazione. In effetti, secondo me, non si tratta di una malattia. Tuttavia, con questa abolizione, la psichiatria ha perso una parte importante della comprensione della persona, perché l'orientamento sessuale può essere associato ai rispettivi e particolari vissuti ed esperienze formanti precedenti e successive, e non di rado - alle problematiche di auto-accettazione o di accettazione da parte degli altri, ed anche il problema di "giudizio" è talvolta molto presente.
In questa ottica, l'approccio (sia diagnostico che terapeutico) va rivisto.
[#4]
Utente
Gentile Dottore,
L'effetto che mi aspettavo che il metilfenidato mi avrebbe dato sarebbe dovuto essere maggiore concentrazione e motivazione, almeno riuscire ad aprire il libro e studiare fino in fondo arrivando agli esami preparato.
Considerando che ho smesso e iniziato più volte ad assumerlo durante questi due mesi scarsi per via degli effetti collaterali (ansia, palpitazioni, capogiri) non credo che abbia potuto esplicare la sua azione al massimo anche perché magari l'effetto c'era ma non sentivo particolari cambiamenti e l'ansia che n derivava non mi faceva concentrare sullo studio. Ho poi iniziato a riassumerlo più volte sperando di trovare quella forza di non lasciarmi distrarre da internet, passatempi, spese inutili, tv.
Gli altri ssri mi davano sonnolenza e capogiri, e poi anche a livello sessuale avevo libido normale ma anorgasmia con conseguente grande frustrazione.
Ora passio le giornate con molta ansia e ho chiesto io al mio medico di poter riprendere sertralina perché ho notato che mi stanno tornando molti pensieri ossessivi e non voglio tornare a cadere nel tunnel.
Questo soprattutto dopo aver letto che il metilfenidato fa ricadere nelle ossessioni abbassando i livelli di serotonina e io essendo estremamente suscettibile ho iniziato a far caso ad ogni cosa o pensiero anomalo.
Ho sempre la paura anche di poter avere delle psicosi , sono la cosa che mi spaventa di più e il metilfenidato causa anche quello.
Tuttavia per la voglia che ho di riuscire ad avere successo almeno questa volta cerco in tutti i modi di affrontare il problema. Forse è solo ansia da prestazione o forse la mia autostima è troppo legata al voto/giudizio altrui.
Per quanto riguarda la mia omosessualità ormai per me fa parte di una cosa superata, ho accettato la cosa molto tempo fa e alla fine non me ne faccio un problema. Sia che ci siano persone che la considerino malattia o meno, e capisco benissimo che considerare questo orientamento sessuale come causa nel soggetto di problemi di auto accettazione sia fondamentale , infatti non ho mai nascosto la cosa a nessuno proprio per dare un quadro completo di me stesso.
Però posso dire che riguarda solo un piccolo lato di me, ho sempre avuto un forte senso di indegnità e colpa soprattutto nel momento in cui mi vedo indipendente.
Associo l'essere buono all'essere passivo ma pieno di risentimenti, e l'essere cattivo al mio desiderio di volermi svincolare dagli altri e vivere la mia vita. Un po' come quando ci si trova in fila al supermercato e davanti c'è una signora anziana che si ferma a chiacchierare della sua vita passata con la cassiera e si ha molta fretta. In queste situazioni aspetto ma contemporaneamente vorrei urlare il mio disappunto. Questo mi succede costantemente.
L'effetto che mi aspettavo che il metilfenidato mi avrebbe dato sarebbe dovuto essere maggiore concentrazione e motivazione, almeno riuscire ad aprire il libro e studiare fino in fondo arrivando agli esami preparato.
Considerando che ho smesso e iniziato più volte ad assumerlo durante questi due mesi scarsi per via degli effetti collaterali (ansia, palpitazioni, capogiri) non credo che abbia potuto esplicare la sua azione al massimo anche perché magari l'effetto c'era ma non sentivo particolari cambiamenti e l'ansia che n derivava non mi faceva concentrare sullo studio. Ho poi iniziato a riassumerlo più volte sperando di trovare quella forza di non lasciarmi distrarre da internet, passatempi, spese inutili, tv.
Gli altri ssri mi davano sonnolenza e capogiri, e poi anche a livello sessuale avevo libido normale ma anorgasmia con conseguente grande frustrazione.
Ora passio le giornate con molta ansia e ho chiesto io al mio medico di poter riprendere sertralina perché ho notato che mi stanno tornando molti pensieri ossessivi e non voglio tornare a cadere nel tunnel.
Questo soprattutto dopo aver letto che il metilfenidato fa ricadere nelle ossessioni abbassando i livelli di serotonina e io essendo estremamente suscettibile ho iniziato a far caso ad ogni cosa o pensiero anomalo.
Ho sempre la paura anche di poter avere delle psicosi , sono la cosa che mi spaventa di più e il metilfenidato causa anche quello.
Tuttavia per la voglia che ho di riuscire ad avere successo almeno questa volta cerco in tutti i modi di affrontare il problema. Forse è solo ansia da prestazione o forse la mia autostima è troppo legata al voto/giudizio altrui.
Per quanto riguarda la mia omosessualità ormai per me fa parte di una cosa superata, ho accettato la cosa molto tempo fa e alla fine non me ne faccio un problema. Sia che ci siano persone che la considerino malattia o meno, e capisco benissimo che considerare questo orientamento sessuale come causa nel soggetto di problemi di auto accettazione sia fondamentale , infatti non ho mai nascosto la cosa a nessuno proprio per dare un quadro completo di me stesso.
Però posso dire che riguarda solo un piccolo lato di me, ho sempre avuto un forte senso di indegnità e colpa soprattutto nel momento in cui mi vedo indipendente.
Associo l'essere buono all'essere passivo ma pieno di risentimenti, e l'essere cattivo al mio desiderio di volermi svincolare dagli altri e vivere la mia vita. Un po' come quando ci si trova in fila al supermercato e davanti c'è una signora anziana che si ferma a chiacchierare della sua vita passata con la cassiera e si ha molta fretta. In queste situazioni aspetto ma contemporaneamente vorrei urlare il mio disappunto. Questo mi succede costantemente.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.6k visite dal 20/01/2014.
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Approfondimento su AIDS-HIV
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