Pout pourri di farmaci - urgente per favore
Buonasera, schematizzo:
mia madre ha sofferto nel 2012 di una forma grave di depressione, che ha brillantemente superato nell'arco di qualche mese.
Ultimamente però cade spesso, sembra assente, (sguardo perso nel vuoto ad es), a volte biascica. Faccio presente che io abito lontana da lei e non la vedo spesso, ma stavolta, guardando tutte le medicine che facevano bella mostra nella sua cucina, ho voluto investigare perchè mi sono venuti dei sospetti.
Attualmente, a suo dire, starebbe seguendo una terapia che ha finalità diciamo preventive. Mi sono fatta dare il foglio delle varie prescrizioni e mi sono accorta che in realtà sta seguendo la stessa terapia di quando era in cura per la fase "critica".
Quindi prende:
mattino: una compressa di GABAPENTIN E10 gocce di EN che si piazza sotto la lingua;
a metà mattina sono CERTA che ne prende un'altra decina divise forse in due assunzioni da 5 e 5 gocce (mi riferisco all'EN, naturalmente). Il pomeriggio si svolge praticamente con la stessa cadenza
Consultandomi con le mie siamo arrivate a stimare che in media come minimo assumerà una quarantina di gocce di EN al giorno.
La sera prende ELOPRAM, 15 gocce, più mezzo Tavor da 1 mg e la Cardioaspirina (ha due stent coronarici, per il resto la salute è ottima). a ciò aggiunge spesso la Melatonina.
Comunque, il foglio della prescrizione a cui la mia mamma si "ispira"riporta data 19/11/2012.
Me la sono portata a casa, approfittando del fatto che sono a casa per una convalescenza e le ho drasticamente ridotto l'EN, mettendolo sotto chiave e dandole solo poche gocce quando vedo che sta proprio per aggredirmi verbalmente o quando mi si presenta davanti a mani giunte, è molto arrabbiata con me che la privo dei suoi "appoggi emotivi", ma già in tre giorni è decisamente più libera nei movimenti, più partecipativa, meno rimbambita insomma. Ieri siamo andate addirittura al cinema e lei camminava spedita, dritta e sicura, parlava con disinvoltura ed era molto presente e lucida.
Sto cercando di rintracciare il suo medico ma al momento risponde la segreteria telefonica, vorrei sapere se scalando l'EN le sto facendo del male, e soprattutto se posso scalare almeno un po' di mia iniziativa l'Elopram, o proporglielo che so, la mattina, in alternativa all'EN. Quantomeno vorrei eliminarle anche il Tavor e sapere a livello di approccio come posso spiegarle che assumendo quel che assume ogni giorno non può che rovinarsi la vita.
Sono molto demoralizzata e preoccupata, attendo ansiosamente una risposta e ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
mia madre ha sofferto nel 2012 di una forma grave di depressione, che ha brillantemente superato nell'arco di qualche mese.
Ultimamente però cade spesso, sembra assente, (sguardo perso nel vuoto ad es), a volte biascica. Faccio presente che io abito lontana da lei e non la vedo spesso, ma stavolta, guardando tutte le medicine che facevano bella mostra nella sua cucina, ho voluto investigare perchè mi sono venuti dei sospetti.
Attualmente, a suo dire, starebbe seguendo una terapia che ha finalità diciamo preventive. Mi sono fatta dare il foglio delle varie prescrizioni e mi sono accorta che in realtà sta seguendo la stessa terapia di quando era in cura per la fase "critica".
Quindi prende:
mattino: una compressa di GABAPENTIN E10 gocce di EN che si piazza sotto la lingua;
a metà mattina sono CERTA che ne prende un'altra decina divise forse in due assunzioni da 5 e 5 gocce (mi riferisco all'EN, naturalmente). Il pomeriggio si svolge praticamente con la stessa cadenza
Consultandomi con le mie siamo arrivate a stimare che in media come minimo assumerà una quarantina di gocce di EN al giorno.
La sera prende ELOPRAM, 15 gocce, più mezzo Tavor da 1 mg e la Cardioaspirina (ha due stent coronarici, per il resto la salute è ottima). a ciò aggiunge spesso la Melatonina.
Comunque, il foglio della prescrizione a cui la mia mamma si "ispira"riporta data 19/11/2012.
Me la sono portata a casa, approfittando del fatto che sono a casa per una convalescenza e le ho drasticamente ridotto l'EN, mettendolo sotto chiave e dandole solo poche gocce quando vedo che sta proprio per aggredirmi verbalmente o quando mi si presenta davanti a mani giunte, è molto arrabbiata con me che la privo dei suoi "appoggi emotivi", ma già in tre giorni è decisamente più libera nei movimenti, più partecipativa, meno rimbambita insomma. Ieri siamo andate addirittura al cinema e lei camminava spedita, dritta e sicura, parlava con disinvoltura ed era molto presente e lucida.
Sto cercando di rintracciare il suo medico ma al momento risponde la segreteria telefonica, vorrei sapere se scalando l'EN le sto facendo del male, e soprattutto se posso scalare almeno un po' di mia iniziativa l'Elopram, o proporglielo che so, la mattina, in alternativa all'EN. Quantomeno vorrei eliminarle anche il Tavor e sapere a livello di approccio come posso spiegarle che assumendo quel che assume ogni giorno non può che rovinarsi la vita.
Sono molto demoralizzata e preoccupata, attendo ansiosamente una risposta e ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
[#1]
Gentile utente,
non può gestire la terapia di sua madre senza che ella sia preventivamente visitata da un medico che possa stabilire i tempi ed i modi di riduzione eventuale dei trattamenti, oppure una variazione degli stessi.
non può gestire la terapia di sua madre senza che ella sia preventivamente visitata da un medico che possa stabilire i tempi ed i modi di riduzione eventuale dei trattamenti, oppure una variazione degli stessi.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Ex utente
Grazie per la risposta sollecita, però almeno posso sapere se condivide che una simile terapia si protragga da quasi due anni? E anche il libero accesso alle prescrizioni dell' EN in quanto c'è scritto "al bisogno", non è affidare in modo un po' troppo libertario ad un'anziana di gestirsi a livello di benzodiazepine?
Non voglio drammatizzare, ma avere una mamma che sembra una tossica di 76 anni è decisamente avvilente. Non voglio essere polemica, vorrei solo capire se ora, visto che il peggio è passato da molto tempo, non sarebbe il caso di tornare pian piano alla normalità...
Non voglio drammatizzare, ma avere una mamma che sembra una tossica di 76 anni è decisamente avvilente. Non voglio essere polemica, vorrei solo capire se ora, visto che il peggio è passato da molto tempo, non sarebbe il caso di tornare pian piano alla normalità...
[#3]
Gentile utente,
sono d'accordo con il collega appena intervenuto, ma mi permetto di aggiungere anche un mio commento per fare chiarezza.
Lei scrive:
"vorrei solo capire se ora, visto che il peggio è passato da molto tempo, non sarebbe il caso di tornare pian piano alla normalità... "
A distanza (via internet) non è possibile valutare le condizioni della Sua mamma, ma, come il principio generale, in un caso simile non può trattarsi del "tornare alla normalità", ma direi piuttosto: "mantenere un equilibrio ottimale".
Già prendendo in considerazione solo il fattore dell'età: avanzando l'età, la rispettiva "normalità" non può rimanere la stessa. La persona può avere meno risorse psicologiche per far fronte alle situazioni stressanti ecc. e può avere più difficoltà senza i "sostegni" farmacologici, se si è abituata a questi. E se si pensa che con il ridurre la terapia ansiolitica si risolve il problema, si sbaglia (vedi in seguito). Inoltre, si tratta di una paziente cardiopatica ("due stent coronarici"), il che vuol dire che gli sforzi eccessivi, compresi gli sforzi fisici ed emotivi sono potenzialmente pericolosi. Oltre a questo, si tratta di una paziente con la storia di un episodio di "grave depressione" (come Lei riferisce), e benché è stato "brillantemente superato", si tratta di un disturbo di umore, ed i disturbi di umore non sono da identificare solo con un epsodio, ma hanno tipicamente un andamento ciclico (ovvero, sono fatti di episodi, fra i quali possono esserci le pause di compenso, ma senza la garanzia di non ricaderci negli episodi nuovi), e né Lei (non essendo uno specalista in ambito), né noi (benché specialisti, ma senza poter visitare dal vivo la Sua mamma) possiamo concludere che al momento la mamma è nello stato di compenso dal punto di vista dell'umore. Per quello ci vuole una visita dal vivo da uno specialista.
Lei chiede:
"condivide che una simile terapia si protragga da quasi due anni?"
Non posso esprimermi sulla terapia senza visitare la paziente, eccetto il mio parere che un po' di terapia ansiolitica ad un paziente cardiopatico può giovare, mentre la riduzione brusca di questa è controindicata. Sicuramente non condivido che in questi due anni, da quello che ho capito, la mamma non è stata visitata da uno specialista.
(tali visite servirebbero non solo per monitorare la terapia (il che è importante), ma anche per valutare lo stato di umore, gli eventuali aspetti neurologici legati all'età (che fanno parte della normale evoluzione) e gli aspetti relazionali (ad esempio, la solitudine ?).
Prima ho scritto che se si pensa che con il ridurre la terapia ansiolitica si risolve il problema, si sbaglia. Sì, si sbaglia, perché ci vuole un mezzo complementare, il quale può essere ad esempio il contesto ambientale e relazionale, ma bisogna crearlo in un modo corretto e che rimanga stabile. Invece nel Suo caso, se si tratta di ospitare la mamma solo per un periodo, allora già non è stabile. Qui è anche importante notare che il miglioramento che Lei ha osservato nella mamma non è detto univocamente che sia da attribuire alla riduzione della terapia ansiolitica, perché l'altro fattore importante è stato il condividere con Lei le giornate (ovvero, è cambiato anche il contesto ambientale e relazionale).
Rspetto alla Sua iniziativa di cambiare autonomamente le dosi, anche contro parere della mamma, che sia di beneficio o meno per lei, configura comunque una forma di costrizione e di limitazione di libertà nei confronti della mamma, ed è al limite di illegalità (nell'ipotesi che la mamma non ha alcuna malattia psichica) (anche nell'ipotesi di "tossicodipendenza" i programmi di recupero in Italia sono su base volontaria, a meno che dal Giudice nel caso specifico sia deciso diversamente). Invece se prendere per buona la Sua ipotesi nella quale l'affidare ad un'anziana la gestione delle benzodiazepine sia troppo liberatorio, bisogna anche ammettere che non c'è da aspettarsi la piena salute mentale /cognitiva, e dunque a maggior ragione c'è da fare la visita dallo specialista, e nel frattempo non cambiare la cura.
sono d'accordo con il collega appena intervenuto, ma mi permetto di aggiungere anche un mio commento per fare chiarezza.
Lei scrive:
"vorrei solo capire se ora, visto che il peggio è passato da molto tempo, non sarebbe il caso di tornare pian piano alla normalità... "
A distanza (via internet) non è possibile valutare le condizioni della Sua mamma, ma, come il principio generale, in un caso simile non può trattarsi del "tornare alla normalità", ma direi piuttosto: "mantenere un equilibrio ottimale".
Già prendendo in considerazione solo il fattore dell'età: avanzando l'età, la rispettiva "normalità" non può rimanere la stessa. La persona può avere meno risorse psicologiche per far fronte alle situazioni stressanti ecc. e può avere più difficoltà senza i "sostegni" farmacologici, se si è abituata a questi. E se si pensa che con il ridurre la terapia ansiolitica si risolve il problema, si sbaglia (vedi in seguito). Inoltre, si tratta di una paziente cardiopatica ("due stent coronarici"), il che vuol dire che gli sforzi eccessivi, compresi gli sforzi fisici ed emotivi sono potenzialmente pericolosi. Oltre a questo, si tratta di una paziente con la storia di un episodio di "grave depressione" (come Lei riferisce), e benché è stato "brillantemente superato", si tratta di un disturbo di umore, ed i disturbi di umore non sono da identificare solo con un epsodio, ma hanno tipicamente un andamento ciclico (ovvero, sono fatti di episodi, fra i quali possono esserci le pause di compenso, ma senza la garanzia di non ricaderci negli episodi nuovi), e né Lei (non essendo uno specalista in ambito), né noi (benché specialisti, ma senza poter visitare dal vivo la Sua mamma) possiamo concludere che al momento la mamma è nello stato di compenso dal punto di vista dell'umore. Per quello ci vuole una visita dal vivo da uno specialista.
Lei chiede:
"condivide che una simile terapia si protragga da quasi due anni?"
Non posso esprimermi sulla terapia senza visitare la paziente, eccetto il mio parere che un po' di terapia ansiolitica ad un paziente cardiopatico può giovare, mentre la riduzione brusca di questa è controindicata. Sicuramente non condivido che in questi due anni, da quello che ho capito, la mamma non è stata visitata da uno specialista.
(tali visite servirebbero non solo per monitorare la terapia (il che è importante), ma anche per valutare lo stato di umore, gli eventuali aspetti neurologici legati all'età (che fanno parte della normale evoluzione) e gli aspetti relazionali (ad esempio, la solitudine ?).
Prima ho scritto che se si pensa che con il ridurre la terapia ansiolitica si risolve il problema, si sbaglia. Sì, si sbaglia, perché ci vuole un mezzo complementare, il quale può essere ad esempio il contesto ambientale e relazionale, ma bisogna crearlo in un modo corretto e che rimanga stabile. Invece nel Suo caso, se si tratta di ospitare la mamma solo per un periodo, allora già non è stabile. Qui è anche importante notare che il miglioramento che Lei ha osservato nella mamma non è detto univocamente che sia da attribuire alla riduzione della terapia ansiolitica, perché l'altro fattore importante è stato il condividere con Lei le giornate (ovvero, è cambiato anche il contesto ambientale e relazionale).
Rspetto alla Sua iniziativa di cambiare autonomamente le dosi, anche contro parere della mamma, che sia di beneficio o meno per lei, configura comunque una forma di costrizione e di limitazione di libertà nei confronti della mamma, ed è al limite di illegalità (nell'ipotesi che la mamma non ha alcuna malattia psichica) (anche nell'ipotesi di "tossicodipendenza" i programmi di recupero in Italia sono su base volontaria, a meno che dal Giudice nel caso specifico sia deciso diversamente). Invece se prendere per buona la Sua ipotesi nella quale l'affidare ad un'anziana la gestione delle benzodiazepine sia troppo liberatorio, bisogna anche ammettere che non c'è da aspettarsi la piena salute mentale /cognitiva, e dunque a maggior ragione c'è da fare la visita dallo specialista, e nel frattempo non cambiare la cura.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#4]
Ex utente
Grazie per l'attenzione.
Comunque la mia mamma va regolarmente dal medico, ogni due mesi, e proprio stamattina, parlandole, sono riuscita a capire che lui deve averle dato una terapia di "mantenimento", ma chissà dov'è il foglio...mi sento anche in colpa perchè mi rendo conto che io o una delle mie sorelle avremmo dovuto sempre accompagnarla alle visite.
Non ho nulla in contrario alla terapia farmacologica, forse mi sono spiegata male, ma arrivare ad assumere 40 gocce di EN giornalmente mi sembra assurdo, tra l'altro stiamo parlando di uno scricciolo di nemmeno 50 kg.
Rispetto alla vita di relazione, purtroppo mia madre è un osso duro, le ho proposto mille volte di venire a vivere con me, o quantomeno di avvicinarsi al luogo in cui abito, idem le mie sorelle, ma non c'è verso, la paura è che possa cadere, quest'anno abbiamo già affrontato a causa delle cadute un'emorragia cerebrale che per fortuna si è riassorbita senza provocare danni ma non si può vivere nella paura che arrivi una telefonata...
In ogni caso la ringrazio moltissimo per la risposta, chiara e molto "umana", Dottor Gukov.
Buona giornata
Comunque la mia mamma va regolarmente dal medico, ogni due mesi, e proprio stamattina, parlandole, sono riuscita a capire che lui deve averle dato una terapia di "mantenimento", ma chissà dov'è il foglio...mi sento anche in colpa perchè mi rendo conto che io o una delle mie sorelle avremmo dovuto sempre accompagnarla alle visite.
Non ho nulla in contrario alla terapia farmacologica, forse mi sono spiegata male, ma arrivare ad assumere 40 gocce di EN giornalmente mi sembra assurdo, tra l'altro stiamo parlando di uno scricciolo di nemmeno 50 kg.
Rispetto alla vita di relazione, purtroppo mia madre è un osso duro, le ho proposto mille volte di venire a vivere con me, o quantomeno di avvicinarsi al luogo in cui abito, idem le mie sorelle, ma non c'è verso, la paura è che possa cadere, quest'anno abbiamo già affrontato a causa delle cadute un'emorragia cerebrale che per fortuna si è riassorbita senza provocare danni ma non si può vivere nella paura che arrivi una telefonata...
In ogni caso la ringrazio moltissimo per la risposta, chiara e molto "umana", Dottor Gukov.
Buona giornata
[#5]
40 gocce di En se sono state prescritte realmente possono essere un dosaggio normale e non esagerato.
Il punto principale è capire realmente quali siano le prescrizioni di sua madre sia cercando di presenziare alle visite sia acquisendo le prescrizioni recenti che cercando di trovare un aiuto anche per la somministrazione della terapia senza che eventualmente sua madre possa fare variazioni in aumento se ciò fosse accaduto.
Il punto principale è capire realmente quali siano le prescrizioni di sua madre sia cercando di presenziare alle visite sia acquisendo le prescrizioni recenti che cercando di trovare un aiuto anche per la somministrazione della terapia senza che eventualmente sua madre possa fare variazioni in aumento se ciò fosse accaduto.
[#6]
Ex utente
Buongiorno Dottor Ruggiero, il fatto è che nella prescrizione in mano a mia madre c'è scritto "dieci gocce al bisogno", e lei lo ha interpretato alla lettera.
Appena si alza ne vuole dieci, poi durante la mattinata ne chiede altre dieci, dopo pranzo idem, il pomeriggio pure...e questo con me che gliele somministro, quindi con un minimo di "timore". Non oso immaginare cosa fa quando è sola e annoiata.
Diverso atteggiamento ha verso l'Elopram, nel senso che non è particolarmente interessata, e stiamo cercando di farle digerire il fatto che invece è proprio quella la terapia principale, e per quanto riguarda l'EN sto cercando di darle cinque gocce anzichè dieci. Tra l'altro le prende non diluite, tenendole sotto la lingua, come se fosse una terapia d'urgenza. Le ho comprato una tisana, ma ovviamente non c'è cascata.
Sono comunque preoccupata perchè non vedo via d'uscita, sono sicura che quando sarà nuovamente a casa sua riprenderà sicuramente a dosarsi i medicinali come più le piace. E mi spiace, perchè è una donna colta, molto bella, che potrebbe ancora fare molto e godersi la vita.
Dovrei tenerla qui, ma lavoriamo tutto il giorno e sarebbe comunque sola per molte ore al giorno (tra l'altro a rimanere con noi non ci pensa proprio).
Infine, probabilmente noi figlie non siamo le persone più indicate per fare la voce grossa e ridimensionarla un po' nel suo rapporto con l'EN. Spero di riuscire al più presto di riuscire a parlare col suo medico, magari se ci parla lui...
Buona giornata e grazie ancora
Appena si alza ne vuole dieci, poi durante la mattinata ne chiede altre dieci, dopo pranzo idem, il pomeriggio pure...e questo con me che gliele somministro, quindi con un minimo di "timore". Non oso immaginare cosa fa quando è sola e annoiata.
Diverso atteggiamento ha verso l'Elopram, nel senso che non è particolarmente interessata, e stiamo cercando di farle digerire il fatto che invece è proprio quella la terapia principale, e per quanto riguarda l'EN sto cercando di darle cinque gocce anzichè dieci. Tra l'altro le prende non diluite, tenendole sotto la lingua, come se fosse una terapia d'urgenza. Le ho comprato una tisana, ma ovviamente non c'è cascata.
Sono comunque preoccupata perchè non vedo via d'uscita, sono sicura che quando sarà nuovamente a casa sua riprenderà sicuramente a dosarsi i medicinali come più le piace. E mi spiace, perchè è una donna colta, molto bella, che potrebbe ancora fare molto e godersi la vita.
Dovrei tenerla qui, ma lavoriamo tutto il giorno e sarebbe comunque sola per molte ore al giorno (tra l'altro a rimanere con noi non ci pensa proprio).
Infine, probabilmente noi figlie non siamo le persone più indicate per fare la voce grossa e ridimensionarla un po' nel suo rapporto con l'EN. Spero di riuscire al più presto di riuscire a parlare col suo medico, magari se ci parla lui...
Buona giornata e grazie ancora
[#8]
Ex utente
Mi sento capita...
Era proprio questo il senso della mia richiesta di consulto.
Come posso giustificare un restringimento della posologia se sulla prescrizione c'è scritto "al bisogno"?
Tutti noi proviamo ansia o disappunto non so quante volte nella giornata, no?
Quindi lei ha una miriade di momenti che corrispondono "al bisogno".
Il problema ora è riportarla su una strada un po' meno liberale, diciamo così, e fissare dei paletti.
Al momento, ho raggiunto un compromesso: cinque gocce al mattino, eventualmente altre cinque nel pomeriggio, e tisana rilassante due volte al giorno.
Ora, con me, è facile, il problema si presenterà quando sarà sola...
Era proprio questo il senso della mia richiesta di consulto.
Come posso giustificare un restringimento della posologia se sulla prescrizione c'è scritto "al bisogno"?
Tutti noi proviamo ansia o disappunto non so quante volte nella giornata, no?
Quindi lei ha una miriade di momenti che corrispondono "al bisogno".
Il problema ora è riportarla su una strada un po' meno liberale, diciamo così, e fissare dei paletti.
Al momento, ho raggiunto un compromesso: cinque gocce al mattino, eventualmente altre cinque nel pomeriggio, e tisana rilassante due volte al giorno.
Ora, con me, è facile, il problema si presenterà quando sarà sola...
[#9]
Dovrebbe se possibile far variare l'indicazione, considerando che genericamente un paziente tende ad usare il farmaco che apporta un beneficio immediato non considerando i fenomeni di dipendenza successivi.
In questa tipologia di pazienti l'uso di benzodiazepine è sconsigliato.
In questa tipologia di pazienti l'uso di benzodiazepine è sconsigliato.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2.3k visite dal 04/01/2014.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.