Bambino oppositivo
Mio figlio,di dieci anni , ha a scuola un comportamento estremamente provocatorio nei confronti degli altri, soprattutto delle insegnanti. Mi dicono che è veramente ingestibile: dice parolacce, offende, urla,rompe oggetti della classe,spesso simula atteggiamenti lesionistici su se stesso e sui compagni (finge di volersi buttare dalla finestra, di strozzare i compagni..) , non rispetta le regole e si compiace quando è l'unico a trasgredirle e tutti lo stanno a guardare. Le maestre non riescono più a fare lezione e,quotidianamente, i genitori dei compagni vengono a lamentarsi della situazione. Noi genitori spesso veniamo chiamati al lavoro per prenderlo prima , quando la situazione diventa pericolosa e ingestibile(..e anche per questo siamo sempre più esasperati).
A casa il bambino non ha mai questo tipo di atteggiamenti :è tranquillo,allegro, sensibile, dolce,affettuoso e rispetta le regole della famiglia.Quando mi è capitato di assistere (nella sua classe) a questi suoi comportamenti, mi sembra irriconoscibile, trasfigurato,come se fosse un altro bambino: eccitatissimo,viola in viso, sudato, quasi delirante,con una luce "cattiva" negli occhi.....nessuno riesce a calmarlo. Ho pensato anche che soffra di uno sdoppiamento della personalità.
Il bambino è stato adottato all'età di 2 anni e mezzo ed ha sofferto alla nascita di denutrizione e rachitismo.
Desidero conoscere le terapie più adatte a questi tipi di atteggiamenti provocatori , se esistono esperti comportamentali in grado di insegnare il controllo di queste esplosioni di rabbia e qualche indirizzo a Roma, città dove risiedo.
Grazie
A casa il bambino non ha mai questo tipo di atteggiamenti :è tranquillo,allegro, sensibile, dolce,affettuoso e rispetta le regole della famiglia.Quando mi è capitato di assistere (nella sua classe) a questi suoi comportamenti, mi sembra irriconoscibile, trasfigurato,come se fosse un altro bambino: eccitatissimo,viola in viso, sudato, quasi delirante,con una luce "cattiva" negli occhi.....nessuno riesce a calmarlo. Ho pensato anche che soffra di uno sdoppiamento della personalità.
Il bambino è stato adottato all'età di 2 anni e mezzo ed ha sofferto alla nascita di denutrizione e rachitismo.
Desidero conoscere le terapie più adatte a questi tipi di atteggiamenti provocatori , se esistono esperti comportamentali in grado di insegnare il controllo di queste esplosioni di rabbia e qualche indirizzo a Roma, città dove risiedo.
Grazie
[#1]
Gentile utente,
lo specialista di riferimento per i pazienti di eta' inferiore ai 18 anni e' il neuropsichiatra infantile, al quale puo' rivolgersi per avere tutte le delucidazioni di cui necessita ed eventualmente un trattamento adeguato alla situazione descritta.
lo specialista di riferimento per i pazienti di eta' inferiore ai 18 anni e' il neuropsichiatra infantile, al quale puo' rivolgersi per avere tutte le delucidazioni di cui necessita ed eventualmente un trattamento adeguato alla situazione descritta.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
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Il dr Ruggiero dà un'indicazione corretta ed a Roma non mancano certo gli "esperti" in questo campo, sia nel pubblico che nel privato.
Aggiungerei che la situazione descritta non è certo rara e necessita sicuramente di una presa in carico da parte di servizi che possano aiutare sia la famiglia che la scuola, perchè in questi casi possono crearsi situazioni insostenibili. Inoltre il bambino in questione è adottato, ed è abbastanza frequente che i bambini adottati a un certo punto pongano in difficoltà i genitori adottivi. A maggior ragione è bene che i genitori siano aiutati. Gli specialisti vorranno ovviamente sapere anche le precedenti esperienze del bambino, il disturbo comportamentale scolastico non sarà esploso di colpo. Quindi notizie sulla sua evoluzione, sulla scuola materna, elementare, abitudini , ecc. Un errore frequente e grave che viene commesso è che da parte della scuola si incolpa la famiglia e da parte della famiglia la scuola. Questo rischia di creare uno scontro in cui il bambino può essere ulteriormente disturbato. Scuola e famiglia devono invece, se possibile, con l'aiuto di specialisti in questo campo (neuropsichiatri infantili e psicologi dell'età evolutiva) cercare di collaborare per trovare il miglior modo di affrontare le difficoltà del bambino.
Aggiungerei che la situazione descritta non è certo rara e necessita sicuramente di una presa in carico da parte di servizi che possano aiutare sia la famiglia che la scuola, perchè in questi casi possono crearsi situazioni insostenibili. Inoltre il bambino in questione è adottato, ed è abbastanza frequente che i bambini adottati a un certo punto pongano in difficoltà i genitori adottivi. A maggior ragione è bene che i genitori siano aiutati. Gli specialisti vorranno ovviamente sapere anche le precedenti esperienze del bambino, il disturbo comportamentale scolastico non sarà esploso di colpo. Quindi notizie sulla sua evoluzione, sulla scuola materna, elementare, abitudini , ecc. Un errore frequente e grave che viene commesso è che da parte della scuola si incolpa la famiglia e da parte della famiglia la scuola. Questo rischia di creare uno scontro in cui il bambino può essere ulteriormente disturbato. Scuola e famiglia devono invece, se possibile, con l'aiuto di specialisti in questo campo (neuropsichiatri infantili e psicologi dell'età evolutiva) cercare di collaborare per trovare il miglior modo di affrontare le difficoltà del bambino.
Dr. Gianmaria Benedetti
http://neuropsic.altervista.org/drupal/
[#3]
Utente
Da genitore, non incolpo le maestre di questa situazione, però, poichè questo atteggiamento si verifica solo con alcune insegnanti, quelle più severe , che urlano e che cacciano subito fuori il bambino dalla classe, rifiutando un confronto, penso che un pò più di tolleranza gioverebbe a tutti, ma l'empatia e la capacità di saper ascoltare appartengono,purtroppo, a pochi. Del resto in questa sfida ci perdono tutti.
Il bambino è già seguito da uno psicologo, che ci ha detto che questo comportamento è abbastanza tipico dei bambini adottati ,che non dobbiamo preoccuparci troppo, ma essere forti di fronte alla prove che dobbiamo affrontare quotidianamente,ma questo non mi rassicura, perchè non riesco a capire da dove derivi tanta rabbia "esplosiva"in certe situazioni, essendo, in altre circostanze ,un bambino fin troppo maturo e responsabile.
Potrebbe soffrire di uno sdoppiamento di personalità (il suo psicologo ritiene di no), pur essendo così piccolo? In questo caso, a chi è più opportuno rivolgermi?
Esistono terapeudi o centri specializzati per bambini "provocatori"
Il bambino è già seguito da uno psicologo, che ci ha detto che questo comportamento è abbastanza tipico dei bambini adottati ,che non dobbiamo preoccuparci troppo, ma essere forti di fronte alla prove che dobbiamo affrontare quotidianamente,ma questo non mi rassicura, perchè non riesco a capire da dove derivi tanta rabbia "esplosiva"in certe situazioni, essendo, in altre circostanze ,un bambino fin troppo maturo e responsabile.
Potrebbe soffrire di uno sdoppiamento di personalità (il suo psicologo ritiene di no), pur essendo così piccolo? In questo caso, a chi è più opportuno rivolgermi?
Esistono terapeudi o centri specializzati per bambini "provocatori"
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Gentile signora, lasci perdere lo 'sdoppiamento di personalità', che è poco più che una battuta o un argomento cinematografico. Invece il consiglio è di discutere la situazione con lo psicologo anche al fine di integrare la terapia individuale del bambino (se si tratta di questo: quante volte ci sta andando?) con un intervento più globale che coinvolga bambino e scuola. Di solito sono interventi che vengono fatti dai servizi delle ASL, a Roma può rivolgersi anche all'Università (Neuropsichiatria Infantile, via dei Sabelli), o al Bambin Gesù. Ne parli comunque con lo psicologo.
Le famiglie adottive sono a volte in maggior difficoltà ad affrontare comportamenti oppositivi e provocatori, perchè i genitori adottivi si sentono presi in trappola, fra le loro aspettative e la realtà in cui temono di ritrovarsi: la facile idea che 'la colpa' venga dalle esperienze del bambino precedenti l'adozione, o dall'eredità negativa della famiglia di origine, è una trappola molto rischiosa, che le famiglie naturali non hanno (in questi casi al massimo la 'colpa' viene bilanciata fra i due genitori...). Invece è importante concentrarsi sul qui e ora, su cosa succede adesso, in famiglia e nell'ambiente, più che non sul passato. Ci vuole molta forza e coraggio da parte dei genitori, che però debbono essere aiutati, perchè nessuno è perfetto nè onnipotente.
Cordiali saluti
Le famiglie adottive sono a volte in maggior difficoltà ad affrontare comportamenti oppositivi e provocatori, perchè i genitori adottivi si sentono presi in trappola, fra le loro aspettative e la realtà in cui temono di ritrovarsi: la facile idea che 'la colpa' venga dalle esperienze del bambino precedenti l'adozione, o dall'eredità negativa della famiglia di origine, è una trappola molto rischiosa, che le famiglie naturali non hanno (in questi casi al massimo la 'colpa' viene bilanciata fra i due genitori...). Invece è importante concentrarsi sul qui e ora, su cosa succede adesso, in famiglia e nell'ambiente, più che non sul passato. Ci vuole molta forza e coraggio da parte dei genitori, che però debbono essere aiutati, perchè nessuno è perfetto nè onnipotente.
Cordiali saluti
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Utente
Il bambino va dallo psicologo una volta alla settimana, privatamente e dalla logopedista, per una leggera balbuzie ed antrambi sono al corrente della difficile situazione scolastica,che purtroppo non migliora.A scuola è sempre stato vivace e ribelle fin dai tempi dell'asilo,(si toglieva le scarpe, scappava dalla classe..), ma, ripeto, solo con un particolare tipologia di insegnante.
E' stato più volte visitato dal neuropsichiatra infantile (che non ha riscontrato nessun problema); è andato in visita in via dei Sabelli, dove è stato "osservato" e sottoposto a dei test, ma non è stato riscontrato nulla di anomalo(non è aggressivo, nè iperattivo ,ha uno sviluppo intellettivo adeguato alla sua età...) e per questo non gli è stato dato il sostegno a scuola.
Personalmente non ho mai preteso troppo da lui, è un bambino in gamba, socievolissimo e, al di fuori della scuola, se la cava fin troppo bene: va a scuola da solo(è molto prudente quando attraversa la strada), svolge piccole faccende,come rifarsi il letto la mattina,va persino a fare la spesa da solo (nelle botteghe sotto casa),conosce tutto il vicinato.
All'inizio mi sembrava veramente impossibile che potesse avere questi atteggiamenti a scuola:appena una maestra inizia ad urlare, in lui scatta qualcosa e comincia a reagire..non riesce proprio a trattenersi. A casa poi si pente(ed è sincero) piange e promette che non lo farà più.E così ogni giorno.
Abbiamo con lui un bellissimo rapporto e, sinceramente, preferirei che il comportamento oppositivo si presentasse a casa, per poter cercare di affrontarlo vivendolo direttamente. Non ho mai pensato di dare la colpa a "tare" biologiche o ad esperienze pregresse, per quanto dolorose possano essere.Come genitore voglio assumermi tutte le mie responsabilità, ma nell'educazione che gli sto impartendo, non so veramente cosa modificare pur essendo stata io stessa dalla psicologo e dall'assistente sociale. Più che cercare una colpa, vorrei solamente aiutarlo a gestire questa rabbia che esplode,inaspettatamente,travolgendo tutti e che gli crea un vuoto intorno, e aiutare le maestre, che non riescono (o non sanno) far fronte alla situazione.
Se ha uleriori consigli, li accetto volentieri.
Grazie di tutto
E' stato più volte visitato dal neuropsichiatra infantile (che non ha riscontrato nessun problema); è andato in visita in via dei Sabelli, dove è stato "osservato" e sottoposto a dei test, ma non è stato riscontrato nulla di anomalo(non è aggressivo, nè iperattivo ,ha uno sviluppo intellettivo adeguato alla sua età...) e per questo non gli è stato dato il sostegno a scuola.
Personalmente non ho mai preteso troppo da lui, è un bambino in gamba, socievolissimo e, al di fuori della scuola, se la cava fin troppo bene: va a scuola da solo(è molto prudente quando attraversa la strada), svolge piccole faccende,come rifarsi il letto la mattina,va persino a fare la spesa da solo (nelle botteghe sotto casa),conosce tutto il vicinato.
All'inizio mi sembrava veramente impossibile che potesse avere questi atteggiamenti a scuola:appena una maestra inizia ad urlare, in lui scatta qualcosa e comincia a reagire..non riesce proprio a trattenersi. A casa poi si pente(ed è sincero) piange e promette che non lo farà più.E così ogni giorno.
Abbiamo con lui un bellissimo rapporto e, sinceramente, preferirei che il comportamento oppositivo si presentasse a casa, per poter cercare di affrontarlo vivendolo direttamente. Non ho mai pensato di dare la colpa a "tare" biologiche o ad esperienze pregresse, per quanto dolorose possano essere.Come genitore voglio assumermi tutte le mie responsabilità, ma nell'educazione che gli sto impartendo, non so veramente cosa modificare pur essendo stata io stessa dalla psicologo e dall'assistente sociale. Più che cercare una colpa, vorrei solamente aiutarlo a gestire questa rabbia che esplode,inaspettatamente,travolgendo tutti e che gli crea un vuoto intorno, e aiutare le maestre, che non riescono (o non sanno) far fronte alla situazione.
Se ha uleriori consigli, li accetto volentieri.
Grazie di tutto
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Spesso i bambini cosiddetti 'oppositivi' (e provocatori), hanno un comportamento irreprensibile, nello studio del medico, ma sono incontenibili in un luogo pubblico (non solo scuola, ma anche centri estivi, colonie, ecc, cioè dove c'è una comunità di bambini con figure adulte). Sono bambini che non accettano (o non hanno imparato) le regole dei rapporti sociali e di comunità, per cui si sentono inadeguati, falliscono i loro tentativi di inserirsi e reagiscono con rabbia che è spesso la manifestazione di una profonda disperazione. L'essere adottato, senza essere una causa specifica, è però un elemento 'stressogeno' in più di cui non si può non tenere conto. I tentativi fatti finora, privatamente e a NPI, sembrano non aver chiarito la situazione. Non so se sono stati fatti anche incontri con tutta la famiglia (genitori e figlio), per valutare le interazioni e le dinamiche familiari, che spesso devono essere valutate in modo approfondito. Questo non è e non deve essere vissuto come un giudizio negativo dell'ambiente familiare e dei genitori, ma solo del fatto che le dinamiche psicologiche spesso sono molto intricate e difficili da cogliere e spesso dall'interno della famiglia non ci si accorge di qualcosa che è visibile invece, a un occhio esperto, dall'esterno. Lo scopo delle valutazioni ed eventuale terapia familiare è di aiutare la famiglia ad organizzarsi e trovare equilibri e interazioni che facilitino l'uscita da una difficile situazione. Potrebbe essere una strada da tentare. Non in alternativa alla terapia individuale ma come complemento. Il sintomo balbuzie ovviamente complica il quadro, sia come sintomo di disagio che come fonte di ulteriore disagio e difficoltà. Ma indica ultriormente che quello della comunicazione è un campo fondamentale.
Quello dell'insegnante di sostegno è un discorso complesso: da una parte questi bambini e ragazzi non sono 'handicappati', nel vero senso della parola, dall'altra un adulto in più in classe spesso è fondamentale per gestire meglio le situazioni. Si solito comunque sono i servizi di zona (ASL) che possono intervenire anche nelle scuole e valutare meglio il da farsi, lavorando sia con la famiglia che con la scuola, come spesso è necessario fare. Talvolta sono molto utili anche figure di educatori che possono stare col bambino in orario extrascolastico, a casa o altrove, come figure intermedie fra gli adulti (genitori, insegnanti) e i coetanei. Anche per questi di solito sono le ASL e i servizi sociali a intervenire. La prognosi è positiva, ma bisogna trovare la via d'uscita dal labirinto in cui uno si è trovato.
Quello dell'insegnante di sostegno è un discorso complesso: da una parte questi bambini e ragazzi non sono 'handicappati', nel vero senso della parola, dall'altra un adulto in più in classe spesso è fondamentale per gestire meglio le situazioni. Si solito comunque sono i servizi di zona (ASL) che possono intervenire anche nelle scuole e valutare meglio il da farsi, lavorando sia con la famiglia che con la scuola, come spesso è necessario fare. Talvolta sono molto utili anche figure di educatori che possono stare col bambino in orario extrascolastico, a casa o altrove, come figure intermedie fra gli adulti (genitori, insegnanti) e i coetanei. Anche per questi di solito sono le ASL e i servizi sociali a intervenire. La prognosi è positiva, ma bisogna trovare la via d'uscita dal labirinto in cui uno si è trovato.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 15.8k visite dal 25/06/2008.
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