Depressione maggiore e fobia

Ad agosto a mio marito e'stata diagnosticata la depressione maggiore ed ha cominciato a curarsi con entact 10 mg.Dopo due mesi di assunzione del suddetto farmaco senza alcun miglioramento lo psichiatra ha aumentato la dose da 10 mg a 30 mg. Rifiutandosi di assumere il farmaco ,convinto non gli facesse effetto, ho cominciato a farglielo assumere di nascosto nel cibo(sempre in accordo con il medico).Sono passati altri due mesi, i sintomi depressivi classici iniziali sembrano passati, ma gli e' sopraggiunta la fobia sociale. Ha timore ad affrontare la gente e le situazioni e si e' chiuso in casa. Lo psichiatra mi ha fatto aggiungere all'entact 10 gocce di serenase mattino e sera, ma la situazione non sembra migliorare affatto. La mia domanda e' questa: e' possibile che l'entactnon sia stato l'antidepressivo giusto per lui e quindi la depressione e' sfociata in fobia che ,premetto fino ad un mese fa non aveva? Oppure ,come dice il medico, e'una conseguenza normale e lui ora deve convincersi a tornare a condurre la sua vita di sempre mettendolo anche di fronte alle responsabilita'. Spero di essere stata chiara e attendo con ansia una vostra risposta.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente

- il dosaggio di 30 mg di escitalopram risulta essere al di sopra del dosaggio minimo consentito
- la somministrazione di nascosto ed a tale dosaggio è da considerarsi pratica scorretta ed alquanto pericolosa anche in virtù dei dosaggi non consentiti
- l'evidenza dell'insorgenza di un nuovo sintomo deve imporre la variazione dei dosaggi oppure della molecola.
- indicare l'assunzione di responsabilità come motivo portante senza che il paziente abbia potuto liberamente scegliere o meno di assumere il farmaco appare una scusa non condivisibile.

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Utente
Utente
Gentile dottore, grazie per la veloce risposta, e vista la data di oggi, buon natale. Lei ha perfettamente interpretato tutte le mie convinzioni riguardo questa situazione. Il problema e' che mio marito, non avendo riscontrato benefici ne' dai farmaci ne' da consulti medici non ha nessuna intenzione di percorrere questo percorso, anche perche' e' sempre stato molto scettico su cio'.. ecco spiegata la somministrazione di nascosto.Quindi io cosa dovrei fare? Mi impegno a tranquillizzarlo, a farlo parlare dei suoi problemi, a farlo sfogare....ma con le medicine come mi comporto? Non posso assolutamente agire di testa mia non sono un medico...mi scusi per il disturbo.Spero mi risponda presto.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente

L'approccio ai trattamenti presuppone fiducia verso il prescrittore e principalmente suo marito non si fida di chi lo ha visitato.

Aver introdotto la terapia di nascosto su un sintomo depressivo ha alimentato in suo marito la convinzione di essere uscito dalla depressione senza terapia e conseguentemente un ulteriore approccio errato ai problemi emergenti.

Purtroppo lei ha seguito una indicazione data in modo non corretto ma ritengo che sia più utile parlare con suo marito e cercare di far affrontare la situazione in modo consapevole, trovando poi una figura medica di riferimento che lo possa aiutare.
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Utente
Utente
Gentile dottore,tutto cio' che lei suggerisce l'ho gia' fatto.Mio marito ha consultato anche altri medici tra i quali il prof. Bonavita, che e' un riferimento qui a Napoli. Lui ha proprio un approccio negativo con questa branca della medicina, da sempre anche prima di cadere vittima della depressione. Anzi addirittura somatizza la visita medica ela conseguente assunzione di farmaci, fino a sentirsi peggio e non sollevato come accadrebbe in genere. Percio' ho attuato la somministrazione di nascosto. Ora io mi chiedo fino a che punto i farmaci aiutano in questi problemi, visto che,nonostante l'assunzione non si ottiene il risultato sperato? Premesso che non sono contraria come lui all'aiuto medico,vista la mia caparbieta' a volergli dare le medicine, ma nel suo caso come posso intervenire alternativamente? Grazie in anticipo per la sua risposta.
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Utente
Utente
Gentile dottore,tutto cio' che lei suggerisce l'ho gia' fatto.Mio marito ha consultato anche altri medici tra i quali il prof. Bonavita, che e' un riferimento qui a Napoli. Lui ha proprio un approccio negativo con questa branca della medicina, da sempre anche prima di cadere vittima della depressione. Anzi addirittura somatizza la visita medica ela conseguente assunzione di farmaci, fino a sentirsi peggio e non sollevato come accadrebbe in genere. Percio' ho attuato la somministrazione di nascosto. Ora io mi chiedo fino a che punto i farmaci aiutano in questi problemi, visto che,nonostante l'assunzione non si ottiene il risultato sperato? Premesso che non sono contraria come lui all'aiuto medico,vista la mia caparbieta' a volergli dare le medicine, ma nel suo caso come posso intervenire alternativamente? Grazie in anticipo per la sua risposta.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente

Il raggiungimento del risultato si può ottenere solo in presenza di volontà a farsi aiutare davvero.

Lo stesso discorso si può applicare a qualsiasi malattia, se non si cura, per esempio, l'ipertensione si creano danni a lungo termine acuti o cronici.

Il punto è che la farmacoterapia è efficace ma richiede collaborazione del paziente anche per i controlli periodici e pre le possibili variazioni al trattamento.
Se suo marito non vuole curarsi, in assenza di fenomeni gravi da valutare separatamente, ritengo abbia il diritto di non farlo.
L'attuale andamento della terapia è a mio avviso da considerarsi non corretta.
Per il resto, suo marito potrebbe scegliere con il tempo di farsi visitare da uno specialista di sua fiducia con cui può avere un approccio terapeutico più sereno.
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Utente
Utente
Gentile dottore, se l'andamento della terapia e' scorretto e lui non ne vuol sapere di curarsi , cosa faccio? Gli scalo le medicine fino a toglierle e aspetto che lui si convinca?
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Utente
Utente
Gentile dottore, aspetto con ansia una sua risposta.. grazie.
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