Episodi psicotici durante trattamento con corticosteroidi
Buongiorno,
scrivo per un consiglio riguardo mio padre.
Ad ottobre gli è stata posta diagnosi di Encefalite ndd (di probabile origine autoimmune) caratterizzata clinicamente da disturbi della memoria, alterazioni del comportamento (disinibizione, aggressività), episodi psicotici, alterazioni del sonno, emicrania. Ha effettuato un ciclo di immunoglobuline ev senza apparente beneficio.
Adesso ha iniziato desametasone 50mg tutti i giorni al mattino prima del prossimo ciclo di immunoglobuline ev.
Il problema è che il cortisone ha peggiorato notevolmente i sintomi psicotici (me lo aspettavo, studio medicina quindi so quali sono gli effetti di questo farmaco).
La terapia psicofarmacologica che è stata impostata è:
Al mattino:
seroquel 75mg
depakin chrono 300mg
haldol 20gtt
pranzo:
seroquel 75mg
haldol20gtt
valium 15 gtt
cena:
depakin 300mg
seroquel 150mg
Questa terapia risulta assolutamente INSUFFICIENTE e i sintomi sono persistentemente presenti. Disorientamento spazio temporale, delirio, irrequietezza sono perennemente costanti.
Sono particolarmente presenti durante il tardo pomeriggio.
Volevo chiedere dei consigli:
- siccome mio padre è seguito a Roma, ma vive in Sicilia, avrebbe senso consultare uno psichiatra per tenere sotto controllo la terapia psicofarmacologica tra i vari controlli?
- l'haldol apparentemente sembra inefficace, ma in compenso ha molti effetti collaterali e inizia a manifestarsi un certo parkinsonismo. Essendo un dosaggio elevato, ha senso diminuire l'haldol e aumentare il valium?
- qual è il dosaggio medio di valium che può essere dato a scopo sedativo? Lui prende 15 gocce dopo pranzo per poter dormire un po'.
Lo so che non siete i suoi medici, ma vi chiedo un consiglio più che altro pratico perché non so come comportarmi perché sembra non rispondere ai farmaci.
Vi ringrazio anticipatamente.
scrivo per un consiglio riguardo mio padre.
Ad ottobre gli è stata posta diagnosi di Encefalite ndd (di probabile origine autoimmune) caratterizzata clinicamente da disturbi della memoria, alterazioni del comportamento (disinibizione, aggressività), episodi psicotici, alterazioni del sonno, emicrania. Ha effettuato un ciclo di immunoglobuline ev senza apparente beneficio.
Adesso ha iniziato desametasone 50mg tutti i giorni al mattino prima del prossimo ciclo di immunoglobuline ev.
Il problema è che il cortisone ha peggiorato notevolmente i sintomi psicotici (me lo aspettavo, studio medicina quindi so quali sono gli effetti di questo farmaco).
La terapia psicofarmacologica che è stata impostata è:
Al mattino:
seroquel 75mg
depakin chrono 300mg
haldol 20gtt
pranzo:
seroquel 75mg
haldol20gtt
valium 15 gtt
cena:
depakin 300mg
seroquel 150mg
Questa terapia risulta assolutamente INSUFFICIENTE e i sintomi sono persistentemente presenti. Disorientamento spazio temporale, delirio, irrequietezza sono perennemente costanti.
Sono particolarmente presenti durante il tardo pomeriggio.
Volevo chiedere dei consigli:
- siccome mio padre è seguito a Roma, ma vive in Sicilia, avrebbe senso consultare uno psichiatra per tenere sotto controllo la terapia psicofarmacologica tra i vari controlli?
- l'haldol apparentemente sembra inefficace, ma in compenso ha molti effetti collaterali e inizia a manifestarsi un certo parkinsonismo. Essendo un dosaggio elevato, ha senso diminuire l'haldol e aumentare il valium?
- qual è il dosaggio medio di valium che può essere dato a scopo sedativo? Lui prende 15 gocce dopo pranzo per poter dormire un po'.
Lo so che non siete i suoi medici, ma vi chiedo un consiglio più che altro pratico perché non so come comportarmi perché sembra non rispondere ai farmaci.
Vi ringrazio anticipatamente.
[#1]
Gentile utente,
Può avere senso, se non c'è disponibile uno psichiatra nella struttura in cui è ricoverato. Dalla cura si direbbe un disturbo bipolare, per cui può essere indicato un adeguamento della cura sia per la componente antipsicotica, sia per quella antiepilettica, di cui è importante verificare anche il dosaggio (valproatemia).
Il valium a quella dose non ha impatto, specie se lo assume con continuità, esistono benzodiazepine più potenti, stabili e che hanno anche un'attività antimaniacale.
Nelle encefaliti in corso l'uso degli antipsicotici non è così sicuro, sia per il rischio epilettico che gli effetti parkinsonizzanti o confusionali.
Può avere senso, se non c'è disponibile uno psichiatra nella struttura in cui è ricoverato. Dalla cura si direbbe un disturbo bipolare, per cui può essere indicato un adeguamento della cura sia per la componente antipsicotica, sia per quella antiepilettica, di cui è importante verificare anche il dosaggio (valproatemia).
Il valium a quella dose non ha impatto, specie se lo assume con continuità, esistono benzodiazepine più potenti, stabili e che hanno anche un'attività antimaniacale.
Nelle encefaliti in corso l'uso degli antipsicotici non è così sicuro, sia per il rischio epilettico che gli effetti parkinsonizzanti o confusionali.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Prima della diagnosi non c'era assolutamente una diagnosi di disturbo bipolare (malgrado posso dirle che c'era una certa componente di ipomaniacalità, lui è sempre stato tra l'altro un tipo ipertimico).
Potrebbe indicarmi qualche benzodiazepina più potente e con effetti antimaniacali?
Il valium l'ha cominciato da pochi giorni.
Potrebbe indicarmi qualche benzodiazepina più potente e con effetti antimaniacali?
Il valium l'ha cominciato da pochi giorni.
[#3]
Gentile utente,
Se allora il disturbo è emerso a seguito di trattamento con cortisonico rientra nella categoria disturbo bipolare III, ovvero quelle forme che esordiscono sotto sollecitazione di un agente pro-maniacale, come ad esempio un farmaco. Un tempo classificato e classificabile comunque come reazione avversa al farmaco, si tende oggi a considerarlo una via di mezzo (come prognosi) tra forma spontanea e effetto solamente estrinseco. La cura è sostanzialmente la stessa in fase acuta, il ragionamento da fare dopo è sulla base di fattori di rischio, familiarità, persistenza del fattore che ha scatenato l'episodio etc.
Se allora il disturbo è emerso a seguito di trattamento con cortisonico rientra nella categoria disturbo bipolare III, ovvero quelle forme che esordiscono sotto sollecitazione di un agente pro-maniacale, come ad esempio un farmaco. Un tempo classificato e classificabile comunque come reazione avversa al farmaco, si tende oggi a considerarlo una via di mezzo (come prognosi) tra forma spontanea e effetto solamente estrinseco. La cura è sostanzialmente la stessa in fase acuta, il ragionamento da fare dopo è sulla base di fattori di rischio, familiarità, persistenza del fattore che ha scatenato l'episodio etc.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 8.8k visite dal 24/12/2013.
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