Efficacia reale antidepressivi secondo letteratura scientifica.
[#1]
Gentile Utente,
nella speranza di essere attendibile....... la reale efficacia ed il meccanismo d'azione dei farmaci antidepressivi è dimostrata a livello di ricerca da una notevole mole di lavori scientifici. Se anche si volessero togliere lavori eventualmente considerati inattendibili, ne resterebbe una mole comunque enorme. A livello clinico è dimostrata dagli effetti sui sintomi, se anche si volesse togliere il miglioramento dei sintomi dovuto ad effetto placebo (che peraltro è una componente fondamentale di autocura presente in ogni tipo di cura, a meno che non sia nocebo) rimarrebbero effetti sui sintomi strettamente legati alla presenza del farmaco.
Se non l'ha già fatto prenda in considerazione un po' di questi studi e ne valuti la validità.
Cordialità,
nella speranza di essere attendibile....... la reale efficacia ed il meccanismo d'azione dei farmaci antidepressivi è dimostrata a livello di ricerca da una notevole mole di lavori scientifici. Se anche si volessero togliere lavori eventualmente considerati inattendibili, ne resterebbe una mole comunque enorme. A livello clinico è dimostrata dagli effetti sui sintomi, se anche si volesse togliere il miglioramento dei sintomi dovuto ad effetto placebo (che peraltro è una componente fondamentale di autocura presente in ogni tipo di cura, a meno che non sia nocebo) rimarrebbero effetti sui sintomi strettamente legati alla presenza del farmaco.
Se non l'ha già fatto prenda in considerazione un po' di questi studi e ne valuti la validità.
Cordialità,
Dr. Roberto Di Rubbo
[#2]
Utente
Grazie della risposta dr. Rubbio.
Volevo chiedere ancora, in riferimento alla reale efficacia degli antidepressivi, la loro azione sui vari neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina, dopamina, aceticolcolina) non è ancora ben chiara, nel senso che ci sono varie ipotesi.
1) quali sono le ultime ipotesi a livello scientifico, in sintesi, tenuto conto delle sperimentazioni e dei riscontri anche a livello di modifiche risultanti dagli esami funzionali tipo PET o SPECT?
2) E' vero che quando uno ha cominciato a prendere questi psicofarmaci, in maniera continuativa, per anni, non riesce più a farne a meno e, soprattutto molto spesso si determinano delle reazioni avverse che talvolta superano i gli effetti benefici del farmaco?
3) A Suo avviso una terapia contro i disturbi ansioso-depressivi con terapia alternativa (fitoterapia, omeopatia, yoga, training autogeno, pilates, agopuntura, attività sportiva) può essere efficace alla pari della terapia con psicoformaci?
4) Un' ultima domanda: nelle depressioni o stati ansiosi in genere, con somatizzazioni è proprio vero che si procede per tentativi, magari mirati o ci sono delle linee guida, che fanno propendere, a seconda dei disturbi clinici verso una molecola anzichè verso un' altra?
Grazie infinite per le risposte, scusandomi per il disturbo.
La saluto molto cordialmente.
Volevo chiedere ancora, in riferimento alla reale efficacia degli antidepressivi, la loro azione sui vari neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina, dopamina, aceticolcolina) non è ancora ben chiara, nel senso che ci sono varie ipotesi.
1) quali sono le ultime ipotesi a livello scientifico, in sintesi, tenuto conto delle sperimentazioni e dei riscontri anche a livello di modifiche risultanti dagli esami funzionali tipo PET o SPECT?
2) E' vero che quando uno ha cominciato a prendere questi psicofarmaci, in maniera continuativa, per anni, non riesce più a farne a meno e, soprattutto molto spesso si determinano delle reazioni avverse che talvolta superano i gli effetti benefici del farmaco?
3) A Suo avviso una terapia contro i disturbi ansioso-depressivi con terapia alternativa (fitoterapia, omeopatia, yoga, training autogeno, pilates, agopuntura, attività sportiva) può essere efficace alla pari della terapia con psicoformaci?
4) Un' ultima domanda: nelle depressioni o stati ansiosi in genere, con somatizzazioni è proprio vero che si procede per tentativi, magari mirati o ci sono delle linee guida, che fanno propendere, a seconda dei disturbi clinici verso una molecola anzichè verso un' altra?
Grazie infinite per le risposte, scusandomi per il disturbo.
La saluto molto cordialmente.
[#3]
Gentile Utente,
1) gli psicofarmaci, sinteticamente parlando, aumentano la biodisponibilità di neurotrasmettitori (diversi) che si sono dimostrati carenti in (diverse) condizioni patologiche. Ci sono studi in differenti campi e che arrivano a differenti conclusioni, com'è ovvio quando si studiano i fenomeni alla frontiera del conosciuto. alcuni di questi studii evidenziano la possibilità che gli psicofarmaci agiscano stimolando la neurogenesi e migliorando la salute del cervello e, soprattutto se l'uso è prolungato, stimolando fattori di crescita neuronale/neurogenesi.
2) No.
3) Può darsi di si, sicuramente si in certi casi. Esiste il problema che questo sia dimostrabile con studi rigorosamente scientifici o con che altro.
4) Ci sono linee guida che parlano chiaramente di categorie psicofarmacologiche da utilizzare in determinati disturbi, ma che vanno interpretate, soprattutto per quanto attiene la scelta di singole molecole.
Sarebbe bello, forse, che il bene e il male fossero rigorosamente divisi, ma questo accade nelle menti semplici. Quando ci si accinge a cercare di risolvere problemi veri si comincia a vedere che la realtà è un intreccio complesso di entità diverse.
Chieda ai fisici quantistici se la materia è solida o è un'onda di energia. Le risponderanno: tutte e due le cose nello stesso momento. E stiamo parlando della parte più avanzata della fisica, non dei commenti al bar sulla partita di calcio (con tutto il rispetto, ovviamente, per il calcio e per il bar).
Cordialità,
1) gli psicofarmaci, sinteticamente parlando, aumentano la biodisponibilità di neurotrasmettitori (diversi) che si sono dimostrati carenti in (diverse) condizioni patologiche. Ci sono studi in differenti campi e che arrivano a differenti conclusioni, com'è ovvio quando si studiano i fenomeni alla frontiera del conosciuto. alcuni di questi studii evidenziano la possibilità che gli psicofarmaci agiscano stimolando la neurogenesi e migliorando la salute del cervello e, soprattutto se l'uso è prolungato, stimolando fattori di crescita neuronale/neurogenesi.
2) No.
3) Può darsi di si, sicuramente si in certi casi. Esiste il problema che questo sia dimostrabile con studi rigorosamente scientifici o con che altro.
4) Ci sono linee guida che parlano chiaramente di categorie psicofarmacologiche da utilizzare in determinati disturbi, ma che vanno interpretate, soprattutto per quanto attiene la scelta di singole molecole.
Sarebbe bello, forse, che il bene e il male fossero rigorosamente divisi, ma questo accade nelle menti semplici. Quando ci si accinge a cercare di risolvere problemi veri si comincia a vedere che la realtà è un intreccio complesso di entità diverse.
Chieda ai fisici quantistici se la materia è solida o è un'onda di energia. Le risponderanno: tutte e due le cose nello stesso momento. E stiamo parlando della parte più avanzata della fisica, non dei commenti al bar sulla partita di calcio (con tutto il rispetto, ovviamente, per il calcio e per il bar).
Cordialità,
[#5]
Utente
Mi scusi Dr. Di Rubbio, se riprendo la questione a distanza di oltre 2 mesi.
Nel frattempo, io mi sto curando per una depressione, con apatia e disturbi somatici, dopo il lutto della perdita di mia moglie (di circa 17 mesi fa), che mi ha completamente cambiato la vita e mi ha fatto diventare un' altra persona, demotivata, priva di stimoli, di voglia di andare avanti, in questa vita terrena, fatta purtroppo di eventi che ti buttano a terra.
Volevo chiederle: io ho letto recentemente un libro del prof. Garattini, un luminare nel campo della farmacologia. Egli ha ribadito che da ricerche molteplici fatte con malati di depressione e disturbi psichici in genere l' effetto antidepressivo dei farmaci specifici (triciclici. SSRI e SNRI e pure antipsicotici) si è rivelato di poco superiore al placebo. Solo in uno stato grave, ha affermato il professore, c' è convenienza ad usare questi farmaci; in caso di disturbi medi o lievi c' è da riflettere molto prima di fare assumere questi farmaci, anche per gli effetti collaterali degli stessi.
Lei che ne pensa?
La ringrazio per la cortese risposta e la saluto cordialmente.
Nel frattempo, io mi sto curando per una depressione, con apatia e disturbi somatici, dopo il lutto della perdita di mia moglie (di circa 17 mesi fa), che mi ha completamente cambiato la vita e mi ha fatto diventare un' altra persona, demotivata, priva di stimoli, di voglia di andare avanti, in questa vita terrena, fatta purtroppo di eventi che ti buttano a terra.
Volevo chiederle: io ho letto recentemente un libro del prof. Garattini, un luminare nel campo della farmacologia. Egli ha ribadito che da ricerche molteplici fatte con malati di depressione e disturbi psichici in genere l' effetto antidepressivo dei farmaci specifici (triciclici. SSRI e SNRI e pure antipsicotici) si è rivelato di poco superiore al placebo. Solo in uno stato grave, ha affermato il professore, c' è convenienza ad usare questi farmaci; in caso di disturbi medi o lievi c' è da riflettere molto prima di fare assumere questi farmaci, anche per gli effetti collaterali degli stessi.
Lei che ne pensa?
La ringrazio per la cortese risposta e la saluto cordialmente.
[#7]
Gentile Utente,
dice che si sta curando ma non dice che terapia assume. Concordo con lei che il prof Garattini sia un luminare in campo farmacologico. Parlare di psicofarmaci in generale non ha senso; ci sono molecole specifiche che hanno effetti specifici e associati effetti collaterali, alcune più efficaci, altre meno con una grande variabilità intersoggettiva, sia quanto agli effetti positivi che a quelli collaterali. Conosco la presenza degli studi cui fa riferimento il prof Garattini (e lei). Nella mia esperienza, ma prima di tutto in moltissimi altri studi, c'è una comprovata dimostrazione di efficacia di numerosissimi farmaci appartenenti a differenti categorie farmacologiche (antidepressivi, neurolettici, stabilizzanti dell'umore, ansiolitici). Come esistono molte categorie di farmaci ancora di più sono le diagnosi possibili e, all'interno di queste, le varie gravità. Come vede, si può parlare di qualcosa con precisione solo se si fa riferimento ad una diagnosi specifica e ad una terapia specifica. I modi di affrontare la sofferenza mentale, di varia gravità, possono poi essere diversi: "fai da te", psicoterapia, farmacoterapia, combinazione fra queste varie forme. In tutte le forme è compresente l'effetto placebo (o nocebo), tale effetto fa parte del "prendersi cura" (di sè o di un altro).
cordialità,
dice che si sta curando ma non dice che terapia assume. Concordo con lei che il prof Garattini sia un luminare in campo farmacologico. Parlare di psicofarmaci in generale non ha senso; ci sono molecole specifiche che hanno effetti specifici e associati effetti collaterali, alcune più efficaci, altre meno con una grande variabilità intersoggettiva, sia quanto agli effetti positivi che a quelli collaterali. Conosco la presenza degli studi cui fa riferimento il prof Garattini (e lei). Nella mia esperienza, ma prima di tutto in moltissimi altri studi, c'è una comprovata dimostrazione di efficacia di numerosissimi farmaci appartenenti a differenti categorie farmacologiche (antidepressivi, neurolettici, stabilizzanti dell'umore, ansiolitici). Come esistono molte categorie di farmaci ancora di più sono le diagnosi possibili e, all'interno di queste, le varie gravità. Come vede, si può parlare di qualcosa con precisione solo se si fa riferimento ad una diagnosi specifica e ad una terapia specifica. I modi di affrontare la sofferenza mentale, di varia gravità, possono poi essere diversi: "fai da te", psicoterapia, farmacoterapia, combinazione fra queste varie forme. In tutte le forme è compresente l'effetto placebo (o nocebo), tale effetto fa parte del "prendersi cura" (di sè o di un altro).
cordialità,
[#8]
Utente
Egregi dottori,
dopo aver assunto per circa 1 anno: lorazepam 2,5 (3x1/2) e anafranil 10m x3 al gg., il mio psichiatra ha optato per ridurre il lorazepam a (1mg. x 3al gg.), cymbalta (1 da 60 al mattino) e sertralina (1 da 25 la sera), che assumo da circa 2 mesi. Però
continuo ad essere abbastanza depresso, dopo la perdita di mia
moglie, con apatia, mancanza di stimoli sia sul lavoro che sulla
vita sociale). Inoltre soffro di cefalea e dolori muscolari ed articolari
vari (probabili somatizzazioni). Dovrei fare anche uin' attività fisica, ma non riesco a fare che passeggiate e un po' di ciclette per scaricare la tensione.
Voi che ne pensate: probabilmente direte dell' anomalia della
benzo che avrei dovuta ridurla e/o sospenderla; ma ho provato e non ci riesco!
Grazie, per la gradita risposta.
dopo aver assunto per circa 1 anno: lorazepam 2,5 (3x1/2) e anafranil 10m x3 al gg., il mio psichiatra ha optato per ridurre il lorazepam a (1mg. x 3al gg.), cymbalta (1 da 60 al mattino) e sertralina (1 da 25 la sera), che assumo da circa 2 mesi. Però
continuo ad essere abbastanza depresso, dopo la perdita di mia
moglie, con apatia, mancanza di stimoli sia sul lavoro che sulla
vita sociale). Inoltre soffro di cefalea e dolori muscolari ed articolari
vari (probabili somatizzazioni). Dovrei fare anche uin' attività fisica, ma non riesco a fare che passeggiate e un po' di ciclette per scaricare la tensione.
Voi che ne pensate: probabilmente direte dell' anomalia della
benzo che avrei dovuta ridurla e/o sospenderla; ma ho provato e non ci riesco!
Grazie, per la gradita risposta.
[#9]
Gentile utente,
mi permetto di aggiungere anche un mio commento.
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"Solo in uno stato grave ... c' è convenienza ad usare questi farmaci"
- Senz'altro, ma che cosa è grave bisogna bene interpretare.
Se per "grave" intendiamo l'intensità del disturbo, allora è discutibile, perché in alcuni disturbi psichici i peggioramenti anche di media entità non debbano essere sottovalutati e, dall'altra parte negli altri disturbi (che non necessariamente si curano con gli psicofarmaci) una situazione anche molto grave che ne fa parte va affrontata con modalità diverse, non sempre farmacologiche.
Se invece per "uno stato grave" intendiamo un disturbo che è "grave" per la sua natura, allora potrei essere d'accordo.
Faccio un esempio in base alla Sua situazione personale.
Nel Suo caso, nel quale sussistono i fattori esterni oggettivi e la Sua reazione, per quanto sia dolorosa, fa parte dello spettro delle reazioni normali e non necessariamente patologiche: è una situazione veramente grave, ma i metodi farmacologici non sono la cura specifica, e benché ad oggi sono spesso usati, la loro efficacia in tal caso è limitata (più specifici sono gli altri metodi di cura).
Se però il Suo disturbo (che è inizialmente "reattivo") si complica ad esempio precipitando o slatentizzando un disturbo depressivo non "reattivo" ma "endogeno" che inizia a fare il proprio decorso essendo tipicamente non più reattivo neanche nel senso positivo (la persona tende a non reagire neanche agli eventuali miglioramenti nelle proprie circostanze di vita), allora è possibile che siamo di fronte ad un disturbo psichico già diverso, per il quale la terapia antidepressiva potrebbe essere efficace.
Nel corso di questa storia, se le cure non sono sufficienti, si può assistere al peggioramento ulteriore o alla stasi, alla cronicizzazione.
ma se si interviene con farmaci giusti a dosaggi giusti, può essere raggiunto un miglioramento, e questo punto ... si è di nuovo di fronte alla parte "reattiva"(che è sempre stata, e che ora, controllata la complicazione "endogena", si sente di più). La persona può avere l'impressione che i farmaci non funzionano più, ma in realtà i farmaci hanno fatto quello che dovevano fare, solo che sulla parte "reattiva" non possono fare gran che. Dunque, senza abbandonare ancora la terapia farmacologica, ci vogliono anche gli altri mezzi terapeutici. Se tale necessità non verrà riconosciuta, anche in questo caso si può assistere alla stasi, alla cronicizzazione.
Così, dunque, un disturbo reattivo può procedere "a fasi" in funzione delle complicanze e/o dei progressi, che bisogna sapere riconoscere.
Tale valutazione - della natura del disturbo (ovvero, della natura della fase) e dell'effettivo bisogno di una o/e di un'altra cura - lo fa lo psichiatra, ed il fatto che con la cura prescritta e seguita rimangono importanti limiti nel miglioramento dovrebbe orientare verso una tale rivalutazione.
Non sto dicendo nella quale "fase" del decorso Lei si trova: lo deve valutare il Suo psichiatra.
mi permetto di aggiungere anche un mio commento.
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"Solo in uno stato grave ... c' è convenienza ad usare questi farmaci"
- Senz'altro, ma che cosa è grave bisogna bene interpretare.
Se per "grave" intendiamo l'intensità del disturbo, allora è discutibile, perché in alcuni disturbi psichici i peggioramenti anche di media entità non debbano essere sottovalutati e, dall'altra parte negli altri disturbi (che non necessariamente si curano con gli psicofarmaci) una situazione anche molto grave che ne fa parte va affrontata con modalità diverse, non sempre farmacologiche.
Se invece per "uno stato grave" intendiamo un disturbo che è "grave" per la sua natura, allora potrei essere d'accordo.
Faccio un esempio in base alla Sua situazione personale.
Nel Suo caso, nel quale sussistono i fattori esterni oggettivi e la Sua reazione, per quanto sia dolorosa, fa parte dello spettro delle reazioni normali e non necessariamente patologiche: è una situazione veramente grave, ma i metodi farmacologici non sono la cura specifica, e benché ad oggi sono spesso usati, la loro efficacia in tal caso è limitata (più specifici sono gli altri metodi di cura).
Se però il Suo disturbo (che è inizialmente "reattivo") si complica ad esempio precipitando o slatentizzando un disturbo depressivo non "reattivo" ma "endogeno" che inizia a fare il proprio decorso essendo tipicamente non più reattivo neanche nel senso positivo (la persona tende a non reagire neanche agli eventuali miglioramenti nelle proprie circostanze di vita), allora è possibile che siamo di fronte ad un disturbo psichico già diverso, per il quale la terapia antidepressiva potrebbe essere efficace.
Nel corso di questa storia, se le cure non sono sufficienti, si può assistere al peggioramento ulteriore o alla stasi, alla cronicizzazione.
ma se si interviene con farmaci giusti a dosaggi giusti, può essere raggiunto un miglioramento, e questo punto ... si è di nuovo di fronte alla parte "reattiva"(che è sempre stata, e che ora, controllata la complicazione "endogena", si sente di più). La persona può avere l'impressione che i farmaci non funzionano più, ma in realtà i farmaci hanno fatto quello che dovevano fare, solo che sulla parte "reattiva" non possono fare gran che. Dunque, senza abbandonare ancora la terapia farmacologica, ci vogliono anche gli altri mezzi terapeutici. Se tale necessità non verrà riconosciuta, anche in questo caso si può assistere alla stasi, alla cronicizzazione.
Così, dunque, un disturbo reattivo può procedere "a fasi" in funzione delle complicanze e/o dei progressi, che bisogna sapere riconoscere.
Tale valutazione - della natura del disturbo (ovvero, della natura della fase) e dell'effettivo bisogno di una o/e di un'altra cura - lo fa lo psichiatra, ed il fatto che con la cura prescritta e seguita rimangono importanti limiti nel miglioramento dovrebbe orientare verso una tale rivalutazione.
Non sto dicendo nella quale "fase" del decorso Lei si trova: lo deve valutare il Suo psichiatra.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#10]
Gentile Utente,
se la trapia che ha descritto la assume da circa due mesi e tutt'ora non si sente bene è opportuno che faccia una visita di controllo con il suo psichiatra per valutare se aspettare ancora oppure cambiare la terapia (anche solo i dosaggi di quella che fa. vedi Sertralina 25 mg) o affiancare alla terapia farmacologica un supporto psicoterapico.
Cordialità,
se la trapia che ha descritto la assume da circa due mesi e tutt'ora non si sente bene è opportuno che faccia una visita di controllo con il suo psichiatra per valutare se aspettare ancora oppure cambiare la terapia (anche solo i dosaggi di quella che fa. vedi Sertralina 25 mg) o affiancare alla terapia farmacologica un supporto psicoterapico.
Cordialità,
[#11]
Utente
Buongiorno egregi dottori,
purtroppo la mia situazione globale psico- fisica attuale è piuttosta complicata. La sua evoluzione è stata prgressiva; vale a dire che io
lamento disturbi depressivi reattivi e non reattivi da parecchi anni, dovuti alla grave malattia di mia moglie, culminata nella sua morte, vale a dire dal suo peggioramento (dal 2010).
Ma c' è da dire che da parecchi anni prima io soffrivo di una cefalea cronica (da trauma cranico del 1984), accompagnata da acufeni pulsanti. Le innumerevoli cure esperite, nonostante i tanti esami negativi non hanno portato a veri e netti miglioramenti, bensì ad una situazione di adattamento, con il conforto di avere una famiglia (moglie splemdida e figlia altrettanto).
La lumga malattia di mia moglie ha portato la mia situazione clinica ad avere dei disturbi già esistenti, che sono peggiorati e ad una depressione reattiva, con apatia, tristezza, mancanza di motivazioni, perdita dell' autostima.
Voglio dire che già una situazione negativa di fondo esistente, è stata letteralmente aggravata dalla perdita del coniuge e, pertanto adesso non è facile uscirne.
Io sono seguito da un neurologo e da uno psichiatra, e mi rendo conto vhe è molto dura per me.
Vi ringrazio per gli interventi di tutti e vi saluto cordialmente.
purtroppo la mia situazione globale psico- fisica attuale è piuttosta complicata. La sua evoluzione è stata prgressiva; vale a dire che io
lamento disturbi depressivi reattivi e non reattivi da parecchi anni, dovuti alla grave malattia di mia moglie, culminata nella sua morte, vale a dire dal suo peggioramento (dal 2010).
Ma c' è da dire che da parecchi anni prima io soffrivo di una cefalea cronica (da trauma cranico del 1984), accompagnata da acufeni pulsanti. Le innumerevoli cure esperite, nonostante i tanti esami negativi non hanno portato a veri e netti miglioramenti, bensì ad una situazione di adattamento, con il conforto di avere una famiglia (moglie splemdida e figlia altrettanto).
La lumga malattia di mia moglie ha portato la mia situazione clinica ad avere dei disturbi già esistenti, che sono peggiorati e ad una depressione reattiva, con apatia, tristezza, mancanza di motivazioni, perdita dell' autostima.
Voglio dire che già una situazione negativa di fondo esistente, è stata letteralmente aggravata dalla perdita del coniuge e, pertanto adesso non è facile uscirne.
Io sono seguito da un neurologo e da uno psichiatra, e mi rendo conto vhe è molto dura per me.
Vi ringrazio per gli interventi di tutti e vi saluto cordialmente.
[#12]
Utente
Gentili dottori,
volevo anche aggiungere, che la mia situazione attuale è veramente
grave, in quanto non riesco a reagire; sono come bloccato, paralizzato, apatico, con voglia di far nulla, molto depresso, triste e demotivato al massimo con cefalea cronica quotidiana, disturbi muscolari diffusi, stanchezza.
Con la terapia in uso, ottengo pochi risultati; forse dovrei fare della psicoterapia, ma non ne ho voglia!
Penso che i soli farmaci, siano giusti o sbagliati, per tipologia e/o dosaggio non siano sufficienti. Mia figlia mi sprona a fare palestra per scaricare, come fa lei, ma non riesco a fare neppure quella; mi limito a passeggiate e, tra l' altro non riesco nemmeno a socializzare e non frequento nemmeno parenti e quei pochi amici che mi sono rimasti. Non so come uscire da questa grave situazione. Sinceramente, non so più cosa fare.
Vi ringrazio, per eventuali consigli o proposte, anche se mi rendo conto che "se non mi do una mossa io" è finita!.
volevo anche aggiungere, che la mia situazione attuale è veramente
grave, in quanto non riesco a reagire; sono come bloccato, paralizzato, apatico, con voglia di far nulla, molto depresso, triste e demotivato al massimo con cefalea cronica quotidiana, disturbi muscolari diffusi, stanchezza.
Con la terapia in uso, ottengo pochi risultati; forse dovrei fare della psicoterapia, ma non ne ho voglia!
Penso che i soli farmaci, siano giusti o sbagliati, per tipologia e/o dosaggio non siano sufficienti. Mia figlia mi sprona a fare palestra per scaricare, come fa lei, ma non riesco a fare neppure quella; mi limito a passeggiate e, tra l' altro non riesco nemmeno a socializzare e non frequento nemmeno parenti e quei pochi amici che mi sono rimasti. Non so come uscire da questa grave situazione. Sinceramente, non so più cosa fare.
Vi ringrazio, per eventuali consigli o proposte, anche se mi rendo conto che "se non mi do una mossa io" è finita!.
[#13]
Gentile utente,
capisco che Lei stesso vede entrambi gli elementi, vede la complessità, ma la domanda "in che fase si trova ?" non è rivolta a Lei, bensì al Suo specialista; va chiesto a lui di fare tale valutazione per il Suo conto (assieme con Lei), perché, in base a questo lui prescrive a Lei la Sua cura.
La mia impressione è che (un po' anche su Sua richiesta) si cerca di non "caricarLa" coi farmaci e che Lei stia cercando le vie alternative ai farmaci.. Un po' anche deluso.. decide che se non Lei stesso con le proprie forze, nessun altro L'ha tira fuori..
Tale orientamento, però, non deve essere preso come un principio generale, ma solo come l'eventuale conseguenza dell'analisi della Sua situazione individuale e concreta e di quello che tale situazione effettivamente richiede. Tale analisi è stata fatta ? (intendo fatta non da Lei da solo, ma da voi assieme con il Suo psichiatra).
Nel caso nel quale il Suo psichiatra riconosce come ora prevalente, il componente "endogeno", allora bisogna proporre a lui di correggere la terapia farmacologica: le dosi dei farmaci antidepressivi che assume (cymbalta, zoloft) potrebbero essere relativamente basse per essere efficaci nel Suo caso.
A Lei capita di parlare con il Suo psichiatra sul razionale della cura ? sui motivi di scelta di certi dosaggi ? Bisogna che ne parliate.
Se (secondo il Suo psichiatra) domina l'aspetto "reattivo" (il che potrebbe anche ben essere: "grave", apatico, senza motivazioni non vuol dire che tale quadro non è soprattutto reattivo), allora la terapia farmacologica, se ormai la sta facendo, va ottimizzata comunque. Ma vanno valutati anche gli interventi non farmacologici:
ad esempio, possono essere discusse con il Suo psichiatra LE ASPETTATIVE dell'entità di miglioramento: il lutto va anche vissuto, e stare subito molto meglio di come sta a pochi anni dalla morte della moglie potrebbe anche non essere fisiologico. Dunque, serve un percorso... Non necessariamente la psicoterapia, ma .. magari gli incontri periodici di MONITORAGGIO DEL SUO PERCORSO, magari più frequenti di prima.
capisco che Lei stesso vede entrambi gli elementi, vede la complessità, ma la domanda "in che fase si trova ?" non è rivolta a Lei, bensì al Suo specialista; va chiesto a lui di fare tale valutazione per il Suo conto (assieme con Lei), perché, in base a questo lui prescrive a Lei la Sua cura.
La mia impressione è che (un po' anche su Sua richiesta) si cerca di non "caricarLa" coi farmaci e che Lei stia cercando le vie alternative ai farmaci.. Un po' anche deluso.. decide che se non Lei stesso con le proprie forze, nessun altro L'ha tira fuori..
Tale orientamento, però, non deve essere preso come un principio generale, ma solo come l'eventuale conseguenza dell'analisi della Sua situazione individuale e concreta e di quello che tale situazione effettivamente richiede. Tale analisi è stata fatta ? (intendo fatta non da Lei da solo, ma da voi assieme con il Suo psichiatra).
Nel caso nel quale il Suo psichiatra riconosce come ora prevalente, il componente "endogeno", allora bisogna proporre a lui di correggere la terapia farmacologica: le dosi dei farmaci antidepressivi che assume (cymbalta, zoloft) potrebbero essere relativamente basse per essere efficaci nel Suo caso.
A Lei capita di parlare con il Suo psichiatra sul razionale della cura ? sui motivi di scelta di certi dosaggi ? Bisogna che ne parliate.
Se (secondo il Suo psichiatra) domina l'aspetto "reattivo" (il che potrebbe anche ben essere: "grave", apatico, senza motivazioni non vuol dire che tale quadro non è soprattutto reattivo), allora la terapia farmacologica, se ormai la sta facendo, va ottimizzata comunque. Ma vanno valutati anche gli interventi non farmacologici:
ad esempio, possono essere discusse con il Suo psichiatra LE ASPETTATIVE dell'entità di miglioramento: il lutto va anche vissuto, e stare subito molto meglio di come sta a pochi anni dalla morte della moglie potrebbe anche non essere fisiologico. Dunque, serve un percorso... Non necessariamente la psicoterapia, ma .. magari gli incontri periodici di MONITORAGGIO DEL SUO PERCORSO, magari più frequenti di prima.
[#14]
Gentile Utente,
lei ha un problema reale e, pur comprendendo lo scoraggiamento e lo sconforto, dovrebbe utilizzare soluzioni reali, e soprattutto, una volta che si è affidato ad un professionista, cercare, con il suo aiuto di arrivare alla soluzione, per quanto complicato possa essere. Insista finchè non trova una strada. Nel frattempo si scoraggi pure. Scoraggiarsi, essere fragili, impaurirsi fa parte dei sentimenti reali e possibili.
Cordialità,
lei ha un problema reale e, pur comprendendo lo scoraggiamento e lo sconforto, dovrebbe utilizzare soluzioni reali, e soprattutto, una volta che si è affidato ad un professionista, cercare, con il suo aiuto di arrivare alla soluzione, per quanto complicato possa essere. Insista finchè non trova una strada. Nel frattempo si scoraggi pure. Scoraggiarsi, essere fragili, impaurirsi fa parte dei sentimenti reali e possibili.
Cordialità,
[#15]
Gent. pazienti,
l'efficacia degli antidepressivi è dimostrata, per quanto riguarda dati più precisi occorre considerare: efficacia in quale patologia? quale classe di antidepressivi? quale molecola?, inoltre occorre considerare come è stata fatta la metanalisi dalla quale vengono i dati....
l'efficacia degli antidepressivi è dimostrata, per quanto riguarda dati più precisi occorre considerare: efficacia in quale patologia? quale classe di antidepressivi? quale molecola?, inoltre occorre considerare come è stata fatta la metanalisi dalla quale vengono i dati....
Dr. Francesco Botti
Spec. in Psichiatria
[#16]
Utente
Buongiorno dr. Botti,
sono incuriosito dal suo intervento. Può essere più preciso, in riferimento alla metanalisi?
Come è dimostrata l' efficacia degli antidepressivi, molto sinteticamente? Credo che Lei abbia letto anche il parere del prof. Garattini e di tanti altri scienziati o luminari nel campo della farmacologia, del sistema nervoso centrale (neurologi, psichiatri, ricercatori).
I punti nodali più importanti sono, a mio avviso, innanzitutto la complessità del cervello, del quale si sa ancora molto poco, poi la difficoltà nel fare una diagnosi corretta al paziente (cosa non molto facile), poi il tentativo personalizzato, di curare agendo, molto spesso per tentativi, sulle varie tipologie di antidepressivi (triciclici, SSRI, SNRI, atipici, ecc.) o anche attraverso altri psicofarmaci (stabilizzatori dell' umore, ansiolitici, antipsicotici di vario tipo, ecc.).
La ringrazio per eventuali Sue spiegazioni ed osservazioni, in una materia nella quale c'è ancora molto ma molto da scoprire.
Cordiali saluti.
sono incuriosito dal suo intervento. Può essere più preciso, in riferimento alla metanalisi?
Come è dimostrata l' efficacia degli antidepressivi, molto sinteticamente? Credo che Lei abbia letto anche il parere del prof. Garattini e di tanti altri scienziati o luminari nel campo della farmacologia, del sistema nervoso centrale (neurologi, psichiatri, ricercatori).
I punti nodali più importanti sono, a mio avviso, innanzitutto la complessità del cervello, del quale si sa ancora molto poco, poi la difficoltà nel fare una diagnosi corretta al paziente (cosa non molto facile), poi il tentativo personalizzato, di curare agendo, molto spesso per tentativi, sulle varie tipologie di antidepressivi (triciclici, SSRI, SNRI, atipici, ecc.) o anche attraverso altri psicofarmaci (stabilizzatori dell' umore, ansiolitici, antipsicotici di vario tipo, ecc.).
La ringrazio per eventuali Sue spiegazioni ed osservazioni, in una materia nella quale c'è ancora molto ma molto da scoprire.
Cordiali saluti.
[#17]
Utente
Scusate, mi rivolgo in particolare ai dottori Gukov e Di Rubbio.
Mi sono rivolto al mio psichiatra, dicendogli della mia apatia,
del mio rifiuto ad andare avanti, della mia forte depressione con
cefalea e disturbi muscolari, del fatto che non vado nemmeno in palestra per cercare di aiutare il mio fisico a riprendersi dai dolori
articolari e muscolari.
Lui mi ha ascoltato e quindi mi ha mantenuto il lorazepam 2,5 (1/2 x 3 algg.), cymbalta 60 (1 la mattina) e mi ha alzato la sertralina (1 da 50 all sera). Inoltre mi ha detto di cercare di fare palestra, soprattutto perchè l' attività fisica aiuta contro i dolori e pure aiuta contro l' ansia e la depressione). Voi che ne pensate; io mi sento ancora bloccato e apatico con somatizzazioni varie.
Grazie per le risposte e buongiorno.
Mi sono rivolto al mio psichiatra, dicendogli della mia apatia,
del mio rifiuto ad andare avanti, della mia forte depressione con
cefalea e disturbi muscolari, del fatto che non vado nemmeno in palestra per cercare di aiutare il mio fisico a riprendersi dai dolori
articolari e muscolari.
Lui mi ha ascoltato e quindi mi ha mantenuto il lorazepam 2,5 (1/2 x 3 algg.), cymbalta 60 (1 la mattina) e mi ha alzato la sertralina (1 da 50 all sera). Inoltre mi ha detto di cercare di fare palestra, soprattutto perchè l' attività fisica aiuta contro i dolori e pure aiuta contro l' ansia e la depressione). Voi che ne pensate; io mi sento ancora bloccato e apatico con somatizzazioni varie.
Grazie per le risposte e buongiorno.
[#18]
Gentile Utente,
la scelta del suo psichiatra mi sembra condivisibile. Prima di eventualmente cambiare terapia i due farmaci vanno usati ai dosaggi massimi (con Cymbalta teoricamente si potrebbe arrivare a 120 mg/die), per cui l'azione da fare in questa ottica è quella di agire intanto sulla sertralina e aspettare gli effetti.
Cordialità,
la scelta del suo psichiatra mi sembra condivisibile. Prima di eventualmente cambiare terapia i due farmaci vanno usati ai dosaggi massimi (con Cymbalta teoricamente si potrebbe arrivare a 120 mg/die), per cui l'azione da fare in questa ottica è quella di agire intanto sulla sertralina e aspettare gli effetti.
Cordialità,
[#19]
Concordo con il Suo specialista e con il Dr Di Rubbo.
L'aumento della dose della Sertralina è condiviibile come la prima mossa (e non mi sorprenderò se il Suo specialista aumenterà la dose di sertralina ancora oltre, se i 50 mg non dessere beneficio entro un ragionevole limite di tempo). E sono d'accordo con il Dr Di Rubbio che anche la dose di Cymbalta (duloxetina) può essere potenzialmente aumentata (in un secondo momento: se l'aumento della Sertralina non desse benefici).
Sono due antidepressivi con meccanismi d'azione leggermente diversi che possono agire in sinergia, entrambi sono di solito ben tollerati; ma, gradualmente aumentandoli, vanno trovati i dosaggi giusti.
Sono d'accordo anche con le raccomandazioni del Suo specialista riguardo alla palestra; ma più che altro sono d'accordo che l'attività in generale (in palestra, le passeggiate anche se brevi, la ginnastica ache molto minima fatta anche da solo al mattino e, soprattutto, il mantenere il regime della giornata, programmare impegni anche minimi durante ogni giornata) può essere di beneficio. Un passo alla volta.
L'aumento della dose della Sertralina è condiviibile come la prima mossa (e non mi sorprenderò se il Suo specialista aumenterà la dose di sertralina ancora oltre, se i 50 mg non dessere beneficio entro un ragionevole limite di tempo). E sono d'accordo con il Dr Di Rubbio che anche la dose di Cymbalta (duloxetina) può essere potenzialmente aumentata (in un secondo momento: se l'aumento della Sertralina non desse benefici).
Sono due antidepressivi con meccanismi d'azione leggermente diversi che possono agire in sinergia, entrambi sono di solito ben tollerati; ma, gradualmente aumentandoli, vanno trovati i dosaggi giusti.
Sono d'accordo anche con le raccomandazioni del Suo specialista riguardo alla palestra; ma più che altro sono d'accordo che l'attività in generale (in palestra, le passeggiate anche se brevi, la ginnastica ache molto minima fatta anche da solo al mattino e, soprattutto, il mantenere il regime della giornata, programmare impegni anche minimi durante ogni giornata) può essere di beneficio. Un passo alla volta.
[#20]
Utente
Egregi dottori,
il 15.04. 2014, sono stato sottoposto a visita programmata per il mio problema della cefalea cronica, nel centro cefalee di Vicenza.
Qui dopo aver spiegato lungamente i sintomi, la mia situazione generale dell' ultimo periodo, il medico del centro cefalee, ha ribadito che, secondo lui la sintomatologia attuale è dovuta alla cronicizzazione della cefalea, la quale è diventata cefalea cronica quotidiana o emicrania cronica. Per questo motivo e in considerazione di un tentativo di disintossicazione ambulatoriale mi ha prescritto una modifica dell' attuale terapia:
Mantenimento del lorazepam e del cymbalta; inserimento di 1 cp, al giorno di samyr 400 e di topamax (con partenza da 25 mg la sera e progressivo innalzamento fino a 200 mg. diviso in 2 somministrazioni giornaliere di 100 mg., nell' arco di circa 60gg.).
Si tratta di un tentativo, visto che la cefalea io ce l' ho da decenni, con innumerevoli terapie esperite, accompagnata anche da ansia e depressione).Ho letto degli innumerevoli effetti collaterali del topamax, specialmente a dosaggi alti e tenendo conto delle interazioni con gli altri farmaci che assumo.
Chiedevo un Vostro gradito parere su questa terapia e sulla situazione in generale. Ringrazio e porgo cordiali saluti.
il 15.04. 2014, sono stato sottoposto a visita programmata per il mio problema della cefalea cronica, nel centro cefalee di Vicenza.
Qui dopo aver spiegato lungamente i sintomi, la mia situazione generale dell' ultimo periodo, il medico del centro cefalee, ha ribadito che, secondo lui la sintomatologia attuale è dovuta alla cronicizzazione della cefalea, la quale è diventata cefalea cronica quotidiana o emicrania cronica. Per questo motivo e in considerazione di un tentativo di disintossicazione ambulatoriale mi ha prescritto una modifica dell' attuale terapia:
Mantenimento del lorazepam e del cymbalta; inserimento di 1 cp, al giorno di samyr 400 e di topamax (con partenza da 25 mg la sera e progressivo innalzamento fino a 200 mg. diviso in 2 somministrazioni giornaliere di 100 mg., nell' arco di circa 60gg.).
Si tratta di un tentativo, visto che la cefalea io ce l' ho da decenni, con innumerevoli terapie esperite, accompagnata anche da ansia e depressione).Ho letto degli innumerevoli effetti collaterali del topamax, specialmente a dosaggi alti e tenendo conto delle interazioni con gli altri farmaci che assumo.
Chiedevo un Vostro gradito parere su questa terapia e sulla situazione in generale. Ringrazio e porgo cordiali saluti.
[#22]
Utente
Caro dr. Gukov,
il medico del Centro cefalee, ha valutato l' aspetto dellla intossicazione dai tanti farmaci assunti per la cefalea che ho
da oltre 25 anni (ansiolitici, antidepressivi, fans, betabloccanti,
calcio antagonisti, triptani, diuretici, antiepilettici, cortisone, ecc.)
Io l' ho precisato in precedenza; quindi in tutti questi anni (dal 1984) sono stato visto da neurologi, psichiatri, centri cefalee, ecc.), con innumerevoli terapie.
La sertralina è stata accantonata, per il momento, in attesa dei risultati di questa terapia, modificata!
Anch'io sono perplesso dr. Gukov, anche perchè ho sentito che il
TOPAMAX ha molti effetti collaterali (anche gravi).
Quindi, se ho ben capito Lei non è d' accordo con questo
cambiamento di strategia terapeutica?
il medico del Centro cefalee, ha valutato l' aspetto dellla intossicazione dai tanti farmaci assunti per la cefalea che ho
da oltre 25 anni (ansiolitici, antidepressivi, fans, betabloccanti,
calcio antagonisti, triptani, diuretici, antiepilettici, cortisone, ecc.)
Io l' ho precisato in precedenza; quindi in tutti questi anni (dal 1984) sono stato visto da neurologi, psichiatri, centri cefalee, ecc.), con innumerevoli terapie.
La sertralina è stata accantonata, per il momento, in attesa dei risultati di questa terapia, modificata!
Anch'io sono perplesso dr. Gukov, anche perchè ho sentito che il
TOPAMAX ha molti effetti collaterali (anche gravi).
Quindi, se ho ben capito Lei non è d' accordo con questo
cambiamento di strategia terapeutica?
[#23]
Gentile Signore,
per quanto riguarda la terapia con il Topamax ("Topamax" è il nome commerciale; il principio attivo è Topiramato) per cefalea, non è da scartare: anzi, è uno dei farmaci usati (non di prima scelta, come anche nel Suo caso); ed i farmaci che Lei ha già assunto per la cefalea non hanno avuto meno effetti collaterali. Penso che il neurologo del centro cefalee ha valutato i rischi di interazione con altri farmaci e che ha escluso le contraindicazioni. Comunque, più che chiederlo qui, conviene chiedere un consulto informativo nell'area di Neurologia di questo sito. E senz'altro anche lo psichiatra che La segue ne deve essere avvisato e va sentito il suo parere.
Per quanto riguarda "accantonare" la Sertralina, se si tratta di sospenderla, sono del parere contrario, perchè:
1) per prendere una tale decisione doveva essere consultato lo psichiatra che La segue (il quale recentemente ha piuttosto aumentato la dose di Sertralina);
2) in ogni caso gli antidepressivi non si sospendono di colpo (ciò può avere conseguenze negative nei termini dell'aggravamento dei sintomi depressivi e nei termini degli effetti da sospensione);
Comunque, sembra che ci sia una confusione: o si pensa che i dolori fanno parte dei sintomi "somatici" della depressione (e viene consigliata la palestra e gli antidepressivi per la depressione).., oppure si pensa che è la Sua cefalea - la causa di tutti i guai (e tutti i farmaci sono per curare la cefalea e gli si valuta solo da questo punto di vista)...
Mi sembra più ragionevole riconoscere come problemi degni di cura sia la depressione, sia la cefalea. Possono essere in parte anche interconnessi, ma è scorretto pensare solo alla cefalea e sospendere un antidepressivo, dimenticando che ha anche un disturbo di umore e senza consultare il Suo psichiatra.
per quanto riguarda la terapia con il Topamax ("Topamax" è il nome commerciale; il principio attivo è Topiramato) per cefalea, non è da scartare: anzi, è uno dei farmaci usati (non di prima scelta, come anche nel Suo caso); ed i farmaci che Lei ha già assunto per la cefalea non hanno avuto meno effetti collaterali. Penso che il neurologo del centro cefalee ha valutato i rischi di interazione con altri farmaci e che ha escluso le contraindicazioni. Comunque, più che chiederlo qui, conviene chiedere un consulto informativo nell'area di Neurologia di questo sito. E senz'altro anche lo psichiatra che La segue ne deve essere avvisato e va sentito il suo parere.
Per quanto riguarda "accantonare" la Sertralina, se si tratta di sospenderla, sono del parere contrario, perchè:
1) per prendere una tale decisione doveva essere consultato lo psichiatra che La segue (il quale recentemente ha piuttosto aumentato la dose di Sertralina);
2) in ogni caso gli antidepressivi non si sospendono di colpo (ciò può avere conseguenze negative nei termini dell'aggravamento dei sintomi depressivi e nei termini degli effetti da sospensione);
Comunque, sembra che ci sia una confusione: o si pensa che i dolori fanno parte dei sintomi "somatici" della depressione (e viene consigliata la palestra e gli antidepressivi per la depressione).., oppure si pensa che è la Sua cefalea - la causa di tutti i guai (e tutti i farmaci sono per curare la cefalea e gli si valuta solo da questo punto di vista)...
Mi sembra più ragionevole riconoscere come problemi degni di cura sia la depressione, sia la cefalea. Possono essere in parte anche interconnessi, ma è scorretto pensare solo alla cefalea e sospendere un antidepressivo, dimenticando che ha anche un disturbo di umore e senza consultare il Suo psichiatra.
[#24]
Gentile Utente,
è indubbiamente il suo neurologo che, avendola visitata, ha il polso della situazione. Sono d'accordo con le osservazione del Dr Gukov. E' pur vero che il neurologo non le ha tolto tutti gli antidepressivi, avendole lasciato il Cymbalta, e anche a prescindere dalla sospensione brusca dello Zoloft ( e del parere dello psichiatra), questa molecola non può che essere di aiuto nel trattamento di cefalea ed emicrania, che spesso si sostengono su o presentano in comorbidità un disturbo dell'umore.
Faccia però riferimento al suo psichiatra e al suo neurologo e si rapporti costantemente a loro, per non entrare in un giro di pareri che potrebbe diventare paralizzante per la sua terapia.
cordialità,
è indubbiamente il suo neurologo che, avendola visitata, ha il polso della situazione. Sono d'accordo con le osservazione del Dr Gukov. E' pur vero che il neurologo non le ha tolto tutti gli antidepressivi, avendole lasciato il Cymbalta, e anche a prescindere dalla sospensione brusca dello Zoloft ( e del parere dello psichiatra), questa molecola non può che essere di aiuto nel trattamento di cefalea ed emicrania, che spesso si sostengono su o presentano in comorbidità un disturbo dell'umore.
Faccia però riferimento al suo psichiatra e al suo neurologo e si rapporti costantemente a loro, per non entrare in un giro di pareri che potrebbe diventare paralizzante per la sua terapia.
cordialità,
[#25]
Utente
Gentili psichiatri,
il mio psichiatra di riferimento è assai perplesso e pure io.
Nella terapia di Vicenza centro cefalee si fa riferimento alla cronicizzazione di una cefalea tensiva ed emicrania trasformata (inserimento topamax e samyr?), la terapia del mio psichiatre si basa sull' aspetto ansioso-depressivo, reattivo ed endogeno con disturbi somatici.
Sinceramente io non so più cosa fare? Anche se devo dire che il mio psichiatra mi dice che di cefalea non se ne intende più di tanto?
Ma allora, cosa faccio? Procedo con la terapia di Vicenza (che tra l' altro mi dà tanta sonnolenza e stordimento) e poi il medico valuterà i benefici e gli effetti avversi? Che comunque mi sembrano molti e mi penalizzano assai, specialmente sul lavoro.
Io resto molto perplesso e demoralizzato, non vedendo miglioramento e soprattutto con l' incertezza degli specialisti.
Vi ringrazio per eventuali Vostre osservazioni e precisazioni.
Cordiali saluti.
il mio psichiatra di riferimento è assai perplesso e pure io.
Nella terapia di Vicenza centro cefalee si fa riferimento alla cronicizzazione di una cefalea tensiva ed emicrania trasformata (inserimento topamax e samyr?), la terapia del mio psichiatre si basa sull' aspetto ansioso-depressivo, reattivo ed endogeno con disturbi somatici.
Sinceramente io non so più cosa fare? Anche se devo dire che il mio psichiatra mi dice che di cefalea non se ne intende più di tanto?
Ma allora, cosa faccio? Procedo con la terapia di Vicenza (che tra l' altro mi dà tanta sonnolenza e stordimento) e poi il medico valuterà i benefici e gli effetti avversi? Che comunque mi sembrano molti e mi penalizzano assai, specialmente sul lavoro.
Io resto molto perplesso e demoralizzato, non vedendo miglioramento e soprattutto con l' incertezza degli specialisti.
Vi ringrazio per eventuali Vostre osservazioni e precisazioni.
Cordiali saluti.
[#26]
Gentile utente,
non basta che Lei sia in contatto con i Suoi specialisti, ma i Suoi specialisti devono essere in contatto anche fra di loro, altrimenti non capiranno uno l'altro.
Farei riferimento comunque al Suo psichiatra e alle sue indicazioni,
ma siccome il Suo psichiatra dice che di cefalea non se ne intende più di tantoe, chiederei a lui di contattare lo specialista del Centro Cefalee di Vicenza affinché possano capirsi fra di loro;e affinche Lei possa ricevere dal Suo psichiatra la soluzione definitiva.
Se tale confronto fra di loro non sarà costruttivo o possibile, chiederei al Suo psichiatra di indirizzarLa ad un centro o ad uno specialista di sua conoscenza che si occupa delle cefalee e con i quali lui possa comunicare.
non basta che Lei sia in contatto con i Suoi specialisti, ma i Suoi specialisti devono essere in contatto anche fra di loro, altrimenti non capiranno uno l'altro.
Farei riferimento comunque al Suo psichiatra e alle sue indicazioni,
ma siccome il Suo psichiatra dice che di cefalea non se ne intende più di tantoe, chiederei a lui di contattare lo specialista del Centro Cefalee di Vicenza affinché possano capirsi fra di loro;e affinche Lei possa ricevere dal Suo psichiatra la soluzione definitiva.
Se tale confronto fra di loro non sarà costruttivo o possibile, chiederei al Suo psichiatra di indirizzarLa ad un centro o ad uno specialista di sua conoscenza che si occupa delle cefalee e con i quali lui possa comunicare.
[#27]
Utente
Egregio dr: Gukovi,
volevo segnalarle che gli effetti avversi della terapia in atto sono molteplici e preoccupanti: in primis un vistoso calo della vista, specialmente da vicino, poi forte sonnolenza, frastornamento, difficoltà memoria e concentrazione, dolori gastro-intestinali, formicolii vari agli arti, dolori muscolari diffusi, tremori, cefalea-stordimento, acufeni, pulsazioni in testa, ecc.
Io, sinceramente non so più cosa fare!
Lei che ne pensa?
Grazie per la gradita risposta.
volevo segnalarle che gli effetti avversi della terapia in atto sono molteplici e preoccupanti: in primis un vistoso calo della vista, specialmente da vicino, poi forte sonnolenza, frastornamento, difficoltà memoria e concentrazione, dolori gastro-intestinali, formicolii vari agli arti, dolori muscolari diffusi, tremori, cefalea-stordimento, acufeni, pulsazioni in testa, ecc.
Io, sinceramente non so più cosa fare!
Lei che ne pensa?
Grazie per la gradita risposta.
[#28]
Gentile Signore,
a quale dosaggio assume attualmente il Topamax ?
(può darsi che per Lei la dose raggiunta è troppo alta)
Se Lei ha tali sintomi collaterali, e se pure il Suo psichiatra è perplesso di tale terapia, perché il Suo psichiatra non può correggere la terapia ? Se non può correggerla perché deve farlo un neurologo, allora dovrebbe ricontattare il centro cefalee a Vicenza oppure rivolgersi ad un altro neurologo, magari più vicino a dove abita Lei, ma deve essere un Neurologo che il Suo psichiatra conosce. In alternativa, anche per evitare a complicare la situazione, il Suo psichiatra può correggere la terapia tranquillamente anche lui: il Topamax è un farmaco usato anche in psichiatria, ed il Suo psichiatra dovrebbe sapere come gestirlo e anche come ridurre la dose (perché non va ridotto o scalato di colpo, bruscamente e potrebbe essere opportuno una copertura con benzodiazepine durante le modifiche di dosaggio di Topamax).
Facendo così, è corretto che lo specialista di Vicenza sia contattato comunque, ma, secondo me, è meglio che lo contatta il Suo psichiatra.
Via internet non posso dirLe cosa va fatto esattamente con il farmaco e dare le indicazioni concrete sulle modifiche dellla terapia; per fare questo Lei ha il Suo psichiatra.
a quale dosaggio assume attualmente il Topamax ?
(può darsi che per Lei la dose raggiunta è troppo alta)
Se Lei ha tali sintomi collaterali, e se pure il Suo psichiatra è perplesso di tale terapia, perché il Suo psichiatra non può correggere la terapia ? Se non può correggerla perché deve farlo un neurologo, allora dovrebbe ricontattare il centro cefalee a Vicenza oppure rivolgersi ad un altro neurologo, magari più vicino a dove abita Lei, ma deve essere un Neurologo che il Suo psichiatra conosce. In alternativa, anche per evitare a complicare la situazione, il Suo psichiatra può correggere la terapia tranquillamente anche lui: il Topamax è un farmaco usato anche in psichiatria, ed il Suo psichiatra dovrebbe sapere come gestirlo e anche come ridurre la dose (perché non va ridotto o scalato di colpo, bruscamente e potrebbe essere opportuno una copertura con benzodiazepine durante le modifiche di dosaggio di Topamax).
Facendo così, è corretto che lo specialista di Vicenza sia contattato comunque, ma, secondo me, è meglio che lo contatta il Suo psichiatra.
Via internet non posso dirLe cosa va fatto esattamente con il farmaco e dare le indicazioni concrete sulle modifiche dellla terapia; per fare questo Lei ha il Suo psichiatra.
[#29]
Utente
Gentile dr. Gukov,
mi rifaccio sentire dopo quasi 6 mesi.
La mia attuale situazione è leggermente migliorata. Sto
assumendo lorazepam 2,5 (1+1/2+1/2) e cymbalta 60 al giorno.
Ho abbandonato il topamax per effetti avversi ed anche la sertralina x scelta dello specialista.
Prima del cymbalta prendevo l' anafranil (30-40 mg.)
Purtroppo mi rimane questa cefalea cronica, con la quale sto
convivendo, talvolta sopportabile e talvolta più forte, tensiva e pulsante. Ce l' ho ormai da oltre 20 anni.
Volevo chiederLe una sua opinione su un argomento che mi tocca
da vicino: assunzione di benzodiazepine e malattia di alzehimer.
Sono preoccupato perchè assumo il lorazepam da circa 20 anni.
Lo so che avrei dovuto assumerlo per pochi mesi e continuare solo con l' antidepressivo; ma è andata così e ormai mi sono assuefatto e non riesco a diminuire. Ho provato diverse volte ma non sono riuscito in quanto la cefalea aumentava, insieme all' ansia ed altri sintomi.
Mi potrebbe indicare una strategia per riuscire a ridurre il lorazepam, magari introducendo qualcos' altro, anche se, sono convinto che dopo 20 anni sarà durissima! La ringrazio per i consigli e La saluto cordialmente.
mi rifaccio sentire dopo quasi 6 mesi.
La mia attuale situazione è leggermente migliorata. Sto
assumendo lorazepam 2,5 (1+1/2+1/2) e cymbalta 60 al giorno.
Ho abbandonato il topamax per effetti avversi ed anche la sertralina x scelta dello specialista.
Prima del cymbalta prendevo l' anafranil (30-40 mg.)
Purtroppo mi rimane questa cefalea cronica, con la quale sto
convivendo, talvolta sopportabile e talvolta più forte, tensiva e pulsante. Ce l' ho ormai da oltre 20 anni.
Volevo chiederLe una sua opinione su un argomento che mi tocca
da vicino: assunzione di benzodiazepine e malattia di alzehimer.
Sono preoccupato perchè assumo il lorazepam da circa 20 anni.
Lo so che avrei dovuto assumerlo per pochi mesi e continuare solo con l' antidepressivo; ma è andata così e ormai mi sono assuefatto e non riesco a diminuire. Ho provato diverse volte ma non sono riuscito in quanto la cefalea aumentava, insieme all' ansia ed altri sintomi.
Mi potrebbe indicare una strategia per riuscire a ridurre il lorazepam, magari introducendo qualcos' altro, anche se, sono convinto che dopo 20 anni sarà durissima! La ringrazio per i consigli e La saluto cordialmente.
[#31]
Utente
Dr Gukov,
La ringrazio per la sollecita risposta.
Secondo lei, quindi non opta per lo scalaggio graduale con inserimento di altri farmaci vitamine, antiepilettici, ecc.) ma con terapie non farmacologiche e cioè: agopuntura, training autogeno, ipnosi, psicoterapia, attività fisica, ecc.ecc.
La ricerca che ha dato indicazioni per i consumatori di benzo a rischio di malattia di alzehimer, come la valuta?
Grazie e cordiali saluti.
La ringrazio per la sollecita risposta.
Secondo lei, quindi non opta per lo scalaggio graduale con inserimento di altri farmaci vitamine, antiepilettici, ecc.) ma con terapie non farmacologiche e cioè: agopuntura, training autogeno, ipnosi, psicoterapia, attività fisica, ecc.ecc.
La ricerca che ha dato indicazioni per i consumatori di benzo a rischio di malattia di alzehimer, come la valuta?
Grazie e cordiali saluti.
[#32]
Gentile utente,
le benzodiazepine non causano di per sé il Morbo di Alzheimer, la quale ultima è una malattia che ha le cause genetiche.
Tuttavia le benzodiazepine possono indebolire le capacità di memoria, e ciò è più marcato nelle persone che hanno già le difficoltà di memoria legate ad una malattia (come, ad esempio, la stessa malattia di Alzheimer, o un'altra malattia che incide sulle capacità intellettive) o ai cambiamenti "parafisiologici" che avvengono negli anziani. Per cui, le benzodiazepine sono un fattore aggravante comune per tutte queste situazioni, senza esserne la causa specifica. Non causano una specifica forma di demenza (come quella di Alzheimer) e nemmeno causano la demenza, in generale, ma quando ci sono le predisposizioni ad una certa malattia demenziale o quando c'è una malattia demenziale già in atto, o anche quando la persona semplicemente, con l'età, ha una memoria non più come in gioventù, allora le benzodiazepine aggravano tali situazioni.
Dall'altra parte, le benzodiazepine (o altri rimedi con funzione ansiolitica: non solo farmacologici) possono avere, secondo me, un certo valore protettivo, se proteggono la persona dagli stress, perché anche i vissuti di stress possono contribuire agli insulti, coinvolgendo il sistema neurovegetativo, fra l'altro nelle persone con problemi circolatorie.
---------------------------
In sostanza,
le benzodiazepine è un problema,
ma Lei si preoccupa del rischio (Alzheimer) del quale non deve preoccuparsi,
mentre dovrebbe preoccuparsi di un altra cosa:
di quella malattia che Lei realmente ha;
perché questa Sua malattia - non solo L'ha fatto soffrire (e talvolta anche ora lo fa), non solo ha richiesto una cura cronica, ma la stessa malattia Le anche impedisce ad utilizzare gli approcci di cura più risolutivi, come se questa malattia Le "dicesse": "curati, però non devi lasciarmi..."
perché i discorsi su training autogeno ecc. sono buoni, ma se la persona non è in grado, se è così malata che non ha la motivazione, che non può avere molta forza di volontà, che ha troppo bisogno di certezze, di rassicurazioni, che ha troppe preoccupazioni, ...
... allora questa persona trova nel farmaco il compagno ideale e ha scarse motivazioni di cercare qualcos'altro.
E dunque, la prima tappa è che la persona riesca (anche con l'aiuto degli psicofarmaci) a superare, almeno in parte, queste limitazioni. Perché altrimenti non è giusto chiedere ad una persona quello che non può.
Però la seconda tappa è proprio l'osservazione specialistica che è capace a cogliere quel momento quando la persona "può" di più, e dunque, se sono indicate, proporre le tecniche non farmacologiche, in primo luogo: un buon accompagnamento psicoterapeutico, il che non vuol dire, ad esempio, solo una psicoterapia "rassicurativa"; ma mi riferisco a qualcosa di più serio.
Un buon accompagnamento psicoterapeutico è la basa. A questo possono aggiungersi le "tecniche" più specifiche, come ad esempio quelle di rilassamento mirato su cefalea, come il monitoraggio di quelli aspetti della salute che possono essere i co-fattori della cefalea (problemi oculistici, problemi articolari, ecc.) e la cura di questi.
Se invece la persona prova un po' un metodo, poi un po' l'altro, poi pensa che tutto sia legato all'umore, oppure agli occhi, o .. alle benzodiazepine, allora non fa bene nessuna cosa,
perché in realtà è tutto importante,
ma bisogna fare una cosa, e, mantenendola, occuparsi di quella successiva.
Ad esempio, ora Lei è con una terapia farmacologica che funziona meglio... Bene, dunque, a livello farmacologico non bisogna cambiare, sostituire, o scalare. Bisogna mantenere la terapia farmacologica (compresa la benzodiazepina), e cercare ora di ottimizzare la psicoterapia (la quale a Lei, come mi sembra di ricordare, è stata già proposta?).
Senza una buona psicoterapia, si vagherà da una tecnica psicoterapeutica ad altra, magari abbandonandole senza approfondire.
Le tecniche specifiche (e l'affinamento diagnostico anche nelle correlazioni della cefalea con problemi oculistici, articolari, di umore, dello stile di vita, di alimentazione ecc.) - sono la terza tappa. Ma bisogna essere un po' più deciso, più organizzato, e più consapevole dei vari fattori e della sua malattia - per realizzare tale fase. Invece per ora Lei è più "consapevole" di quello che non ha (il morbo di Alzheimer) e meno di quello che ha...
---------------------
Lei scrive:
<< ... quindi non opta per lo scalaggio graduale con inserimento di altri farmaci vitamine, antiepilettici, ecc....>>
- Lo scalare delle benzodiazepine deve essere sempre possibilmente graduale,
ma
1) non è corretto scalarle se non ci sono i presupposti che senza Lei possa stare bene; ovvero, se la malattia è ancora presente, non è logico eliminare la cura; e le benzodiazepine sono una cura. A lavorare coi metodi non farmacologici bisogna iniziare nel mentre si assume ancora la terapia che ha (compresa la benzodiazepina), perché tali metodi (non farmacologici), per funzionare, hanno bisogno di tempo, dell'esperienza e della pratica con questi da parte Sua.
2) quando ci saranno i presupposti al che Lei possa essere capace di rimediare la cefalea anche coi mezzi non farmacologici, allora si può porre la questione dello scalare della benzodiazepina, ovvero programmarlo: ricorrendo allo scalare sempre molto graduale e intervallato alle osservazioni, di volta in volta, se tale processo va bene.
.
le benzodiazepine non causano di per sé il Morbo di Alzheimer, la quale ultima è una malattia che ha le cause genetiche.
Tuttavia le benzodiazepine possono indebolire le capacità di memoria, e ciò è più marcato nelle persone che hanno già le difficoltà di memoria legate ad una malattia (come, ad esempio, la stessa malattia di Alzheimer, o un'altra malattia che incide sulle capacità intellettive) o ai cambiamenti "parafisiologici" che avvengono negli anziani. Per cui, le benzodiazepine sono un fattore aggravante comune per tutte queste situazioni, senza esserne la causa specifica. Non causano una specifica forma di demenza (come quella di Alzheimer) e nemmeno causano la demenza, in generale, ma quando ci sono le predisposizioni ad una certa malattia demenziale o quando c'è una malattia demenziale già in atto, o anche quando la persona semplicemente, con l'età, ha una memoria non più come in gioventù, allora le benzodiazepine aggravano tali situazioni.
Dall'altra parte, le benzodiazepine (o altri rimedi con funzione ansiolitica: non solo farmacologici) possono avere, secondo me, un certo valore protettivo, se proteggono la persona dagli stress, perché anche i vissuti di stress possono contribuire agli insulti, coinvolgendo il sistema neurovegetativo, fra l'altro nelle persone con problemi circolatorie.
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In sostanza,
le benzodiazepine è un problema,
ma Lei si preoccupa del rischio (Alzheimer) del quale non deve preoccuparsi,
mentre dovrebbe preoccuparsi di un altra cosa:
di quella malattia che Lei realmente ha;
perché questa Sua malattia - non solo L'ha fatto soffrire (e talvolta anche ora lo fa), non solo ha richiesto una cura cronica, ma la stessa malattia Le anche impedisce ad utilizzare gli approcci di cura più risolutivi, come se questa malattia Le "dicesse": "curati, però non devi lasciarmi..."
perché i discorsi su training autogeno ecc. sono buoni, ma se la persona non è in grado, se è così malata che non ha la motivazione, che non può avere molta forza di volontà, che ha troppo bisogno di certezze, di rassicurazioni, che ha troppe preoccupazioni, ...
... allora questa persona trova nel farmaco il compagno ideale e ha scarse motivazioni di cercare qualcos'altro.
E dunque, la prima tappa è che la persona riesca (anche con l'aiuto degli psicofarmaci) a superare, almeno in parte, queste limitazioni. Perché altrimenti non è giusto chiedere ad una persona quello che non può.
Però la seconda tappa è proprio l'osservazione specialistica che è capace a cogliere quel momento quando la persona "può" di più, e dunque, se sono indicate, proporre le tecniche non farmacologiche, in primo luogo: un buon accompagnamento psicoterapeutico, il che non vuol dire, ad esempio, solo una psicoterapia "rassicurativa"; ma mi riferisco a qualcosa di più serio.
Un buon accompagnamento psicoterapeutico è la basa. A questo possono aggiungersi le "tecniche" più specifiche, come ad esempio quelle di rilassamento mirato su cefalea, come il monitoraggio di quelli aspetti della salute che possono essere i co-fattori della cefalea (problemi oculistici, problemi articolari, ecc.) e la cura di questi.
Se invece la persona prova un po' un metodo, poi un po' l'altro, poi pensa che tutto sia legato all'umore, oppure agli occhi, o .. alle benzodiazepine, allora non fa bene nessuna cosa,
perché in realtà è tutto importante,
ma bisogna fare una cosa, e, mantenendola, occuparsi di quella successiva.
Ad esempio, ora Lei è con una terapia farmacologica che funziona meglio... Bene, dunque, a livello farmacologico non bisogna cambiare, sostituire, o scalare. Bisogna mantenere la terapia farmacologica (compresa la benzodiazepina), e cercare ora di ottimizzare la psicoterapia (la quale a Lei, come mi sembra di ricordare, è stata già proposta?).
Senza una buona psicoterapia, si vagherà da una tecnica psicoterapeutica ad altra, magari abbandonandole senza approfondire.
Le tecniche specifiche (e l'affinamento diagnostico anche nelle correlazioni della cefalea con problemi oculistici, articolari, di umore, dello stile di vita, di alimentazione ecc.) - sono la terza tappa. Ma bisogna essere un po' più deciso, più organizzato, e più consapevole dei vari fattori e della sua malattia - per realizzare tale fase. Invece per ora Lei è più "consapevole" di quello che non ha (il morbo di Alzheimer) e meno di quello che ha...
---------------------
Lei scrive:
<< ... quindi non opta per lo scalaggio graduale con inserimento di altri farmaci vitamine, antiepilettici, ecc....>>
- Lo scalare delle benzodiazepine deve essere sempre possibilmente graduale,
ma
1) non è corretto scalarle se non ci sono i presupposti che senza Lei possa stare bene; ovvero, se la malattia è ancora presente, non è logico eliminare la cura; e le benzodiazepine sono una cura. A lavorare coi metodi non farmacologici bisogna iniziare nel mentre si assume ancora la terapia che ha (compresa la benzodiazepina), perché tali metodi (non farmacologici), per funzionare, hanno bisogno di tempo, dell'esperienza e della pratica con questi da parte Sua.
2) quando ci saranno i presupposti al che Lei possa essere capace di rimediare la cefalea anche coi mezzi non farmacologici, allora si può porre la questione dello scalare della benzodiazepina, ovvero programmarlo: ricorrendo allo scalare sempre molto graduale e intervallato alle osservazioni, di volta in volta, se tale processo va bene.
.
[#33]
Utente
Egregio dr. Gukov,
la ringrazio per le sue utili considerazioni.
Volevo chiederle:
Adesso io ho raggiunto un discreto stato con la terapia che sto
assumendo e cioè (lorazepam 2,5 (1+1/2+1/2) e (cymbalta 60).
Ho notato però, in generale che la mia mente non è mai lucida,
serena, avverto cioè problemi di concentrazione, memorizzazione
uniti ad uno stato di lieve frastornamento (variabile a periodi).
Questo c' era anche quando, al posto del cymbalta prendevo l' anafranil (30 mg. al g.).
Da qui la considerazione che, la benzodiazepina, nel mio caso il lorazepam, che assumo da circa 15-20 anni, possa, in qualche maniera essere la causa principale della sintomatologia suddetta.
Di solito la benzodiazepina è da assumere per un breve arco di tempo e poi, scalata per lasciare agire l' antidepressivo; questo
non è avvenuto, nel mio caso, soprattutto perchè gli specialisti non me l' hanno prescritto. E così sono andato avanti così, tra l' altro aumentando sempre più il dosaggio che inizialmente era di 2 mg.
al giorno e ora si mantiene in 5 mg. da circa 5-6 anni.
E' proprio per questa mia alterazione della lucidità con problemi di frastornamento che mi sono permesso di fare i precedenti commenti. In riferimento a questo problema importante cosa mi consiglia dr. Gukov?
In attesa La ringrazio cordialmente.
la ringrazio per le sue utili considerazioni.
Volevo chiederle:
Adesso io ho raggiunto un discreto stato con la terapia che sto
assumendo e cioè (lorazepam 2,5 (1+1/2+1/2) e (cymbalta 60).
Ho notato però, in generale che la mia mente non è mai lucida,
serena, avverto cioè problemi di concentrazione, memorizzazione
uniti ad uno stato di lieve frastornamento (variabile a periodi).
Questo c' era anche quando, al posto del cymbalta prendevo l' anafranil (30 mg. al g.).
Da qui la considerazione che, la benzodiazepina, nel mio caso il lorazepam, che assumo da circa 15-20 anni, possa, in qualche maniera essere la causa principale della sintomatologia suddetta.
Di solito la benzodiazepina è da assumere per un breve arco di tempo e poi, scalata per lasciare agire l' antidepressivo; questo
non è avvenuto, nel mio caso, soprattutto perchè gli specialisti non me l' hanno prescritto. E così sono andato avanti così, tra l' altro aumentando sempre più il dosaggio che inizialmente era di 2 mg.
al giorno e ora si mantiene in 5 mg. da circa 5-6 anni.
E' proprio per questa mia alterazione della lucidità con problemi di frastornamento che mi sono permesso di fare i precedenti commenti. In riferimento a questo problema importante cosa mi consiglia dr. Gukov?
In attesa La ringrazio cordialmente.
[#34]
Gentile utente,
in effetti l'assunzione di 5mg di Lorazepam al giorno è eccessiva, a maggior ragione se assunta cronicamente.
Sarebbe utile che Lei potesse consultare il Suo curante per poter impostare una differente strategia di controllo dei sintomi ansiosi, utilizzando altre categorie di farmaci.
Cordialità
in effetti l'assunzione di 5mg di Lorazepam al giorno è eccessiva, a maggior ragione se assunta cronicamente.
Sarebbe utile che Lei potesse consultare il Suo curante per poter impostare una differente strategia di controllo dei sintomi ansiosi, utilizzando altre categorie di farmaci.
Cordialità
[#35]
Utente
Egregio dr. Di Rubbo,
5mg. di lorazepam sono una dose media. Per ridurla lentamente di norma si tiene il dosaggio dell' antidepressivo uguale. Aggiungendo qualche altro farmaco per controllare l' ansia o la tensione di solito si fa con gli antiepilettici di ultima generazione; ma così facendo si possono anche complicare le cose!
Io avevo deciso di andare per un certo periodo da un psicoterapeuta che è anche psichiatra. Ho avuto il primo colloquio, durato una quarantina di minuti ed io ha spiegato un po' tutte le problematiche e fatta un po' la mia storia clinica con descrizione esami e terapie..
Alla fine lo specialista mi ha detto che non serve in quanto, "non mi servirebbe a nulla". Sono rimasto "di stucco".
A questo punto dovrò arrangiarmi un po' da solo, cercando di fare una attività fisica media e contemporaneamente assumendo l' antidepressivo e cercando di ridurre il lorazepam lentamente.
Lei che ne pensa, il problema è quello della cefalea cronica quotidiana purtroppo! Grazie e cordiali saluti.
5mg. di lorazepam sono una dose media. Per ridurla lentamente di norma si tiene il dosaggio dell' antidepressivo uguale. Aggiungendo qualche altro farmaco per controllare l' ansia o la tensione di solito si fa con gli antiepilettici di ultima generazione; ma così facendo si possono anche complicare le cose!
Io avevo deciso di andare per un certo periodo da un psicoterapeuta che è anche psichiatra. Ho avuto il primo colloquio, durato una quarantina di minuti ed io ha spiegato un po' tutte le problematiche e fatta un po' la mia storia clinica con descrizione esami e terapie..
Alla fine lo specialista mi ha detto che non serve in quanto, "non mi servirebbe a nulla". Sono rimasto "di stucco".
A questo punto dovrò arrangiarmi un po' da solo, cercando di fare una attività fisica media e contemporaneamente assumendo l' antidepressivo e cercando di ridurre il lorazepam lentamente.
Lei che ne pensa, il problema è quello della cefalea cronica quotidiana purtroppo! Grazie e cordiali saluti.
[#36]
Gentile Utente,
5 mg di Lorazepam non sono una dose media. L'indicazione del Lorazepam è per i disturbi d'Ansia. La dose media è 3mg per un periodo massimo di 8-12 settimane. Solo per casi molto gravi è indicato un dosaggio che può arrivare a 7.5 mg e per non più di 12 settimane.
Altrimenti l'ansia puo' essere controllata con Stabilizzanti dell'Umore (o basse dosi di antipsicotico). In che maniera si dovrebbero complicare le cose, rispetto alla complicazione di assumere alte dosi di benzodiazepine cronicamente?
Cordialità,
5 mg di Lorazepam non sono una dose media. L'indicazione del Lorazepam è per i disturbi d'Ansia. La dose media è 3mg per un periodo massimo di 8-12 settimane. Solo per casi molto gravi è indicato un dosaggio che può arrivare a 7.5 mg e per non più di 12 settimane.
Altrimenti l'ansia puo' essere controllata con Stabilizzanti dell'Umore (o basse dosi di antipsicotico). In che maniera si dovrebbero complicare le cose, rispetto alla complicazione di assumere alte dosi di benzodiazepine cronicamente?
Cordialità,
Questo consulto ha ricevuto 36 risposte e 8.5k visite dal 23/12/2013.
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