Uso cronico di benzodiazepine ed alcool in dosi massiccie, spesso a stomaco vuoto
Salve,
Invio questa richiesta per ricevere un aiuto riguardo a una scelta morale che potrei compiere ma non voglio prendere a cuor leggero.
Sono un barista.
Uno dei miei clienti (60 anni, 190cm 60kg) fa regolarmente uso di Lorazepam e assume notevoli quantità di alcool.
Mi domandavo come fosse possibile che gli venisse prescritto un farmaco simile vista la sua eclatante propensione all'alcolismo, per cui ho (segretamente) indagato.
Il farmaco non gli viene prescritto dal suo medico di base, ma viene prescritto ad un altra persona da un altro medico di base (poco scrupoloso), la quale poi lo cede a questa persona che sostiene di averne assolutamente bisogno.
Ovviamente queste sono tutte cose che io non dovrei nemmeno sapere ma che ho ricostruito collegando dichiarazioni e prove difficilmente equivocabili.
Non ho rapporti stretti con la persona in questione, ma rimarrei sicuramente male qualora gli succedesse qualcosa sapendo che avrei potuto fare qualcosa per aiutarlo.
La persona in questione assume in media 1 / 1,5L di vino (11%vol) quotidianamente, si lamenta continuamente di non avere appetito e quindi, a suo dire, mangia poco e nulla.
Non ha un comportamento molto aggressivo e riesce a nascondere il suo stato di devastazione sensoriale facendolo passare a tutti per semplice ubriachezza.
Escludo la possibilità di moralizzare io stesso la persona in questione, non ho sufficientemente confidenza, e probabilmente finirei solamente per offenderlo e farmi un nemico inutilmente.
Quello che vi chiedo quindi è:
- La mancanza di appetito(e di sonno) può essere anch'essa collegata ad un interazione del farmaco con l'alcool?
- E' assolutamente necessario che io mi faccia carico personalmente della questione e agisca per scongiurare il peggio?
Quanto è probabile che la cosa degeneri ora, dal momento che credo che queste pratiche vadano avanti ormai da diversi anni?
Ho sempre abbracciato la filosofia del "vivi e lascia vivere" per cui in un primo momento ho pensato di farmi gli affari miei, ma da quello che ho letto in giro l'abbinamento delle due cose sembra essere assolutamente devastante.
In caso sarebbe più opporturno cercare di parlare con la persona che si fa prescrivere i farmaci o mi conviene rivolgermi direttamente a uno dei due medici? quale?
Vi chiedo perdono per la domanda un po' inusuale, ma spero possiate comprendere la mia situazione.
Grazie!
Invio questa richiesta per ricevere un aiuto riguardo a una scelta morale che potrei compiere ma non voglio prendere a cuor leggero.
Sono un barista.
Uno dei miei clienti (60 anni, 190cm 60kg) fa regolarmente uso di Lorazepam e assume notevoli quantità di alcool.
Mi domandavo come fosse possibile che gli venisse prescritto un farmaco simile vista la sua eclatante propensione all'alcolismo, per cui ho (segretamente) indagato.
Il farmaco non gli viene prescritto dal suo medico di base, ma viene prescritto ad un altra persona da un altro medico di base (poco scrupoloso), la quale poi lo cede a questa persona che sostiene di averne assolutamente bisogno.
Ovviamente queste sono tutte cose che io non dovrei nemmeno sapere ma che ho ricostruito collegando dichiarazioni e prove difficilmente equivocabili.
Non ho rapporti stretti con la persona in questione, ma rimarrei sicuramente male qualora gli succedesse qualcosa sapendo che avrei potuto fare qualcosa per aiutarlo.
La persona in questione assume in media 1 / 1,5L di vino (11%vol) quotidianamente, si lamenta continuamente di non avere appetito e quindi, a suo dire, mangia poco e nulla.
Non ha un comportamento molto aggressivo e riesce a nascondere il suo stato di devastazione sensoriale facendolo passare a tutti per semplice ubriachezza.
Escludo la possibilità di moralizzare io stesso la persona in questione, non ho sufficientemente confidenza, e probabilmente finirei solamente per offenderlo e farmi un nemico inutilmente.
Quello che vi chiedo quindi è:
- La mancanza di appetito(e di sonno) può essere anch'essa collegata ad un interazione del farmaco con l'alcool?
- E' assolutamente necessario che io mi faccia carico personalmente della questione e agisca per scongiurare il peggio?
Quanto è probabile che la cosa degeneri ora, dal momento che credo che queste pratiche vadano avanti ormai da diversi anni?
Ho sempre abbracciato la filosofia del "vivi e lascia vivere" per cui in un primo momento ho pensato di farmi gli affari miei, ma da quello che ho letto in giro l'abbinamento delle due cose sembra essere assolutamente devastante.
In caso sarebbe più opporturno cercare di parlare con la persona che si fa prescrivere i farmaci o mi conviene rivolgermi direttamente a uno dei due medici? quale?
Vi chiedo perdono per la domanda un po' inusuale, ma spero possiate comprendere la mia situazione.
Grazie!
[#1]
Gentile utente
Come persona può preoccuparsi della situazione ma difficilmente può gestirla per lo stato in cui si trova la persona, per la quale la mancanza di appetito può dipendere dallo stato di alcolismo.
Come cittadino è venuto a conoscenza di un reato per il quale il tentativo bonario può essere di prendere contatto con uno o entrambi i medici che potranno provvedere a risolvere la questione clinica.
Come persona può preoccuparsi della situazione ma difficilmente può gestirla per lo stato in cui si trova la persona, per la quale la mancanza di appetito può dipendere dallo stato di alcolismo.
Come cittadino è venuto a conoscenza di un reato per il quale il tentativo bonario può essere di prendere contatto con uno o entrambi i medici che potranno provvedere a risolvere la questione clinica.
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3k visite dal 08/12/2013.
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