Depressione reattiva causa assenza di lavoro
Gentile Dottore / Dottoressa,
mi sono deciso a chiedere un parere anche in questa sede perché, oramai da diverso tempo, osservo un calo dell'umore ed un'astenia che un po' mi preoccupano.
Sono un uomo di 47 anni sposato e con un bambino in età scolare.
Da circa tre anni non lavoro più, a seguito di una delle tante crisi aziendali che flagellano il nostro paese. Ciò nonostante, mi ritengo ancora fortunato dal momento che posso contare sullo stipendio di mia moglie e, ancora per un po', sul welfare statale (CIGS/Mobilità).
All'inizio ho vissuto questa nuova condizione di inoccupazione come un'opportunità preziosa. Non essendo, difatti, particolarmente soddisfatto del mio lavoro, ho visto in questo evento l'occasione per tentare quello di cui non avevo avuto mai il coraggio: diventare imprenditore. In una scelta simile, era anche il desiderio di affrancarsi dal peso della gerarchia, dal desiderio indotto di "far carriera" e da quel senso di frustrazione che il lavoro in una grande azienda inevitabilmente impone.
Sta di fatto che, anche assieme a colleghi ed amici, ho tentato diverse strade: Inizialmente con grande entusiasmo, poi, sempre più stanco, mosso soprattutto dal bisogno di non soccombere.
Le risparmio tutte le delusioni e le porte in faccia. Al momento sono convinto che non valga la pena fare impresa in Italia e sto valutando la possibilità di espatriare.
In tutta questa vicenda, mi ritrovo tuttavia cambiato. Soffro, difatti, a vedermi a ricasco di mia moglie e della società: in coscienza vorrei essere più "moderno", ma mi sento tremendamente umiliato quando constato di non poter essere il motore economico della famiglia. Ho vinto l'imbarazzo di essere, di fatto, diventato un "mammo" che accompagna il bambino a scuola, in piscina e alle feste di classe, ma mi fa comunque star male sentire mio figlio che mi domanda: "papà, perché tu non vai mai in ufficio?". Sempre più spesso mi scopro a pronunciare a bassa voce frasi del tipo. "sono stanco!". E stanco lo sono davvero, forse perché di notte dormo poco e male. Mi colpevolizzo per tante scelte sbagliate, in primis quella di aver voluto laurearmi (sono un ingegnere) anziché andare a lavorare subito, magari nel pubblico. E, soprattutto, non riesco più a vedere un futuro!
Ho provato anche a tirarmi un po' su con iperico e fiori di Bach, ma non ne ho tratto grande beneficio.
Ho poi consultato uno psicologo clinico (orientamento cognitivo-comportamentale), fatto qualche seduta, ma anche questo non è granché servito. Al riguardo, devo dire che per anni, in precedenza, avevo seguito una terapia analitica. Ne sentirei ora la necessità, ma al momento proprio non posso permettermela!
Lei può darmi qualche consiglio?
Grazie anticipatamente.
mi sono deciso a chiedere un parere anche in questa sede perché, oramai da diverso tempo, osservo un calo dell'umore ed un'astenia che un po' mi preoccupano.
Sono un uomo di 47 anni sposato e con un bambino in età scolare.
Da circa tre anni non lavoro più, a seguito di una delle tante crisi aziendali che flagellano il nostro paese. Ciò nonostante, mi ritengo ancora fortunato dal momento che posso contare sullo stipendio di mia moglie e, ancora per un po', sul welfare statale (CIGS/Mobilità).
All'inizio ho vissuto questa nuova condizione di inoccupazione come un'opportunità preziosa. Non essendo, difatti, particolarmente soddisfatto del mio lavoro, ho visto in questo evento l'occasione per tentare quello di cui non avevo avuto mai il coraggio: diventare imprenditore. In una scelta simile, era anche il desiderio di affrancarsi dal peso della gerarchia, dal desiderio indotto di "far carriera" e da quel senso di frustrazione che il lavoro in una grande azienda inevitabilmente impone.
Sta di fatto che, anche assieme a colleghi ed amici, ho tentato diverse strade: Inizialmente con grande entusiasmo, poi, sempre più stanco, mosso soprattutto dal bisogno di non soccombere.
Le risparmio tutte le delusioni e le porte in faccia. Al momento sono convinto che non valga la pena fare impresa in Italia e sto valutando la possibilità di espatriare.
In tutta questa vicenda, mi ritrovo tuttavia cambiato. Soffro, difatti, a vedermi a ricasco di mia moglie e della società: in coscienza vorrei essere più "moderno", ma mi sento tremendamente umiliato quando constato di non poter essere il motore economico della famiglia. Ho vinto l'imbarazzo di essere, di fatto, diventato un "mammo" che accompagna il bambino a scuola, in piscina e alle feste di classe, ma mi fa comunque star male sentire mio figlio che mi domanda: "papà, perché tu non vai mai in ufficio?". Sempre più spesso mi scopro a pronunciare a bassa voce frasi del tipo. "sono stanco!". E stanco lo sono davvero, forse perché di notte dormo poco e male. Mi colpevolizzo per tante scelte sbagliate, in primis quella di aver voluto laurearmi (sono un ingegnere) anziché andare a lavorare subito, magari nel pubblico. E, soprattutto, non riesco più a vedere un futuro!
Ho provato anche a tirarmi un po' su con iperico e fiori di Bach, ma non ne ho tratto grande beneficio.
Ho poi consultato uno psicologo clinico (orientamento cognitivo-comportamentale), fatto qualche seduta, ma anche questo non è granché servito. Al riguardo, devo dire che per anni, in precedenza, avevo seguito una terapia analitica. Ne sentirei ora la necessità, ma al momento proprio non posso permettermela!
Lei può darmi qualche consiglio?
Grazie anticipatamente.
[#1]
Gentile utente,
la sua situazione appare effettivamente complessa e la reazione di tipo depressivo che lei descrive non può certo stupire.Tuttavia tenga sempre conto che le manifestazioni disfunzionali nei confronti dei problemi della vita sono sempre frutto di una interazione fra l'evento stesso e le risorse psicoemotive del soggetto.Penso quindi che in questo momento potrebbe esserle di aiuto un lavoro su se stesso,non saprei dirle,a distanza,se solo sul piano psicologico o anche farmacologico.Probabilmente una visita con uno Psichiatra di sua fiducia potrebbe aiutarla a meglio capire i suoi bisogni attuali.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani
la sua situazione appare effettivamente complessa e la reazione di tipo depressivo che lei descrive non può certo stupire.Tuttavia tenga sempre conto che le manifestazioni disfunzionali nei confronti dei problemi della vita sono sempre frutto di una interazione fra l'evento stesso e le risorse psicoemotive del soggetto.Penso quindi che in questo momento potrebbe esserle di aiuto un lavoro su se stesso,non saprei dirle,a distanza,se solo sul piano psicologico o anche farmacologico.Probabilmente una visita con uno Psichiatra di sua fiducia potrebbe aiutarla a meglio capire i suoi bisogni attuali.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani
[#3]
Utente
Gentile Dottore,
come promesso, Le scrivo nuovamente per comunicarLe ulteriori aggiornamenti.
Ho, difatti, consultato le strutture sanitarie locali: lo psichiatra che mi ha visitato è dell'idea, almeno nel mio caso, che, fin quando sarò in grado di gestire la situazione con le mie forze, sarebbe bene soprassedere dall'assumere ansiolitici e/o antidepressivi.
D'altra parte, neanche io, in linea di principio, sono molto propenso all'uso di farmaci quando non strettamente necessario.
Per il momento, quindi, mi atterrò sicuramente alle indicazioni dello specialista.
E, tuttavia, a Suo giudizio, esistono dei rimedi naturali - efficaci! - in grado di aiutare l'umore?
Grazie e a presto
come promesso, Le scrivo nuovamente per comunicarLe ulteriori aggiornamenti.
Ho, difatti, consultato le strutture sanitarie locali: lo psichiatra che mi ha visitato è dell'idea, almeno nel mio caso, che, fin quando sarò in grado di gestire la situazione con le mie forze, sarebbe bene soprassedere dall'assumere ansiolitici e/o antidepressivi.
D'altra parte, neanche io, in linea di principio, sono molto propenso all'uso di farmaci quando non strettamente necessario.
Per il momento, quindi, mi atterrò sicuramente alle indicazioni dello specialista.
E, tuttavia, a Suo giudizio, esistono dei rimedi naturali - efficaci! - in grado di aiutare l'umore?
Grazie e a presto
[#4]
Gentile utente,
in evidenza di una problematica relativa all'umore è, a mio avviso, utile trattare il disturbo in quanto gestire situazioni con "le proprie forze" può portare a peggioramento dei sintomi ed esitare in una cronicizzazione.
Lo sconforto e la visione del mondo buio sono sempre presenti.
Se lo stressor resta presente per molto tempo e l'atteggiamento corrisponde ad uno spostamento verso un disturbo dell'umore, si acquisisce la modalità sbagliata del disturbo e diviene parte integrante del proprio modo di essere.
Del resto, come lei afferma non è possibile al momento seguire una indicazione ad un supporto psicologico e, pertanto, il disturbo in quanto tale andrebbe trattato adeguatamente.
in evidenza di una problematica relativa all'umore è, a mio avviso, utile trattare il disturbo in quanto gestire situazioni con "le proprie forze" può portare a peggioramento dei sintomi ed esitare in una cronicizzazione.
Lo sconforto e la visione del mondo buio sono sempre presenti.
Se lo stressor resta presente per molto tempo e l'atteggiamento corrisponde ad uno spostamento verso un disturbo dell'umore, si acquisisce la modalità sbagliata del disturbo e diviene parte integrante del proprio modo di essere.
Del resto, come lei afferma non è possibile al momento seguire una indicazione ad un supporto psicologico e, pertanto, il disturbo in quanto tale andrebbe trattato adeguatamente.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.9k visite dal 27/11/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.