Irritabilità da sospensione di paroxetina
La mia domanda forse non è delle più originali, ma la mia storia è diversa da quelle che ho letto finora.
Ho iniziato a prendere Sereupin a Maggio, dopo consulto psichiatrico, a causa di stati di confusione e una forma di depressione stagionale che mi colpisce in particolar modo tra aprile e maggio da quando io ne abbia memoria.
Il mio psichiatra era tentennante nel farmi assumere questo farmaco, secondo lui avrei potuto risolvere con un consulto a livello psicologico ma, poiché non ho avuto buone esperienze con gli psicologi (non me ne vogliano), poiché il mio quadro clinico riguardante questo problema mi fa supporre disturbi a livello funzionale piuttosto che semplicemente psicologico, e poiché avevo una certa urgenza di tornare "lucida" a causa di esami universitari impellenti, ho preferito assumere il farmaco.
Da maggio al 17 ottobre ho assunto mezza compressa di Sereupin ed io sono diventata un'altra persona: più solare, più tranquilla, più paziente.
Unico neo il fatto che la mia mente era più anestetizzata, avevo la testa leggera, forse troppo, avevo difficoltà a prestare attenzione alle piccole cose quotidiane (un esempio, dimenticavo spesso le chiavi di casa dentro, evento che prima non succedeva mai) e avevo più difficoltà a usare il mio intuito matematico (altra cosa fondamentale per me, essendo iscritta in una facoltà matematica).
Il 17 ottobre decido che è il momento di smettere. Già da qualche settimana capitava che dimenticavo di assumere la mia mezza compressa quando dovevo e la prendevo in ritardo e ho visto ciò come un segnale che il mio corpo mi ha dato per indicarmi che non ne aveva più bisogno. So che non si dovrebbe sospendere senza consulto medico, ma per varie contingenze, al momento mi è totalmente impossibile andare a fare visita dallo psichiatra.
Dopo qualche giorno dalla sospensione sono cominciati gli effetti collaterali: umore terribile, pianto per qualsiasi cosa, ma ciò che più mi infastidisce è l'irritabilità. Sono diventata insofferente verso qualsiasi cosa, qualunque evento è un motivo per cominciare a imprecare contro il mondo e ciò mi sta creando non pochi problemi.
Adesso io NON VOGLIO tornare a prendere le pillole, ho deciso che voglio smettere e qualsiasi altro effetto collaterale sono disposta a sopportarlo, so che passerà (o almeno spero). Ma questo mio continuo attaccare il mondo sta diventando un dramma, visto che mi porta a litigare con chiunque abbia la sfortuna di passare con me più di mezza giornata. Come potrei gestire questo problema per le settimane che ancora dovrò sopportarlo?
Ho iniziato a prendere Sereupin a Maggio, dopo consulto psichiatrico, a causa di stati di confusione e una forma di depressione stagionale che mi colpisce in particolar modo tra aprile e maggio da quando io ne abbia memoria.
Il mio psichiatra era tentennante nel farmi assumere questo farmaco, secondo lui avrei potuto risolvere con un consulto a livello psicologico ma, poiché non ho avuto buone esperienze con gli psicologi (non me ne vogliano), poiché il mio quadro clinico riguardante questo problema mi fa supporre disturbi a livello funzionale piuttosto che semplicemente psicologico, e poiché avevo una certa urgenza di tornare "lucida" a causa di esami universitari impellenti, ho preferito assumere il farmaco.
Da maggio al 17 ottobre ho assunto mezza compressa di Sereupin ed io sono diventata un'altra persona: più solare, più tranquilla, più paziente.
Unico neo il fatto che la mia mente era più anestetizzata, avevo la testa leggera, forse troppo, avevo difficoltà a prestare attenzione alle piccole cose quotidiane (un esempio, dimenticavo spesso le chiavi di casa dentro, evento che prima non succedeva mai) e avevo più difficoltà a usare il mio intuito matematico (altra cosa fondamentale per me, essendo iscritta in una facoltà matematica).
Il 17 ottobre decido che è il momento di smettere. Già da qualche settimana capitava che dimenticavo di assumere la mia mezza compressa quando dovevo e la prendevo in ritardo e ho visto ciò come un segnale che il mio corpo mi ha dato per indicarmi che non ne aveva più bisogno. So che non si dovrebbe sospendere senza consulto medico, ma per varie contingenze, al momento mi è totalmente impossibile andare a fare visita dallo psichiatra.
Dopo qualche giorno dalla sospensione sono cominciati gli effetti collaterali: umore terribile, pianto per qualsiasi cosa, ma ciò che più mi infastidisce è l'irritabilità. Sono diventata insofferente verso qualsiasi cosa, qualunque evento è un motivo per cominciare a imprecare contro il mondo e ciò mi sta creando non pochi problemi.
Adesso io NON VOGLIO tornare a prendere le pillole, ho deciso che voglio smettere e qualsiasi altro effetto collaterale sono disposta a sopportarlo, so che passerà (o almeno spero). Ma questo mio continuo attaccare il mondo sta diventando un dramma, visto che mi porta a litigare con chiunque abbia la sfortuna di passare con me più di mezza giornata. Come potrei gestire questo problema per le settimane che ancora dovrò sopportarlo?
[#1]
Gentile utente
L'indicazione al trattamento presuppone anche che lo stesso sia continuato per periodi di tempo congrui ed a dosaggi terapeutici.
Ciò che descrive come dimenticanze potrebbe appartenere alla riduzione di alcuni aspetti di controllo che possono caratterizzarla.
Controllo che ha deciso di applicare anche sull'utilizzo del farmaco per il quale nutre pregiudizio pur riconoscendone l'efficacia.
Ciò che descrive potrebbe non essere un sintomo da sospensione ma un fenomeno di ricaduta.
Sarebbe opportuno sentire il parere di uno psichiatra.
L'indicazione al trattamento presuppone anche che lo stesso sia continuato per periodi di tempo congrui ed a dosaggi terapeutici.
Ciò che descrive come dimenticanze potrebbe appartenere alla riduzione di alcuni aspetti di controllo che possono caratterizzarla.
Controllo che ha deciso di applicare anche sull'utilizzo del farmaco per il quale nutre pregiudizio pur riconoscendone l'efficacia.
Ciò che descrive potrebbe non essere un sintomo da sospensione ma un fenomeno di ricaduta.
Sarebbe opportuno sentire il parere di uno psichiatra.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
Dott. Ruggiero, la ringrazio per la sua risposta.
Non le nascondo né metto in dubbio ciò che ha scritto sui miei pregiudizi riguardo questo tipo di trattamenti.
Parto dal presupposto che per me è stata una sconfitta iniziare a prendere questo tipo di farmaci poiché l'ho vista come una mia debolezza che non sono stata in grado di gestire da me, quindi questo l'ha trasformato in una debolezza ancora più grande.
I pregiudizi ci sono e non sono pochi, alimentati dai miei genitori e dal mio ragazzo, che già da tempo premono affinché ricominci a vivere senza queste "porcherie".
Da parte mia ha giocato un ruolo fondamentale sia il mio essere razionale, forse eccessivamente, ma anche l'ignoranza, per larga parte mia ma anche ignoranza generale intesa nel senso di non ancora noti, che aleggia sulla maggior parte dei processi cognitivi e sul metodo di azione di tale farmaco.
E a tal proposito, in questi mesi continuava a tornarmi in mente insistente una domanda: chi era la persona che sono stata mentre prendevo questi farmaci? Ero io o ero diventata ciò che i farmaci mi hanno fatta diventare?
Infine le chiedo, a suo parere dovrei ricominciare a riprendere il farmaco finché non posso tornare dal mio psichiatra?
Dovrei poi proporre un aumento del dosaggio anche se mezza compressa è stata sufficiente a gestirmi in questi mesi?
Ho il terrore che ricominciando ad assumerle, non riuscirò più a liberarmene.
Non le nascondo né metto in dubbio ciò che ha scritto sui miei pregiudizi riguardo questo tipo di trattamenti.
Parto dal presupposto che per me è stata una sconfitta iniziare a prendere questo tipo di farmaci poiché l'ho vista come una mia debolezza che non sono stata in grado di gestire da me, quindi questo l'ha trasformato in una debolezza ancora più grande.
I pregiudizi ci sono e non sono pochi, alimentati dai miei genitori e dal mio ragazzo, che già da tempo premono affinché ricominci a vivere senza queste "porcherie".
Da parte mia ha giocato un ruolo fondamentale sia il mio essere razionale, forse eccessivamente, ma anche l'ignoranza, per larga parte mia ma anche ignoranza generale intesa nel senso di non ancora noti, che aleggia sulla maggior parte dei processi cognitivi e sul metodo di azione di tale farmaco.
E a tal proposito, in questi mesi continuava a tornarmi in mente insistente una domanda: chi era la persona che sono stata mentre prendevo questi farmaci? Ero io o ero diventata ciò che i farmaci mi hanno fatta diventare?
Infine le chiedo, a suo parere dovrei ricominciare a riprendere il farmaco finché non posso tornare dal mio psichiatra?
Dovrei poi proporre un aumento del dosaggio anche se mezza compressa è stata sufficiente a gestirmi in questi mesi?
Ho il terrore che ricominciando ad assumerle, non riuscirò più a liberarmene.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.1k visite dal 29/10/2013.
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