Violenza domestica sindrome arnold chiari

Sono la mamma di un ragazzo di 22 anni, operato nel 2004 al Besta di Milano per sindrome di Arnold-Chiari con siringomielia. Fin da piccolo ha avuto violente crisi nervose, aumentate di intensità col passare degli anni, fino a diventare manifestazioni di violenza nei confronti delle due sorelle (oggi 24 e 18 anni) e di me e mio marito, nonché degli arredi di casa. Non ha mai avuto episodi autolesionistici, ma spesso, chiuso in camera sua al computer, ha incendiato oggetti con l'accendino. Dopo l'operazione di decompressione, si è manifestata via via quella che noi interpretiamo come una crisi depressiva: al mattino sta peggio e migliora verso sera. Le manifestazioni violente sono un poco diminuite di frequenza, rimanendo però molto problematiche per lui e per tutti noi. Non ci hanno mai saputo dire quanto questa sofferenza sia collegata alla sindrome di Chiari o all'intervento subito all'inizio dell'adolescenza, con relativa paura di morire o di avere un tumore (come successo a mia sorella, morta a quell'età per tumore cerebrale, vicenda che il ragazzo conosce).
Ha avuto tre incontri con una psichiatra del Besta, verso i 16 anni, e poi, due anni fa, pochissimi con un altro professionista di Niguarda: da qualche accenno, gli specialisti parlavano di sindrome depressiva con angoscia e disturbo di personalità. Dopo queste esperienze, il ragazzo non ha più voluto saperne di andare da uno psichiatra e non ha mai preso antidepressivi o altri farmaci. Nega risolutamente di essere depresso e, in effetti, cerca ogni occasione per buttarsi fuori, in famiglia e con gli amici; è sensibilissimo e molto affettuoso. Fuori di casa, nasconde la sua malattia praticamente con tutti, per non essere compatito. E' anche un bel ragazzo ma, purtroppo, soffre quotidianamente di mal di testa e di schiena e questo contribuisce al suo nervosismo. Ha anche cambiato quattro o cinque letti, non si capisce su che materasso dovrebbe dormire, considerata la grave scoliosi di cui soffre. Ora, dopo la licenza classica conseguita con diversi cambi di scuola, sta per cominciare l'università (IED, corso di tecnico del suono) e pare intenzionato a far bene. Ma già due anni fa ha frequentato la NABA per un anno, sostenendo anche i primi tre esami (mentre frequentava lo psichiatra), per poi ritirarsi perché non riusciva a convivere con lo stress. Ha passato quest’ultimo anno dormendo tutta la mattina, ha perso amici, fatica anche nella vita ordinaria, perché non riesce a gestire l’ansia e i repentini cambi di umore. Sembra convinto che la “colpa” della sua situazione sia da attribuire ai genitori e in particolare al padre, che soffre di depressione. Il ragazzo stesso mi ha suggerito di richiedere questo consulto, perché (forse) cerca le motivazioni per consultare uno psichiatra, che per ora esclude; da parte mia e del padre abbiamo la convinzione da anni che questo passo sia necessario e vorremmo che questo contatto potesse sfociare in un rapporto professionale e in una terapia. Grazie
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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 25 4
Gentile Utente,
comprendo la preoccupazione che il problema di suo figlio le ha dato e le sta dando ma non capisco bene qual è la domanda che ci pone.
Mi sembra di capire che il problema attuale sia la ricerca di un aggancio con qualche psichiatra della sua città che possa seguire suo figlio. Mi corregga se sbaglio.
Cordialità,


Dr. Roberto Di Rubbo

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Utente
Utente
Grazie per la risposta celere.
In primo luogo, ed è la cosa più ardua, vorrei che trovaste le parole giuste per convincere mio figlio che con lo psichiatra adatto può uscire da questa sofferenza; che si tratta di un disturbo affrontabile e curabile. Le brevissime esperienze che ha fatto - con specialisti di fama - non gli sono piaciute, anche per le modalità di incontro. Lui pretenderebbe sedute in cui gli sia possibile parlare per ore; e gli specialisti dopo 45 min. chiudono... Ha anche paura dei farmaci, perché il papà li prende da decenni ed è molto instabile e tuttora depresso.
In secondo luogo, vorrei certamente un nominativo di uno specialista molto disponibile ad accettare la fatica enorme di mio figlio a cominciare un percorso; e quindi - e mi rendo conto di chiedere tanto - vicino a casa nostra, perché è già successo che se il medico è lontano, per strada il ragazzo non ce la fa a reggere l'ansia e torna indietro.
Ancora grazie.
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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 25 4
Gentile Utente,
in questa sede non è possibile consigliarle un professionista. Credo che giustamente lei debba continuare a cercare un aiuto per suo figlio. Certamente esistono tutte le difficoltà da lei menzionate, a partire dalla difficoltà di suo figlio, date anche le precedenti esperienze, nell'entrare in contatto con un professionista, per proseguire poi con la difficoltà di poter trovare un professionista che parli per ore (generalmente una visita o una seduta hanno comunque una durata più limitata).
Una volta trovato un professionista che possa instaurare una relazione proficua con suo figlio, certamente anche la paura dei farmaci potrebbe essere razionalizzata e gestita.
Spiacente per non poterla meglio aiutare, la saluto cordialmente.

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Utente
Utente
La ringrazio molto e Le invio cordiali auguri di buon lavoro