Stress, ansia e impatti sul fisico
Buongiorno,
Il mio consulto nasce da alcune considerazioni recentemente fatte e che di seguito riepilogo:
1) svolgo un'attività lavorativa che comporta notevole coinvolgimento mentale e un impegno in termine di ore lavorative spesso esagerato;
2) sono caratterialmente meticoloso, perfezionista e molto orientato all'obiettivo, quindi prendo particolarmente a cuore il lavoro che faccio, anche se esteriormente dò sempre l'impressione di calma e serenità;
3) nell'ultimo anno mi sono state diagnosticate delle patologie di cui prima non ero a conoscenza (prolasso mitrale, reflusso e iperckemia), che tendo ad associare nella mia mente allo stress lavorativo.
Negli ultimi mesi, dopo l'episodio di iperckmia che mi ha comunque preoccupato molto soprattutto per tutte le successive analisi che ho dovuto affrontare, ho notato una certa sensibilità in ambito lavorativo, che si manifesta sottoforma di preoccupazione per gli impatti dello stress sulla mia salute. E' come se mentalmente mi rifiutassi di lasciarmi coinvolgere a pieno dal lavoro, per paura degli effetti sul mio corpo dello stress da questi causato. Il risultato è che i progetti che mi sono assegnati li porto a termine come sempre nel migliore dei modi, vivendo male però l'esperienza lavorativa per tutta la durata del progetto e con l'acutizzarsi di sintomi fisici che credo siano somatizzazioni fisiche di un disagio psicologico (acidità di stomaco, dolori al petto, extrasistole ecc).
Aggiungo che questo disagio ansioso, tipico della mia professione, è molto più accentuato in alcuni miei colleghi, che hanno spesso delle manifestazioni esteriori più evidenti (irritabilità, sintomatologia fisica quale irrequietezza, tremore, tendenza a parlare di continuo ecc).
Chiudo con due quesiti:
Questa situazione può portare a patologie fisiche più gravi rispetto alle normali somatizzazioni, soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (rischio di cardiopatie)?
A parte cambiare il lavoro che ho sempre amato, quale rimedio per questa situazione che diventa sempre più pesante con l'aumentare delle responsabilità che mi sono affidate?
Ringrazio in anticipo per la cortese risposta e per il servizio che offrite.
Saluti
Il mio consulto nasce da alcune considerazioni recentemente fatte e che di seguito riepilogo:
1) svolgo un'attività lavorativa che comporta notevole coinvolgimento mentale e un impegno in termine di ore lavorative spesso esagerato;
2) sono caratterialmente meticoloso, perfezionista e molto orientato all'obiettivo, quindi prendo particolarmente a cuore il lavoro che faccio, anche se esteriormente dò sempre l'impressione di calma e serenità;
3) nell'ultimo anno mi sono state diagnosticate delle patologie di cui prima non ero a conoscenza (prolasso mitrale, reflusso e iperckemia), che tendo ad associare nella mia mente allo stress lavorativo.
Negli ultimi mesi, dopo l'episodio di iperckmia che mi ha comunque preoccupato molto soprattutto per tutte le successive analisi che ho dovuto affrontare, ho notato una certa sensibilità in ambito lavorativo, che si manifesta sottoforma di preoccupazione per gli impatti dello stress sulla mia salute. E' come se mentalmente mi rifiutassi di lasciarmi coinvolgere a pieno dal lavoro, per paura degli effetti sul mio corpo dello stress da questi causato. Il risultato è che i progetti che mi sono assegnati li porto a termine come sempre nel migliore dei modi, vivendo male però l'esperienza lavorativa per tutta la durata del progetto e con l'acutizzarsi di sintomi fisici che credo siano somatizzazioni fisiche di un disagio psicologico (acidità di stomaco, dolori al petto, extrasistole ecc).
Aggiungo che questo disagio ansioso, tipico della mia professione, è molto più accentuato in alcuni miei colleghi, che hanno spesso delle manifestazioni esteriori più evidenti (irritabilità, sintomatologia fisica quale irrequietezza, tremore, tendenza a parlare di continuo ecc).
Chiudo con due quesiti:
Questa situazione può portare a patologie fisiche più gravi rispetto alle normali somatizzazioni, soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (rischio di cardiopatie)?
A parte cambiare il lavoro che ho sempre amato, quale rimedio per questa situazione che diventa sempre più pesante con l'aumentare delle responsabilità che mi sono affidate?
Ringrazio in anticipo per la cortese risposta e per il servizio che offrite.
Saluti
[#1]
Gentile utente,
La preoccupazione che l'ansia danneggi gli organi a cui fanno riferimento i sintomi è un pensiero da stato ansioso. Se si sente "stressato" è bene far definire la cosa in termini medici e in maniera più precisa. Non sopravvaluti l'elemento esterno. Quando si sviluppa uno stato ansioso l'ambiente diventa stressante anche se non lo è.
La preoccupazione che l'ansia danneggi gli organi a cui fanno riferimento i sintomi è un pensiero da stato ansioso. Se si sente "stressato" è bene far definire la cosa in termini medici e in maniera più precisa. Non sopravvaluti l'elemento esterno. Quando si sviluppa uno stato ansioso l'ambiente diventa stressante anche se non lo è.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#5]
"Ho sempre pensato di poter controllare gli effetti dell'ansia sfruttando la spinta e i vantaggi che cmq genera nelle attività lavorative quotidiane."
Ma non è un controllo, questo significa solo che se è un'ansia fisiologica avrà la libertà di metterla al servizio di attività e scopi per sfogarsi o raggiungere obiettivi.
Se frena, blocca, scoraggia, non può essere utilizzata in altro modo dal cervello.
Ma non è un controllo, questo significa solo che se è un'ansia fisiologica avrà la libertà di metterla al servizio di attività e scopi per sfogarsi o raggiungere obiettivi.
Se frena, blocca, scoraggia, non può essere utilizzata in altro modo dal cervello.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.8k visite dal 25/09/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.