Ansia generalizzata, pensieri ossessivi di autosvalutazione e depressione
Buongiorno, ho 42 anni e vi scrivo per avere suggerimenti su come affrontare i problemi di ansia, depressione e pensieri ossessivi di autosvalutazione che mi affliggono praticamente da 20 anni con periodi più o meno positivi.
Premetto che negli ultimi 20 anni sono già stato ricoverato due volte per forme di depressione maggiore e sempre curato con Fevarin. Nel momento il cui il farmaco veniva ridotto e poi tolto, dopo un breve periodo di benessere, i sintomi si ripresentavano all'insorgere di una causa scatenanate.
Per esempio, quest'anno, di comune accordo con la psichiatra e lo psicoterapeuta che mi hanno in cura, abbiamo deciso di togliere il Fevarin. A giugno sono ricomparsi i primi sintomi di depressione e l'incremento dei pensieri intrusivi. Il 1 agosto una riorganizzazzione aziendale mi ha costretto ad un cambio di ruolo, a dover svolgere un incarico a cui non credo e che non mi piace. Tutto ciò ha prodotto forte ansia che non mi consente di dormire serenamente, di essere sempre teso e con il pensiero fisso del fallimento e che possa avvenire il peggio. Inoltre, quando l'ansia raggiunge il suo massimo si instradano anche pensieri suicidari. Ho sicuramente compreso che i miei problemi derivano da mie rigidità mentali, una flessibilità nell'approcciarmi agli eventi della vita che non mi appartiene e dalla difficoltà di dire anche qualche chissenefrega. Io purtroppo ho vissuto tutta la mia vita sul senso del dovere e mai apprezzato altro al difuori della scuola prima e del lavoro poi. Lo psicoterapeuta ritiene che soffra di un disturbo di personalità narcisistico. In questo giorni ho ormai toccato il punto più alto della mia sofferenza e sto rivalutando l'ipotesi di riprendere l'assunzione del farmaco. Voi che ne pensate? inoltre sto mettendo in discussione tutto quanto, compresa la psicoterapia svolta negli ultimi due anni.. come è possibile che davanti a questa difficoltà lavorativa sia finito ancora in depressione, non ho appreso nulla?
Vi chiedo la cortesia di fornirmi un vostro parere sulla strategia migliore da adottare vista la mia attuale confusione e per non compromettere il posto di lavoro, dove oggi sono per nulla efficiente viste le mie limitazioni mentali e fisiche.
Grazie
Premetto che negli ultimi 20 anni sono già stato ricoverato due volte per forme di depressione maggiore e sempre curato con Fevarin. Nel momento il cui il farmaco veniva ridotto e poi tolto, dopo un breve periodo di benessere, i sintomi si ripresentavano all'insorgere di una causa scatenanate.
Per esempio, quest'anno, di comune accordo con la psichiatra e lo psicoterapeuta che mi hanno in cura, abbiamo deciso di togliere il Fevarin. A giugno sono ricomparsi i primi sintomi di depressione e l'incremento dei pensieri intrusivi. Il 1 agosto una riorganizzazzione aziendale mi ha costretto ad un cambio di ruolo, a dover svolgere un incarico a cui non credo e che non mi piace. Tutto ciò ha prodotto forte ansia che non mi consente di dormire serenamente, di essere sempre teso e con il pensiero fisso del fallimento e che possa avvenire il peggio. Inoltre, quando l'ansia raggiunge il suo massimo si instradano anche pensieri suicidari. Ho sicuramente compreso che i miei problemi derivano da mie rigidità mentali, una flessibilità nell'approcciarmi agli eventi della vita che non mi appartiene e dalla difficoltà di dire anche qualche chissenefrega. Io purtroppo ho vissuto tutta la mia vita sul senso del dovere e mai apprezzato altro al difuori della scuola prima e del lavoro poi. Lo psicoterapeuta ritiene che soffra di un disturbo di personalità narcisistico. In questo giorni ho ormai toccato il punto più alto della mia sofferenza e sto rivalutando l'ipotesi di riprendere l'assunzione del farmaco. Voi che ne pensate? inoltre sto mettendo in discussione tutto quanto, compresa la psicoterapia svolta negli ultimi due anni.. come è possibile che davanti a questa difficoltà lavorativa sia finito ancora in depressione, non ho appreso nulla?
Vi chiedo la cortesia di fornirmi un vostro parere sulla strategia migliore da adottare vista la mia attuale confusione e per non compromettere il posto di lavoro, dove oggi sono per nulla efficiente viste le mie limitazioni mentali e fisiche.
Grazie
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"Nel momento il cui il farmaco veniva ridotto e poi tolto, dopo un breve periodo di benessere, i sintomi si ripresentavano all'insorgere di una causa scatenanate.
Per esempio, quest'anno, di comune accordo con la psichiatra e lo psicoterapeuta che mi hanno in cura, abbiamo deciso di togliere il Fevarin. "
Gentile utente,
premesso che già in partenza togliere la cura dopo un breve periodo di benessere non è consigliabile, perché se già questo è stato verificato in passato si insiste nel sospendere la cura con la stessa modalità ?
"Ho sicuramente compreso che i miei problemi derivano da mie rigidità mentali, "
No, i problemi ossessivi derivano dal cervello e da come funziona, le rigidità mentali sono già il risultato (il sintomo), non è che siano l'origine. Non si agisce sulle rigidità, ma sul cervello per riuscire a eliminare le ossessioni e talvolta anche le rigidità, se queste sono anch'esse delle "ossessioni di base", come spesso è.
Non vorrei che la strategia fosse di togliere la cura farmacologica per agire sulle rigidità di fondo con la psicoterapia, perché questo è l'errore più comune nella combinazione tra psicoterapia e farmacoterapia, che invece dovrebbero essere associate.
Per esempio, quest'anno, di comune accordo con la psichiatra e lo psicoterapeuta che mi hanno in cura, abbiamo deciso di togliere il Fevarin. "
Gentile utente,
premesso che già in partenza togliere la cura dopo un breve periodo di benessere non è consigliabile, perché se già questo è stato verificato in passato si insiste nel sospendere la cura con la stessa modalità ?
"Ho sicuramente compreso che i miei problemi derivano da mie rigidità mentali, "
No, i problemi ossessivi derivano dal cervello e da come funziona, le rigidità mentali sono già il risultato (il sintomo), non è che siano l'origine. Non si agisce sulle rigidità, ma sul cervello per riuscire a eliminare le ossessioni e talvolta anche le rigidità, se queste sono anch'esse delle "ossessioni di base", come spesso è.
Non vorrei che la strategia fosse di togliere la cura farmacologica per agire sulle rigidità di fondo con la psicoterapia, perché questo è l'errore più comune nella combinazione tra psicoterapia e farmacoterapia, che invece dovrebbero essere associate.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.7k visite dal 08/09/2013.
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