Difficoltà relazionali e depressione

Salve. Vi racconto la mia storia.
Sono un ragazzo di 24 anni. Fin da piccolo ho avuto problemi relazionali. Sono timido e insicuro. Immagino che la mia timidezza e insicurezza siano legati anche alla mia storia familiare (le ostilità dei miei genitori ricadevano su di me, mio padre si interessava poco a me (sia economicamente che in termini di presenza); mia madre lo ricattava utilizzando me, e io ero in loro balia; mia madre è caduta in depressione, l’ho vista quasi morta quando tentò il suicidio; avevo 6 o 7 anni). In realtà però penso che timidezza e insicurezza facciano anche parte connaturata del mio bagaglio genetico; ho questa sensazione. Ma forse ha poca importanza.
Negli anni delle superiori i miei problemi relazionali si sono manifestati in modo evidente. Avevo degli amici ma non riuscivo a costruire relazioni sane: a volte mi sembrava che ci legasse una grande amicizia, altre volte, se mi prendevano in giro (come spesso accadeva), me la prendevo (sono molto permaloso) e rimuginavo rancore nei loro confronti senza aver la forza di reagire come avrei voluto (perché tra le altre qualità negative che mi caratterizzano vi è quella di essere un, passatemi il termine, cagasotto). Rimanevo amico con loro per paura di restare solo, ma diventava un’amicizia falsa, non più onesta. Oggi ( che frequento l’università, al meno qui, con buoni risultati) non mi sento più con nessuno di loro. Ho nuovi amici, ma le relazioni con loro analogamente “false”.
Negli ultimi tre anni sono stato sempre più depresso a causa delle mie insicurezza e timidezza; non mi stimo, mi sento uno sfigato e mi sento brutto (forse lo sono oggettivamente). Tutto ciò mi fa star male. La mancanza di autostima e il conseguente basso tono dell’umore mi portano ad essere molto inibito in diverse situazioni sociali: spesso ammutolisco (soprattutto quando ci sono ragazze). Non riesco a trovare una donna. Tutto ciò è frustrante!
Come dicevo negli tre ultimi anni sono diventato sempre più depresso (e alla luce di quanto ho scritto mi viene da dire: come potrebbe essere altrimenti!!). Il mio umore ballerino è diventato sempre più balia degli eventi (anche minuzie). Ho iniziato a pensare al suicidio. Ho alternato (negli ultimi tre anni) sempre più periodi di serenità, a periodi di forte depressione (con ideazione suicidaria). Faccio un esempio che descrive la mia misera condizione: quando ero in prossimità di un esame ero attivo e sereno; una volta sostenuto, iniziavo ad angosciarmi ad inquietarmi perché entravo in periodo in cui “dovevo” uscire con più assiduità con gli amici (con i quali come sottolineato costruisco rapporti ambigui e ostili, di facciata).
Quando avevo 15/16 anni, pensavo che le mie difficoltà caratteriali erano legate all’età e si sarebbero attenuate con la crescita. Crescendo però mi sono reso sempre più conto che ciò non accadeva.. Ed ecco spiegato perché negli ultimi tre-quattro anni (dopo i venti) la mia depressione è peggiorata!
Preoccupato mi sono rivolto a uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentista ( intorno ai ventuno); ho seguito la terapia per un anno e mezzo ma con scarsi risultati. Allora l’estate scorsa mi sono rivolto a uno psichiatra, che mi ha diagnosticato una depressione bipolare, prescrivendomi zoloft e lamictal, ma non ho seguito la terapia perché ho preferito aspettare prima di prendere farmaci così importanti (un mio familiare è medico, mi conosce abbastanza bene e mi ha consigliato così).
Veniamo a oggi.
Mi sono rivolto quattro mesi fa a uno psicoanalista. Abbiamo iniziato una terapia.
Il problema è che ultimamente sto veramente giù. Ho spesso voglia di buttarmi dalla finestra. O di partire e andare via da qualche parte. Non riesco a studiare da una settimana. Non ho voglia di far nulla; solo che passi il tempo. Ne ho parlato con il mio psicologo ma mi sembra che non sia molto preoccupato, sottovaluti un po’ la questione.. forse di proposito. Aiuto!!Devo fare qualcosa. Sto proprio male. Che fare?
Scusate se la lettera risulta piuttosto confusa. Spero di no. Vi ringrazio in ogni caso per la grande disponibilità e la pazienza.
Un saluto

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

la sua descrizione minuziosa consente di fare alcune riflessioni che riguardano anche le sue scelte.
Ritiene di dover sciogliere alcuni nodi relativi a tutta la sua vita per i quali ha deciso di intraprendere un percorso psicoanalitico.
A volte, pero', puo' essere necessario intervenire sui sintomi in modo piu' veloce, sopratutto se ritiene che la sua condizione non riceva le giuste variazioni.
Detto questo, credo che sarebbe opportuno che ne parli al suo psicoanalista al quale fare presente la possibilita' di valutare l'inizio di un trattamento farmacologico.

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Utente
Utente
Innanzitutto la ringrazio per la solerte risposta.
Ho già accennato al mio analista l'opportunità di iniziare un trattamento farmacologico. Lui però è piuttosto contrario in generale agli psicofarmaci. E' chiaro però che la decisione spetta a me.
Finora sono stato piuttosto riluttante in tal senso, un po' per un pregiudizio, un po' per paura degli effetti collaterali, un po' forse per non volere accettare il fatto di essere malato. Ma mi rendo conto di sbagliare.
Tuttavia le pongo un'ultima domanda: in base alla descrizione della mia situazione, a suo parere in quale quadro diagnostico pensa io possa rientrare (depressione bipolare, unipolare, disturbi personalità...)?
A mio modesto parere ritengo che il mio sia più un problema psicologico, relazionale, che prettamente psichiatrico. Non crede?
Grazie ancora
Cordiali saluti
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