Disturbo bipolare o effetto collaterale di ssri e bupropione?
Sono un giovane di 29 anni. Quattro anni fa attraversai un periodo in cui ero un po' giu' (disillusione da dottorato all'universita') e, parlandone con un neurologo, egli mi prescrisse Entact 20 mg e wellbutrin. La terapia era a suo dire finalizzata a tirarmi su e migliorare la mia performance nello studio e nel lavoro (avevo infatti intenzione di iniziare a studiare per un concorso molto difficile e prestigioso). Inoltre la terapia con SSRI avrebbe migliorato la mia timidezza e tendenza al rimuginare.
Purtroppo assumendo questi farmaci sono entrato dopo pochi mesi in una fase di "accelerazione": guida spericolata, spese sproporzionate, sottovalutazione dei rischi ecc....
Mi rivolsi cosi ad uno psichiatra che mi ha tolto entact e wellbutrin e prescritto depakin e seroquel diagnosticandomi il disturbo bipare. Egli mi ha infatti spiegato che basta che si presenti un solo periodo maniacale o ipomaniacale per parlare di disturbo bipolare.
Vorrei tuttavia domandarvi: perche' viene data cosi poca rilevanza al fatto che l'ipomamia anziche' essere "spontanea" e' stata indotta dall'uso erroneo di antidepressivi? In un soggetto che non aveva mai avuto episodi del genere non ha piu' senso parlare di effetto collaterale da farmaci piuttosto che di una malattia "endogena"? Ora sto bene (anche perche ho smesso ormai da tempo di assumere i farmai che hanno causato i problemi) ma il fatto che mi sia stata posta una tale diagnosi mi implica la prospettiva di dover prendere stanilizzanti per lungo tempo.... Nessuno si prende la responsabilita' di prendere in considerazione una riduzione/ sospendione una volta spentosi il "focolaio".
Non si corre il rischio cosi facendo di far prendere per anni stabilizzanti a persone che riportano semplicemente un effetto collaterale ad alcune classi di antidepressivi e che, una volta risolto il problema, dovrebbero stare attenti a non riassumerli?
Purtroppo assumendo questi farmaci sono entrato dopo pochi mesi in una fase di "accelerazione": guida spericolata, spese sproporzionate, sottovalutazione dei rischi ecc....
Mi rivolsi cosi ad uno psichiatra che mi ha tolto entact e wellbutrin e prescritto depakin e seroquel diagnosticandomi il disturbo bipare. Egli mi ha infatti spiegato che basta che si presenti un solo periodo maniacale o ipomaniacale per parlare di disturbo bipolare.
Vorrei tuttavia domandarvi: perche' viene data cosi poca rilevanza al fatto che l'ipomamia anziche' essere "spontanea" e' stata indotta dall'uso erroneo di antidepressivi? In un soggetto che non aveva mai avuto episodi del genere non ha piu' senso parlare di effetto collaterale da farmaci piuttosto che di una malattia "endogena"? Ora sto bene (anche perche ho smesso ormai da tempo di assumere i farmai che hanno causato i problemi) ma il fatto che mi sia stata posta una tale diagnosi mi implica la prospettiva di dover prendere stanilizzanti per lungo tempo.... Nessuno si prende la responsabilita' di prendere in considerazione una riduzione/ sospendione una volta spentosi il "focolaio".
Non si corre il rischio cosi facendo di far prendere per anni stabilizzanti a persone che riportano semplicemente un effetto collaterale ad alcune classi di antidepressivi e che, una volta risolto il problema, dovrebbero stare attenti a non riassumerli?
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Quella dell'effetto indotto da farmaci potrebbe essere una ipotesi da tenere in considerazione. Nel caso di un unico episodio ipomaniacale, anche gravato dal sospetto di essere farmaco-indotto, senza altre alterazioni dell'umore, in assenza di storia familiare specifica, potrebbe essere utile valutare, insieme allo specialista di fiducia, la possibilità di modificare la terapia farmacologica, riducendo progressivamente gli stabilizzanti in uso e monitorando strettamente la condizione clinica conseguente. É chiaro che un tipo di iniziativa simile deve essere necessariamente condotto con il benestare dello specialista, l'unico titolare delle scelte terapeutiche perché conosce tutta la storia clinica, e sotto il suo più stretto controllo.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#2]
Utente
Grazie per la cortese e sollecita risposta.
Due ultime domande:
1) senza voler sostituire la sua opinione con il parere dello specialista curante (non sarebbe prudente ne' giusto) ma restando a livello teorico, in genere dopo quanto tempo di stabilita' si puo' iniziare a pensare di ridurre il carico?
2) dalle analisi fatte negli ultimi mesi ho avuto un progressivo aumento del tsh pur restando nella norma gli altri valori della tiroide. ( tsh attuale 6,40)Puo' dipendere dal Depakin? In tal caso e' reversibile?
Due ultime domande:
1) senza voler sostituire la sua opinione con il parere dello specialista curante (non sarebbe prudente ne' giusto) ma restando a livello teorico, in genere dopo quanto tempo di stabilita' si puo' iniziare a pensare di ridurre il carico?
2) dalle analisi fatte negli ultimi mesi ho avuto un progressivo aumento del tsh pur restando nella norma gli altri valori della tiroide. ( tsh attuale 6,40)Puo' dipendere dal Depakin? In tal caso e' reversibile?
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In presenza di una diagnosi non chiara o di un sospetto di effetto iatrogeno, 24 mesi dovrebbero essere un tempo sufficiente a poter pensare di iniziare a modificare la terapia. Eventuali effetti dei farmaci sulla tiroide dovrebbero essere reversibili.
Cordiali daluti
Cordiali daluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.4k visite dal 18/07/2013.
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Approfondimento su Disturbo bipolare
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