Efexor e "obnubilamento cognitivo"
Egregi Dottori,
dal settembre 2007 fino allo scorso marzo, a causa di uno stato depressivo legato a problemi famigliari (ora risolti), ho assunto una capsula al giorno di Efexor 75 mg RP, prescrittomi dal mio medico di famiglia. Debbo dire che all’inizio ero piuttosto scettico sull’efficacia di questo prodotto (e di tutti gli antidepressivi in generale), ma dopo breve tempo sentii in me una specie di “sereno rilassamento” che certo doveva essere per forza merito del farmaco. Poi, non avendone più bisogno, il mio medico decise di sospenderlo e (a suo dire) potevo farlo tranquillamente da un giorno all’altro senza bisogno di “scalare”. Ebbi un po’ di perplessità nel fare ciò poiché un amico mi ha detto che quando si sospende un antidepressivo non si può fare di colpo ma è necessario scalare le dosi gradualmente. Però decisi di obbedire al mio medico e debbo dire che non ho avuto problemi particolari. L’unico problema è in questa specie di “obnubilamento cognitivo” che incominciai ad avere circa qualche settimana dopo l’assunzione dell’Efexor e che da allora persiste. In pratica: prima di cominciare ad assumere l’antidepressivo avevo una memoria d’acciaio, mentre poi ho notato un evidente peggioramento soprattutto in quella a breve termine. Così come anche l’attenzione e la concentrazione è come se fossero in qualche modo “ovattate”. A volte ho anche difficoltà a trovare subito la parola giusta per definire un oggetto o per denominare una persona. Il mio medico di famiglia mi ha consigliato una visita specialistica presso un neuropsichiatra che, dopo avermi fatto eseguire varii accertamenti diagnostici (esami ematici completi con funzionalità tiroidea, TAC, EEG, alcuni test psicometrici) mi ha rassicurato escludendo una eventuale patologia degenerativa del sistema nervoso e mi ha prescritto la seguente cura che sto facendo da circa un mese: Neocromaton 10000 B complesso un flaconcino/die per os ; Nicetile 500 mg 1 cp/die. Riguardo quest’ultimo farmaco, debbo confessare che sono rimasto piuttosto stupito poiché, leggendo le indicazioni nel bugiardino, non ho ben capito quali attinenza esse possano avere col mio attuale problema ! Comunque, quello che nel titolo ho definito “obnubilamento cognitivo”, attualmente continua a persistere. Ora io vi chiedo:
1) se ritenete che tutto ciò possa essere normale, ciò se è normale (o quantomeno possibile) che un antidepressivo possa causare dei problemi cognitivi, benché il tono del mio umore sia fortemente migliorato fino a normalizzarsi;
2) se tali problemi, col tempo, dovrebbero essere reversibili;
3) se ritenete pertinente ed adeguata la cura prescrittami dal vostro collega.
Ringrazio anticipatamente per ogni vostra risposta/consiglio.
Saluti
dal settembre 2007 fino allo scorso marzo, a causa di uno stato depressivo legato a problemi famigliari (ora risolti), ho assunto una capsula al giorno di Efexor 75 mg RP, prescrittomi dal mio medico di famiglia. Debbo dire che all’inizio ero piuttosto scettico sull’efficacia di questo prodotto (e di tutti gli antidepressivi in generale), ma dopo breve tempo sentii in me una specie di “sereno rilassamento” che certo doveva essere per forza merito del farmaco. Poi, non avendone più bisogno, il mio medico decise di sospenderlo e (a suo dire) potevo farlo tranquillamente da un giorno all’altro senza bisogno di “scalare”. Ebbi un po’ di perplessità nel fare ciò poiché un amico mi ha detto che quando si sospende un antidepressivo non si può fare di colpo ma è necessario scalare le dosi gradualmente. Però decisi di obbedire al mio medico e debbo dire che non ho avuto problemi particolari. L’unico problema è in questa specie di “obnubilamento cognitivo” che incominciai ad avere circa qualche settimana dopo l’assunzione dell’Efexor e che da allora persiste. In pratica: prima di cominciare ad assumere l’antidepressivo avevo una memoria d’acciaio, mentre poi ho notato un evidente peggioramento soprattutto in quella a breve termine. Così come anche l’attenzione e la concentrazione è come se fossero in qualche modo “ovattate”. A volte ho anche difficoltà a trovare subito la parola giusta per definire un oggetto o per denominare una persona. Il mio medico di famiglia mi ha consigliato una visita specialistica presso un neuropsichiatra che, dopo avermi fatto eseguire varii accertamenti diagnostici (esami ematici completi con funzionalità tiroidea, TAC, EEG, alcuni test psicometrici) mi ha rassicurato escludendo una eventuale patologia degenerativa del sistema nervoso e mi ha prescritto la seguente cura che sto facendo da circa un mese: Neocromaton 10000 B complesso un flaconcino/die per os ; Nicetile 500 mg 1 cp/die. Riguardo quest’ultimo farmaco, debbo confessare che sono rimasto piuttosto stupito poiché, leggendo le indicazioni nel bugiardino, non ho ben capito quali attinenza esse possano avere col mio attuale problema ! Comunque, quello che nel titolo ho definito “obnubilamento cognitivo”, attualmente continua a persistere. Ora io vi chiedo:
1) se ritenete che tutto ciò possa essere normale, ciò se è normale (o quantomeno possibile) che un antidepressivo possa causare dei problemi cognitivi, benché il tono del mio umore sia fortemente migliorato fino a normalizzarsi;
2) se tali problemi, col tempo, dovrebbero essere reversibili;
3) se ritenete pertinente ed adeguata la cura prescrittami dal vostro collega.
Ringrazio anticipatamente per ogni vostra risposta/consiglio.
Saluti
[#1]
Gentile Utente,
disturbi cognitivi possono essere causati direttamente dalla depressione mentre la venlafaxina solitamente non ne ha anche se tali sintomi sono elencati tra gli effetti collaterali. Al contrario la venlafaxina è stata utilizzata per la depressione in casi di demenza con buoni risultati.
La sospensione deve essere sempre graduale.
Rispondo alle sue domande:
1) sì, è possibile anche con la venlafaxina;
2) sì, ma dipende dalla causa;
3) difficile (e scorretto) esprimere un giudizio senza conoscere il paziente e le motivazioni del collega.
Il nicetile è un farmaco nootropo, usato per migliorare alcune funzioni cognitive in talune sindromi sia nel bambino che nell’anziano.
Se i disturbi dovessero continuare può rivolgersi ad uno psichiatra per una visita di controllo e gli approfondimenti del caso.
Cordiali saluti
Massimo Lai
disturbi cognitivi possono essere causati direttamente dalla depressione mentre la venlafaxina solitamente non ne ha anche se tali sintomi sono elencati tra gli effetti collaterali. Al contrario la venlafaxina è stata utilizzata per la depressione in casi di demenza con buoni risultati.
La sospensione deve essere sempre graduale.
Rispondo alle sue domande:
1) sì, è possibile anche con la venlafaxina;
2) sì, ma dipende dalla causa;
3) difficile (e scorretto) esprimere un giudizio senza conoscere il paziente e le motivazioni del collega.
Il nicetile è un farmaco nootropo, usato per migliorare alcune funzioni cognitive in talune sindromi sia nel bambino che nell’anziano.
Se i disturbi dovessero continuare può rivolgersi ad uno psichiatra per una visita di controllo e gli approfondimenti del caso.
Cordiali saluti
Massimo Lai
Massimo Lai, MD
[#2]
Gentile utente,
concordo con il collega che mi ha preceduto.
C'e' da valutare comunque se tali sintomi siano insorti dopo un certo tempo dalla sospensione della venlafaxina, ed eventualmente prendere in considerazione una riesacerbazione della sintomatologia depressiva con la presenza dei sintomi che lamenta.
concordo con il collega che mi ha preceduto.
C'e' da valutare comunque se tali sintomi siano insorti dopo un certo tempo dalla sospensione della venlafaxina, ed eventualmente prendere in considerazione una riesacerbazione della sintomatologia depressiva con la presenza dei sintomi che lamenta.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
Gentile utente,
Lei determina l'inizio dei suoi disturbi a livello cognitivo, con deficit a carico della memoria, successivamente all'assunzione della Venlafaxina (principio attivo dell'antidepressivo da Lei assunto). E' probabile però che queste alterazioni preesistessero all'assunzione del farmaco suddetto. Spesso la depressione ha un esordio "mascherato" con un corteo di sintomi (calo del desiderio sessuale, diminuzione dell'appetito, disturbi del sonno, deficit cognitivi) che inizialmente vengono scambiati per stanchezza o "stress", ma successivamente, congiuntamente ad una flessione del tono dell'umore, configurano veri e propri stati depressivi. E molto spesso gli stessi disturbi che avevano preceduto l'esordio franco della malattia, possono residuare anche quando, a seguito di una cura farmacologica, nel suo caso interrotta forse precocemente, il tono dell'umore è ritornato nella norma. Solitamente, quando si ottiene una risposta farmacologica con remissione dei sintomi, la stessa deve essere continuata per un periodo sufficientemente lungo per evitare “strascichi” della malattia o anche riesacerbazioni e ricadute. Naturalmente comprende bene che in questa sede non si può esprimere un giudizio clinico esaustivo per la stessa natura del mezzo e per l’immancabile raccolta anamnestica redatta insieme al paziente stesso. Il consiglio che posso darLe è quello di monitorare questi deficit e nel caso verifichi una persistenza degli stessi, di rivolgersi ad uno specialista psichiatra che potrà valutare clinicamente e anche con l’ausilio di specifici test psicometrici se questi deficit che lamenta possono essere ascrivibili ad uno “strascico” della malattia o meno.
Cordiali saluti
Dott. Vincenzo Menniti
www.psycheonline.it
Lei determina l'inizio dei suoi disturbi a livello cognitivo, con deficit a carico della memoria, successivamente all'assunzione della Venlafaxina (principio attivo dell'antidepressivo da Lei assunto). E' probabile però che queste alterazioni preesistessero all'assunzione del farmaco suddetto. Spesso la depressione ha un esordio "mascherato" con un corteo di sintomi (calo del desiderio sessuale, diminuzione dell'appetito, disturbi del sonno, deficit cognitivi) che inizialmente vengono scambiati per stanchezza o "stress", ma successivamente, congiuntamente ad una flessione del tono dell'umore, configurano veri e propri stati depressivi. E molto spesso gli stessi disturbi che avevano preceduto l'esordio franco della malattia, possono residuare anche quando, a seguito di una cura farmacologica, nel suo caso interrotta forse precocemente, il tono dell'umore è ritornato nella norma. Solitamente, quando si ottiene una risposta farmacologica con remissione dei sintomi, la stessa deve essere continuata per un periodo sufficientemente lungo per evitare “strascichi” della malattia o anche riesacerbazioni e ricadute. Naturalmente comprende bene che in questa sede non si può esprimere un giudizio clinico esaustivo per la stessa natura del mezzo e per l’immancabile raccolta anamnestica redatta insieme al paziente stesso. Il consiglio che posso darLe è quello di monitorare questi deficit e nel caso verifichi una persistenza degli stessi, di rivolgersi ad uno specialista psichiatra che potrà valutare clinicamente e anche con l’ausilio di specifici test psicometrici se questi deficit che lamenta possono essere ascrivibili ad uno “strascico” della malattia o meno.
Cordiali saluti
Dott. Vincenzo Menniti
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Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 15.6k visite dal 25/05/2008.
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