Primi giorni di terapia

Buongiorno a tutti,
ho già scritto svariate volte sempre per la medesima situazione, e sono seguita da una neurologa psicoterapeuta ad indirizzo analisi transazionale. Non "contenta" ho chiesto un consulto ad una neuropsichiatra infantile, anch'essa abilitata alla psicoterapia.
Con l'ultima ho fatto un test di 100 domande, il test di Rorscharch e il Tat test.
Secondo lei sto vivendo una fase di ritiro depressivo con una forte componente ossessiva . "Le regole sulle circostanze sempre e comunque".

Mi ha prescritto Fevarin per la prima settimana a metà pastiglia 25 mg per verificare la reazione e poi da aumentare a 50 mg per 3/4 settimane.
Ne ho presa mezza e sono stata malissimo, mal di testa, senso di barcollamento, nausea. Non ho mangiato tutto il giorno.
Mi ha detto di prenderlo di sera se notavo anche sonnolenza e guarda caso stamattina stavo meglio.
Per me non avere nausea è importantissimo, sto assumendo Prosure della abbott più dieta e combatto sempre sul filo dei 39 kili. Non posso permettermi un mese senza mangiare.
Ho chiamato ma non risponde.

Ho mandato una mail anche alla neurologa con cui faccio terapia ma non risponde.
Che devo fare? Io ho anche paura, non voglio più prendere nulla.

Succede qualcosa se ho preso solo una mezza pastiglia e poi non prendo più nulla?
Scrivo qui perchè nessuno mi risponde, ed è sabato.
[#1]
Dr. Claudio Lorenzetti Psichiatra, Farmacologo 250 4
Gentile Signora,
il Fevarin (fluvoxamina) è un antidepressivo ad azione prevalente sulla serotonina che all'inizio può dare disturbi gastrici che di solito si esauriscono nell'arco di pochi giorni. La situazione si può prolungare rendendo la cura insostenibile se si continunano ad assumere compresse tagliate a metà: le compresse sono infatti rivestite da una sottile pellicola che permettono al farmaco di sciogliersi in una specifica porzione del tratto gastroenterico per funzionare nel migliore dei modi e minimizzare gli effetti collaterali. Peraltro in scheda tecnica è riportato che esistono compresse da 50 e 100 mg e la terapia deve essere cominciata con la dose di 50 mg, quindi non ha senso ridurre la dose a 25 mg: si tratta di una prudenza eccessiva che peraltro altera le caratteristiche del farmaco.
Cordiali saluti.

Dr. Claudio Lorenzetti

[#2]
Utente
Utente
Bhe, io ho seguito l'indicazione della psichiatra.
Non mi metto a fare la "saccente" con una professionista, altrimenti sembra che non abbia fiducia in lei...
Cosa le potrei dire?
Oggi sono riuscita a chiamarla e mi ha detto di sospenderlo proprio.

Non potrebbe essere invece che io, essendone fortemente intimorita, sia suggestionata?
L'idea di prendere farmaci mi fa stare male, mi sento "contaminata" ...
In più, la mia psicoterapeuta mi ha fatto sapere che per motivi personali non potrà più seguirmi e io sono in crisi nerissima...
I farmaci non li posso prendere perché ne sono intimorita, e non posso nemmeno parlarne a terapia.
La ringrazio comunque del consiglio, glielo farò presente en passant del tipo "ma non è che dividendo la pastiglia provoca qualche reazione avversa? L'ho letto sul bugiardino".
[#3]
Dr. Claudio Lorenzetti Psichiatra, Farmacologo 250 4
Gentile Signora,
i farmaci non sono una contaminazione, una sostanza inquinante, ma degli strumenti di terapia; decidere di non prenderli qualora venissero prescritti in particolare da uno specialista, può comportare un peggioramento del quadro clinico. Il timore nel l'assunzione di uno psicofarmaco spesso deriva dalla errata convinzione che quando il paziente lo assume possa perdere il controllo di sè o che il farmaco dia più problemi che soluzioni. La lettura della scheda tecnica da parte del paziente specie se ansioso può aumentare i livelli di ansia e alimentare la fobia. È consigliabile quindi rivolgersi allo psichiatra per avere una informazione corretta sul rapporto rischio / beneficio relativo all'assunzione e valutare quali sono realmente gli effetti collaterali che ci si può attendere. Il timore deriva in molti caso da non conoscere una determinata situazione ma se viene darà una corretta informazione e un adeguato supporto alla terapia questo scompare.
Diffidi invece da comportamenti integralisti di alcuni psicoterapeuti per i quali è un tabù parlare di farmaci: un comportamento corretto è quello di affrontare anche il timore di assumere i farmaci. Solo allora si può ricevere un beneficio, cioè con un approccio integrato psicoterapeutico / psicofarmacologico.
Cordiali saluti,
[#4]
Utente
Utente
Gentile Dott. Lorenzetti,
la ringrazio tanto.
Probabilmente mi sono espressa male, la mia psicoterapeuta non è affatto contraria ai farmaci, ma probabilmente lo star male all'idea di prenderli è collegato al mio disturbo ossessivo.
Per questo che la terapia psicologica mi serve.Io sono andata in crisi perchè non può più ricevermi nei mesi clou della terapia farmacologica.
In ogni caso la psichiatra mi ha detto di non prendere nulla ora, perchè se è pur vero che in un mese si risolve tutto, in un mese di digiuni per me potrebbe compromettere la mia salute. ( sono rimasta 38 kg senza il ciclo per un anno e mezzo e avevo per esempio il colesterolo totale a 310 e l'estrogeno a 0,2 pg/ml).
Ora ho preso qualche kilo con molta fatica perchè mangiare è sempre un problema.



Quello che mi chiedevo io era: devo trovare il farmaco giusto oppure ho nausea per la suggestione? La psichiatra nel dubbio ha detto di sospendere...
Potrebbe essere solo perchè ho diviso la pastiglia? ( dopotutto ho fatto quello che mi han detto!)
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