Diagnosi incerta bisogno di chiarificazione

gentili dottori, vi racconto in breve la mia storia, descrivendo alcune situazioni
di rilievo nell'infanzia per poi arrivare alla situazione attuale, sin da molto piccolo non ho voluto frequentare l'asilo perchè avevo paura dice mia madre,
all'età di 8 anni ho avuto una crisi convulsiva curata con dei farmaci e diciamo risolta, ma appena dopo queste convulsioni dal mio letto sono tornato nel letto dei miei genitori perchè ero traumatizzato per poi restarci fino all'età di dodici anni, dopodiciò è sembrato tutto tornare alla normalità, ho avuto una comitiva di amici con cui ho passato un'adoloscenza abbastanza serena, all'età di 18 anni la prima storia d'amore durata 4 anni terminata per mio volere, comunque dai 17 anni sono passato da dei buoni risultati scolastici a pessimi risultati, ho cambiato completamente registro, ho incarnato e messo in scena un falso me stesso iniziando anche a fumare spinelli per poi passare alle pasticche ed alla cocaina anche se non ho mai sviluppato una vera e propria dipendenza, grazie alle droghe mi sono inserito e mi sentivo figo e più sicuro di me e non accettando il mio vero io introverso ed estremamente sensibile, pian piano mi sono spento ed ho perso la mia identità, sul posto di lavoro avevo un' estrema sospettosità verso alcuni colleghi, rabbia e stili di comportamento a volte egocentrici, poi una specie di ipocondria e nel momento in cui mi sono riattivato
per cercare di riassestarmi all'età di 25 anni sono comparsi degli attacchi di panico insieme ad esplosioni di rabbia in famiglia per poi avere una fortissima crisi d'angoscia( angoscia catastrofica di perdita...) e il relativo inizio della sintomatologia( grave depressione,ansia e somatizzazioni) il tutto "curato" con
50 mg di zoloft.. purtroppo sono approdato in psicoterapia solo 7 anni dopo e mi hanno detto che i miei sintomi sono dovuti ad un disturbo di personalità che
non vogliono diagnosticarmi con esattezza forse per non farmi del male...
sono in psicoterapia da 3 anni.. negli ultimi 2 anni mi è stata tolta la terapia farmacologica, passo dall'idealizzazione alla svalutazione, senza terapia o farmaco non sopravvivo psichicamente, l'unica costante della mia vita è il lavoro in cui mi sono realizzato alla grande, in terapia si è parlato prima di area
borderline, poi psicosi, poi nevrosi, grande confusione! mi piacerebbe avere una famiglia, una donna ma ho scoperto che la cosa che desidero di più è il mio principale nemico, ho bisogno ancora della mamma mio malgrado, non riesco a staccarmi dai miei genitori, sento un'assenza perpetua, si è parlato
di disinvestimento oggettuale e di mente divisa, al chè mi sono autodiagnosticato una qualche forma di schizofrenia ma il mio terapeuta dice che non ho la schizofrenia... ora lo psichiatra mi ha dato cipralex 10 mg ma non mi fa niente.. secondo voi vale la pena continuare la terapia? sto sempre più male, ho bisogno di un vostro consiglio, vi ringrazio anticipatamente, cordiali saluti!
[#1]
Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36
Gentile utente,

dalla sua complessa storia appare emergere un nucleo problematico che potrebbe avere a che fare con uno stile di relazione di tipo dipendente. Al di là delle diagnosi che le hanno attribuito, credo che andrebbe complessivamente trattato il disturbo magari avvalendosi di una integrazione tra medicinali e psicoterapia.

Se lo desidera visiti anche questo sito per valutare o meno la verosimiglianza di ciò che penso del suo caso:

www.emdritalia.it

Se lo desidera ci tenga informati sul proseguimento delle cure.

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Quel che descrive somiglia, ma è un'impressione che non può corrispondere a una diagnosi, un disturbo dell'umore del tipo bipolare. D'altronde anche i correlati sarebbero congrui con questo: l'uso di sostanze, la presenza contemporanea di sindromi ansiose prima e dopo, etc.
Non è chiaro né perché adesso non le sia stata proposta una terapia farmacologica, né perché la diagnosi non sia stata definita (disturbo di personalità non è una diagnosi affidabile, e comunque senza specificare quale non ha senso). Non è che ci sia niente di "rivelatorio" in una diagnosi, è solo un nome da dare a quello che già sa per scegliere le cure e per individuare quale debba essere il centro dell'azione terapeutica, sia farmacologica che non. Per la cronaca comunque i disturbi dell'umore, se considerati come descrizione del tipo di relazioni che uno ha, sono spesso catalogati come disturbi di personalità.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
Utente
Utente
gentili dottori intanto grazie delle risposte, volevo dire al dott. garbolino che andrò a verificare quanto lui sostiene e glii farò sapere mentre al dott. pacini volevo dire
che io la penso come lei, l'unica cosa che voglio dire è che mi è stato detto che
l'etichetta aumenta le resistenze ed è fissa e stigmatizzante però io sto peggiorando e devo fare i conti con una non sopravvivenza psichica e le belle
parole del terapeuta ora non reggono più, ho dei limiti esistenziali grandi: chiusura
evitamento ossessioni che mi proteggono forse da angosce maggiori, vorrei davvero capire se io veramente ero in grado di intraprendere questa psicoterapia
davvero dolorosa, mi è stato tolto il farmaco perchè il terapeuta dice che per me il farmaco rappresenta magicamente il "seno buono" e dovrei introiettare la sua figura buona... una cosa del genere... cosa avvenuta.. ma sono passato dal tutto
buono al tutto cattivo e ora sono in grave crisi e 10 mg di cipralex non guariscono
le mie inibizioni e la mia angoscia devastante.. spero che questo momento possa
far parte dell'intero percorso per provare a superare queste enormi difficoltà!
grazie di cuore!
[#4]
Utente
Utente
gentili dottori intanto grazie delle risposte, volevo dire al dott. garbolino che andrò a verificare quanto lui sostiene e glii farò sapere mentre al dott. pacini volevo dire
che io la penso come lei, l'unica cosa che voglio dire è che mi è stato detto che
l'etichetta aumenta le resistenze ed è fissa e stigmatizzante però io sto peggiorando e devo fare i conti con una non sopravvivenza psichica e le belle
parole del terapeuta ora non reggono più, ho dei limiti esistenziali grandi: chiusura
evitamento ossessioni che mi proteggono forse da angosce maggiori, vorrei davvero capire se io veramente ero in grado di intraprendere questa psicoterapia
davvero dolorosa, mi è stato tolto il farmaco perchè il terapeuta dice che per me il farmaco rappresenta magicamente il "seno buono" e dovrei introiettare la sua figura buona... una cosa del genere... cosa avvenuta.. ma sono passato dal tutto
buono al tutto cattivo e ora sono in grave crisi e 10 mg di cipralex non guariscono
le mie inibizioni e la mia angoscia devastante.. spero che questo momento possa
far parte dell'intero percorso per provare a superare queste enormi difficoltà!
grazie di cuore!
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