Qual è il mio problema? bipolare? tendenza alla schizofrenia?

Sono una ragazza di quasi ventitré anni, ma dall'adolescenza mi porto dietro un bagaglio di disturbi ai quali non so dare un nome, disturbi che mi stanno rovinando la vita e che spesso sono stati sul punto di togliermela.

Da quasi un anno sono in cura da una psichiatra che mi ha diagnosticato il disturbo bipolare. In effetti mi rivedo in tutti i sintomi (umore instabile, fasi ipomaniacali alternate a depressione maggiore, deliri di onnipotenza, drastiche oscillazioni da un estremo all'altro dello spettro emotivo), ma ci sono sintomi che non trovano spiegazione nel solo disturbo bipolare. Tra i principali:

- Voci che parlano nella mia testa, che a volte si fanno assordanti, che coprono il suono dei miei pensieri, che si sostituiscono alla mia identità.

- Convinzione che nella mia mente convivano più persone. Queste persone si contendono il controllo, dandosi il cambio dopo periodi più o meno lunghi. Io non sono altro che una delle tante, non più importante delle altre.

- Fasi di ansia acuta, panico, sensazione che i pensieri non mi appartengano, paura incontrollata, bisogno di urlare e incapacità di parlare, talvolta azioni ripetitive, automatismi (disegnare schizzi su un foglio).

- Sensazione di vuoto cronico, pensieri o stati d'animo improvvisi come vampate, che mi distolgono all'istante da ciò che sto facendo, ossessioni insensate e impulsi a fare cose al di fuori di ogni logica. Mi sono buttata dal balcone senza un motivo preciso, mentre ero affacciata a guardare gli alberi e mi sentivo profondamente rilassata, in pace con l'universo.

- A volte (se non spesso, addirittura ogni giorno) posso restare immobile a guardare un punto nel vuoto anche per 6 ore di fila, senza provare noia né bisogno di fare qualcosa. Ultimamente riesco a forzarmi a uscire da quello stato di inedia, ma alterno lunghi periodi, mesi, in cui non ci riesco e passo intere giornate immobile. Non so se sia un sintomo della depressione maggiore.

- Attraverso dei periodi in cui non riesco ad articolare bene le parole o addirittura mi sfuggono parole di uso comune (non riuscivo a ricordare la parola "allegro"). Questo è uno di quei periodi. Nel parlato scambio frequentemente le sillabe, cambio alcune lettere con altre simili, non riesco a esprimere concetti banalissimi. Non mi accade quando scrivo.

Mi sono imbattuta per caso in una pagina sulla schizofrenia (prima di questo pomeriggio sapevo che esisteva, ma non conoscevo i sintomi) e ho scoperto di avere alcuni punti in comune con la malattia, mentre per altri versi sono tutto l’opposto. Alterno fasi di appiattimento emotivo a fasi in cui le emozioni sono amplificate fino al parossismo; fasi di isolamento e fuga da qualsiasi rapporto interpersonale a fasi di estrema socievolezza ed esuberanza in cui ho bisogno di compagnia, sempre, in ogni momento, al punto che esco di casa al solo scopo di parlare con perfetti estranei.

Che problema ho?
[#1]
Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 221
Gentile utente
per prima cosa mi complimento con lei per la chiarezza e lucidità con cui ha descritto i suoi disturbi.
La diagnosi che le ha fatto il suo specialista mi sembra corretta. Certamente il suo è un quadro atipico, perchè, insieme con la caratteristica instabilità dell'umore, vi sono dei sintomi che noi chiamiamo "psicotici".
Per esempio :
"Convinzione che nella mia mente convivano più persone. Queste persone si contendono il controllo, dandosi il cambio dopo periodi più o meno lunghi. Io non sono altro che una delle tante, non più importante delle altre."
"Voci che parlano nella mia testa, che a volte si fanno assordanti, che coprono il suono dei miei pensieri, che si sostituiscono alla mia identità"
Sarebbe interessante sapere se questi fenomeni "psicotici" sono sempre presenti, oppure in quale fase si manifestano (in quella di eccitamento o in quella di depressione). E' possibile del resto che lei abbia contemporaneamente disturbi delle due fasi. E soprattutto sapere se vi siano dei periodi, anche brevi, del tutto liberi da sintomi.
Cordiali saluti

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

[#2]
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentile dottore, la ringrazio della risposta e dell’interessamento. La terapia mi ha aiutato a prendere consapevolezza e ad avere una visione più lucida dei miei disturbi, anche se una parte di me non si lascia convincere che lo siano. Le persone che coabitano nella mia testa esistono, come esiste Lei o il mio vicino di casa. Hanno un Io distinto dalle altre, non riesco a concepirle come parti di un tutto, come non riuscirei a considerare me e un mio amico la stessa persona.

Questi fenomeni sono sempre presenti, sia nella fase su che nella fase giù. Ognuno ha un modo diverso di sentirsi felice o depresso e non sempre siamo tutti dello stesso umore. Per questo posso agire in un modo e il minuto dopo fare qualcosa che va contro i miei stessi progetti. Mentre io penso a laurearmi, uno di noi pensa a pianificare il suicidio e l'altra a lasciare gli studi. Ci intralciamo a vicenda, perché purtroppo vogliamo condurre tre vite diverse ma ne abbiamo una sola.

Non ci sono veri e propri periodi liberi da sintomi, ma periodi in cui i sintomi sono sopportabili. Di solito riesco a trovare una sorta di integrità, cioé a mettere tutti d’accordo, quando non mi sforzo di essere coerente, ma “lascio che sia”. Accade soprattutto, o forse esclusivamente, nelle fasi up, quando mi sento bene, energica ed euforica. Allora non m’importa se per essere felice devo buttarmi dal balcone o restare ferma al centro di una strada a scorrimento veloce. È come se tutti iniziassero a dire all’unisono che la vita è bella quando non ha senso. Forse influisce il fatto di essermi confrontata con la morte, con l’estasi di sapere che quelli sono gli ultimi istanti in cui sarai ancora capace di provare qualcosa e tutta la vita si condensa in quell’emozione. Come con le droghe, una volta che l’hai provata ne vuoi di più.

Mi sento divisa tra il desiderio di stare meglio e il desiderio di non preoccuparmene. Ho lottato per anni contro un problema che distruggeva puntualmente ciò che mi sforzavo di creare, che mi faceva provare e sentire cose che non c'erano, togliendomi pure il conforto di essere capita. Nessuno può capire se stai male per un male immaginario, che esiste solo nella tua mente, perché una voce ti spinge a vedere le cose in maniera distorta.

Quando entro nello studio della mia psichiatra, per la quale tutto ciò che sono è un disturbo da correggere, mi rendo conto di quanto sia fuori posto nel mondo.

Ha un senso?
[#3]
Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 221
Mi sembra di capire che lei abbia un buon rapporto con la sua psichiatra.
Se è così cerchi,nei limiti del possible, di avere con lei contatti frequenti.
La sua intelligenza,la sua capacità di introspezione, la sua adesione alla cura sono tutti fattori favorevoli nella prognosi della sua patologia.
Di nuovo saluti e auguri.
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