Cybalta e ansia
Salve,
sono ormai un anno e mezzo che soffro di una fobia, cioè quando mangio con altri, quasi esclusivamente in situazioni di disagio, mi viene il vomito, mi si chiude lo stomaco e non riesco più a mangiare.
Questa cosa sta rovinando la mia vita!
Sono in cura da uno psicologo da ormai 7 mesi e con psicoterapia e training autogeno, unite a vari integratori, sto un pò meglio, ma non sono ancora guarito.
Sono anche stato da un neurologo per dei problemi che pare siano dovuti all'ansia e mi ha prescritto il CYMBALTA, ma è più che altro un anti-depressivo!Io non sono depresso!
Cosa ne pensate?Non c'è un farmaco che si possa usare "all'occasione"?
Grazie, saluti.
sono ormai un anno e mezzo che soffro di una fobia, cioè quando mangio con altri, quasi esclusivamente in situazioni di disagio, mi viene il vomito, mi si chiude lo stomaco e non riesco più a mangiare.
Questa cosa sta rovinando la mia vita!
Sono in cura da uno psicologo da ormai 7 mesi e con psicoterapia e training autogeno, unite a vari integratori, sto un pò meglio, ma non sono ancora guarito.
Sono anche stato da un neurologo per dei problemi che pare siano dovuti all'ansia e mi ha prescritto il CYMBALTA, ma è più che altro un anti-depressivo!Io non sono depresso!
Cosa ne pensate?Non c'è un farmaco che si possa usare "all'occasione"?
Grazie, saluti.
[#1]
Gentile utente,
Questi disturbi vanno diagnosticati secondo dei riferimenti classificatvi, cioè gli va dato un nome standard su cui poi si fanno le scelte terapeutiche.
La cura farmacologica non serve solo per la depressione, quindi non è questo il punto. Il tipo di disturbo che riferisce potrebbe essere legato all'ansia da contatto con altre persone, quindi ansia sociale.
Esistono cure farmacologiche efficaci per l'ansia sociale. D'altra parte, se in 7 mesi una psicoterapia non produce miglioramenti è il caso di riconsiderarne l'utilità (ammesso che sia di quelle cognitivo-comportamentai che sono utili in questi casi).
Questi disturbi vanno diagnosticati secondo dei riferimenti classificatvi, cioè gli va dato un nome standard su cui poi si fanno le scelte terapeutiche.
La cura farmacologica non serve solo per la depressione, quindi non è questo il punto. Il tipo di disturbo che riferisce potrebbe essere legato all'ansia da contatto con altre persone, quindi ansia sociale.
Esistono cure farmacologiche efficaci per l'ansia sociale. D'altra parte, se in 7 mesi una psicoterapia non produce miglioramenti è il caso di riconsiderarne l'utilità (ammesso che sia di quelle cognitivo-comportamentai che sono utili in questi casi).
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Salve Dottore,
si, mi sa che si tratta di terapia cognitivo-comportamentale, che poi alla fine è una semplice chiaccherata con, il di più, del training-autogeno.
Quindi, il CYMBALTA non servirebbe in questo caso?
Al neurologo ho solo detto che soffro di ansia in certe occasioni, senza specificare...
si, mi sa che si tratta di terapia cognitivo-comportamentale, che poi alla fine è una semplice chiaccherata con, il di più, del training-autogeno.
Quindi, il CYMBALTA non servirebbe in questo caso?
Al neurologo ho solo detto che soffro di ansia in certe occasioni, senza specificare...
[#5]
" mi sa che si tratta di terapia cognitivo-comportamentale, che poi alla fine è una semplice chiaccherata con"
No, la terapia cognitivo-comportamentale non è una chiacchierata. Questo è un diffuso equivoco sulle psicoterapie, che consistano nel parlare più o meno a ruota libera. Sono trattamenti in cui la discussione utilizza la comunicazione, a volte neanche, utilizza esercizi comportamentali, per agire sui meccanismi dei disturbi.
Faccia fare una diagnosi da uno specialista psichiatra.
No, la terapia cognitivo-comportamentale non è una chiacchierata. Questo è un diffuso equivoco sulle psicoterapie, che consistano nel parlare più o meno a ruota libera. Sono trattamenti in cui la discussione utilizza la comunicazione, a volte neanche, utilizza esercizi comportamentali, per agire sui meccanismi dei disturbi.
Faccia fare una diagnosi da uno specialista psichiatra.
[#10]
Utente
Dottore, mi scusi, la so la differenza.
Solo cosa faccio, lascio il mio psicologo e la psicoterapia?
Poi, io vorrei evitare i medicinali perchè ho paura della dipendenza e del fatto che magari dovrò prenderli a vita e che se li sospendo torno come prima.
Inoltre, molti psicofarmaci, leggo, abbassano il libido!
E io, sono convinto, che tutto questo mio problema sia nato per delle disfunzioni erettili!
Così facendo tappo una cosa e ne rovino un'altra!
Grazie, saluti
Solo cosa faccio, lascio il mio psicologo e la psicoterapia?
Poi, io vorrei evitare i medicinali perchè ho paura della dipendenza e del fatto che magari dovrò prenderli a vita e che se li sospendo torno come prima.
Inoltre, molti psicofarmaci, leggo, abbassano il libido!
E io, sono convinto, che tutto questo mio problema sia nato per delle disfunzioni erettili!
Così facendo tappo una cosa e ne rovino un'altra!
Grazie, saluti
[#11]
"Solo cosa faccio, lascio il mio psicologo e la psicoterapia?"
Nessuno ha detto questo.
"Poi, io vorrei evitare i medicinali perchè ho paura della dipendenza e del fatto che magari dovrò prenderli a vita e che se li sospendo torno come prima."
Sta mescolando una serie di problemi diversi. Evitare i medicinali non mi sembra un buon punto di partenza per curarsi, in generale in medicina.
Se "magari" si devono prendere le cose a vita è bene iniziare subito e non dopo.
Se non si devono prendere a vita è meglio iniziare subito lo stesso.
Anche se si devono prendere per un giorno solo è meglio iniziare il giorno che serve prenderle.
Per dipendenza non è chiaro cosa intenda, il fatto che per alcuni problemi la sospensione dei medicinali è seguita dal ritorno dei sintomi non è un problema di medicinali, ma della natura della malattia, e non si chiama dipendenza. A meno che non intenda che dai medicinali dipende il benessere della persona, il che è la soluzione e non il problema.
Nessuno ha detto questo.
"Poi, io vorrei evitare i medicinali perchè ho paura della dipendenza e del fatto che magari dovrò prenderli a vita e che se li sospendo torno come prima."
Sta mescolando una serie di problemi diversi. Evitare i medicinali non mi sembra un buon punto di partenza per curarsi, in generale in medicina.
Se "magari" si devono prendere le cose a vita è bene iniziare subito e non dopo.
Se non si devono prendere a vita è meglio iniziare subito lo stesso.
Anche se si devono prendere per un giorno solo è meglio iniziare il giorno che serve prenderle.
Per dipendenza non è chiaro cosa intenda, il fatto che per alcuni problemi la sospensione dei medicinali è seguita dal ritorno dei sintomi non è un problema di medicinali, ma della natura della malattia, e non si chiama dipendenza. A meno che non intenda che dai medicinali dipende il benessere della persona, il che è la soluzione e non il problema.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 2.4k visite dal 16/05/2013.
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