Ricorrere allo psichiatra anche contro il parere del medico curante.
Preg.mi Medici, premesso che sono deciso a rivolgermi ad uno psichiatra per i motivi di cui dirò a breve, mi trovo con un medico curante, che ritiene eccessivo un consulto da parte di uno specialista. Che consiglio ritenete di darmi alla luce di quanto segue?
Normalmente, essere lasciati d'amblè per un altro dopo 11 anni di fidanzamento e data di matrimonio fissata (a seguito di sue estenuanti insistenze), è un evento che non può lasciare indifferenti ed è normale, per un certo periodo, avere un umore basso...diciamo così!
Nel mio caso, per quanto la cosa sia comprensibile, essendo accaduta solo qualche mese, riscontro delle reazioni che non mi sono mai appartenute.
Nello specifico non riesco più a concentrarmi sul lavoro, soffro d'insonnia, nelle prime 3 settimane ho perso 10 chili, mi sento demotivato verso qualsiasi obbiettivo, non riesco più ad avere fiducia in me, le mie giornate sono vuote e ho avuto 2 attacchi di panico e diversi episodi dello stesso genere che sono riuscito a controllare.
Preciso che nella vita sono una persona estremamente razionale che riesce a dominare gli eventi, ma dominare non significa risolvere, infatti ci sono nella mia vita due episodi che non sono riuscito a superare, ma ho imparato a conviverci; capita che riaffiorino, raramente mi creano qualche ora di turbamento, ma poi riesco a ricacciarli dentro e nasconderli!
Bene...come ho già detto non credo sia eccessivo ricorrere ad uno psichiatra nella mia situazione, non tanto per come mi sento ora, che potrebbe rientare nella normalità, quanto per il futuro perchè conoscendomi, con molta umiltà, devo ammettere che nella migliore delle ipotesi, la fine di questa relazione rimarrà in me come le altre situazioni che mi hanno segnato.
Quanto detto, riferendomi all'ipotesi migliore di superamento e sommato ai pregressi eventi, per me non è accettabile, ancor più grave sarebbe se i sintomi di cui sopra non cessassero entro un termine ragionevole e si aggravassero.
Concludendo quindi, io ritengo che un consulto psichiatrico sia un intervento tempestivo (quasi di prevenzione per evitare un ricorso ai farmaci) e non eccessivo; di parere opposto il mio medico curante, anche se si è mostrato disponibile a prescrivere blandi antidepressivi che io ho nettamente rifiutato non essendo egli uno Psichiatra.
In questo "conflitto di vedute" tra me ed il mio medico, che consiglio vi sentite di dare?
Grazie anticipatamente per le Vs. risposte
Normalmente, essere lasciati d'amblè per un altro dopo 11 anni di fidanzamento e data di matrimonio fissata (a seguito di sue estenuanti insistenze), è un evento che non può lasciare indifferenti ed è normale, per un certo periodo, avere un umore basso...diciamo così!
Nel mio caso, per quanto la cosa sia comprensibile, essendo accaduta solo qualche mese, riscontro delle reazioni che non mi sono mai appartenute.
Nello specifico non riesco più a concentrarmi sul lavoro, soffro d'insonnia, nelle prime 3 settimane ho perso 10 chili, mi sento demotivato verso qualsiasi obbiettivo, non riesco più ad avere fiducia in me, le mie giornate sono vuote e ho avuto 2 attacchi di panico e diversi episodi dello stesso genere che sono riuscito a controllare.
Preciso che nella vita sono una persona estremamente razionale che riesce a dominare gli eventi, ma dominare non significa risolvere, infatti ci sono nella mia vita due episodi che non sono riuscito a superare, ma ho imparato a conviverci; capita che riaffiorino, raramente mi creano qualche ora di turbamento, ma poi riesco a ricacciarli dentro e nasconderli!
Bene...come ho già detto non credo sia eccessivo ricorrere ad uno psichiatra nella mia situazione, non tanto per come mi sento ora, che potrebbe rientare nella normalità, quanto per il futuro perchè conoscendomi, con molta umiltà, devo ammettere che nella migliore delle ipotesi, la fine di questa relazione rimarrà in me come le altre situazioni che mi hanno segnato.
Quanto detto, riferendomi all'ipotesi migliore di superamento e sommato ai pregressi eventi, per me non è accettabile, ancor più grave sarebbe se i sintomi di cui sopra non cessassero entro un termine ragionevole e si aggravassero.
Concludendo quindi, io ritengo che un consulto psichiatrico sia un intervento tempestivo (quasi di prevenzione per evitare un ricorso ai farmaci) e non eccessivo; di parere opposto il mio medico curante, anche se si è mostrato disponibile a prescrivere blandi antidepressivi che io ho nettamente rifiutato non essendo egli uno Psichiatra.
In questo "conflitto di vedute" tra me ed il mio medico, che consiglio vi sentite di dare?
Grazie anticipatamente per le Vs. risposte
[#1]
Gentile Utente
diciamo, molto semplicemente, che dovrebbe essere lo psichiatra a suggerire o meno un'eventuale terapia.
Consultare lo psichiatra non vuol dire necessariamente prendere farmaci e/o intraprendere una psicoterapia.
Nel suo caso direi però che, probabilmente, un qualche aiuto sarà necessario, la sensibile perdita di peso è un sintomo piuttosto importante.
Senza voler drammatizzare direi che un incontro con uno specialista è opportuno
Con viva cordialità
M. Savino
diciamo, molto semplicemente, che dovrebbe essere lo psichiatra a suggerire o meno un'eventuale terapia.
Consultare lo psichiatra non vuol dire necessariamente prendere farmaci e/o intraprendere una psicoterapia.
Nel suo caso direi però che, probabilmente, un qualche aiuto sarà necessario, la sensibile perdita di peso è un sintomo piuttosto importante.
Senza voler drammatizzare direi che un incontro con uno specialista è opportuno
Con viva cordialità
M. Savino
Mario Savino
medico
Specialista in Psichiatria
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.3k visite dal 05/03/2013.
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