Blocco totale
Gentili Dottori,
Sono un ragazza di 29 anni che studia all'università, il mio fuori corso è dovuto a molteplici fattori. Quando mi sono iscritta all'università ero molto entusiasta della scelta fatta, tuttavia non avendo avuto una grande vita sociale in precedenza ho voluto fare le mie esperienze, per questo motivo ho iniziato a lavorare facendo lavori saltuari, ho iniziato ad uscire con gli amici, conoscere persone nuove, fare nuove esperienze. In tutto questo l'università ha occupato un ruolo marginale, pur sapendo che comunque si trattava solo di una fase momentanea. Dopo svariati anni di studio/lavoro in cui davo al massimo 1 o 2 esami all'anno ho scelto di smettere di lavorare e dedicarmi esclusivamente allo studio. Ho incontrato non poche difficoltà date dalla mia forte ansia di essere in ritardo e di non riuscire a dare gli esami se non quando mi sentissi totalmente pronta.
Le cose sono peggiorate tuttavia quest'ultimo periodo a causa di una malattia molto grave e inguaribile con prognosi infausta di un mio familiare. Da quando ho saputo che il mio familiare si è ammalato la mia ansia verso il futuro è diventata ingestibile ho iniziato in maniera ossessiva a documentarmi sulla malattia, pensavo solo a quello tutto il giorno.Ora il pensiero ossessivo si è attenuato e mi sto abituando alla nuova situazione, tuttavia non riesco a riprendere a studiare, sento come un vuoto in testa, già ero in ritardo prima figuriamoci ora, appena apro libro mi viene da pensare a tutt'altro, ho un ansia fortissima, sensazione di angoscia e oppressione al petto. Da un lato so benissimo che dovrei cercare di mettermi a studiare, e reagire ma dall'altro non appena apro il libro non riesco a concentrarmi e dedicarmi totalmente allo studio come vorrei. Non so che fare, non so come far terminare questo periodo. Mi sento bloccata, e se altre volte sono sempre riuscita a tirarmi su e rimboccarmi le maniche per non arrendermi questa volta mi sembra di non farcela.
Mi sono rivolta ad un neurologo in quanto l’ansia non risulta più essere circoscritta solo al futuro, ma ormai ha preso il sopravvento in tutto, anche le più piccole cose come uscire da sola di casa sono fonte di ansia, nervosismo, senso di inadeguatezza. Il neurologo mi ha prescritto cypralex in gocce e xanax.
So che i medicinali fanno effetto solo dopo 3-4 settimane, ma ho paura che non funzionino. Mi sento bloccata non riesco più a trovare la concentrazione, la serenità, la gioia e la passione per lo studio e per il futuro che ormai mi sembra un ostacolo insormontabile. Quello che vi chiedo è se pensate che con una terapia del genere io possa riuscire nuovamente a riprendere la mia vita in mano, o per lo meno se ci sono buone probabilità, forse sto cercando solo un po di speranza.
Cordiali saluti
Sono un ragazza di 29 anni che studia all'università, il mio fuori corso è dovuto a molteplici fattori. Quando mi sono iscritta all'università ero molto entusiasta della scelta fatta, tuttavia non avendo avuto una grande vita sociale in precedenza ho voluto fare le mie esperienze, per questo motivo ho iniziato a lavorare facendo lavori saltuari, ho iniziato ad uscire con gli amici, conoscere persone nuove, fare nuove esperienze. In tutto questo l'università ha occupato un ruolo marginale, pur sapendo che comunque si trattava solo di una fase momentanea. Dopo svariati anni di studio/lavoro in cui davo al massimo 1 o 2 esami all'anno ho scelto di smettere di lavorare e dedicarmi esclusivamente allo studio. Ho incontrato non poche difficoltà date dalla mia forte ansia di essere in ritardo e di non riuscire a dare gli esami se non quando mi sentissi totalmente pronta.
Le cose sono peggiorate tuttavia quest'ultimo periodo a causa di una malattia molto grave e inguaribile con prognosi infausta di un mio familiare. Da quando ho saputo che il mio familiare si è ammalato la mia ansia verso il futuro è diventata ingestibile ho iniziato in maniera ossessiva a documentarmi sulla malattia, pensavo solo a quello tutto il giorno.Ora il pensiero ossessivo si è attenuato e mi sto abituando alla nuova situazione, tuttavia non riesco a riprendere a studiare, sento come un vuoto in testa, già ero in ritardo prima figuriamoci ora, appena apro libro mi viene da pensare a tutt'altro, ho un ansia fortissima, sensazione di angoscia e oppressione al petto. Da un lato so benissimo che dovrei cercare di mettermi a studiare, e reagire ma dall'altro non appena apro il libro non riesco a concentrarmi e dedicarmi totalmente allo studio come vorrei. Non so che fare, non so come far terminare questo periodo. Mi sento bloccata, e se altre volte sono sempre riuscita a tirarmi su e rimboccarmi le maniche per non arrendermi questa volta mi sembra di non farcela.
Mi sono rivolta ad un neurologo in quanto l’ansia non risulta più essere circoscritta solo al futuro, ma ormai ha preso il sopravvento in tutto, anche le più piccole cose come uscire da sola di casa sono fonte di ansia, nervosismo, senso di inadeguatezza. Il neurologo mi ha prescritto cypralex in gocce e xanax.
So che i medicinali fanno effetto solo dopo 3-4 settimane, ma ho paura che non funzionino. Mi sento bloccata non riesco più a trovare la concentrazione, la serenità, la gioia e la passione per lo studio e per il futuro che ormai mi sembra un ostacolo insormontabile. Quello che vi chiedo è se pensate che con una terapia del genere io possa riuscire nuovamente a riprendere la mia vita in mano, o per lo meno se ci sono buone probabilità, forse sto cercando solo un po di speranza.
Cordiali saluti
[#1]
Gentile utente,
la terapia con SSRI come il Cipralex è indicata per l'ansia cronica, però forse sarebbe utile associare anche una psicoterapia, di tipo dinamico (psicanalitico) o comportamentale, per aiutarla nel suo percorso.
La consapevolezza della grave malattia di un familiare è un lutto anticipato che drena un sacco di energia, per cui le difficoltà di concentrazione non si possono neanche considerare patologiche; se pensa alla malattia si sente in colpa perché non studia, se studia forse sente di trascurare il pensiero del suo familiare, in più c'è l'ansia di essere in ritardo, e su tutto il senso del dovere un po' troppo sviluppato... un aiuto da parte di uno psicoterapeuta (psichiatra o psicologo, purché abilitato alla psicoterapia) ci vorrebbe.
Cordiali saluti
la terapia con SSRI come il Cipralex è indicata per l'ansia cronica, però forse sarebbe utile associare anche una psicoterapia, di tipo dinamico (psicanalitico) o comportamentale, per aiutarla nel suo percorso.
La consapevolezza della grave malattia di un familiare è un lutto anticipato che drena un sacco di energia, per cui le difficoltà di concentrazione non si possono neanche considerare patologiche; se pensa alla malattia si sente in colpa perché non studia, se studia forse sente di trascurare il pensiero del suo familiare, in più c'è l'ansia di essere in ritardo, e su tutto il senso del dovere un po' troppo sviluppato... un aiuto da parte di uno psicoterapeuta (psichiatra o psicologo, purché abilitato alla psicoterapia) ci vorrebbe.
Cordiali saluti
Franca Scapellato
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.3k visite dal 22/02/2013.
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