Ansia, depressione, derealizzazione?
Buonasera, vorrei un consiglio per cercare di uscire da una dolorosa spirale che mi avviluppa da più di un anno. Da tempo sapevo di avere una leggera ansia, che provavo a mitigare ( all'inizio con qualche successo) con un prodotto erboristico ( valeriana, tiglio). Altro aspetto che conosco da sempre è una mia tendenza all'agorafobia, manifestatasi più volte negli anni, ma in passato solo in situazioni di forte stress e in spazi davvero enormi. Non sono mai stata magra, ma nel frattempo ero aumentata di peso, ed ero saltata da ipotensione a ipertensione. A novembre 2011 la situazione precipita: non riesco quasi più ad uscire, a stare in un negozio...nel giro di una settimana arrivo ad un malessere fortissimo, e il medico di base mi prescrive Fluoxeren e Tavor oro. Subito avverto una differenza notevole, nel giro di qualche settimana penso di riuscire a tornare a una vita normale, ma poi, mese dopo mese, ridiscendo la china, sono sempre più depressa, con crisi di pianto, demoralizzazione, perfino pensieri suicidi, seppur vaghi. In estate, sentendomi anche dissaprovata dalla famiglia per la spesa etc ( purtroppo problemi economici e di salute non mancano, e affrontare lo stress quotidiano è per me difficile) consulto un neurologo. Mi prescrive Zoloft e Xanax...le crisi di pianto scompaiono, ma oggi mi accorgo di essere sempre demotivata, temo gli spazi aperti,ho spesso dolori diffusi e la- a dir poco spiacevole-sensazione di essere considerata "poco meritevole di cure". Per di più, da qualche giorno, anche persone e ambienti familiari mi appaiono come "lontani", quasi estranei.Vorrei ritrovare slancio e desideri, ho subito tante delusioni e passato momenti difficili, ma non voglio dichiarare morta la mia voglia di vivere, desidero dimagrire, viaggiare, coltivare le passioni che hanno sempre significato tanto per me; purtroppo non ho praticamente nessuno con cui confidarmi,e temo che una psicoterapia risulti troppo onerosa, per le parcelle e per il fatto che per incontrare spesso uno specialista dovrei spostarmi dal paese alla città. Eppure non voglio una vita di palliativi e farmaci...e nemmeno sorprendermi a pensare che il futuro mi sia precluso. Mi chiedo se aver assunto farmaci per tanto tempo non abbia peggiorato la situazione...grazie per l'attenzione.
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Può specificare i dosaggi dei farmaci?
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
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Gentile utente,
la permanenza della benzodiazepina per lunghi tempo può avere quale effetto collaterale una forma depressiva regolata dall'uso del farmaco.
L'uso della benzodiazepina andava mantenuto per brevi periodi di tempo ed eventualmente la situazione andava rivalutata nel corso del tempo per capire se il dosaggio di antidepressivo andava rimodulato per ottenere un beneficio maggiore dal trattamento.
la permanenza della benzodiazepina per lunghi tempo può avere quale effetto collaterale una forma depressiva regolata dall'uso del farmaco.
L'uso della benzodiazepina andava mantenuto per brevi periodi di tempo ed eventualmente la situazione andava rivalutata nel corso del tempo per capire se il dosaggio di antidepressivo andava rimodulato per ottenere un beneficio maggiore dal trattamento.
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Utente
Grazie per la rapidità della sua risposta e per il tempo che ha voluto dedicarmi. Mi permetto ancora di abusare della sua pazienza: che cosa potrei fare, in concreto, allo stato attuale? Preciso che ho ricontattato lo stesso specialista in dicembre, parlando anche di alcuni sintomi fisici ( dolori, formicolii) che mi allarmavano. Dopo la visita, mi ha riconfermato la terapia, anche se in precedenza lui stesso aveva ipotizzato di rimodularla. Credo di non essere stata in grado, per malinteso pudore, o anche per la mia scarsa capacità di sintesi, di far intendere appieno a questo dottore la mia sofferenza. Non escludo di essere apparsa "appiccicosa", o sgradevole e criptica: ammetto di sentirmi spersa, senza un punto di riferimento...e la sensazione è che il medico, al quale non posso attribuire alcuna negligenza, mi abbia in un certo senso "scaricata". Oggi, però, appaio relativamente tranquilla eppure vacillo interiormente, fino ad aver paura di me stessa, talvolta di ogni nuova giornata che comincia.Provo ad essere- per una volta- stringata: non so cosa fare; ricontattare lo specialista? Un diverso neurologo? Uno psichiatra o psicoterapeuta al quale spiegare da subito le mie difficoltà verso una psicoterapia protratta?
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Gentile utente,
quando si reca a visita deve cercare di essere sintetica e chiara, se ha difficoltà a ricordare le cose da dire le scriva e le riferisca in modo da non far andare in confusione chi le sta di fronte.
Per ciò che attiene allo specialista, sarebbe preferibile uno psichiatra, ma ciò non toglie che se si trova bene può proseguire con lo stesso essendo a conoscenza del possibile limite di specialità.
Se lo ritiene opportuno può sentire il parere di uno psichiatra.
quando si reca a visita deve cercare di essere sintetica e chiara, se ha difficoltà a ricordare le cose da dire le scriva e le riferisca in modo da non far andare in confusione chi le sta di fronte.
Per ciò che attiene allo specialista, sarebbe preferibile uno psichiatra, ma ciò non toglie che se si trova bene può proseguire con lo stesso essendo a conoscenza del possibile limite di specialità.
Se lo ritiene opportuno può sentire il parere di uno psichiatra.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.2k visite dal 18/02/2013.
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