Litio (riduzione), ossessività...

Salve. Innanzitutto ho bisogno di porvi delle domande sul Carbonato di Litio.

1. il Litio può essere somministrato a pazienti che non siano affetti da DB? in quali altri casi dunque?
2. il Litio può ridurre o contenere un po' l'ossessività (viene usato anche per il DOC)?
3. come funziona? (gradirei che qualcuno mi rispondesse spiegandomi come agisce sul cervello, in termini scientifici, dunque, in che modo e in che casi)...vorrei capire se la maggiore o minore presenza di questa sostanza nell'organismo è effettivamente ed empiricamente collegata al disturbo dell'umore (per dire,le persone 'sane' che quantità di Litio hanno nel loro organismo?)
4. so che a questa non potete rispondere, ma chiedo lo stesso: la diminuzione, riduzione (al fine dell'eliminazione) del Litio dev'essere molto graduale...se si è assunto per quasi 2 anni,con dose massima pari a 750 (2 da 300 e 1 da 150),4 mesi possono bastare per togliere tutto, o c'è un rischio? QUALI SONO I RISCHI? ci sono anche rischi FISICI? (spesso digerisco male, ma questo già prima...)

So che dovrei rivolgermi alla mia dottoressa,con la quale però ho perso i contatti,ma VI PREGO RISPONDETEMI A QUELLE DOMANDE,devo capire come funziona questo Litio..non posso più fidarmi di nessuno e non mi fido del Litio,per tutti è evidente che sono migliorata,non avevo più avuto crisi forti,di urla,aggressività e disperazione incontenibile,ero riuscita ad allontanarmi dal CSM e dal reparto psichiatrico,ma io credo non dipendesse da quello.Ho cominciato a ridurre da settembre, molto piano e sono giunta ora a togliere l'ultima pastiglia, NON ho avuto reazioni strane;un peggioramento in questi ultimi giorni ma COME FACCIO A SAPERE SE DIPENDE EFFETTIVAMENTE DAL LITIO? Nel mio caso ci sono in ballo forti fattori psicologici, legati a me, alla mia paura di vivere. Non ho prova OGGETTIVA che sia stato il Litio a migliorarmi. Non ho la diagnosi di DB, per leggere la mia situazione andate al mio post di DUE anni fa (disturbo di personalità o cosa). Se nessuno mi spiega in modo preciso, io posso solo continuare ad andare avanti da sola. E mi sento sola davvero. Ho conosciuto nella mia vita decine e decine di medici,mi sono aggrappata a loro, sviluppando una dipendenza, e ora ne stavo uscendo e avevo capito che posso guarirmi solo io,che il mio problema non è psichiatrico,forse l'unico aspetto su cui non posso lottare sola è questa l'ossessività di fondo...MA ESISTONO farmaci che curano l'ossessività (pochi rituali compulsivi,più ossessione di controllo e di pensieri) SENZA 'imbottire' e intontire la persona? Ne ho provati molti ma mi sembra di aver capito che ciò che fanno è sedare,contenere, ma l'effetto curativo non esiste. Devo tenermi le ossessioni,conviverci.COME AGISCE un antiossessivo?non posso più fidarmi di nessuna terapia se il mio stare meglio e stare peggio sembra influenzato e controllato da me soltanto.Non voglio tornare in quei reparti, lì mi aggrappo alla scusa della 'malattia' per non vivere più. Grazie...
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Dr. Federico Baranzini Psichiatra, Psicoterapeuta, Geriatra, Farmacologo, Medico delle dipendenze 41 6
Gentile utente

dal suo scritto trapela tutta la sua difficoltà ad affrontare la separazione dai dottori e dai farmaci che le hanno prescritto. E' così sicura che sia la cosa più giuta per lei in questa fase della sua vita? Le dico questo perchè solitamente una sospensione farmacologica, specie in una condizione come quella che parrebbe vivere lei, andrebbe sempre concordata e meditata con il proprio medico... aggiungo non a caso "di fiducia".

Provo a cimentarmi nel compito di darle delle risposte, anche se dubito che lei le possa trovare completa soddisfazione.

1) Intanto cosa intende per DB? Disturbo Borderline o Distrbo Bipolare? In ogni caso i sali di litio vengono usati in psichiatria per la gestione del disturbo bipolare dell'umore come stabilizzatori dell'umore quindi ma anche come terapia adiuvante e corroborante di altre terapie sia antidepressive sia antipsicotiche. In alcuni casi può capitare quindi che venga prescritto fuori dalle classiche indicazioni.

2) Non mi risulta che abbia tale indicazione (per il DOC), anche se come dicevo più sopra in alcuni pazienti con il DOC con aspetti/sintomi o nuclei di funzionamento psicotico può trovare una sua utilità.

3) Non si conosce esattamente il suo meccanismo di funzionamento: i suoi supposti meccanismi di azione terapeutica comprendono la riduzione della mobilizzazione del Ca++ intraneuronale, attraverso l'attivazione del sistema effettoriale di membrana del fosfoinositolo; l'iperpolarizzazione della membrana neuronale; l'aumento della deaminazione presinaptica della noradrenalina e la diminuzione del suo rilascio; il blocco dei recettori b-adrenergici che stimolano l'adenilciclasi; la riduzione del turnover della dopamina; l'aumento della captazione del triptofano con conseguente stabilizzazione delle dinamiche sinaptiche della 5-HT; l'inibizione della sintesi della prostaglandina E1; il rallentamento dei ritmi biologici. (fonte: mds italia)

4) Ogni psicofarmaco andrebbe sospeso progressivamente. Il litio non fa eccezzioni. Non mi risultano particolari effetti da sospensione.

Le consiglio ad ogni modo una lettura abbastanza tecnica e completa alla pagina: http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez15/1891652b.html dando per scontato che abbia già letto i precedenti consulti sul litio presenti su questo stesso sito.

Prima di congedarmi la invito a non cercare il farmaco magico/perfetto perchè non esiste, ma a cercare di stabilire il miglior rapporto possibile con il suo medico o specialista di fiducia: se non riesce a fidarsi e ad affidarsi a nessuno allora questo sarà sempre "il problema" per lei, il primo e reale suo problema.... ovviamente da risolvere prima ancora che tutti gli altri.

Cordiali saluti e tanti auguri.

Dott. Federico Baranzini
Psichiatra e Psicoterapeuta a Milano
www.psichiatra-a-milano.it



Federico Baranzini - Psichiatra e Psicoterapeuta a Milano
Dottore in Psicofarmacologia Clinica
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Attivo dal 2011 al 2019
Ex utente
Gentile dottore, la ringrazio della risposta. Purtroppo 'fidarsi' dei medici e della terapia non è facile, soprattutto per una ragazza come me che di dottori ne ha incontrati tanti ma a livello umano ha sempre avuto un rapporto molto difficile, di amore-odio. Con DB mi riferivo a 'disturbo bipolare', sapendo che il Litio viene prescritto quasi sempre per questo genere di disturbo. Io non ho mai avuto una diagnosi stabile, un po' per la mia giovane età un po' per la complessità del caso. Molti dottori hanno parlato di disturbo di personalità, prima è stato detto borderline poi istrionico, con disturbo ossessivo-compulsivo; sono anche stata seguita per un breve tempo da medici della scuola di Pisa e per loro ero bipolare. Insomma, ho capito che una diagnosi oggettiva non esiste, e spesso i medici si dividono su questo. Una diagnosi deve essere data per sapere con quali medicine curare il paziente, ma a me è stato infine prescritto il Litio dalla mia ultima dottoressa (di Milano come lei, molto in gamba) pure senza che lei mi avesse attribuito questa diagnosi. E pure non riconoscendomi affatto nella descrizione del disturbo bipolare (non ho mai avuto reali episodi depressivi e maniacali che si protraessero e si alternassero in modo evidente,quanto una generale instabilità e volubilità) il Litio è l'unica medicina che sembra avermi aiutato un po'. Ciò che era evidente era questo nucleo ossessivo, contornato da umore instabile (qualcun altro aveva parlato di umore ciclotimico) ma in realtà non ho ancora capito se la natura del problema sia nell'umore o nella personalità. Ci tengo a precisare che l'80% dei medici che ho incontrato ha sostenuto che io non ero 'malata' a livello 'psichiatrico', per loro ero solo una ragazzina che cercava attenzione e che si era costruita una 'malattia immaginaria'. Per questo i farmaci non funzionavano, e dicevano che avrei potuto ricominciare a vivere dal momento che lo avessi voluto. Pochi altri hanno riconosciuto che invece non potevo farcela da sola,come l'ultima dottoressa.I farmaci ho dovuto prenderli comunque, dall'età di 14 anni,perché avevo crisi isteriche molto forti,di ansia,urla,pianti,aggressività verso altri e me stessa.Mi ha fatto molto male la diagnosi di 'disturbo istrionico',la più usata,e leggendo di che si tratta mi ritrovo in ben pochi punti. Non sono una ragazza che manifesta emotività forte ma superficiale, posso essere volubile nelle emozioni e provarle in modo intenso ma non mi lego in modo superficiale a nessuno,né ricerco l'attenzione vestendomi in modo provocante né manipolo in modo consapevole e la teatralità me l'hanno attribuita loro. Avevo semplicemente sviluppato un meccanismo perverso di dipendenza,perché le 'etichette' che mi davano diventavano la mia identità. Io cercavo la mia identità nei miei disturbi, e così dai 18 anni sono stata ricoverata tantissime volte,ma spesso lo chiedevo io. Purtroppo questo percorso psichiatrico mi ha traumatizzato parecchio. Infine con questa dottoressa di Milano,essendo più lontana da me, mi vedevo di meno e sono uscita un po' da questa dipendenza e non sono più stata ricoverata, ma è finita come le altre volte e non me la son più sentita di andare. Lei non voleva togliermi il Litio,ma io non ero certa che mi servisse e ciò che permanevano erano le ossessioni,che il Litio conteneva un po' ma non abbastanza.Ciò che mi fa dubitare del Litio è che io ho cominciato a migliorare troppo presto rispetto a quando avevo cominciato ad assumerlo, e il livello di litiemia è sempre stato inferiore al range,e solo dopo quasi due anni ha raggiunto 0,60 (il minimo). Allora mi chiedo com'è possibile, e se non sia tutto un caso. Qualunque dottore non me lo avrebbe tolto comunque,per il fatto che ero stata più calma e avevo fatto piccoli passi come prendere la patente. E quindi un dottore non si preoccupa tanto di come stai tu dentro, quanto di 'tenere calma la situazione'.Non so più come fare,se ricominciare a ri-prenderlo alla dose di prima (sempre gradualmente), vorrei provare a stare senza ma se tornassi ricoverata sarebbe la fine,non ne uscirei più,e farei una vita da malata finendo anche in qualche comunità, mentre io potrei davvero fare una vita normale, è solo che ho paura di vivere. Sono certa che la soluzione di tutto sia dentro di me,ma spesso penso anche che la soluzione non c'è perché avverto una scissione in me,così profonda, e sento due parti, la 'parte buona' e la 'parte cattiva' - e questa parte cattiva, generata dalla paura, è troppo grande e oppone resistenza, e mi vuole morta. So che è grave detto così,ma l'ideazione suicida c'è sempre stata,con un tentativo nel 2009, e il problema è che se si prova ad attaccare questa parte con i farmaci, 'lei' accorgendosi che sto meglio mi peggiora. Quindi ho sempre opposto resistenza,ma non potevo fare diversamente. Non ho mai mostrato tratti psicotici, ma questa parte di me,scissa,a volte la avverto in modo spaventosamente chiaro.
Ho visto che lei è anche psicoterapeuta, e mi son sempre chiesta come può lavorare uno psichiatra-psicoterapeuta,essendo due metodi così diversi. Feci un percorso psicoterapeutico anni fa,per anni, e tuttora credo che pure non essendoci stati miglioramenti concreti, mi sia stato più utile di tutti questi anni di farmaci su farmaci. Mi scusi se mi sono dilungata troppo, ma vorrei chiederle se non pensa che potrebbe essermi più utile una terapia non farmacologica, anche per quanto riguarda il disturbo ossessivo - mi chiedo se esistono dei metodi, in cui lo psicologo ti aiuta a superare le tue ossessioni e i rituali, per imparare a convivere, con questa mia ossessività che è nata e si è incentrata sullo scrivere tanto,registrando tutto (più di 80 diari) permeando tutto il mio pensiero nell'ossessione di dover ricordare tutto e fermare e controllare ogni pensiero. La ringrazio tanto.
[#3]
Dr. Diego Corazza Psichiatra 19 2
Gentile utente,
In attesa della risposta del collega vorrei chiarire alcuni punti e se possibile fornirle qualche risposta.
Il quadro clinico che lei descrive è troppo complesso per essere affrontato in questa sede. Se dopo aver consultato tanti specialisti il risultato è soltanto parzialmente soddisfacente non può pensare di trovare magicamente delle risposte da altri specialisti che nemmeno possono vederla.
Mi pare che il suo atteggiamento sia contraddittorio: dice di non fidarsi più degli psichiatri ma li cerca on-line. Non credo che così si possa andare lontano.
Concordo con il collega che il problema prevalente sia la sua difficoltà ad affidarsi. Tanto meno continuare a cambiare curante è una buona strategia. Un medico che la conosce è la segue nel tempo può certamente ottimizzare l'intervento ed il risultato.
La psichiatria non è una scienza esatta (come del resto tutta la medicina). Nel caso della psichiatria vi sono alcune difficoltà ulteriori che rendono il percorso diagnostico più difficile e meno certo.
La diagnosi è importante ma quando è impossibile ottenerla in modo univoco (o più diagnosi ma definite e stabili) il buon clinico si fa guidare dalla sintomatologia. Parallelamente all'incremento delle conoscenze sul funzionamento neurobiologico del cervello il sistema diagnostico viene messo in discussione; tuttavia migliora considerevolmente la capacità di agire sui sistemi neurotrasmettitoriali, sul funzionamento delle strutture cerebrali ed in ultima analisi sui sintomi.
Il litio non è il miglior farmaco per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo, ammesso che questo sia il suo problema. Funzionano molto meglio elevati dosaggi di SSRI associati a bassi dosaggi di farmaci antipsicotici.
Il litio ha un'insuperata efficacia come stabilizzatore dell'umore ed è pressoché l'unico farmaco (insieme alla Clozapina) ad aver dimostrato una diminuzione del rischio suicidario. Mi pare che a lei sia utile in entrambi i casi. Viene infatti utilizzato anche per migliorare la stabilità dell'umore nei disturbi di personalità e non esclusivamente nel Disturbo Bipolare.
Il litio ha efficacia provata anche a dosaggi molto bassi. Il limite minimo del range terapeutico è un concetto superato e comunque si riferisce a situazioni acute diverse dalla sua. Se nel suo caso è risultato efficace a bassi dosaggi e minimi livelli ematici tanto meglio: saranno trascurabili anche gli effetti collaterali.
La cosa più sciocca che possa fare un paziente (e spero che non si offenda) è sospendere un farmaco da cui trae beneficio senza consultare lo specialista che l'ha prescritto, soltanto perché finalmente si sente bene.

Cordiali saluti

Dr. Diego Corazza
Psichiatria - Psicoterapeuta
www.diegocorazza.it

[#4]
Attivo dal 2011 al 2019
Ex utente
Ringrazio anche lei per la sua risposta. E so molto bene di poter sembrare contraddittoria, ma non credevo di trovare la soluzione online, volevo solo cercare di capire meglio alcune cose. Non ho più il coraggio di rivolgermi a nessun medico, anche se è probabile che sarò di nuovo ricoverata, e forse anche presto, se continuo così. Perché non ce la faccio più a voler reagire, e perché per me la psichiatria non è una possibile via di cura, quanto un ulteriore modo di distruggermi e basta. Per questo quello che forse i medici non considerano è che non esiste solo la componente chimica nelle persone. Con questo intendo dire che, se anche fosse vero che una buona cura può stabilizzarmi e aiutarmi, o ipoteticamente 'guarirmi', c'è una grossa componente della mia personalità che su tutta questa faccenda della psichiatria ci 'sguazza' in modo sbagliato, e può solo rivelarsi controproducente tornare in certi posti. Sono certa che ulteriori diagnosi non farebbero che portarmi di nuovo ad arenarmi sul fatto che sono 'malata' e come tale la mia esistenza sarà così, passata fra ospedali e comunità. Ma io una vita così non la voglio. Non voglio più andare al CSM, dove tornerei tutti i giorni ad ogni crisi, e non voglio riprendere questa dipendenza-lotta così infantile con i dottori, perché sono loro che continuerebbero a vedermi così, dicendo che io mi diverto a chiedere aiuto e poi rifiutarlo. Non ho niente da dimostrare a nessuno e nessuno che può strapparmi al mio male, se realmente io non voglio farcela. Potrebbe essere diverso rivolgermi a un medico privato, al di fuori delle strutture pubbliche e dei ricoveri, ma non ho più il coraggio di provare e di far spendere dei soldi ai miei genitori -anche se loro sarebbero felicissimi di farlo.
Mi dà solo immensamente fastidio che nessuno capisca che ci sono delle componenti emotive, e legate al vissuto, che influiscono più di tutto. Sto peggiorando e sto così male perché dopo cinque mesi in cui mi ero messa in testa, con momenti di più speranza e momenti di più paura, di poter vivere e cambiare la mia vita perché avevo conosciuto una persona, un ragazzo, che era diverso da tutti quelli che c'erano stati prima...è andato a pezzi tutto un'altra volta. Non avevo idealizzato nessuno, e credevo davvero di potercela fare, mi sentivo bene, e invece la mia paura di vivere ha vinto su tutto, e mi ha fatto di nuovo pensare che non posso davvero farcela in nessun modo, perché questa parte di me mi strapperà via anche le uniche cose belle. E mi rifiuto di credere che il Litio c'entri qualcosa, è stato un puro caso che io l'ho tolto. Se ora io ho crisi di ansia e ossessività e mi sento disperata e mi viene da urlare, non posso davvero credere che con una buona cura sarei diversa, potrebbero essere un po' più contenute le reazioni, ma di fatto il problema esiste, e non è risolvibile con un farmaco - al massimo con un percorso interiore di maturazione.
Le do ragione, è sciocco togliere un farmaco se finalmente ci si sente bene, ma quello che mi chiedo è: perché avrei dovuto toglierlo, se realmente mi sentivo bene? forse perché avevo capito che quel miglioramento non c'entrava affatto con la terapia, quanto con quella persona. Ma la realtà è che forse se l'ho tolto è solamente perché io NON stavo bene comunque.
Per anni ho seguito i consigli dei dottori, e di terapie con antidepressivi, usati come antiossessivi, più bassi dosaggi di antipsicotici, ne ho fatti a centinaia. Le ossessioni sono la parte più difficile da curare, o forse non curabile. Vorrei sapere se esiste un paziente affetto da disturbo ossessivo-compulsivo che solo con delle pastiglie riesce a vivere senza più ossessioni né rituali. Non ho mai tolto la terapia senza chiedere al medico, questa è la prima volta. Altre volte in passato sono stati i dottori a toglierle. Alla dottoressa ne avevo comunque parlato, e lei non mi voleva togliere il Litio, ma io avevo deciso che non sarei più andata da lei e non potevo stare tutta la vita a prendere il Litio senza un controllo medico. Non potevo davvero. Mi agitava prendere tutta la vita quelle pastiglie.
Ho sbagliato lo so, ho sbagliato tutto e chiedo scusa se ho scritto qua, perché è stato così stupido.
Quello che mi dà fastidio degli psicofarmaci è che, se anche fosse vero che aiutano, aiutano ma in modo così leggero, che la persona, il paziente, non può mai rendersi conto di stare bene o meglio. Forse pensate che siamo tutti stupidi e testardi, ma c'è un motivo se così tanti fanno di testa propria e tolgono le medicine. Questo motivo è che voi dottori potete vederle, le differenze, ma chi sta così non se ne rende conto. Forse stavo meglio, ma stavo ancora così male che non mi era tollerabile neanche stare meglio. I farmaci non tolgono i pensieri negativi, i pensieri di autodistruzione. Che sono generati dalla paura, che è la stessa paura che possono avere tutte le altre persone giovani come me, ma è una paura che ho coltivato e assecondato negli anni, fino a che è diventata un mostro che ha vita propria. Se anche sto meglio con una terapia, quella paura non passa e fa di tutto per distruggermi la vita. Anche quando stavo meglio, non avevo idee diverse sulla mia vita -può invece capitare questo, se si trova un motivo per vivere. Se il Litio riduce il rischio suicidario, io posso ribattere che non toglie il desiderio di morire, e questo è frustrante, tutto ciò che fa è di 'appiattire' togliendo alcuni picchi di emozioni forti, quella disperazione che forse aiuta una persona a farla finita.
Non ce la posso fare solo con una terapia, ma voglio e non voglio farcela nel contempo. Quando sto malissimo voglio uscirne e quando sto un po' meglio voglio ricaderci, ma non perché 'voglio' ma perché mi fa troppa paura tutto, anche le cose che per le altre persone sono belle.
La terapia va inserita quando una persona vuole farcela... o credete che invece il non voler guarire sia sintomo stesso della 'malattia', e quindi una terapia possa aiutare anche a cambiare idea della propria vita? perché a me non è mai successo.
Scusate lo sfogo ma sono disperata, e non scriverò più.
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Dr. Diego Corazza Psichiatra 19 2
Gentile utente,
Non posso aiutarla perché non la conosco e perché questa non è la sede adatta, per ciò che riferisce. Le informazioni che leggo sono una infinitesima parte di quanto deve sapere uno psichiatra per poter curare una persona.
Per quanto esprime, per la sua storia, per la disperazione che comunica pare evidente che esista un problema.
Vi sono almeno due passi necessari per risolvere un problema e mi pare al momento non li abbia compiuti. Il primo è accettarlo, farsene una ragione. Il secondo è cercare una soluzione efficace che in medicina significa affidarsi ad un medico nel rispetto dei rispettivi ruoli.
Le spinte autodistruttive sono assolutamente normali. "Destrudo" è il nome con cui Freud le ha battezzate. Meno normale è che alla sua età le condizionino la vita.
Nessun psichiatra assennato si sognerebbe di svalutare la psicoterapia pensando di poter risolvere tutto con le molecole. Lei ha un gran bisogno di essere ascoltata, compresa ed aiutata a conoscersi meglio. Non credo che possa essere sufficiente. I risultati migliori si ottengono con le terapie combinate.
Gli psicofarmaci possono stabilizzare l'umore, riordinare i processi del pensiero, eliminare o attenuare in modo incisivo le ossessioni, minimizzare i pensieri negativi favorendo quelli positivi, allontanare le paure... Non hanno identica efficacia in tutte le persone.
Non può permettersi di gettare la spugna.
I suoi genitori con ogni probabilità hanno ragione, con ogni probabilità le vogliono bene.
Avevo iniziato con l'intenzione di fornirle informazioni recenti sul funzionamento del litio ma le priorità sono diventate altre. Mi faccia sapere se le interessano ancora.
Rinnovo i saluti, cordialmente.
[#6]
Attivo dal 2011 al 2019
Ex utente
Lei è molto gentile...e riceve relativamente vicino a dove abito (una settantina di chilometri, ma molti meno dalla casa di cura in cui lavora)...ma non ce la faccio più a fidarmi. Io accetterei anche il problema, se fossi certa che è di natura psichiatrica. Perché potrei anche continuare ad assumere dei farmaci per una vita senza averne realmente bisogno. Perché anche se per caso il mio problema non dovesse essere affrontato in questo modo, nessun medico psichiatra potrebbe pensarla così. Le ossessioni ci sono ma stento a credere che un farmaco potrebbe farmi passare l'ossessione di dover ricordare tutto, o scrivere tutto ciò che mi capita -solo un esempio. L'unica volta che ebbi un risultato, fu un periodo che assunsi Fevarin e Tolep, dosi abbastanza alte (altrimenti non fanno nessun effetto), ero molto assonnata e smisi di scrivere il mio diario (cosa fino ad allora impensabile, un rituale cementificato negli anni); smisi anche di mordermi le unghie. Ma il prezzo fu quella sonnolenza per cui non riuscivo comunque a fare niente, e il peggio è che pure in quello stato io avevo bisogno, di scrivere e ricordare tutto, ma sentivo il cervello intontito e non potevo più pensare lucidamente come prima. La dottoressa mi disse che era normale, era un buon segno, ma io non potevo tollerare di non stare dietro a tutti quei miei pensieri, e avevo l'ansia. Ho capito dunque che forse i farmaci antiossessivi possono funzionare solo così. Non ho mai neanche provato a mettermi d'impegno e contrastare tutte queste cose, magari ci riuscirei ma ci vorrebbe una forza di volontà strepitosa, che mi manca, e una motivazione. A volte le ossessioni sembrano trascurabili, sono meno forti, ma nei momenti di ansia o maggiore difficoltà, non le controllo al punto che m'impediscono perfino di guardarmi un film tranquilla (devo fare continuamente domande). Mi chiedo se non sarebbe meglio provare una psicoterapia incentrata sul tentativo di evitare certi atteggiamenti (ma anche qui non avrei neanche il coraggio di informarmi). E' ovvio che se mi rivolgo a un medico psichiatra, lui potrà solo somministrarmi farmaci, ma non è una critica. Non ho pregiudizi, è solo che ho provato farmaci da quando ho 14 anni e ho la sensazione che tutto dipenda da me, dal non farcela a volere uscire da tutto questo. Dal punto di vista dell'umore, avendo 22 anni, dovrei essere adulta ma per alcuni aspetti sono ancora 'adolescente' e a quest'età sbalzi, volubilità e personalità instabile possono ancora essere considerati 'normali' e non 'patologia'. Ciò che è patologico è il mio essermi fermata e non riuscire a studiare o lavorare da anni, quindi non costruire niente di concreto, e avere pensieri veramente brutti.
Magari dovrei davvero rivolgermi prima a uno psicologo, e verificare se veramente io ho bisogno anche di un aiuto farmacologico.
A me comunque interessa sapere cosa lei voleva dirmi sul Litio...in questi giorni non so come fare, perché non so se stare completamente senza o se ricominciare ad assumere poco per volta questa pastiglia...perciò devo decidermi...
La ringrazio tanto e le porgo cordiali saluti.
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Dr. Diego Corazza Psichiatra 19 2
Il litio è utilizzato da più di mezzo secolo e rappresenta l'archetipo degli stabilizzatori dell'umore. Esiste una mole di evidenze empiriche che supportano la sua efficacia. Nonostante ciò, non sono ancora ben compresi i meccanismi specifici con cui agisce. La sua efficacia come stabilizzatore è stata infatti scoperta per serendipità (è la sensazione che si prova quando si scopre qualcosa per caso mentre si sta ricercando altro) quando, nel diciannovesimo secolo, fu inizialmente utilizzato per sciogliere i cristalli di acido urico nella gotta.
Tra i presunti meccanismi d'azione studiati ad oggi il ruolo neuro protettivo sembra essere il più interessante. Pare infatti che preservi o incrementi il volume delle strutture coinvolte nella regolazione delle emozioni (corteccia prefrontale, ippocampo e amigdala). È infatti dimostrato che il litio riduce lo stress ossidativo conseguente agli sbalzi d'umore, incrementa i fattori neurotrofici (es il BDNF) e riduce i processi apoptotici (morte cellulare programmata). Si sa inoltre che a livello neuronale riduce i neurotrasmettitori eccitatori (glutammato e dopamina) ed incrementa quelli inibitori (GABA).
Tutto ciò emerge da un recentissimo lavoro di revisione della letteratura pubblicato su "CNS Drugs" da un gruppo australiano:

CNS Drugs. 2013 Feb;27(2):135-53. doi: 10.1007/s40263-013-0039-0.
Potential mechanisms of action of lithium in bipolar disorder : current understanding.
Malhi GS, Tanious M, Das P, Coulston CM, Berk M.
Source
Discipline of Psychiatry, Sydney Medical School, University of Sydney, Sydney, NSW, Australia, gin.malhi@sydney.edu.au.

È importante sottolineare che il litio, almeno in teoria, non subisce pressioni commerciali: essendo un sale non è infatti brevettabile. Ciononostante il suo utilizzo resiste negli anni e continuano ad accumularsi evidenze in suo favore.
Come lei ben sa, presenta alcuni effetti collaterali ed un basso indice terapeutico per cui dosaggi tossici sono facilmente raggiungibili. Per questo il suo livello nel sangue deve essere monitorato e deve essere assunto sotto il controllo di un medico.

Per risponderle: non è assolutamente ovvio che uno psichiatra possa soltanto somministrare farmaci. Questo è ciò che succede nel servizio pubblico (CSM), per mancanza di risorse. In verità ogni psichiatra è anche psicoterapeuta (purché sia iscritto all'albo). D'altra parte esistono molti psicologi che sanno fare bene il loro lavoro.
Cordiali saluti

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Attivo dal 2011 al 2019
Ex utente
Non sapevo che ogni psichiatra è anche psicoterapeuta, in ogni caso da uno psichiatra è meglio andare per un approccio terapeutico di tipo diverso.
Non riesco a decidermi adesso. Sono disperata e la 'cura' (palliativo) che utilizzo in questi giorni è dormire tutto il giorno, per non sentire la disperazione, perché mi farebbe letteralmente impazzire. Non prendo più il Litio. Non so se posso reinserirlo allo stesso modo in cui l'ho tolto, ma dubito che potrebbe fare qualche effetto immediato in questa situazione, e con questo pensiero mollo tutto.
Può darsi che più avanti la contatterò...ma come adesso lo dubito.
Grazie mille in ogni caso, dottore.
Cari saluti

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