Approfondimento precedente consulto: ansia e psico
Faccio seguito al mio precedente quesito (<a href="https://www.medicitalia.it/consulti/allergologia-e-immunologia/4287-naso-chiuso-allergie.html? psicosi?">ansia ? Psicosi ?</a>) per chiedere (se possibile) qualche ulteriore chiarimento...
Tutti i medici che mi hanno risposto sono concordi nel considerare i miei come disturbi (generalmente considerati da Voi lievi) d'ansia.
Ho omesso di indicare che, dalla sospensione di Lorans e Fevarin (cosa avvenuta intorno al 20 luglio), sono "subentrati" fenomeni di ipersensibilità al contatto fisico (se ti toccano .. scatti) e una sorta di crescente difficoltà nella vita sociale (gioco sempre meno con i miei figli, se ascoltassi la mia volontà non uscirei di casa (invece reattivamente lo faccio) etc..)
Faccio riferimento in particolare al Dr. Cerfeda che, mi sembra, abbia inquadrato bene il mio stato d'animo e che ringrazio per la cortese risposta.
E' vero che uno dovrebbe "staccare la spina" ma non posso farlo per tanti motivi non dipendenti da me....
Sento, leggo di persone che, come me alla mia età, hanno contratto disturbi simili ai miei e da cui ne sono usciti parzialmente (affermano di essere guariti all'80%) (Rif. neurologia utente 5491)
Pur rendendomi conto che nessuno possa rispondere con certezza ma vorrei tanto sapere/capire:
La guarigione al 100% è probabile o solo possibile o nemmeno quello ?
E' giusto lottare solo con le proprie forze (qualcuno mi consiglia del magnesio come sostegno..) o è meglio "ritornare" ai farmaci ?
Conosco , indirettamente, una persona che è "andata via di testa" nell'arco di 2 anni intorno alla mia età...
E' vero che, probabilmente, ci saranno ragioni che non conosco e che hanno determinato questo fatto però in me alberga un pò il terrore di fare quella fine o, più semplicemente, di non tornare più quello di prima.
Sicuramente non voglio finire in una spirale farmacologica ma nemmeno fare l'eroe.
Vorrei tanto che fosse una cosa risolvibile ...
Ricordo di avere avuto "strane" sensazioni di intontimento al'età di 12-13 anni (periodo in cui persi mio padre prematuramente). Da allora più nulla tant'è che mi ero (forse) illuso di essere "sano".
Ora questa cosa dopo 30 anni che non sò come combattere e/o evitare che si cronicizzi.
Grazie infinitamente a chi vorrà/potrà rispondermi.
Tutti i medici che mi hanno risposto sono concordi nel considerare i miei come disturbi (generalmente considerati da Voi lievi) d'ansia.
Ho omesso di indicare che, dalla sospensione di Lorans e Fevarin (cosa avvenuta intorno al 20 luglio), sono "subentrati" fenomeni di ipersensibilità al contatto fisico (se ti toccano .. scatti) e una sorta di crescente difficoltà nella vita sociale (gioco sempre meno con i miei figli, se ascoltassi la mia volontà non uscirei di casa (invece reattivamente lo faccio) etc..)
Faccio riferimento in particolare al Dr. Cerfeda che, mi sembra, abbia inquadrato bene il mio stato d'animo e che ringrazio per la cortese risposta.
E' vero che uno dovrebbe "staccare la spina" ma non posso farlo per tanti motivi non dipendenti da me....
Sento, leggo di persone che, come me alla mia età, hanno contratto disturbi simili ai miei e da cui ne sono usciti parzialmente (affermano di essere guariti all'80%) (Rif. neurologia utente 5491)
Pur rendendomi conto che nessuno possa rispondere con certezza ma vorrei tanto sapere/capire:
La guarigione al 100% è probabile o solo possibile o nemmeno quello ?
E' giusto lottare solo con le proprie forze (qualcuno mi consiglia del magnesio come sostegno..) o è meglio "ritornare" ai farmaci ?
Conosco , indirettamente, una persona che è "andata via di testa" nell'arco di 2 anni intorno alla mia età...
E' vero che, probabilmente, ci saranno ragioni che non conosco e che hanno determinato questo fatto però in me alberga un pò il terrore di fare quella fine o, più semplicemente, di non tornare più quello di prima.
Sicuramente non voglio finire in una spirale farmacologica ma nemmeno fare l'eroe.
Vorrei tanto che fosse una cosa risolvibile ...
Ricordo di avere avuto "strane" sensazioni di intontimento al'età di 12-13 anni (periodo in cui persi mio padre prematuramente). Da allora più nulla tant'è che mi ero (forse) illuso di essere "sano".
Ora questa cosa dopo 30 anni che non sò come combattere e/o evitare che si cronicizzi.
Grazie infinitamente a chi vorrà/potrà rispondermi.
[#1]
Psichiatra, Psicoterapeuta
Caro amico
mi scuso, innanzi tutto, per il ritardo con cui le rispondo: anch'io ho ovuto "staccare la spina" per alcuni giorni, ed ora la sto riattccando.
Lei, invece, non l'ha staccata e mi dice che non può farlo a causa di motivi che non dipendono da lei. Se le cose stanno così, allora diventa ancora più urgente che lei la stacchi.
Non la sto prendendo in giro: non esiste niente di più importante che la nostra salute, tutto il resto non conta. Rifletta su questo: se si ammalasse gravemente, non dovrebbe allora, per forza di cose, essere costretto a lasciare i suoi affari, magari per un lungo periodo e senza la certezza di poter tornare ad occuparsene? Staccando ora, invece, può avere la ragionevole speranza di poter tornare in breve tempo al suo lavoro o alle sue (pre)occupazioni, con danno minimo per lei e le persone che da lei dipendono.
Aggiungo anche che se lei è veramente convinto di non potr staccare la spina, allora, qualunque siano i suoi affari, deve ASSOLUTAMENTE trovare il modo di allontanarsene: non esiste nulla di così stressante (e quini dannoso) quanto il sapere di fare una attività che ci danneggia e dalla quale non c'è via di uscita...
Detto questo veniamo al suo problema: lei soffre ATTUALMENTE di un disturbo d'ansia generalizzata, e dico "attualmente" perchè sta andando a grandi passi verso una depressione conclamata i cui motivi dovrebbero, a questo punto, esserle chiari.
I farmaci aiutano, naturalmente, ma tutto quello che possono fare è ridurre o sopprimere i sintomi dell'ansia e della depressione; lo fanno in modo eccellente e con un disagio minimo, ma è chiaro che se lei non è disposto a modificare il suo stile di vita o affrontare i conflitti di base (probabilmente inconsci) che la portano a star male, dovrà continuare ad assumerli per tutta la vita, o comunque per periodi lunghissimi.
Vero che questi farmaci non danno dipendenza, ma è altrettando vero che, procedendo negli anni, si è sempre meno disposti a cambiare.
La guarigione? Certo, può arrivare a guarire al 100%, ma sicuramente non solo con i farmaci, ma anche cambiando vita ed eventualmente facendosi aiutare da uno psicoterapeuta competente.
Riguardo le soluzioni "fai da te", se riguardano cure farmacologiche (magnesio o simili) o ritrovati "miracolosi" lasci stare: perderà tempo, soldi e si farà male; se riguardano altri aspetti della sua vita è chiaro che, in parte almeno, dovrà fare da se: alla fin fine nessuno più di lei sa di cosa ha bisogno per poter stare bene.
Riguardo le altre cose che dice: non capisco cosa intende lei per "andata via di testa", ma certo, come le ho detto, può stare molto peggio di così. Quanto alle sue "strane" sensazioni alla morte di suo padre, indicano solo una delle modalità della nostra mente di rispondere ad un grave stress (e la morte di un genitore sicuramente lo è, qualunque sentimento noi nutriamo nei suoi confronti) ma non hanno alcun significato patologico.
La saluto cordialmente
Dr Santo Cerfeda
mi scuso, innanzi tutto, per il ritardo con cui le rispondo: anch'io ho ovuto "staccare la spina" per alcuni giorni, ed ora la sto riattccando.
Lei, invece, non l'ha staccata e mi dice che non può farlo a causa di motivi che non dipendono da lei. Se le cose stanno così, allora diventa ancora più urgente che lei la stacchi.
Non la sto prendendo in giro: non esiste niente di più importante che la nostra salute, tutto il resto non conta. Rifletta su questo: se si ammalasse gravemente, non dovrebbe allora, per forza di cose, essere costretto a lasciare i suoi affari, magari per un lungo periodo e senza la certezza di poter tornare ad occuparsene? Staccando ora, invece, può avere la ragionevole speranza di poter tornare in breve tempo al suo lavoro o alle sue (pre)occupazioni, con danno minimo per lei e le persone che da lei dipendono.
Aggiungo anche che se lei è veramente convinto di non potr staccare la spina, allora, qualunque siano i suoi affari, deve ASSOLUTAMENTE trovare il modo di allontanarsene: non esiste nulla di così stressante (e quini dannoso) quanto il sapere di fare una attività che ci danneggia e dalla quale non c'è via di uscita...
Detto questo veniamo al suo problema: lei soffre ATTUALMENTE di un disturbo d'ansia generalizzata, e dico "attualmente" perchè sta andando a grandi passi verso una depressione conclamata i cui motivi dovrebbero, a questo punto, esserle chiari.
I farmaci aiutano, naturalmente, ma tutto quello che possono fare è ridurre o sopprimere i sintomi dell'ansia e della depressione; lo fanno in modo eccellente e con un disagio minimo, ma è chiaro che se lei non è disposto a modificare il suo stile di vita o affrontare i conflitti di base (probabilmente inconsci) che la portano a star male, dovrà continuare ad assumerli per tutta la vita, o comunque per periodi lunghissimi.
Vero che questi farmaci non danno dipendenza, ma è altrettando vero che, procedendo negli anni, si è sempre meno disposti a cambiare.
La guarigione? Certo, può arrivare a guarire al 100%, ma sicuramente non solo con i farmaci, ma anche cambiando vita ed eventualmente facendosi aiutare da uno psicoterapeuta competente.
Riguardo le soluzioni "fai da te", se riguardano cure farmacologiche (magnesio o simili) o ritrovati "miracolosi" lasci stare: perderà tempo, soldi e si farà male; se riguardano altri aspetti della sua vita è chiaro che, in parte almeno, dovrà fare da se: alla fin fine nessuno più di lei sa di cosa ha bisogno per poter stare bene.
Riguardo le altre cose che dice: non capisco cosa intende lei per "andata via di testa", ma certo, come le ho detto, può stare molto peggio di così. Quanto alle sue "strane" sensazioni alla morte di suo padre, indicano solo una delle modalità della nostra mente di rispondere ad un grave stress (e la morte di un genitore sicuramente lo è, qualunque sentimento noi nutriamo nei suoi confronti) ma non hanno alcun significato patologico.
La saluto cordialmente
Dr Santo Cerfeda
[#2]
Utente
Egregio dottore, innanzitutto La ringrazio per la cortesia (e pazienza) co cui mi risponde...
Apro un 1° inciso sul discorso della "spina da staccare"...
E' già da un paio di mesi che stò delegando ad altri viaggi di lavoro e lunghe trasferte... limitando la mia vita lavorativa all'area torinese. Purtroppo (ed in questo senso NON riesco a staccare la spina) la mia famiglia dipende economicamente dal mio lavoro ed io sono socio in ditta (di quelli che NON hanno mutua etc..).
Paradossalmente la mia vita è diventata più "fobica" da quando la mia mente non aveva altri pensieri che la routine quotidiana casa-ufficio-casa.
i suoi colleghi "propendono" per sindromi di tipo fobico-ossessive ed io, da malato, posso riconoscermi SICURAMENTE negli stati ansiosi.
Quello che Le chiedo è:
La guarigione al 100% (con o senza farmaci) posso ottenerla riducendo (nei limiti del possibile) la miaa attività lavorativa come Le ho detto o NON è sufficiente.
Se non lavoro io non si mangia...
Quello che posso fare è lavorare 8 e non 12 ore al giorno...
Sulla base di quanto Le ho detto come posso (eventualmente con quali farmaci) FERMARE la cavalcata verso la depressione ?
Quando Lei dice "se si ammalasse gravemente, non dovrebbe allora, per forza di cose, essere costretto a lasciare i suoi affari, magari per un lungo periodo e senza la certezza di poter tornare ad occuparsene" debbo intendere che, questo tipo di ansie tendenti alla depressione danneggiano in modo IRREPARABILE le funzioni cognitive etc?
Il mio terrore è forse proprio questo.
Molti suoi colleghi dicono che (con farmaci) si guarisce al 100% da ansie/depressioni ma, mi sembra dalla sue parole; che non sia detto.. ovvero che NON si recuperi la piena funzionalità intelletiva.
Dottore, io non voglio diventare un idiota sorridente e stò cercando di ridurre la mia attività lavorativa al minimo per sostentare la mia famiglia... di più non posso.
Le sono MOLTO grato se mi9 risponde.
Le allego anche il mio cell. 3351266962
Grazie infinitamente...
Apro un 1° inciso sul discorso della "spina da staccare"...
E' già da un paio di mesi che stò delegando ad altri viaggi di lavoro e lunghe trasferte... limitando la mia vita lavorativa all'area torinese. Purtroppo (ed in questo senso NON riesco a staccare la spina) la mia famiglia dipende economicamente dal mio lavoro ed io sono socio in ditta (di quelli che NON hanno mutua etc..).
Paradossalmente la mia vita è diventata più "fobica" da quando la mia mente non aveva altri pensieri che la routine quotidiana casa-ufficio-casa.
i suoi colleghi "propendono" per sindromi di tipo fobico-ossessive ed io, da malato, posso riconoscermi SICURAMENTE negli stati ansiosi.
Quello che Le chiedo è:
La guarigione al 100% (con o senza farmaci) posso ottenerla riducendo (nei limiti del possibile) la miaa attività lavorativa come Le ho detto o NON è sufficiente.
Se non lavoro io non si mangia...
Quello che posso fare è lavorare 8 e non 12 ore al giorno...
Sulla base di quanto Le ho detto come posso (eventualmente con quali farmaci) FERMARE la cavalcata verso la depressione ?
Quando Lei dice "se si ammalasse gravemente, non dovrebbe allora, per forza di cose, essere costretto a lasciare i suoi affari, magari per un lungo periodo e senza la certezza di poter tornare ad occuparsene" debbo intendere che, questo tipo di ansie tendenti alla depressione danneggiano in modo IRREPARABILE le funzioni cognitive etc?
Il mio terrore è forse proprio questo.
Molti suoi colleghi dicono che (con farmaci) si guarisce al 100% da ansie/depressioni ma, mi sembra dalla sue parole; che non sia detto.. ovvero che NON si recuperi la piena funzionalità intelletiva.
Dottore, io non voglio diventare un idiota sorridente e stò cercando di ridurre la mia attività lavorativa al minimo per sostentare la mia famiglia... di più non posso.
Le sono MOLTO grato se mi9 risponde.
Le allego anche il mio cell. 3351266962
Grazie infinitamente...
[#3]
Psichiatra, Psicoterapeuta
Caro amico
Credevo di essere stato abbastanza chiaro, ma evidentemente così non è. Cercherò di spiegarmi meglio.
Lei ha bisogno di due o tre settimane di vacanza, nelle quali NON pensare al lavoro ed alle altre preoccupazioni della sua routine casa-ufficio-casa e fare altre cose possibilmente più piacevoli e rilassanti.
E non dica che non può permetterselo: conosco gente di tutti i tipi e non ho ancora trovato nessuno il cui lavoro fosse così tanto importante da impedirgli qualche settimana di riposo, sopratutto quando ciò à necessario. Sono convinto che il suo lavoro sia importantissimo, ma lo è più della sua salute?
Quando le ho scritto "se si ammalasse gravemente..." non intendevo fare alcuna previsione sul suo futuro (non ho la sfera di cristallo) ma solo farle capire che se dovesse arrivare ad ammalarsi allora non solo non potrebbe più lavorare come fa ora, ma starebbe sicuramente peggio di adesso senza poter prevedere la durata della sua assenza dal lavoro. Cosa che oggi può fare, e quindi è molto meglio se OGGI si ferma per un poco, per il tempo che lei decide, e si gode la sua vacanza, piuttosto che essere costretto a farlo un domani, stando male, e per un tempo non definibile a priori.
Dopodichè le ribadisco che i farmaci aiutano, eliminando (dopo congruo periodo di assunzione) I SINTOMI della malattia, ma se poi lei non si aiuta da solo eliminando LE CAUSE del problema, guarirà solo al 50 o al 60%, non al 100%.
LE CAUSE del problema, sono, a mio modesto parere, lo stress causato dal superlavoro o dal credersi troppo importante ed indispensabile, o altre fonti di stress (non so quali, ma lei senz'altro lo sa) che incidono pesantemente sulla sua esistenza.
Per eliminare queste cause lei dovrebbe rivedere la sua vita e la relazione tra lei stesso e ciò che la circonda, e cambiare alcuni dei suoi comportamenti attuali che probabilmente caricano di ansia la sua esistenza. Per fare ciò le sarebbe utile l'aiuto di uno psicoterapeuta, magari con un orientamento professionale di tipo cognitivista comportamentale (prevenendo la sua domanda: non ne conosco nella sua zona, ma certamente ve ne saranno).
Il fatto di aver ridotto il suo orario di lavoro è stato sicuramente una buona cosa, e ne vedrà i risultati col tempo, ma probabilmente non è ancora sufficiente.
Riassumendo, a mio parere lei dovrebbe:
1 - prendersi una vacanza di qualche settimana
2 - SE al ritorno starà ancora male rivolgersi ad uno psichiatra che sia possibilmente ANCHE psicoterapeuta, assumere i farmaci che le darà, seguire i suoi consigli
3 - Mettersi nell'ordine delle idee di approntare alcuni cambiamenti nella sua vita atti a ridurre lo stress e la tensione della sua esistenza.
Sperando questa volta di essere stato abbastanza chiaro, la saluto con cordialità
Dott. Santo Cerfeda
Credevo di essere stato abbastanza chiaro, ma evidentemente così non è. Cercherò di spiegarmi meglio.
Lei ha bisogno di due o tre settimane di vacanza, nelle quali NON pensare al lavoro ed alle altre preoccupazioni della sua routine casa-ufficio-casa e fare altre cose possibilmente più piacevoli e rilassanti.
E non dica che non può permetterselo: conosco gente di tutti i tipi e non ho ancora trovato nessuno il cui lavoro fosse così tanto importante da impedirgli qualche settimana di riposo, sopratutto quando ciò à necessario. Sono convinto che il suo lavoro sia importantissimo, ma lo è più della sua salute?
Quando le ho scritto "se si ammalasse gravemente..." non intendevo fare alcuna previsione sul suo futuro (non ho la sfera di cristallo) ma solo farle capire che se dovesse arrivare ad ammalarsi allora non solo non potrebbe più lavorare come fa ora, ma starebbe sicuramente peggio di adesso senza poter prevedere la durata della sua assenza dal lavoro. Cosa che oggi può fare, e quindi è molto meglio se OGGI si ferma per un poco, per il tempo che lei decide, e si gode la sua vacanza, piuttosto che essere costretto a farlo un domani, stando male, e per un tempo non definibile a priori.
Dopodichè le ribadisco che i farmaci aiutano, eliminando (dopo congruo periodo di assunzione) I SINTOMI della malattia, ma se poi lei non si aiuta da solo eliminando LE CAUSE del problema, guarirà solo al 50 o al 60%, non al 100%.
LE CAUSE del problema, sono, a mio modesto parere, lo stress causato dal superlavoro o dal credersi troppo importante ed indispensabile, o altre fonti di stress (non so quali, ma lei senz'altro lo sa) che incidono pesantemente sulla sua esistenza.
Per eliminare queste cause lei dovrebbe rivedere la sua vita e la relazione tra lei stesso e ciò che la circonda, e cambiare alcuni dei suoi comportamenti attuali che probabilmente caricano di ansia la sua esistenza. Per fare ciò le sarebbe utile l'aiuto di uno psicoterapeuta, magari con un orientamento professionale di tipo cognitivista comportamentale (prevenendo la sua domanda: non ne conosco nella sua zona, ma certamente ve ne saranno).
Il fatto di aver ridotto il suo orario di lavoro è stato sicuramente una buona cosa, e ne vedrà i risultati col tempo, ma probabilmente non è ancora sufficiente.
Riassumendo, a mio parere lei dovrebbe:
1 - prendersi una vacanza di qualche settimana
2 - SE al ritorno starà ancora male rivolgersi ad uno psichiatra che sia possibilmente ANCHE psicoterapeuta, assumere i farmaci che le darà, seguire i suoi consigli
3 - Mettersi nell'ordine delle idee di approntare alcuni cambiamenti nella sua vita atti a ridurre lo stress e la tensione della sua esistenza.
Sperando questa volta di essere stato abbastanza chiaro, la saluto con cordialità
Dott. Santo Cerfeda
[#4]
Utente
Egregio dottore Lei è stato chiarissimo...
Le chiedo scusa per la precedente replica che aveva lo scopo di cercare un pò di tranquillità e di spiegarLe che NON posso permettermi una assenza pesante dal lavoro (economicamente parlando).
Certamente le 3-4 settimane sono percorribilissime e così è stato.
Io rientro al lavoro domani dopo ferie che si protraggono dal 5 agosto.
Riguardo agli "stress" lavorativi ho:
1) ridotto l'orario di lavoro
2) eliminato trasferte che prevedano permanenze notturne
3) ridotto i viaggi lavorativi a pochi km (prima percorrevo 100000 Km/anno ora 20000)
4) seguo 1/2 progetti e non più 5 o 6 contemporaneamente
Mi creda, di più non posso fare.
Ora Lei cita le fonti di stress..
Io ho cercato, in qs giorni, di fare un sereno esame di coscienza e credo (temo) che il mio problema possa essere quasi "opposto".
Il superlavoro mi ha causato qs. stato ma, la cosa strana, è che ci sono piombato allorquando quello stress è venuto a mancare.
La mia mente, quando NON ha problemi seri a cui pensare, si "avviluppa" in rimuginamenti continui quanto assurdi che non fanno altro che aumentare l'ansia.
Inoltre continuo a temere/pensare di diventare pazzo, ottuso o inebetito e via discorrendo.
Quando riesco a dedicarmi ad una attività, sia essa lavorativa (es. un programma per computer) o hobbystica (modellismo) ottengo risultati equiparabili o superiori ad un ansiolitico.
Se vedo/frequento amici (ed all'inizio mi costa fatica) mi "distraggo" e stò decisamente meglio.
Aggiungiamo il fatto che sono sempre stato riluttante ai farmaci e la sua prima risposta mi piaceva proprio perchè Lei parlava di circoli viziosi e "porcherie" (farmaci).
Ora sono queste le considerazioni che mi pongono dubbi.
Alle volte l'inattività cerebrale sembra che mi danneggi.
Le faccio un paragone.
E' come se fossi un computer che, laddove non deve svolgere programmi, impegna il suo tempo in cicli di memoria assolutamente inutili e che consumano inutilmente energie.
Io, se le sembra una cosa furba, sarei dell'idea di procedere :
-mantenendo gli stress lavorativi alla stregua di piaceri hobbystici (questo vuol dire delegare ad altri i lavori meno piacevoli e/o fonte di stress (e questo, come datore di lavoro, posso farlo)
-dimenticando il lavoro non appena varcata la porta di casa
-coltivando quei (ora pochi) hobby rimasti
-praticando una sana attività sportiva
Mi chedo se è sufficiente o se non debbo aiutarmi con qualche farmaco (ansiolitici o SSRI o che altro?)
Tenga presente che un'altra fonte di stress è il timore (inconscio e forse stupido) di NON guarire al 100% ed una serie di disturbi inequivocabili che non sò come catalogare.
Ultimamente avverto difficoltà di linguaggio nel senso che parlo mal volentieri e che, talvolta, le parole non mi vengono spontanee (inteso NOn balbettio ma povertà grammaticale o di repertorio) e avverto un tremore fine alle mani (lo avverto quando, la notte, appoggio il dorso della mano sulla guancia).
Non ho problemi di sonno, di incubi, di appetito, di intestino, di sangue, di tiroide etc.
Solo starei volentieri seduto piuttosto che eretto.
Tutte queste sensazioni si aggravano se sono solo e sfumano molto se sono in compagnia o, come Le dicevo, impegnato in qualcosa su cui mi concentro.
Lei è stato gentile quanto tempestivo.
Sicuramente gradirei ancora un suo commento ma non posso pretenderlo e, per questo, comunque La ringrazio.
E' raro (almeno per me) trovare persone cui riesca ad esprimere il mio stato e che lo comprendano perfettamente.
Ancora grazie
Le chiedo scusa per la precedente replica che aveva lo scopo di cercare un pò di tranquillità e di spiegarLe che NON posso permettermi una assenza pesante dal lavoro (economicamente parlando).
Certamente le 3-4 settimane sono percorribilissime e così è stato.
Io rientro al lavoro domani dopo ferie che si protraggono dal 5 agosto.
Riguardo agli "stress" lavorativi ho:
1) ridotto l'orario di lavoro
2) eliminato trasferte che prevedano permanenze notturne
3) ridotto i viaggi lavorativi a pochi km (prima percorrevo 100000 Km/anno ora 20000)
4) seguo 1/2 progetti e non più 5 o 6 contemporaneamente
Mi creda, di più non posso fare.
Ora Lei cita le fonti di stress..
Io ho cercato, in qs giorni, di fare un sereno esame di coscienza e credo (temo) che il mio problema possa essere quasi "opposto".
Il superlavoro mi ha causato qs. stato ma, la cosa strana, è che ci sono piombato allorquando quello stress è venuto a mancare.
La mia mente, quando NON ha problemi seri a cui pensare, si "avviluppa" in rimuginamenti continui quanto assurdi che non fanno altro che aumentare l'ansia.
Inoltre continuo a temere/pensare di diventare pazzo, ottuso o inebetito e via discorrendo.
Quando riesco a dedicarmi ad una attività, sia essa lavorativa (es. un programma per computer) o hobbystica (modellismo) ottengo risultati equiparabili o superiori ad un ansiolitico.
Se vedo/frequento amici (ed all'inizio mi costa fatica) mi "distraggo" e stò decisamente meglio.
Aggiungiamo il fatto che sono sempre stato riluttante ai farmaci e la sua prima risposta mi piaceva proprio perchè Lei parlava di circoli viziosi e "porcherie" (farmaci).
Ora sono queste le considerazioni che mi pongono dubbi.
Alle volte l'inattività cerebrale sembra che mi danneggi.
Le faccio un paragone.
E' come se fossi un computer che, laddove non deve svolgere programmi, impegna il suo tempo in cicli di memoria assolutamente inutili e che consumano inutilmente energie.
Io, se le sembra una cosa furba, sarei dell'idea di procedere :
-mantenendo gli stress lavorativi alla stregua di piaceri hobbystici (questo vuol dire delegare ad altri i lavori meno piacevoli e/o fonte di stress (e questo, come datore di lavoro, posso farlo)
-dimenticando il lavoro non appena varcata la porta di casa
-coltivando quei (ora pochi) hobby rimasti
-praticando una sana attività sportiva
Mi chedo se è sufficiente o se non debbo aiutarmi con qualche farmaco (ansiolitici o SSRI o che altro?)
Tenga presente che un'altra fonte di stress è il timore (inconscio e forse stupido) di NON guarire al 100% ed una serie di disturbi inequivocabili che non sò come catalogare.
Ultimamente avverto difficoltà di linguaggio nel senso che parlo mal volentieri e che, talvolta, le parole non mi vengono spontanee (inteso NOn balbettio ma povertà grammaticale o di repertorio) e avverto un tremore fine alle mani (lo avverto quando, la notte, appoggio il dorso della mano sulla guancia).
Non ho problemi di sonno, di incubi, di appetito, di intestino, di sangue, di tiroide etc.
Solo starei volentieri seduto piuttosto che eretto.
Tutte queste sensazioni si aggravano se sono solo e sfumano molto se sono in compagnia o, come Le dicevo, impegnato in qualcosa su cui mi concentro.
Lei è stato gentile quanto tempestivo.
Sicuramente gradirei ancora un suo commento ma non posso pretenderlo e, per questo, comunque La ringrazio.
E' raro (almeno per me) trovare persone cui riesca ad esprimere il mio stato e che lo comprendano perfettamente.
Ancora grazie
[#5]
Psichiatra, Psicoterapeuta
Caro amico
Lei dice: "Il superlavoro mi ha causato qs. stato ma, la cosa strana, è che ci sono piombato allorquando quello stress è venuto a mancare.
La mia mente, quando NON ha problemi seri a cui pensare, si "avviluppa" in rimuginamenti continui quanto assurdi che non fanno altro che aumentare l'ansia."
Non è strano, è proprio così che funziona la faccenda: lei è un essere umano, non una macchina, ed essendo tale, quando è in superlavoro si stanca ma continua ad andare avanti. Nel momento in cui smette di lavorare tutta la stanchezza accumulata le piomba addosso lasciandole uno sgradevolissimo e penosissimo stato di abbattimento, mancanza di volontà e di forze, depressione e così via. A questo stato (sgradevolissimo, come ho detto) lei cerca inconsciamente di rimediare spingendosi ancora a fare, a pensare, a rimuginare per procurarsi quella dose di serotonina alla quale il suo cervello si è assuefatto nel periodo di superlavoro. E a quel punto, come dice lei, gira a vuoto avviluppandosi in pensieri assurdi ed inutili, e poichè è in depressione, tali pensieri non possono che essere negativi, come il terrore di diventare pazzo e via discorrendo.
Come uscirne fuori? Proprio nel modo che lei sta utilizzando: dedicandosi ad attività piacevoli e gratificanti (hobbies), distraendosi stando in compagnia, facendo cose che, tenendola lontano dai soliti pensieri, la distraggono e la gratificano pur non essendo "lavoro" in senso stretto. E' ovvio che ogni volta che inizia queste attività incontri delle resistenze interne (c'è l'inerzia causata dalla depressione da vincere) ma poi, una volta che le ha intraprese, le danno soddisfazione
Il programma che lei si è fatto mi sembra eccellente: proceda pure.
Tenga solo presente che, come ci è voluto tempo per stancarsi e stressarsi così tanto, così ci vorrà tempo per riprendersi, e qualche caduta ansioso - depressiva ogni tanto se la deve aspettare; ma non si allarmi: si riprenderà presto.
I farmaci, come le ho già detto, possono aiutarla; d'altra parte lei sembra intenzionato a farne a meno e, secondo me, può farcela. Faccia così: tenga con se una scatola di Lorans da 1 mg, per prenderne una compressa solo quando e se ci fosse qualche momento di ansia veramente brutto.
Un lavoro di psicoterapia può anche esserle utile, ma se intraprendere o meno questa strada deve deciderlo lei da solo.
Concludo rassicurandola sul fatto (ma lo avrà già capito da solo) che NON STA diventando pazzo (o ottuso o inebetito) e che, a meno di eventi imprevedibili ed imponderabili, non lo diventerà neanche in futuro, e che può recuperare senz'altro la sua salute al 100%.
La saluto con cordialità
Santo Cerfeda
Lei dice: "Il superlavoro mi ha causato qs. stato ma, la cosa strana, è che ci sono piombato allorquando quello stress è venuto a mancare.
La mia mente, quando NON ha problemi seri a cui pensare, si "avviluppa" in rimuginamenti continui quanto assurdi che non fanno altro che aumentare l'ansia."
Non è strano, è proprio così che funziona la faccenda: lei è un essere umano, non una macchina, ed essendo tale, quando è in superlavoro si stanca ma continua ad andare avanti. Nel momento in cui smette di lavorare tutta la stanchezza accumulata le piomba addosso lasciandole uno sgradevolissimo e penosissimo stato di abbattimento, mancanza di volontà e di forze, depressione e così via. A questo stato (sgradevolissimo, come ho detto) lei cerca inconsciamente di rimediare spingendosi ancora a fare, a pensare, a rimuginare per procurarsi quella dose di serotonina alla quale il suo cervello si è assuefatto nel periodo di superlavoro. E a quel punto, come dice lei, gira a vuoto avviluppandosi in pensieri assurdi ed inutili, e poichè è in depressione, tali pensieri non possono che essere negativi, come il terrore di diventare pazzo e via discorrendo.
Come uscirne fuori? Proprio nel modo che lei sta utilizzando: dedicandosi ad attività piacevoli e gratificanti (hobbies), distraendosi stando in compagnia, facendo cose che, tenendola lontano dai soliti pensieri, la distraggono e la gratificano pur non essendo "lavoro" in senso stretto. E' ovvio che ogni volta che inizia queste attività incontri delle resistenze interne (c'è l'inerzia causata dalla depressione da vincere) ma poi, una volta che le ha intraprese, le danno soddisfazione
Il programma che lei si è fatto mi sembra eccellente: proceda pure.
Tenga solo presente che, come ci è voluto tempo per stancarsi e stressarsi così tanto, così ci vorrà tempo per riprendersi, e qualche caduta ansioso - depressiva ogni tanto se la deve aspettare; ma non si allarmi: si riprenderà presto.
I farmaci, come le ho già detto, possono aiutarla; d'altra parte lei sembra intenzionato a farne a meno e, secondo me, può farcela. Faccia così: tenga con se una scatola di Lorans da 1 mg, per prenderne una compressa solo quando e se ci fosse qualche momento di ansia veramente brutto.
Un lavoro di psicoterapia può anche esserle utile, ma se intraprendere o meno questa strada deve deciderlo lei da solo.
Concludo rassicurandola sul fatto (ma lo avrà già capito da solo) che NON STA diventando pazzo (o ottuso o inebetito) e che, a meno di eventi imprevedibili ed imponderabili, non lo diventerà neanche in futuro, e che può recuperare senz'altro la sua salute al 100%.
La saluto con cordialità
Santo Cerfeda
[#8]
Utente
Egregio dottore, Le scrivo per fornirLe gli ultimi ragguagli (e chiederLe ancora un consiglio)...
Sono stato in visita da uno psichiatra (spero coscienzioso) cui ho esposto tutta la storia allegata.
Lui mi ha proposto di assumere Fluoxetina 20mg/die e Xanax 0.25 mg 2 x die (in alternativa Fevarin 50 mg/die) (cos'è meglio se serve?).
Fermo restando che valgono le mie scelte di vita vorrei capire se è una cosa sensata (secondo Lei di cui mi fido) procedere con qs. terapia o meno.
Tenga presente che mi preoccupa un pò l'idea dello psicofarmaco e della dipendenza Xanax (non vorrei cadere dalla padella nella brace..)
L'altra cosa è che mi è stato diagnosticato il tutto come "nevrosi ossessiva" dicendo che è tipica l'insorgenza intorno ai 25 anni ed intorno ai 45 ( i miei).
Lo psichiatra mi dice che la prognosi è più favorevole che per il DOC e sostiene che , con fluoxetina, i sintomi spariranno al 100% (3-6 mesi) ma che , per ottenere una guarigione totale occorre psicoterapia o volontà da "affiancare" alla cura farmacologica e che, senza farmaco, NON raggiungerò la guarigione totale.
Non voglio subissarla di domande però, in qs. cose, sò che conta molto la fiducia ed io in Lei no ho MOLTA.
Porti pazienza e mi faccia sapere qualcosa.
Ultimamente sono subentrati sonni agitati e lo psichiatra mi propone qualche goccia di Minias (ma io , almeno queste, non vorrei prenderle per essere uomo e non farmaco-dipendente).
Dalla nevrosi ossessiva si guarisce ?
Rimango in stand-by sino a Sua risposta
Sono stato in visita da uno psichiatra (spero coscienzioso) cui ho esposto tutta la storia allegata.
Lui mi ha proposto di assumere Fluoxetina 20mg/die e Xanax 0.25 mg 2 x die (in alternativa Fevarin 50 mg/die) (cos'è meglio se serve?).
Fermo restando che valgono le mie scelte di vita vorrei capire se è una cosa sensata (secondo Lei di cui mi fido) procedere con qs. terapia o meno.
Tenga presente che mi preoccupa un pò l'idea dello psicofarmaco e della dipendenza Xanax (non vorrei cadere dalla padella nella brace..)
L'altra cosa è che mi è stato diagnosticato il tutto come "nevrosi ossessiva" dicendo che è tipica l'insorgenza intorno ai 25 anni ed intorno ai 45 ( i miei).
Lo psichiatra mi dice che la prognosi è più favorevole che per il DOC e sostiene che , con fluoxetina, i sintomi spariranno al 100% (3-6 mesi) ma che , per ottenere una guarigione totale occorre psicoterapia o volontà da "affiancare" alla cura farmacologica e che, senza farmaco, NON raggiungerò la guarigione totale.
Non voglio subissarla di domande però, in qs. cose, sò che conta molto la fiducia ed io in Lei no ho MOLTA.
Porti pazienza e mi faccia sapere qualcosa.
Ultimamente sono subentrati sonni agitati e lo psichiatra mi propone qualche goccia di Minias (ma io , almeno queste, non vorrei prenderle per essere uomo e non farmaco-dipendente).
Dalla nevrosi ossessiva si guarisce ?
Rimango in stand-by sino a Sua risposta
[#9]
Utente
Aggiungo solo una cosa... per problemi dietetici mi era stato prescritto (dal medico curante) anche magnesio (MAG2). Lo psichiatra interpellato mi dice di NON assumerlo perchè è meglio NON toccare gli elettroliti (??).
Dopo queste chiaccierate Le riassumo gli scenari che mi si prospettano:
1°) Stile di vita e basta
2°) Stile di vita e magnesio
3°) Stile di vita, magnesio e xanax
4°) Stile di vita, magnesio, xanax e fluoxetina
5°) Stile di vita, magnesio, xanax e fevarin
oppure 2/3/4/5 senza magnesio...
Mi chiedo perchè le persone chiare e schiette si debbano chiamare solo Cerfeda ?
Dopo queste chiaccierate Le riassumo gli scenari che mi si prospettano:
1°) Stile di vita e basta
2°) Stile di vita e magnesio
3°) Stile di vita, magnesio e xanax
4°) Stile di vita, magnesio, xanax e fluoxetina
5°) Stile di vita, magnesio, xanax e fevarin
oppure 2/3/4/5 senza magnesio...
Mi chiedo perchè le persone chiare e schiette si debbano chiamare solo Cerfeda ?
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 11.6k visite dal 16/08/2005.
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