Tre anni di malattia d'amore

Salve medici, premetto che sono tre anni che sono in cura da un neuropsichiatra infantile (all'epoca ero minorenne) a causa di una storia d'amore ai tempi in corso ma poi finita dopo poco (13 dicembre 2009).
Mi sono stati diagnosticati DOC, disturbo dell'umore NAS e fobia sociale.

A causa di ciò ho cambiato 6 classi in 4 anni, avendo ciclicamente momenti in cui la pensavo con intensità estrema e momenti in cui il pensiero era leggermente più sopito (ma sempre presente).

Ora sono in una fase estremamente acuta, come tre anni fa.
Ho ripreso con l'autolesionismo, all'epoca arrivai a incidermi il suo nome su braccio, ginocchia e lo scrissi col sangue su un fazzoletto. Questi comportamenti li avevo anche durante la relazione poiché, da quando ci vedemmo (all'inizio del 5° ginnasio) dopo esserci dichiarati (luglio 2009), divenne fredda e insensibile e l'autolesionismo era l'unico mezzo che riusciva a farle capire che soffrivo.

La fase è acuta è ripresa da quando ho saputo delle cose su di lei (non ho la certezza della loro veridicità), aggravata ulteriormente dall'aver visto una ragazza identica a lei e inasprita da quando un mio amico mi ha detto di "andare in coma e morire" e che "le persone che si arrendono non meritano di vivere", in un momento di disperazione in cui cercavo conforto.

Attualmente non vado a scuola da una settimana (faccio il 4° e 5° anno in una privata poiché questi pensieri mi impediscono di concentrarmi sullo studio), ho avuto forti crisi di autolesionismo e crisi d'ansia. Stanotte l'ho inoltre sognata molto intensamente, stando ulteriormente male.

Sono ossessionato da lei, dalle sue caratteristiche fisiche e dal suo nome che mi basta sentir pronunciare (anche se non è riferito a lei) per iniziare a star male.
Ho inoltre ripreso in modo intenso ad avere dubbi sulla mia identità di genere (era successo un paio d'annetti fa ma il dubbio mi è sempre rimasto), anche a causa di una forte sensibilità che è molto problematico esprimere; senza contare il mio disprezzo totale verso la dimensione maschile. Non mi sono mai travestito, ma spesso mi immagino donna e ogni volta che posso scelgo alter ego femminili (ad esempio, scrivo storie e racconti e i personaggi maschili sono pochissimi, non riesco a immedesimarmi in un uomo).

Il mio psichiatra è bravissimo e gli voglio un gran bene, se non fosse stato per lui ora sarei già morto e non sarei riuscito a risollevarmi nemmeno parzialmente, ma a volte prende troppo alla leggera certi problemi (come l'autolesionismo) ed evito di approfondire certe tematiche, poiché temo di non essere capito. Attualmente non prendo farmaci ma ho preso fino a ottobre il Depakin; onestamente non voglio né prendere farmaci né cambiare medico poiché temo che qualcun altro posso riempirmi di farmaci più del necessario e farmi fare la fine di mio cugino, che prende sei farmaci diversi ed è in un pessimo stato.
Inoltre sono estremamente sospettoso, ma c'è stato un periodo in cui era il mio UNICO problema.

Cosa posso fare? Come posso comunicare meglio col mio medico? Vi chiedo aiuto.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Per comunicare meglio con il suo psichiatra dovrebbe dargli tutto apertamente. Parlare dei suoi disagi e dei suoi comportamenti in maniera franca, così come ha scritto a noi. Solo in questo modo lo specialista può farsi un idea chiara della sua situazione.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
Utente
Utente
Lo farò, ma voi cosa potete dirmi?
Sono davvero disperato, non vedo più via d'uscita.
[#3]
Utente
Utente
Ieri sera gli ho parlato circa l'autolesionismo.
Il problema è che tende a prendere certe cose troppo sul personale e le definisce come "provocazioni"; ciò ha unicamente il risultato di aumentarmi lo stress, farmi perdere fiducia, aumentare la sospettosità e aumentare il rischio di nuovi tagli.

Come faccio a essere sincero se ogni volta ho il timore di sentirmi dire che "provoco"?
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Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.8k 57
Gentile utente,
penso che il suo Psichiatra curante parli di provocazione,quando si riferisce ad alcuni suoi comportamenti,per indurlo a riflettere sulla loro motivazione,e non con connotati di giudizio o tanto più di disapprovazione.La consiglierei di sviscerare a fodo con lui queste tematiche con fiducia nel suo agire,che,credo,sarà senza dubbio improntato dal desiderio di aiutarla nel miglior modo possibile.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.

[#5]
Utente
Utente
Parla di provocazione circa i tagli, e sì, disapprova e condanna totalmente il gesto.
Certo, non mi aspetto un applauso, però ci sono modi e modi di "far riflettere"; tanto più che ora sono in una fase di ipersensibilità.