Ansia e situazioni di panico

Ho svoltonella mia vita lavorativa funzioni direttive e per queste mi sono dovutoassumere giornaliere responsabilità.Essendo una persona ansiosa sono portato a rivedere spesso ilmiooperatoe basta un piccolo dubbio sulla correttezza formale che mi assale una intensa ansia e mi crea una situazione di continuo panico sulle ipotetiche conseguenze morali e legali.La testa incomincia a prefigurare sviluppi sempre pessimistici e drammatici.Una situazione che tormenta la mia giornata, mi impigrisce e mi fa sentire male non solo fisicamente(mi chiudo in mestesso) ma anche fisicamente( insonnia,dolori di stomaco, apatia e indolenza generale).Allora ricorro necessariamente al farmaco.Sono ricorso anche a psicoterapie ma senza reali risultati. Soffro poi di alcune patologie come ipertensione e IPB che curo.Mi sento un uomo dimezzato e ho ancora sulle spalle una famiglia.Potete aiutarmi?
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
vorrei porre a Lei qualche domanda di chiarimento:

ha già consultato in passato uno specialista psichiatra ?
ai quali farmaci Lei ha ricorso e ricorre ?
quali diagnosi psichice più precise Le sono state già poste ?
Grazie.

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Utente
Utente
Spett. dottore
ho consultato diversi pschiatri nel tempo.Negli ultimi anni sono ricorso ad alcuni ansiolitici come Xanas e successivamente, 26 g. alla sera di EN( indicato anche perchè facilita il sonno) da abbinare con 5 gocce di Daparox al mattino per 10 giorni.Ho rifiutato di assumere gli antidepressivi per una brutta esperienza passata:l'assunzione di un antidepressivo di cui non ricordo il nome mi creava problemi di concentrazione e durante la guida. E , inoltre influenzava i problemi orostatici.Per quanto riguarda la diagnosi , mi è stata diagnosticata da tutti una sindrome ansiosa.L'ultimo specialista ha con più precisione diagnosticato una sindrome ansiosa-depressiva
reattiva e disturbo grave di adattamento.
ILmio dramma è che di fronte ad un problema che stravolge o modifica la mia quotidianità non riesco a razionalizzare perchè la mente prefigura le conseguenze estreme del problema: se riguarda la salute l'idea va alla cosa tragica, se una decisione presa immagino subito i carabinieri alla porta, i processi, la galera , la vergogna pubblica, l'onore perduto, la vita rovinata.E' una ansia da responsabilità e/o da prestazione.Questo poi mi porta astare male e a non dormire. L'unica soluzione rimane il farmaco.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
per trovare la soluzione, in primo luogo è importante la corretteza della diagnosi, perché è in base a questa che si programmano le cure.

Nel Suo caso, coi limiti del fatto che La conosco molto parzialmente (solo via web, senza averLa mai visitato dal vivo), mi permetto di dire che non riesco a capire la diagnosi che a Lei è stata data e non sono convinto che sia corretta:

<<..L'ultimo specialista ha con più precisione diagnosticato una sindrome ansiosa-depressiva reattiva e disturbo grave di adattamento..>>

"reattivo" e "di adattamento" è quasi la stessa cosa (in alcune classificazioni viene usato un termine e nelle altre classificazioni - il secondo al posto del primo), e significa che il Suo disturbo è una reazione o un tentativo di adattamento non riuscito a determinate condizioni esterne obbiettivamente presenti. Ma quali condizioni esterne ? il ruolo amministrativo ? Però, dalla Sua descrizione, il disturbo sembra che si manifesti anche negli altri ambiti della vita. La responsabilità che impone il ruolo amministrativo ? Però sembra che si tratta piuttosto dell'assunzione della responsabilità in generale, per qualsiasi decisione importante si debba prendere.

La mia ipotesi potrebbe essere: il disturbo ossessivo-compulsivo oppure tratti di personalità ossesivi. Entrambe sono, ovviamente, solo delle ipotesi e vanno verificate da una ulteriore visita psichiatrica.

Se si trattasse di uno di questi due disturbi, esistono le metodiche psicoterapeutiche specifiche per affrontarli. A proposito, Lei ha mai tentato una psicoterapia ?

Per quanto riguarda i farmaci, l'approccio attuale è ovviamente non risolutivo, ma solo tamponante e destinato a perdere col tempo anche quei benefici che dà ora, perché nei confronti dei farmaci ipnotici che Lei utilizza si sviluppa l'assuefazione e, per ottenere lo stesso effetto, col tempo possono volersi e dosi spemre un po' maggiori (senza, con questo, curare il disturbo di base, ma solo alcune dei suoi manifestazioni).

Potrebbero essere invece indicati proprio alcuni dei farmaci antidepressivi.

E' ingiustificato il rifiuto di tutti i farmaci antidepressivi in base all'intolleranza agli effetti solo di uno di questi. Questo ragionamento ingiustificato è frutto della malattia che ha: segue le stesse modalità che possiamo vedere anche nellle altre manifestazioni della Sua malattia, ad esempio, "la generalizzazione" e l'anticipazione".

Gli antidepressivi in realtà sono tanti, e appartengono a diversi sottoclassi, con meccanismi d'azione e con effetti diversi fra di loro. Peccato che Lei non ricorda il nome di quel antidepressivo che non ha tolllerato, ma magatri si può risalirne dalle vecchie ricette. Comunque, se gli effetti collaterali in questione sono stati "di concentrazione", "durante la guida" e "orostatici", questo già aiuta nella ricerca dei farmaci antidepressivi alternativi: non tutti gli antidepressivi danno questo tipo di problemi. Poi bisogna scuramente vedere se quel antidepressivo, con un profilo degli effetti collaterali tollerabile, ha anche un'efficacia antiossessiva.

In ogni modo, quasi con tutti i farmaci psicotropi (e sicuramente con l'En e lo Xanax) bisognerebbe astenersi dalla guida almeno nelle prime settimane di cura. Inoltre, è importante dire che i problemi "di concentrazione", "durante la guida" e "orostatici" con molti farmaci antidepressivi sono transitori: manifestandosi solo nel periodo iniziale della cura e scomparendo in seguito.
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Utente
Utente
Intanto la ringrazio per la sua sensibilità . Condivido in pieno la sua ipotesi diagnostica di disturbo ossessivo-compulsivo.Infatti,la diagnosi che ho trascritto di sindrome ansiosa-depressiva reattiva circoscriveva le mie reazioni ad una esperienza di lavoro esercitata in un dato territorio.Ilmedico specialista in oggetto mi aveva comunque avvertito che bisognava verificare se la sintomatologia si sarebbe esaurita colla chiusura di quella esperienza. Cosa che non è successa.Ilmio problema è che vado in crisi ogni volta che insorge un problema che disturba il mio bisogno di serenità.Questa reazione succede se il problema è la salute; se è la assunzione di una responsabilità;e ,addirittura, se è l'assolvimento di un compito assegnatomi. L'aspetto negativo sta nel fatto che per ogni problema sono reattivamente portato alle ipotesi peggiori, come le ho accennato nella corrispondenza precedente.Vorrei, come tutte le persone normali, reagire non morbosamente, con l'ansia che ti soffoca ,ma comprendere che un sasso che interrompe il fluire dell'acqua del fiume è un ostacolo che però non blocca lo scorrere dell'acqua.Per me ilmondo si ferma e quel pensiero diventa dominante,assillante , distruttivo: salute =dramma, decisione =galera,responsabilità=peso insostenibile.Ma ciò che mi turba è il senso dell'onore che posso perdere.Comunque confermo che la mia è una ansia generalizzata e credo che sia irrisolvibile.Per ilnome di quell'antidepressivo non riesco a trovare la ricetta, anche perchè i rapporti finirono con una telefonata estremamente tesa.Rammento , poi, di avere seguito una cura psicoterpeutica con un bravo psicoterapeuta e specialista in psichiatria,ma con risultati inefficaci.Io credo che non sia sufficiente che il soggetto in cura parli,parli sena alcuna interlocuzione o intervento maieutico da parte del curante. Ho un carattere debole e perennemente preoccupato,certo anche frutto di una adolescenza difficile all'interno di una famiglia tormrntata da una serie di disgrazie( lutti). Però non debbo mollare, perchèho una bella famiglia, ho svolto per 40anni una gratificante e rispettata professione e perchè la vita è bella.Mentre Le scrivo sta uscendo un pallido sole dopo una mattinata in cui ha nevicato in continuazione. Ci riuscirò?
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
riuscirci da soli e in modo adeguato può essere difficile e talvolta impossibile.

La psicoterapia che Lei descrive non è l'unica forma possibile di psicoterapia, anzi, nell'ipotesi (che deve essere ancora confermata) di un disturbo dello spettro ossessivo, esistono le metodiche specifiche che Lei non ha ancora conosciuto. Prova ad informarsi (può anche chiedre un consulto nell'area di Psicologia del nostro sito): per riuscire a scegliere meglio lo psicoterapeuta.

Ma attenzione: una data tecnica di psicoterapia non è affatto la garanzia di successo: è importante come e da chi viene applicata. Capita che anche lo psicoterapauta che lavora con una tecnica più specifica, più indicata lo fa in modo "troppo canonico", senza tenere in considerazione l'individualità della persona che ha davanti e dunqque senza adattare la tecnica opportunatamente. Secondo me, è proprio quello che poteva capitare a Lei durante il Suo primo tentativo di psicoterapia: lo psicoterapeuta seguiva i canoni della sua tecnica... Dunque poteva essere scorretta non solo l'indicazione a questa determinata tecnica nel Suo caso, ma anche, una volta applicata, il suo mancato adeguamento...

A parte questo, prima di iniziare la psicoterapia, la persona deve avere una serie di prerequisiti: la motivazione al cambiamento, a partecipare attivamente alla psicoterapia, essere pronto ad un percorso che non è facile e può comportare anche i momenti, i periodi di delusione (in psicoterapia è normale), ricordare che la psicoterapia non consiste solo nella soddisfazione dei bisogni (ad esempio: rassicurazioni, incoraggiamenti), ma che anzi, l'obbiettivo è di cambiare quella parte di noi che è un assetto cronicizzato non funzionale delle aspettative e delle modalità di atteggiamento, del sentire e di pensare (del quale i bisogni, ad esempio, di rassicurazione e di incoraggiamento possono far parte). Ogni passo verso il cambiamento di queste modalità cronicizzate può però comportare un disagio. Dunque, bisogna saperlo fare.. Inoltre, prima di iniziare la psicoterapia vera e propria, lo psicologo dovrebbe fare almeno un incontro solo per valutare se tale strada è fattibile, se Lei è pronto, se lui (lei) e la sua tecnica possono aiutare nel caso Suo. Non lo si può prevedere, stabilire solo via internet...

Per quello che riguarda invece i farmaci, andare avanti con i farmaci solo sintomatici non è una buona cosa: è giustificabile solo a breve termine. Dunque, o ci si orienta verso una farmacoterapia più specifica, oppure, e, secondo me, in ogni modo, verso la psicoterapia. Entrambe queste strade (che possono essere percorse anche in parallelo), oltre al risolvere il problema di fondo, possono aiutare al programma di superamento della dipendenza dai farmaci sintomatici (il che non oggi o domani, ma un giorno potrà diventare a sua volta un problema importante).
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Utente
Utente
caro dottore
mi dispiace solo che abitiamo agli antipodi della nostra bella Italia. Per poterla incontrare, ringraziare e affidarmi ai suoi consigli ed eventuale cure.Io vivo nella città dei Bruzi e tuttavia se in base alle sue conoscenze professionali ha la possibilità di indicare uno pscoterapeuta idoneo dalle mie parti per affrontare la mia situazione, mi farebbe cosa grata.Diversamente un grazie grande alei per la sua umanità e a Mediciitalia per avere messo adisposizione del dolore un servizio di consulenza straordinario..
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