Ansia, o cosa ?
Buongiorno Dottori,
sono di nuovo qui, nel tentativo di comprendere cosa in questo momento mi da questi disturbi.
Ho in passato di disturbi da ansia i quali sono stati curati con una terapia di dropaxin per 3 anni.
La terapia è stata correttamente sospesa circa 30 gg fà andando settimanalmente a scalare il dosaggio come previsto dal mio curante.
Ora sono circa 5 gg che ho disturbi che mi stando rendendo impossibili anche le minime cose ovvero quella di stare in piedi tranquillamente.
Sento le spalle i deltoidi irrigiditi e cosi come il collo ed ho spiacevoli vertigini accompagnati da debolezza e senso di instabilità alle gambe ( il tutto è sempre piu' accentuato al mattino). Non riesco a comprendere se questo problema di irrigidimento cervicale è anche la causa di sporadici nodi alla gola, tachicardia e senso di confusione come se la mia testa sia ovattata. La domanda la faccio per comprendere se devo fare qualcosa che limiti questi irrigidimenti che poi mi provocano questi bruttissimi sintomi o se ( spero di no) sia una ricaduta legata all'ansia o alla sospensione del farmaco dropaxin.
Premette che controlli del rachide con consegueti rm le ho fatte e non sono evidenti particolari patologie a carico della cervicale.
Avrei dopo aver spiegato in grandi lineee il tutto, bisogno di un parere o un consiglio in merito.
Ringrazio in anticipo per l'attenzione .
Saluti.
Andrea. anni 29.
Leggo sul web, che sono sintomi anche legati alla tiroide, ma in passato ho fatto tutti gli esami del caso.
sono di nuovo qui, nel tentativo di comprendere cosa in questo momento mi da questi disturbi.
Ho in passato di disturbi da ansia i quali sono stati curati con una terapia di dropaxin per 3 anni.
La terapia è stata correttamente sospesa circa 30 gg fà andando settimanalmente a scalare il dosaggio come previsto dal mio curante.
Ora sono circa 5 gg che ho disturbi che mi stando rendendo impossibili anche le minime cose ovvero quella di stare in piedi tranquillamente.
Sento le spalle i deltoidi irrigiditi e cosi come il collo ed ho spiacevoli vertigini accompagnati da debolezza e senso di instabilità alle gambe ( il tutto è sempre piu' accentuato al mattino). Non riesco a comprendere se questo problema di irrigidimento cervicale è anche la causa di sporadici nodi alla gola, tachicardia e senso di confusione come se la mia testa sia ovattata. La domanda la faccio per comprendere se devo fare qualcosa che limiti questi irrigidimenti che poi mi provocano questi bruttissimi sintomi o se ( spero di no) sia una ricaduta legata all'ansia o alla sospensione del farmaco dropaxin.
Premette che controlli del rachide con consegueti rm le ho fatte e non sono evidenti particolari patologie a carico della cervicale.
Avrei dopo aver spiegato in grandi lineee il tutto, bisogno di un parere o un consiglio in merito.
Ringrazio in anticipo per l'attenzione .
Saluti.
Andrea. anni 29.
Leggo sul web, che sono sintomi anche legati alla tiroide, ma in passato ho fatto tutti gli esami del caso.
[#1]
Gentile utente,
vorrei notare che già il 9 dicembre ed il 12 dicembre Lei scriveva che questi disturbi sono comparsi circa "5 giorni fa". Bisogna essere più precisi. Dunque, Lei ha questi sintomi da poco più di un mese, più o meno quando è stato sospeso definitivamente il Dropaxin (paroxetina). Questo cambia il discorso, rendendo più fondate le ipotesi sia dei sintomi da sospensione, sia della racaduta.
Vorrei anche notare,, leggendo i Suoi consulti, che anche i mesi precedenti non sono stati tranquilli, e possa avere la mia impressione che non è stata una sospensione in seguito ad un periodo di sufficiente compenso, dunque la possibilità della ricomparsa dei sintomi di malattia è altamente probabile.
Mi chiedo rispetto al razionale dietro alla decisione di sospendere il Dropaxin. Perché avete deciso di sospenderlo ? Da quello che Lei fa capire qui e da quello che leggo in alcuni altri Suoi consulti, Lei non vorrebbe tornare alla terapia con il Dropaxin, però cerca altre soluzioni farmacologiche. Perché ? Il Dropaxin non è stato efficace ? Quale disturbo stava curando con tale farmaco ? A quale dosaggio Lei lo ha assunto (nell'arco di tre anni e negli ultimi mesi)?
vorrei notare che già il 9 dicembre ed il 12 dicembre Lei scriveva che questi disturbi sono comparsi circa "5 giorni fa". Bisogna essere più precisi. Dunque, Lei ha questi sintomi da poco più di un mese, più o meno quando è stato sospeso definitivamente il Dropaxin (paroxetina). Questo cambia il discorso, rendendo più fondate le ipotesi sia dei sintomi da sospensione, sia della racaduta.
Vorrei anche notare,, leggendo i Suoi consulti, che anche i mesi precedenti non sono stati tranquilli, e possa avere la mia impressione che non è stata una sospensione in seguito ad un periodo di sufficiente compenso, dunque la possibilità della ricomparsa dei sintomi di malattia è altamente probabile.
Mi chiedo rispetto al razionale dietro alla decisione di sospendere il Dropaxin. Perché avete deciso di sospenderlo ? Da quello che Lei fa capire qui e da quello che leggo in alcuni altri Suoi consulti, Lei non vorrebbe tornare alla terapia con il Dropaxin, però cerca altre soluzioni farmacologiche. Perché ? Il Dropaxin non è stato efficace ? Quale disturbo stava curando con tale farmaco ? A quale dosaggio Lei lo ha assunto (nell'arco di tre anni e negli ultimi mesi)?
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
Salve dottore,
il dropaxin mi era stato dato per controllare disturbi di ansia e sporadici attacchi di panico. Ho seguito la cura per circa 3 anni dove avevo apprezzato dei benifici . Ora dopo questo lungo trattamento ed di comune accordo con il mio curante abbiamo deciso la sospensione del trattamento.
Ora mi ritrovo con questi sintomi, e non capisco se siano dovuti ad una questione mia mentale che so di aver smesso il farmaco , o se è una crisi reale da sospensione, se è ansia in generale o cosa.
Attendo Sue gentili indicazioni in merito.
saluti .
Andrea.
il dropaxin mi era stato dato per controllare disturbi di ansia e sporadici attacchi di panico. Ho seguito la cura per circa 3 anni dove avevo apprezzato dei benifici . Ora dopo questo lungo trattamento ed di comune accordo con il mio curante abbiamo deciso la sospensione del trattamento.
Ora mi ritrovo con questi sintomi, e non capisco se siano dovuti ad una questione mia mentale che so di aver smesso il farmaco , o se è una crisi reale da sospensione, se è ansia in generale o cosa.
Attendo Sue gentili indicazioni in merito.
saluti .
Andrea.
[#3]
Gentile utente,
ho le perplessità per quanto riguarda la Sua guarigione dal disturbo d'ansia (al quale Lei accenna) in seguito al ciclo della terapia con il Dropaxin, perché anche nei mesi precedenti alla sospensione di tale farmaco Lei ha postato su questo sito più consulti nei quali riferiva i vissuti d'ansia assieme con i sintomi somatici (i quali ultimi possono spesso essere le manifestazioni sempre del disturbo d'ansia). E' per questo che purtroppo dubito che questo lungo ciclo della terapia con il Dropaxin sia stato sufficientemente efficace.
E' sicuramente già una buona cosa se il Dropaxin Le ha dato anche solo un pariale beneficio, ma l'obbiettivo deve essere oltre ai benefici solo parziali.
A quale dosaggio è stato assunto il Dropaxin ?
(forse la dose giornaliera è stata insufficiente e non ha avuto un'efficacia ottimale).
Dai Suoi consulti precedenti apprendo anche che qualche volta Lei ha cercato anche di sospendere il Dropaxin. Anche queste interruzioni della cura rendendola meno continuativa, potevano ridurne l'efficacia.
Apprendo anche che Lei dubita che si tratta di un disturbo d'ansia e cerca le cause altrove. Perché ?
Posso chiederLe se lavora e che tipo di lavoro fa ? Quale è il Suo regime durante il giorno ? Contatti, relazioni con le altre persone ?
ho le perplessità per quanto riguarda la Sua guarigione dal disturbo d'ansia (al quale Lei accenna) in seguito al ciclo della terapia con il Dropaxin, perché anche nei mesi precedenti alla sospensione di tale farmaco Lei ha postato su questo sito più consulti nei quali riferiva i vissuti d'ansia assieme con i sintomi somatici (i quali ultimi possono spesso essere le manifestazioni sempre del disturbo d'ansia). E' per questo che purtroppo dubito che questo lungo ciclo della terapia con il Dropaxin sia stato sufficientemente efficace.
E' sicuramente già una buona cosa se il Dropaxin Le ha dato anche solo un pariale beneficio, ma l'obbiettivo deve essere oltre ai benefici solo parziali.
A quale dosaggio è stato assunto il Dropaxin ?
(forse la dose giornaliera è stata insufficiente e non ha avuto un'efficacia ottimale).
Dai Suoi consulti precedenti apprendo anche che qualche volta Lei ha cercato anche di sospendere il Dropaxin. Anche queste interruzioni della cura rendendola meno continuativa, potevano ridurne l'efficacia.
Apprendo anche che Lei dubita che si tratta di un disturbo d'ansia e cerca le cause altrove. Perché ?
Posso chiederLe se lavora e che tipo di lavoro fa ? Quale è il Suo regime durante il giorno ? Contatti, relazioni con le altre persone ?
[#4]
Utente
Salve e grazie della sua disponibilita'.
Sono sposato ed attendiamo un bebe', sono uno store manager nel settore dell'elettronica di consumo. Sono 11 anni che lavoro all'interno di store in continuo contatto con persone.
Ho una rete adeguata di amicizie, che non frequento spessissimo proprio a causa del lavoro che mi impegna tutta la giornata.
Mi chiedeva perche' dubito che si tratti realmente di ansia ?!? Forse saro' un po ipocondriaco, ma molti sintomi che avverto spesso li vedo riconducibili a diverse malattie, e mi sembra assurdo che possa essere ansia, ed avendo avuto anche in famiglia piu di un problema di saluto tendo forse ad ampliare tutto .
Il dosaggio di dropaxin che ho preso era di 40 gocce che siamo andati a scalare di 5 gocce ogni 15 gg.
Detto tutto cio' , attendi suo riscontro ed eventuali consigli.
La ringrazio per la sua disponibilita'.
Andrea
Sono sposato ed attendiamo un bebe', sono uno store manager nel settore dell'elettronica di consumo. Sono 11 anni che lavoro all'interno di store in continuo contatto con persone.
Ho una rete adeguata di amicizie, che non frequento spessissimo proprio a causa del lavoro che mi impegna tutta la giornata.
Mi chiedeva perche' dubito che si tratti realmente di ansia ?!? Forse saro' un po ipocondriaco, ma molti sintomi che avverto spesso li vedo riconducibili a diverse malattie, e mi sembra assurdo che possa essere ansia, ed avendo avuto anche in famiglia piu di un problema di saluto tendo forse ad ampliare tutto .
Il dosaggio di dropaxin che ho preso era di 40 gocce che siamo andati a scalare di 5 gocce ogni 15 gg.
Detto tutto cio' , attendi suo riscontro ed eventuali consigli.
La ringrazio per la sua disponibilita'.
Andrea
[#5]
Gentile Andrea,
deve essere chiaro che senza la visita dal vivo e la conoscenza più da vicino del Suo caso nessuno dovrebbe permettersi di farLe le diagnosi (e la risposta alla domanda e si tratta di un disturbo d'ansia o piuttosto di tipo "somatico" significherebbe fare la diagnosi).
Ho l'impressione che Lei stesso lo capisce ancora meglio di me, e che una nostra risposta, a ragione, Lei non considera sufficiente. Anzi, forse nemmeno una visita dal vivo non Le sarà sufficiente, e neanche più visite. ... Perché il dubbio non è dei medici, ma è Suo. E se i medici, risolvono i dubbi, Lei comunque non risolve il proprio dubbio.
E tuttavia ... Lei ha chiesto più consulti centrati sulla donada del Suo dubbio. Perché ? Forse anche perché spera che quanto meno, se non si risolve il dubbio, Lei potrà essere Rassicurato, e forse la Rassicurazione anche funziona per un po' di tempo... E forse anche perché il problema rimane comunque irrisolta e Lei sta soffrendo.
Come, spero, Lei sarà d'accordo, non poso (e non ritengo corretto in questo contesto) dirimere il dubbio che Lei ha. Però voglio soffermarsi sulle Modalità con le quali Lei tende a risolvere il problema.
Per quanto riguarda le Rassicurazioni, verosimilmente non è affatto la cosa principale che cerca (perché sta troppo male per sperare di risolvere il problema così), tuttavia, questo elemento della Rassicurazione comunque c'è. Ad esempio, se io Le dico: "è abbastanza probabile che siano gli effetti da sospensione del farmaco,che prima o poi passano", allora credo che Lei si sentirebbe meglio. A parte, se è vero o meno, questo è anche una Rassicurazione. Oppure, se io dicessi: "è probabile che si tratta davvero di un problema "fisico", e si potrà trovarla e risolvere, come è oggi capace la medicina". Anche questo: a parte se corrisponderà al vero o meno, è anche una Rassicurazione. Ma se io dicessi: "non lo posso dire", "non lo so": può essere più vero, ma non La rassicura. E anche se io dicessi: "è il Suo disturbo d'ansia", di nuovo, a parte che sia vero o meno, questa risposta non La rassicura, perché per Lei è difficile capire questo disturbo, e "sembra" di essere quasi incurabile..., e comunque dirLe "disturbo d'ansia" è come restituire a Lei il Suo stesso dubbio, dandone solo il nome, ma senza guarirlo...
Ho cercato di dimostrare che la Sua ricerca della soluzione è comunque fortemente condizionata dal bisogno della rassicurazione, ma in tal modo svia dalla strada più imparziale e comunque ci lascia sul punto fermo, perché in realtà le Rassicurazioni sono, se non controproducenti, sicuramente insufficienti.
E appunto, per quanto riguarda di avere Lei il Suo dubbio, il quale non possono risolvere anche più visite, anche se fatte bene, è un altro fattore che condiziona la Sua ricerca della soluzione, addirittura prevenendo la soluzione. Forse questo succede proprio perché il dubbio è qualcosa che in certi casi è meglio della certezza. Ad esempio, se io Lei dicessi: "sì, Lei ha una malattia, proprio quella che Lei pensava", credo che Lei non si sentirebbe molto bene, perché i benefici del sapere sono superati dai fattori emotivi negativi.
Tutto questo è proprio la natura del dubbio: nello stare nel mezzo.
Questo dubbio è una "malttia" a sé stessa, della quale si può soffrire, la quale si può curare e guarire. E sarebbe importante, perché questa "malattia del dubbio" non permette di affrontare ottimalmente gli altri problemi, le quali io Le credo che ci sono !
Di nuovo, sottolineo che non mi azzardo (perché non vedo corretto farlo in questo contesto e perché voglio cercare di essere obbiettivo) dirLe che quelli altri Suoi problemi sono solo fisici, solo psichici o entrambe. Non lo si può stabilire qua. Ed anche cercando a stabilirlo ed a lavorarci sopra in un contesto più adatto, saremo troppo ostacolati, condizionati dalla "malattia del dubbio".
------------------------------------------
Vorrei toccare anche un altro argomento importante: quello del "disturbo d'ansia". Dico subito che anche qui non intendo dirimere la diagnosi. Piuttosto vorrei notare come sembra "piatta", "non adatta a farci capire le cose" questa dicitura ("ansia"). Sembra più una ossrervazione superficiale sulla persona, che una diagnosi di malattia.
Certo. Quando i medici Le dicono: "questa è l'ansia", e lo dicono come una loro diagnosi, sentenza, allora pensiamo di qualcosa che è "obbiettivo", che ciascuno qualificato a farlo può venire e misurare ... Dimentichiamo che "l'ansia" è prima di tutto uno stato psicofisico particolare che corrisponde ad un certo vissuto proprio (!) della persona. Questo stato certamente ha anche le manifestazioni tipiche a livello neuro-vegetativo e comportamentale (visibili e misurabili dallo specialista), ma non dobbiamo dimenticare che è anche un vissuto soggettivo.
"L'ansia" sembra di essere una parola e una diagnosi "innocua", ma in realtà l'abuso di questa diagnosi fa danni. Quali ? - Posta solo come diagnosi "oggettiva e certificata e basta" fa le persone a disimparare a riconoscere loro stesse i propri stati d'animo ! In tantissimi casi, quando è posta una diagnosi psichica è necessaria o la psicoterapia o almeno "l'approccio psicoterapeutico" del medico per cercare assieme con il paziente una traduzione comunque migliore, più autentica della sua situazione emotiva, per prevenire gli effetti negativi della diagnosi in sé sulla psiche della persona, e per specificare meglio i problemi (perché la diagnosi spesso è solo una "direzione" di ricerca, ma non il suo risultato). "Ansia" o "Disturbo d'Ansia" da soli sono comunque categorie troppo ampie e vaghe per pensare che sono sufficienti per sapere come curare la persona.
Scrivo tutto questo, sempre tenendo conto di corrispondere con Lei, che è una persona che ha i dubbi su come interpretare i propri sintomi. E dunque nel Sua caso a maggior ragione è importante non trascurare il lavoro sulla Sua capacità di riconoscere i propri stati emotivi, e non è sufficiente (anzi fa male) lasciarLa solo con una descrizione del Suo stato psichico fatta da altri.
----------------------------------------------------
Penso che nel Suo caso (per quel che riguarda le Sue modalità di ricerca, "la malattia del dubbio" e la capacità a riconoscere Lei stesso il proprio stato psico-fisico) sarebbe opportuno pensare alla psicoterapia (non qualsiasi, ma informarsi meglio prima sulle varie metodiche, scuole). Lei ha già fatto la psicoterapia ?
Se si riuscisse a lavorare su questi aspetti,
sarebbe senz'altro più agevole occuparsi anche degli altri Suoi problemi di salute.
deve essere chiaro che senza la visita dal vivo e la conoscenza più da vicino del Suo caso nessuno dovrebbe permettersi di farLe le diagnosi (e la risposta alla domanda e si tratta di un disturbo d'ansia o piuttosto di tipo "somatico" significherebbe fare la diagnosi).
Ho l'impressione che Lei stesso lo capisce ancora meglio di me, e che una nostra risposta, a ragione, Lei non considera sufficiente. Anzi, forse nemmeno una visita dal vivo non Le sarà sufficiente, e neanche più visite. ... Perché il dubbio non è dei medici, ma è Suo. E se i medici, risolvono i dubbi, Lei comunque non risolve il proprio dubbio.
E tuttavia ... Lei ha chiesto più consulti centrati sulla donada del Suo dubbio. Perché ? Forse anche perché spera che quanto meno, se non si risolve il dubbio, Lei potrà essere Rassicurato, e forse la Rassicurazione anche funziona per un po' di tempo... E forse anche perché il problema rimane comunque irrisolta e Lei sta soffrendo.
Come, spero, Lei sarà d'accordo, non poso (e non ritengo corretto in questo contesto) dirimere il dubbio che Lei ha. Però voglio soffermarsi sulle Modalità con le quali Lei tende a risolvere il problema.
Per quanto riguarda le Rassicurazioni, verosimilmente non è affatto la cosa principale che cerca (perché sta troppo male per sperare di risolvere il problema così), tuttavia, questo elemento della Rassicurazione comunque c'è. Ad esempio, se io Le dico: "è abbastanza probabile che siano gli effetti da sospensione del farmaco,che prima o poi passano", allora credo che Lei si sentirebbe meglio. A parte, se è vero o meno, questo è anche una Rassicurazione. Oppure, se io dicessi: "è probabile che si tratta davvero di un problema "fisico", e si potrà trovarla e risolvere, come è oggi capace la medicina". Anche questo: a parte se corrisponderà al vero o meno, è anche una Rassicurazione. Ma se io dicessi: "non lo posso dire", "non lo so": può essere più vero, ma non La rassicura. E anche se io dicessi: "è il Suo disturbo d'ansia", di nuovo, a parte che sia vero o meno, questa risposta non La rassicura, perché per Lei è difficile capire questo disturbo, e "sembra" di essere quasi incurabile..., e comunque dirLe "disturbo d'ansia" è come restituire a Lei il Suo stesso dubbio, dandone solo il nome, ma senza guarirlo...
Ho cercato di dimostrare che la Sua ricerca della soluzione è comunque fortemente condizionata dal bisogno della rassicurazione, ma in tal modo svia dalla strada più imparziale e comunque ci lascia sul punto fermo, perché in realtà le Rassicurazioni sono, se non controproducenti, sicuramente insufficienti.
E appunto, per quanto riguarda di avere Lei il Suo dubbio, il quale non possono risolvere anche più visite, anche se fatte bene, è un altro fattore che condiziona la Sua ricerca della soluzione, addirittura prevenendo la soluzione. Forse questo succede proprio perché il dubbio è qualcosa che in certi casi è meglio della certezza. Ad esempio, se io Lei dicessi: "sì, Lei ha una malattia, proprio quella che Lei pensava", credo che Lei non si sentirebbe molto bene, perché i benefici del sapere sono superati dai fattori emotivi negativi.
Tutto questo è proprio la natura del dubbio: nello stare nel mezzo.
Questo dubbio è una "malttia" a sé stessa, della quale si può soffrire, la quale si può curare e guarire. E sarebbe importante, perché questa "malattia del dubbio" non permette di affrontare ottimalmente gli altri problemi, le quali io Le credo che ci sono !
Di nuovo, sottolineo che non mi azzardo (perché non vedo corretto farlo in questo contesto e perché voglio cercare di essere obbiettivo) dirLe che quelli altri Suoi problemi sono solo fisici, solo psichici o entrambe. Non lo si può stabilire qua. Ed anche cercando a stabilirlo ed a lavorarci sopra in un contesto più adatto, saremo troppo ostacolati, condizionati dalla "malattia del dubbio".
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Vorrei toccare anche un altro argomento importante: quello del "disturbo d'ansia". Dico subito che anche qui non intendo dirimere la diagnosi. Piuttosto vorrei notare come sembra "piatta", "non adatta a farci capire le cose" questa dicitura ("ansia"). Sembra più una ossrervazione superficiale sulla persona, che una diagnosi di malattia.
Certo. Quando i medici Le dicono: "questa è l'ansia", e lo dicono come una loro diagnosi, sentenza, allora pensiamo di qualcosa che è "obbiettivo", che ciascuno qualificato a farlo può venire e misurare ... Dimentichiamo che "l'ansia" è prima di tutto uno stato psicofisico particolare che corrisponde ad un certo vissuto proprio (!) della persona. Questo stato certamente ha anche le manifestazioni tipiche a livello neuro-vegetativo e comportamentale (visibili e misurabili dallo specialista), ma non dobbiamo dimenticare che è anche un vissuto soggettivo.
"L'ansia" sembra di essere una parola e una diagnosi "innocua", ma in realtà l'abuso di questa diagnosi fa danni. Quali ? - Posta solo come diagnosi "oggettiva e certificata e basta" fa le persone a disimparare a riconoscere loro stesse i propri stati d'animo ! In tantissimi casi, quando è posta una diagnosi psichica è necessaria o la psicoterapia o almeno "l'approccio psicoterapeutico" del medico per cercare assieme con il paziente una traduzione comunque migliore, più autentica della sua situazione emotiva, per prevenire gli effetti negativi della diagnosi in sé sulla psiche della persona, e per specificare meglio i problemi (perché la diagnosi spesso è solo una "direzione" di ricerca, ma non il suo risultato). "Ansia" o "Disturbo d'Ansia" da soli sono comunque categorie troppo ampie e vaghe per pensare che sono sufficienti per sapere come curare la persona.
Scrivo tutto questo, sempre tenendo conto di corrispondere con Lei, che è una persona che ha i dubbi su come interpretare i propri sintomi. E dunque nel Sua caso a maggior ragione è importante non trascurare il lavoro sulla Sua capacità di riconoscere i propri stati emotivi, e non è sufficiente (anzi fa male) lasciarLa solo con una descrizione del Suo stato psichico fatta da altri.
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Penso che nel Suo caso (per quel che riguarda le Sue modalità di ricerca, "la malattia del dubbio" e la capacità a riconoscere Lei stesso il proprio stato psico-fisico) sarebbe opportuno pensare alla psicoterapia (non qualsiasi, ma informarsi meglio prima sulle varie metodiche, scuole). Lei ha già fatto la psicoterapia ?
Se si riuscisse a lavorare su questi aspetti,
sarebbe senz'altro più agevole occuparsi anche degli altri Suoi problemi di salute.
[#6]
Utente
Salve e grazie,
La sospensione del dropaxin era stata figlia del fatto che io e mia moglie stavamo provando a cercare un bimbo cosa che poi e' accaduta.
Parlando con mia moglie ( farmacista) stiamo valutando di riassumere il dropaxin che mi aveva dato non pochi benefici.
Inoltre domani avro' un incontro con uno psicoterapeuta che utilizza la tecnica chiamata psicoterapia breve strategica.
Sono in ferie questa settimana( cercate ed attese da tempo) e sto uno straccio.
Condivide quanto tutto sopra da me citato dottore?
Andrea
La sospensione del dropaxin era stata figlia del fatto che io e mia moglie stavamo provando a cercare un bimbo cosa che poi e' accaduta.
Parlando con mia moglie ( farmacista) stiamo valutando di riassumere il dropaxin che mi aveva dato non pochi benefici.
Inoltre domani avro' un incontro con uno psicoterapeuta che utilizza la tecnica chiamata psicoterapia breve strategica.
Sono in ferie questa settimana( cercate ed attese da tempo) e sto uno straccio.
Condivide quanto tutto sopra da me citato dottore?
Andrea
[#7]
Gentile Andrea,
condivido sia l'idea di tornare all'assunzione di Dropaxin (ci vuole però una nuova prescrizione del Suo specialista, non bisogna farlo da solo), sia l'idea della psicoterapia. Non Le so dire quanto sia indicata nello specifico la "psicoterapia breve strategica" (perché non mi occupo di questa tecnica), ma lo psicoterapeuta dal quale Lei va dovrebbe valutare anche questo: se e come la sua tecnica potrà essere adatta al Suo caso individuale (penso che "breve" non deve significare a priori che a Lei basterà solo un ciclo, ma che si riuscirà a vedere "a breve" se la tecnica è capace ad aiutarLe).
un saluto
condivido sia l'idea di tornare all'assunzione di Dropaxin (ci vuole però una nuova prescrizione del Suo specialista, non bisogna farlo da solo), sia l'idea della psicoterapia. Non Le so dire quanto sia indicata nello specifico la "psicoterapia breve strategica" (perché non mi occupo di questa tecnica), ma lo psicoterapeuta dal quale Lei va dovrebbe valutare anche questo: se e come la sua tecnica potrà essere adatta al Suo caso individuale (penso che "breve" non deve significare a priori che a Lei basterà solo un ciclo, ma che si riuscirà a vedere "a breve" se la tecnica è capace ad aiutarLe).
un saluto
[#9]
Salve, Andrea,
non c'è il tempo prestabilito per tutti universalmente.
Perché il punto non è quanto tempo dura la terapia con un certo farmaco o con una certa categoria di farmaci,
ma nel quanto tempo ci vuole per ottenere e mantenere i risultati un una certa malattia (!), la quale (lo stesso disturbo d'ansia, ad esempio) nelle persone diverse può essere anche diversa e va curata diversamente e con le aspettative diverse.
Lo stesso farmaco SSRI in queste diverse situazioni si comporta diversamente.
In ogni modo, lo valuta lo specialista prescrittore, facendo la stima e poi monitorando la situazione di volta in volta regolarmente, per decidere in quale fase di cura siamo. Non si può valutarlo in base ad uno schema prefabbricato, ma sì in base alla reale situazione clinica alla quale si cerca di arrivare.
Molte persone fanno questa domanda: quanto tempo deve durare la cura prescritta a loro da loro specialista ? - Questa domanda va rivolta allo specialista che ti segue, ma anche da lui non potrebbe essere data troppo a priori. Perché le malattie psichiche non sono come il "raffreddore stagionale e passeggero" per una persona robusta,
ma tendono a cronicizzarsi e sono poi più difficilmente curabili.
Inoltre, ... Lei scrive: "tre anni", ma se la dose del farmaco non è stata sufficiente o/e se il farmaco è stato assunto con discontinuità, allora possono essere anche trenta anni, ma se fatte in modo non ottimale è poco utile.
Infine, la terapia farmacologica è importante, e nel Suo caso può aiutarLe ad avere un comenso migliore, ma da sola probabilmente non potrà guarirLa. Direi che la terapia farmacologica deve creare le condizioni ottimali perché Lei possa affrontare il problema con la psicoterapia adatta, e sospesa (comunque solo su decisione del medico), ma meglio - quando Lei sarà capace ad affrontare i propri problemi anche con quello che la psicoterapia riesce a maturare, e non solo col farmaco.
A volte si riesce a fare un ciclo di cura solo farmacologico e dopo mantenere un compenso, ma molto probabilmente questo non riguarda Lei. Qui ci vogliono sia la farmaco- che la psico- terapia. Ma per fare la psicoterapia bisogna avere la motivazione a farla.
Nel Suo caso
non c'è il tempo prestabilito per tutti universalmente.
Perché il punto non è quanto tempo dura la terapia con un certo farmaco o con una certa categoria di farmaci,
ma nel quanto tempo ci vuole per ottenere e mantenere i risultati un una certa malattia (!), la quale (lo stesso disturbo d'ansia, ad esempio) nelle persone diverse può essere anche diversa e va curata diversamente e con le aspettative diverse.
Lo stesso farmaco SSRI in queste diverse situazioni si comporta diversamente.
In ogni modo, lo valuta lo specialista prescrittore, facendo la stima e poi monitorando la situazione di volta in volta regolarmente, per decidere in quale fase di cura siamo. Non si può valutarlo in base ad uno schema prefabbricato, ma sì in base alla reale situazione clinica alla quale si cerca di arrivare.
Molte persone fanno questa domanda: quanto tempo deve durare la cura prescritta a loro da loro specialista ? - Questa domanda va rivolta allo specialista che ti segue, ma anche da lui non potrebbe essere data troppo a priori. Perché le malattie psichiche non sono come il "raffreddore stagionale e passeggero" per una persona robusta,
ma tendono a cronicizzarsi e sono poi più difficilmente curabili.
Inoltre, ... Lei scrive: "tre anni", ma se la dose del farmaco non è stata sufficiente o/e se il farmaco è stato assunto con discontinuità, allora possono essere anche trenta anni, ma se fatte in modo non ottimale è poco utile.
Infine, la terapia farmacologica è importante, e nel Suo caso può aiutarLe ad avere un comenso migliore, ma da sola probabilmente non potrà guarirLa. Direi che la terapia farmacologica deve creare le condizioni ottimali perché Lei possa affrontare il problema con la psicoterapia adatta, e sospesa (comunque solo su decisione del medico), ma meglio - quando Lei sarà capace ad affrontare i propri problemi anche con quello che la psicoterapia riesce a maturare, e non solo col farmaco.
A volte si riesce a fare un ciclo di cura solo farmacologico e dopo mantenere un compenso, ma molto probabilmente questo non riguarda Lei. Qui ci vogliono sia la farmaco- che la psico- terapia. Ma per fare la psicoterapia bisogna avere la motivazione a farla.
Nel Suo caso
[#10]
Utente
Salve,
Premettendo di continuare la psicoterapia iniziata, in accordo con il mio curante si e' deciso di ritornare sulla paroxetina ( dropaxin) .
Mi ha detto di iniziare con 5 gocce per la prima settimana, 10 gocce la seconda settimana , 20 gocce la terza , 30 la 4settimana. Condivide dottore ? Ricordo che quando iniziai in precedenza la cura me la fece iniziare subito con 10 gocce.
Un altra domanda : cosa cambia tra i vari farmaci di paroxetina? Xke' a me proprio il dropaxin?
GraZie della sua pazienza dottore. Lei a Roma non riceve?
Premettendo di continuare la psicoterapia iniziata, in accordo con il mio curante si e' deciso di ritornare sulla paroxetina ( dropaxin) .
Mi ha detto di iniziare con 5 gocce per la prima settimana, 10 gocce la seconda settimana , 20 gocce la terza , 30 la 4settimana. Condivide dottore ? Ricordo che quando iniziai in precedenza la cura me la fece iniziare subito con 10 gocce.
Un altra domanda : cosa cambia tra i vari farmaci di paroxetina? Xke' a me proprio il dropaxin?
GraZie della sua pazienza dottore. Lei a Roma non riceve?
[#11]
Salve, Andrea,
è uno schema condivisibile.
il Dropaxin in gocce permette un avvio e una titolazione più graduali e agevoli della terapia, perché, a differenza delle altre preparazioni a base di Paroxetina, ogni goccia di Dropaxin contiene solo 0,5 mg di Paroxetina.
E' prudente soprattutto nel caso, come il Suo, nel quale sono presenti i sintomi neuro-vegetativi, probabilmente da rebound della malattia dopo la sospensione del farmaco, ma che lo stesso farmaco (Paroxetina) all'inizio può anche accentuare. Ed è anche da tener conto che prima di sospenderlo del tutto, a dosaggi residui abbastanza bassi Lei non aveva i sintomi di tale intensità; per cui è possibile che per un minimo di compenso basterebbero le dosi basse.
Dall'altro canto, è corretto salire gradualmente con le dosi, e può darsi che anche 40 gocce (20 mg) non saranno la dose sufficientemente efficace nel Suo dsturbo. Questo lo deve valutare il Suo psichiatra.
Non ricevo a Roma. Ma penso che anche con lo specialista che La segue ci sono le buone probabilità di una terapia corretta. Può riportare a lui quello che abbbiamo dscusso qui.
è uno schema condivisibile.
il Dropaxin in gocce permette un avvio e una titolazione più graduali e agevoli della terapia, perché, a differenza delle altre preparazioni a base di Paroxetina, ogni goccia di Dropaxin contiene solo 0,5 mg di Paroxetina.
E' prudente soprattutto nel caso, come il Suo, nel quale sono presenti i sintomi neuro-vegetativi, probabilmente da rebound della malattia dopo la sospensione del farmaco, ma che lo stesso farmaco (Paroxetina) all'inizio può anche accentuare. Ed è anche da tener conto che prima di sospenderlo del tutto, a dosaggi residui abbastanza bassi Lei non aveva i sintomi di tale intensità; per cui è possibile che per un minimo di compenso basterebbero le dosi basse.
Dall'altro canto, è corretto salire gradualmente con le dosi, e può darsi che anche 40 gocce (20 mg) non saranno la dose sufficientemente efficace nel Suo dsturbo. Questo lo deve valutare il Suo psichiatra.
Non ricevo a Roma. Ma penso che anche con lo specialista che La segue ci sono le buone probabilità di una terapia corretta. Può riportare a lui quello che abbbiamo dscusso qui.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 2.5k visite dal 16/01/2013.
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