Uno psichiatra il quale mi ha prescritto elontril 150mg 1cpr die

Buongiorno,Vi ringrazio per questa opportunità che date a persone come me che non sanno più cosa fare della vita.I miei problemi sono iniziati anni fa, frequentavo una persona e ho iniziato ad avere paura di perderla senza nessun motivo specifico e questo ha causato in me ansia, panico sempre maggiore e pianti immotivati. In più sono sopravvenuti problemi familiari e lavorativi che non sono riuscita a gestire lucidamente a causa di questo mio malessere.Mi sentivo sempre più giù, piangevo sempre e non avevo più voglia di fare niente,mi sono rivolta al mio medico di base che mi ha prescritto Entact dose min.5 gtt per arrivare ad un max di 20gtt die.La situazione affettiva è degenerata nell'agosto del 2011 con l'abbandono della persona a cui ero legata ormai da 4 anni, lì ho avuto un crollo e il medico mi ha consigliato di rivolgermi ad uno psicologo.Così ho fatto,per circa 3 mesi ho seguito un percorso che sembrava avesse ottenuto qualche risultato.Ma con il passare dei mesi il mio malessere tornava,mi hanno consigliato di rivolgermi ad uno psichiatra il quale mi ha prescritto Elontril 150mg 1cpr die e Entact stesso dosaggio,confermando la diagnosi di depressione causata sia dall'abbandono che da altre situazioni concomitanti, lavoro, famiglia, infanzia. Dopo 5 incontri,lo specialista mi ha detto che 'come medico può cercare le cause della depressione ma di più non può fare'io sinceramente mi sono sentita 'scaricata'e ho smesso di andare.A Dicembre 2012 ho dovuto rivolgermi ad un centro cefalee per un'emicrania (cosa di cui soffro dall'adolescenza) ricorrente ormai da 3 mesi in maniera continuativa.Il neurologo mi ha tolto i farmaci e sostituiti con Laroxil con dose iniziale di 3gtt fino ad un max di 10gtt da prendere la sera.In caso di attacchi di emicrania ha prescritto Auradol 2.5mg e devo dire che funziona, infatti in un mese ho avuto solo 1 attacco di emicrania, non mi sembra vero.Ora la situazione è questa,la persona che mi aveva abbandonato, che nel frattempo frequentava e frequenta ancora un'altra (tutti e 3 lavoriamo nella stessa ditta),mi ha cercato per un periodo dicendomi che gli mancavo,per poi salutarmi di nuovo,ho avuto un crollo totale dal quale non riesco più a risollevarmi. Piango,sto perdendo peso,mangio poco,non riesco più a concentrarmi nel lavoro,mi sento inutile a tutto e a tutti.Ho 50 anni, una figlia di 14 e nero davanti a me.Non so proprio più cosa fare, è impossibile per me evitare di incontrare questa persona per lavoro e ogni volta è una sofferenza, mi torturo con pensieri di lui insieme all'altra, mi rendo conto che è un comportamento infantile ma è più forte di me, non riesco a smettere di soffrire.Sto mettendo a rischio il mio lavoro perchè sono disattenta e svogliata,vedo i fine settimana come un incubo con il pensiero di far passare le giornate presto e nel modo meno indolore.Nonhonessunstimolo ad uscire, a vederegentemiinnervosisco,nonhovogliadifarenientesenondormiree piangere,sonodisperata.Cosapossofare?Grazie
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
il problema, secondo il mio parere, con i limiti di obbiettività dovuti al contatto solo a distanza, è da cercare di risolvere con l'aiuto soprattutto della psicoterapia (senza focalizzarsi per ora sulle ulteriori modifiche della farmacoterapia, la quale il qualche cosa è d'aiuto, ma da sola non può essere risolutiva nei disturbi reattivi alle situazioni di vita).

Lei scrive che ha iniziato un percorso di psicoterapia, ma sembra che poi abbia un po' "perso la strada". Sta facendo ancora la psicoterapia o l'ha abbandonata ? ( "l'ha abbandonata.." : scrivendo queste parole, mi sembra che le Sue dinamiche nella soluzione del problema ripetono in qualche parte l'atteggiamento che Lei stessa ha subito..).

E' possibile che le aspettative o/e gli obbiettivi della psicoterapia non sono stati corretti. La psicoterapia non deve essere vista come un mezzo che aiuta all'ottenimento degli obbiettivi concreti direttamente, ma si lavora piuttosto sulle capacità della persona a reagire in un modo più ottimale, più veritiero o più autentico; e dunque è poi la persona stessa che risolve il problema, ma con le possibilità maggiori di farlo.

Che cosa ne paensa Lei ? Che tipo della psicoterapia avete fatto ?

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio del suo parere. La psicoterapia l'ho interrotta dopo 3 mesi perchè di comune accordo con il medico, sembrava il momento di provare a camminare da sola. E per un po' sembrava essere fattibile. Cmq questi incontri si svolgevano per lo più facendomi 'sfogare' e indagando sul passato fino alla mia infanzia. La dr.ssa mi ha fatto compilare un test, di cui non ricordo il nome, ma che dava come risultato 5 punti su cui focalizzarsi.1-distacco e rifiuto 2-limitazione autonomia e dei risultati 3-problematiche relative ai limiti 4-orientamenti vs gli altri 5-vigilanza eccessiva/inibizione. Il risultato è stato molto elevato riguardo le zone ed-ab e ss-sb, elevato per la zona ma, medio per us,as,si. oltre a questo test mi è stato insegnato a crearmi un posto di fantasia dove 'isolarmi' nei momenti peggiori, inoltre ho tenuto una specie di diario sulle emozioni,immagini delle varie situazioni giornaliere di cui parlavamo nell'incontro successivo. Oltre a quanto descritto non ho fatto nient'altro. Io non conosco il mondo della psicoterapia ma secondo lei quanto fatto poteva essere sufficiente? Mi consiglierebbe di continuare la strada della psicoterapia magari con un altro specialista? Certo è che sinceramente senza un po' di aiuto farmacologico ora come ora non mi sento in grado di fare un così importante lavoro su me stessa. La ringrazio ancora per la pazienza con cui vorrà leggermi. Cordiali saluti.
[#3]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
esprimo qualche mia considerazione.

Lei scrive che il percorso è stato interrotto di comune accordo, per permettere a Lei di "camminare da sola". Questo dice già molto (qualcosa che forse è stato maggiormente chiaro verso la fine del percorso della psicoterapia ?): Lei ha una difficoltà a "camminare da sola" ? ovvero, tende ad "appoggiarsi su" , "dipendere da" o "essere infuenziata da" altre persone ? E' possibile che proprio qui si trova uno dei nuclei del Suo disagio anche relazionale-sentimentale ?

Se questo è uno dei problemi importanti, allora penso che un percorso di psicoterapia debba cercare di darne l'attenzione nella propria programmazione sin dall'inizio, o, quanto meno sin da quando lo si capisce. Ovvero, la fase stessa del "distacco", del passaggio all'indipendenza deve essere molto più graduale e deve essere di per sé l'obbiettivo di lavoro.

Per cui, verosimilmente il percorso non è stato sufficiente proprio per quanto riguarda questi ultimi obbiettivi (che potrebbero essere anzi, i principali; e lo si scorge anche dall'elenco delle problematiche individuate dairisultati del test che Lei riporta).

Inoltre, penso che entrare in contatto abbastanza profondo con una persona (sentendo anche la Sua storia d'infanzia) è in contraddizione con l'interruzione della relazione psicoterapeutica dopo i soli tre mesi.

Oppure, questa indagine sul passato, sull'infanzia ed il test sono stati solo un modo per la psicoterapeuta per conoscere Lei, ma non hanno avuto un significato ulteriore e relazionale per Lei stessa ? Ho proprio questa ultima impressione, vedendo come Lei sta citando i titoli ed anche le sigle delle scale probabilmente solo come "gli aspetti, i risultati del test" e basta.

E' certo che i test producono dei risultati, leggibili adeguatamente solo dal professionista, ed è certo che servono ad entrambi voi per identidicare le problematiche (e questo, senz'altro, avete cercato di fare). Tuttavia (importante): nella psicoterapia non ha senso solo conoscere, identificare: la conoscenza implica l'applicazione, il lavoro psicoterapeutico sulle fronti delle problematiche identificate.

Non escludo che le tecniche (di "diario", del "posto di fantasia") potevano essere o anche oggi possono essere adatte per una parte delle problematiche (è interessante come lo valuta Lei stessa: se Le hanno aiutato ed in che cosa ?), ma spesso (e normalmente) ci vuole più lavoro perché la persona riesca da sola (!) a lavorare adeguatamente con queste tecniche.

Penso che queste tecniche non affrontano di per sé il problema di fondo (dell'autonomia emotiva, dell'indipendenza) al quale ho accennato, ma penso che si può vederle come i mezzi che potevano "aiutare ad entrare in contatto" con tali problematiche in modo meno traumatico. In altre parole, sono "un linguaggio", ma che cosa questo "linguaggio" permette di dire, di esprimere, di vivere, di chiedere e di rispondere - sono aspetti che si concretizzano e ci permettono di essere affrontati nel contesto del contatto con lo psicoterapeuta (e lo avete fatto ! ma è da analizzare come lo avete fatto: per studiare sui successi e sugli errori)..

In ogni modo, sia la raccolta della storia, sia il test, sia le tecniche terapeutiche: tutto questo, in ideale, sono le modalità per entrare in contatto con la problematica. E si entra in contatto con essa, la si "tocca" più dal vivo nel contesto del contatto/ confronto/ relazione con una persona viva: lo psicoterapeuta.

Per cui, riassumendo,
la mia impressione è che il percorso di psicoterapia potrebbe rimanere ad essere indicato, ma che quello che è stato fatto poteva non essere sufficiente e ottimale.

Non bisogna deludersi o arrendersi: anche quello che avete fatto è significativo, ma ci vuole la motivazione e la determinazione per tornare su questa strada (appunto, è "una strada", non "una fermata"; lo sviluppo dell'autonomia emotiva e dell'indipendenza è un processo evolutivo).

Lei chiede:

<<..Mi consiglierebbe di continuare la strada della psicoterapia magari con un altro specialista?..>>


- Sì. Bisogna decidere se cercare un altro psicoterapeuta o provare di riprendere il percorso interrotto con la dottoressa che Lei conosce già (eventualmente anche discutendo con lei le mie osservazioni).

<<.. Certo è che sinceramente senza un po' di aiuto farmacologico ora come ora non mi sento in grado di fare un così importante lavoro su me stessa...>>

- uno dei farmaci prescritti a Lei dal neurologo per l'emicrania (Laroxyl; principio attivo: "amitriptilina"), oltre all'azione antidolorifica, è anche un valido antidepressivo, però la dose di tale farmaco e le modalità di assunzione potrebbero essere ottimizzate. Per avere un'efficacia anche antidepressiva, ci vogliono solitamente le dosi un po' più maggiori rispetto a quelle che assume, e, ovviamente, bisognerà stabilire una dose costante (non un intervallo di dosaggio, come da 3 a 10 gocce, quanto ho capito, a secondo delle necessità dell'effetto antidolorifico o ipnoinducente, ma una dose fissa). Ne parlerei con il Suo medico specialista: il neurologo (e valuterei assieme con lui se conviene che per la problematica depressiva La segua sempre lui oppure affiancare uno specialista psichiatra).
[#4]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

un trattamento psicoterapeutico di tre mesi a mio parere non può essere considerato risolutivo nè può fornire indicazioni di "camminare con le proprie gambe" dopo un breve periodo.

Di fatto, "camminare con le proprie gambe" non è una dizione corretta nei confronti di un paziente in quanto la difficoltà a gestire la quotidianità è la caratteristica di pazienti con disturbi psichiatrici, per cui, in presenza di indicazione alla psicoterapia, devono essere forniti strumenti duraturi nel tempo e che forniscano effettivamente una possibilità di indipendenza che, nel suo caso, non può considerarsi tale in tre mesi.

Per ciò che attiene al trattamento contro la cefalea, il dosaggio non può essere autogestito ma stabilito di volta in volta in funzione della permanenza o meno dei sintomi cefalalgici, oltretutto l'utilizzo di antidolorifici può essere considerato ma limitato nel tempo, in quanto tali farmaci possono portare una certa dipendenza e risultare meno efficaci dopo assuefazione.

Per quanto riguarda invece la sua problematica depressiva, lo specialista di riferimento è lo psichiatra e non farei confusione tra le varie figure professionali che possono avvicendarsi.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#5]
Utente
Utente
Egregi dottori, vi ringrazio per i pareri e i consigli datemi, ora ho contattato un medico specializzato in Psichiatria e Psicoterapia, spero vivamente di uscire da questo periodo nero presto e nei migliori dei modi e di ricominciare a sorridere.
Grazie ancora e cordiali saluti.
Emicrania

L'emicrania è una delle forme più diffuse di cefalea primaria, può essere con aura o senz'aura. Sintomi, cause e caratteristiche delle emicranie.

Leggi tutto