Da 30 mg a 40 mg citalopram
Buongiorno gentili medici,vorrei un vostro parere sul fatto che attualmente prendo 30 mg di Citalopram,dato che sono gia´7 mesi che lo prendo,e gli attacchi si sono appena attenuati,il mio Psichiatra mi ha detto di cominciare a prenderne 40 mg,di Citalopram + 100 mg di Sertralina.Non nascondo di avere un certo timore aumentando il dosaggio,e soprattutto cominciare a prendere un altro farmaco,volevo sapere la differenza tra i 2 Farmaci,e se posso stare tranquillo,nel senso che aumentando la dose mi provochi altri effetti collaterali.Vi ringrazio anticipatamente.
Saluti
Saluti
[#1]
Gentile utente,
quale è la Sua diagnosi ? (la malattia per la quale vengono prescritti questi farmaci)
quale è stata la spiegazione del Suo specialista rispetto alle modifiche della terapia ?
Ha altre problematiche di salute ?
Prima di risponderLe, devo farLe queste domande.
quale è la Sua diagnosi ? (la malattia per la quale vengono prescritti questi farmaci)
quale è stata la spiegazione del Suo specialista rispetto alle modifiche della terapia ?
Ha altre problematiche di salute ?
Prima di risponderLe, devo farLe queste domande.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
Buongiorno Dr.Gukov,soffro da molto tempo di ansia attacchi di panico e depressione.Prendo questo farmaco da un po di tempo ma non vedo miglioramenti,tanto che lo Psichiatra mi ha detto di aumentare a 40 mg die.Per quanto riguarda la mia salute,ho dolori in tutto il corpo,specialmente al petto e al dorso, adesso mi fanno male anche le gambe,ho fatto molte visite,dove non mi hanno trovato niente,dicono che sono dolori psicosomatici,solo che faccio fatica a crederlo,per questo vorrei un vostro parere.La ringrazio per la risposta.
Saluti
Saluti
[#3]
Gentile utente,
scusi del ritardo della mia risposta. Ho letto anche le altre Sue richieste di consulto su questo sito.
Vedo che Lei ha già posto una domanda analoga prima:
https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/304565-attacchi-di-panico-con-dolori.html
Posso confermare quello che Le ha risposto già la mia collega, che il suo psichiatra ha agito correttamente introducendo un nuovo antidepressivo, con l'intenzione di potenziare l'effetto di entrambe le molecole, dal momento che il citalopram da solo non aveva effetto.
Però.., non dicendo la verità al Suo psichiatra, poteva crearsi la confusione sulla terapia.
Il citalopram a 30 mg è già una dose potenzialmente efficace in molti disturbi d'ansia, ma alcuni disturbi d'ansia, in particolare con quei sintomi che Lei riferisce e con una sfumatura di elementi ipocondriaci, spesso richiedono i dosaggi maggiori e assunti per più tempo (7 mesi possono essere pochi).
Secondo me, prima di tutto sarebbe stato corretto seguire la prescrizione di aumentare la dose del Citalopram, spiegare al Suo specialista come sono andate davvero le cose, e successivamente discutere l'aggiunta anche di un altro farmaco. Altrimenti c'è una confusione: il Suo specialista può pensare che lei stia già assumendo il Citalopram a dose piena, che non è efficace da solo, e dunque aggiunge anche un altro farmaco...
Non escludo che, se si tratta di un disturbo d'ansia con le somatizzazioni e con elementi ipocondriaci, oltre a 40 mg di Citalopram, nella terapia possa servire anche un farmaco antidepressivo in più (la Sertralina). Il meccanismo dei due farmaci è leggermente diverso. Il Citalopram agisce soprattutto sul sistema della serotonina, mentre la Sertraina è aspettro un po' più ampio, agendo in una certa misura anche sul sistema della dopamina. Inoltre, il metabolismo (il modo dell'organismo di digerirli) dei due farmaci è diverso, e influisce abbastanza anche questo. Diciamo, che con i due tali farmaci si ha una copertura più ampia ed i potenziali effetti terapeutici di entrambi possono essere aiutati a vicenda da una tale associazione. Comunque, non è affatto rara - la terapia combinata con due antidepressivi.
Ma prima di farlo, secondo me, il Suo specialista deve vedere come Lei reagisce a 40 mg di Citalopram preso da solo, lui deve sapere che cosa Lei assume esattamente.
Al Suo psichiatra bisogna dire la verita (Lei va da lui per compiacerlo, per non deluderlo, o per curarsi ?). Altrimenti rischia di crearsi una confusione sulla terapia, oltre a tutti gli altri i Suoi problemi.
Da questa, ma anche dalle precedenti Sue richieste di consulto su questo sito, capisco che i rapporti con il Suo specialista non sono caratterizzati da una sufficiente fiducia, perché Lei sospetta di avere una malattia non diagnosticata e, anche se i rispettivi accertamenti sono stati apposto, Lei ha fatica a crederlo.
Dunque, ipotizzo che in gran parte è proprio questo che non permette ad avere un rapporto sincero con il Suo psichiatra: Lei non crede nella diagnosi che L'ha fatto.
Se così, posso dirLe che probabilmente ci stiamo inciappando in uno degli errori che, secondo me, fanno molti, talvolta non solo i pazienti ma anche i medici (se a Lei interessa, di alcuni di tali errori scrivo in questo articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/2288-5-stereotipi-sulla-malattia-psichica.html ):
molti pensano che la malattia psichica è qualcosa che si deduce "per l'essclusione" (se gli esami sono apposto, allora la causa è psichica). Ma non è così. E' un modo scorretto di procedre, secondo me.
In realtà, ogni malattia psichica ha i propri aspetti caratteristici (alcuni solo indicativi, altri più certi) che vanno riconosciuti dallo specialista, e non "per esclusione"; e una malattia psichica può essere presente anche in concomitanza con una problematica di un altro genere: in modo indipendente o legata a quest'ultima. Dunque, la presenza o meno di una problematica cosidetta "organica" o "fisica" non è un criterio per diagnosticare o meno una malattia psichica.
Dalle Sue descrizioni (anche nei Suoi consulti precedenti) posso avere l'impressione che una problematica psichoemotiva c'è, e che tale problematica ha bisogno di cure. Questo però non vuol dire automaticamente che Lei non possa avere anche le altre problematiche di salute. Non bisogna fare la confusione fra le due cose.
Dunque, è importante non diffidare delle prescrizioni del Suo psichiatra e di essere sincero con lui, anche se Lei sospetta di avere anche una problematica di un altro genere.
Nello stesso tempo, è importante prendere in considerazione anche gli aspetti non strettamente psichiatrici. Ma senza fare una ricerca continua delle cause nuove, senza domandarsi sempre che cosa ha. Sono stati già fatti alcuni accertamenti che hanno dimostrato che cosa ha. Mi riferisco ad esempio, al nodulo tiroideo, ad alcune alterazioni di ECG (che possono esssere legate fra di loro). Se Le hanno detto che non c'è da preoccuparsi di questo, che ne abbiamo tutti, allora tanto meglio. Ma questi aspetti possono essere meritevoli del monitoraggio nel tempo. Tante persone hanno i noduli tiroidei che non hanno un significato di malattia, e le alterazioni dell'ECG (soprattutto quelle sopra-ventricolari) possono essere dovute spesso allo stato d'animo, stato di stress, possono accomagnare anche gli attacchi di panico. Tuttavia, il funzionamento elettrico del cuore possa essere in relazione con l'attività della tiroide. Anche la tiroide può essere iperattivo nello stato di stress e di malattia psichica o anche durante alcune fasi di un semplice raffreddore (per farne un esempio). Ma l'evoluzione dei noduli tiroidei non è sempre prevedibile. Anche le rispettive malattie della tiroide non sempre si manifestano con alterazione costante dei valori degli ormoni tiroidei, ma talvolta con delle fasi diverse. E tenere in considerazione una potenziale problematica della tiroide è importante anche per l'approccio dello psichiatra che La segue. Se adesso la tiroide non ha problemi, allora è meglio così, ma se verranno fuori, lo psichiatra dovrà esserne al corrente.
Ad oggi in Psichiatria il funzionamento della tiroide sta diventando quasi quasi un esame di routine, di controllo, perché il suo malfunzionemanto può mimare o peggiorare parecchie malattie psichiche.
Insomma, per quanto riguarda le sospette problematiche non strettamente psichiatriche, Le consiglio di concentrarsi su quello che sa già (vedi il mio paragrafo precedente), di monitorare la tiroide, ed i parametri ad essa correlati (ad esempio, non solo gli ormoni tiroidei, ma eventualmente anche gli anticorpi specifici), di trovare un endocrinologo che possa seguirLa per tale monitoraggio. L'endocrinologo è anche un medico che possa valutare il funzionamento dal punto di vista organico-funzionale di tutto l'organismo nel suo insieme. E Le consiglio non dispendere le proprie energie emotive e le idee per le altre ricerche. Uno specialista (se competente) è più che sufficiente.
Tornando al tema della diagnosi, della terapia e della fiducia, c'è anche un altro errore diffuso che traspare, secondo me, dal Suo caso:
molti pensano che l'assenza di beneficio di una data cura prescritta per un dato problema testimonia quanto la diagnosi (o l'identificazione del problema) non sia stata corretta.
Anche questo è un procedimento erroneo. Perché esistono le malattie diffficilmente curabili, le quali possono richiedere le cure più lunghe del solito o più ottimizzazioni dell'approccio di cura; e perché, soprattutto in Psichiatria, non ci sono i rimedi che corrispondono linearmente ad una data malattia o a dati sintomi. Molti psichiatri mi diranno che quello che scrivo è un'eresia, ma secondo me, è così. Ad esempio, esistono dei farmaci indicati nei disturbi d'ansia, e che sono stati efficaci in moltissimi casi, ma nel caso specifico di una persona quel suo disturbo possa non giovare da un dato antidepressivo, ma giova dell'altro antidepressivo o di un farmaco di un'altra clase; può essere inefficace una certa dose, ma sì efficace una dose diversa; può non bastare un farmaco, ma esserci bisogno di un'associazione di farmaci. Inoltre, spesso i disturbi d'ansia resistenti e no sono curabili con la psicoterapia, ma una certa metodica di psicoterapia (provata nelle migliaia dei casi) in questo dato caso non è detto che sia efficace, ed inoltre, ogni psicoterapeuta lavora in un modo leggermente suo, conta anche questo, ed è anche molto importante che la persona dello psicoterapeuta sia adatta al caso.
scusi del ritardo della mia risposta. Ho letto anche le altre Sue richieste di consulto su questo sito.
Vedo che Lei ha già posto una domanda analoga prima:
https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/304565-attacchi-di-panico-con-dolori.html
Posso confermare quello che Le ha risposto già la mia collega, che il suo psichiatra ha agito correttamente introducendo un nuovo antidepressivo, con l'intenzione di potenziare l'effetto di entrambe le molecole, dal momento che il citalopram da solo non aveva effetto.
Però.., non dicendo la verità al Suo psichiatra, poteva crearsi la confusione sulla terapia.
Il citalopram a 30 mg è già una dose potenzialmente efficace in molti disturbi d'ansia, ma alcuni disturbi d'ansia, in particolare con quei sintomi che Lei riferisce e con una sfumatura di elementi ipocondriaci, spesso richiedono i dosaggi maggiori e assunti per più tempo (7 mesi possono essere pochi).
Secondo me, prima di tutto sarebbe stato corretto seguire la prescrizione di aumentare la dose del Citalopram, spiegare al Suo specialista come sono andate davvero le cose, e successivamente discutere l'aggiunta anche di un altro farmaco. Altrimenti c'è una confusione: il Suo specialista può pensare che lei stia già assumendo il Citalopram a dose piena, che non è efficace da solo, e dunque aggiunge anche un altro farmaco...
Non escludo che, se si tratta di un disturbo d'ansia con le somatizzazioni e con elementi ipocondriaci, oltre a 40 mg di Citalopram, nella terapia possa servire anche un farmaco antidepressivo in più (la Sertralina). Il meccanismo dei due farmaci è leggermente diverso. Il Citalopram agisce soprattutto sul sistema della serotonina, mentre la Sertraina è aspettro un po' più ampio, agendo in una certa misura anche sul sistema della dopamina. Inoltre, il metabolismo (il modo dell'organismo di digerirli) dei due farmaci è diverso, e influisce abbastanza anche questo. Diciamo, che con i due tali farmaci si ha una copertura più ampia ed i potenziali effetti terapeutici di entrambi possono essere aiutati a vicenda da una tale associazione. Comunque, non è affatto rara - la terapia combinata con due antidepressivi.
Ma prima di farlo, secondo me, il Suo specialista deve vedere come Lei reagisce a 40 mg di Citalopram preso da solo, lui deve sapere che cosa Lei assume esattamente.
Al Suo psichiatra bisogna dire la verita (Lei va da lui per compiacerlo, per non deluderlo, o per curarsi ?). Altrimenti rischia di crearsi una confusione sulla terapia, oltre a tutti gli altri i Suoi problemi.
Da questa, ma anche dalle precedenti Sue richieste di consulto su questo sito, capisco che i rapporti con il Suo specialista non sono caratterizzati da una sufficiente fiducia, perché Lei sospetta di avere una malattia non diagnosticata e, anche se i rispettivi accertamenti sono stati apposto, Lei ha fatica a crederlo.
Dunque, ipotizzo che in gran parte è proprio questo che non permette ad avere un rapporto sincero con il Suo psichiatra: Lei non crede nella diagnosi che L'ha fatto.
Se così, posso dirLe che probabilmente ci stiamo inciappando in uno degli errori che, secondo me, fanno molti, talvolta non solo i pazienti ma anche i medici (se a Lei interessa, di alcuni di tali errori scrivo in questo articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/2288-5-stereotipi-sulla-malattia-psichica.html ):
molti pensano che la malattia psichica è qualcosa che si deduce "per l'essclusione" (se gli esami sono apposto, allora la causa è psichica). Ma non è così. E' un modo scorretto di procedre, secondo me.
In realtà, ogni malattia psichica ha i propri aspetti caratteristici (alcuni solo indicativi, altri più certi) che vanno riconosciuti dallo specialista, e non "per esclusione"; e una malattia psichica può essere presente anche in concomitanza con una problematica di un altro genere: in modo indipendente o legata a quest'ultima. Dunque, la presenza o meno di una problematica cosidetta "organica" o "fisica" non è un criterio per diagnosticare o meno una malattia psichica.
Dalle Sue descrizioni (anche nei Suoi consulti precedenti) posso avere l'impressione che una problematica psichoemotiva c'è, e che tale problematica ha bisogno di cure. Questo però non vuol dire automaticamente che Lei non possa avere anche le altre problematiche di salute. Non bisogna fare la confusione fra le due cose.
Dunque, è importante non diffidare delle prescrizioni del Suo psichiatra e di essere sincero con lui, anche se Lei sospetta di avere anche una problematica di un altro genere.
Nello stesso tempo, è importante prendere in considerazione anche gli aspetti non strettamente psichiatrici. Ma senza fare una ricerca continua delle cause nuove, senza domandarsi sempre che cosa ha. Sono stati già fatti alcuni accertamenti che hanno dimostrato che cosa ha. Mi riferisco ad esempio, al nodulo tiroideo, ad alcune alterazioni di ECG (che possono esssere legate fra di loro). Se Le hanno detto che non c'è da preoccuparsi di questo, che ne abbiamo tutti, allora tanto meglio. Ma questi aspetti possono essere meritevoli del monitoraggio nel tempo. Tante persone hanno i noduli tiroidei che non hanno un significato di malattia, e le alterazioni dell'ECG (soprattutto quelle sopra-ventricolari) possono essere dovute spesso allo stato d'animo, stato di stress, possono accomagnare anche gli attacchi di panico. Tuttavia, il funzionamento elettrico del cuore possa essere in relazione con l'attività della tiroide. Anche la tiroide può essere iperattivo nello stato di stress e di malattia psichica o anche durante alcune fasi di un semplice raffreddore (per farne un esempio). Ma l'evoluzione dei noduli tiroidei non è sempre prevedibile. Anche le rispettive malattie della tiroide non sempre si manifestano con alterazione costante dei valori degli ormoni tiroidei, ma talvolta con delle fasi diverse. E tenere in considerazione una potenziale problematica della tiroide è importante anche per l'approccio dello psichiatra che La segue. Se adesso la tiroide non ha problemi, allora è meglio così, ma se verranno fuori, lo psichiatra dovrà esserne al corrente.
Ad oggi in Psichiatria il funzionamento della tiroide sta diventando quasi quasi un esame di routine, di controllo, perché il suo malfunzionemanto può mimare o peggiorare parecchie malattie psichiche.
Insomma, per quanto riguarda le sospette problematiche non strettamente psichiatriche, Le consiglio di concentrarsi su quello che sa già (vedi il mio paragrafo precedente), di monitorare la tiroide, ed i parametri ad essa correlati (ad esempio, non solo gli ormoni tiroidei, ma eventualmente anche gli anticorpi specifici), di trovare un endocrinologo che possa seguirLa per tale monitoraggio. L'endocrinologo è anche un medico che possa valutare il funzionamento dal punto di vista organico-funzionale di tutto l'organismo nel suo insieme. E Le consiglio non dispendere le proprie energie emotive e le idee per le altre ricerche. Uno specialista (se competente) è più che sufficiente.
Tornando al tema della diagnosi, della terapia e della fiducia, c'è anche un altro errore diffuso che traspare, secondo me, dal Suo caso:
molti pensano che l'assenza di beneficio di una data cura prescritta per un dato problema testimonia quanto la diagnosi (o l'identificazione del problema) non sia stata corretta.
Anche questo è un procedimento erroneo. Perché esistono le malattie diffficilmente curabili, le quali possono richiedere le cure più lunghe del solito o più ottimizzazioni dell'approccio di cura; e perché, soprattutto in Psichiatria, non ci sono i rimedi che corrispondono linearmente ad una data malattia o a dati sintomi. Molti psichiatri mi diranno che quello che scrivo è un'eresia, ma secondo me, è così. Ad esempio, esistono dei farmaci indicati nei disturbi d'ansia, e che sono stati efficaci in moltissimi casi, ma nel caso specifico di una persona quel suo disturbo possa non giovare da un dato antidepressivo, ma giova dell'altro antidepressivo o di un farmaco di un'altra clase; può essere inefficace una certa dose, ma sì efficace una dose diversa; può non bastare un farmaco, ma esserci bisogno di un'associazione di farmaci. Inoltre, spesso i disturbi d'ansia resistenti e no sono curabili con la psicoterapia, ma una certa metodica di psicoterapia (provata nelle migliaia dei casi) in questo dato caso non è detto che sia efficace, ed inoltre, ogni psicoterapeuta lavora in un modo leggermente suo, conta anche questo, ed è anche molto importante che la persona dello psicoterapeuta sia adatta al caso.
[#4]
Utente
grazie Dr.Gukov,Lei e´stato molto chiaro,ed ha perfettamente ragione,per quanto riguarda il mio modo di fare.Lei mi ha dato coraggio.Volevo inoltre chiederle dottore,il perche´dei miei continui dolori,provengono tutti dalla mia situazione?Lei pensa che se inizio con 40 mg di Citalopram potrebbe andar meglio?Il mio Psichiatra mi ha detto che se fino ad adesso le medicine e la Psicoterapia hanno fatto poco o niente,lui mi consiglia di ricoverarmi in una clinica psicosomatica,dove io ho rifiutato.Pensa anche Lei che non riusciro´a riprendermi da questa situazione?Intanto grazie mille per la sua disponibilita´.
Cordiali Saluti
Cordiali Saluti
[#5]
Gentile utente,
Lei scrive:
<<..Volevo inoltre chiederle dottore,il perche´dei miei continui dolori,provengono tutti dalla mia situazione?..>>
non posso avere la risposta a questa Sua domanda. In internet non si può fare le visite, non si può seguire il paziente, e questo pone i limiti alla conoscenza del caso. Come Le ho già scritto, "dalle Sue descrizioni (anche nei Suoi consulti precedenti) posso avere l'impressione che una problematica psichoemotiva c'è". Ma non posso dirLe di più rispetto a quello che ho già detto.
<<..Lei pensa che se inizio con 40 mg di Citalopram potrebbe andar meglio?..>>
Penso che è corretto seguire tale prescrizione del Suo secialista, se Lei si è affidato a lui. Questo aspetto della fiducia (o di non fiducia) nel Suo specialista non dobbiamo cercare di aggirare, chiedendo il parere ad altri. La questione della fiducia nel proprio specialista va chiarita .
<<..Il mio Psichiatra mi ha detto che se fino ad adesso le medicine e la Psicoterapia hanno fatto poco o niente,lui mi consiglia di ricoverarmi in una clinica psicosomatica,dove io ho rifiutato..>>
Come si può dire che le cure hanno fatto poco o niente, se Lei non le ha seguite ?
Lei scrive:
<<..Volevo inoltre chiederle dottore,il perche´dei miei continui dolori,provengono tutti dalla mia situazione?..>>
non posso avere la risposta a questa Sua domanda. In internet non si può fare le visite, non si può seguire il paziente, e questo pone i limiti alla conoscenza del caso. Come Le ho già scritto, "dalle Sue descrizioni (anche nei Suoi consulti precedenti) posso avere l'impressione che una problematica psichoemotiva c'è". Ma non posso dirLe di più rispetto a quello che ho già detto.
<<..Lei pensa che se inizio con 40 mg di Citalopram potrebbe andar meglio?..>>
Penso che è corretto seguire tale prescrizione del Suo secialista, se Lei si è affidato a lui. Questo aspetto della fiducia (o di non fiducia) nel Suo specialista non dobbiamo cercare di aggirare, chiedendo il parere ad altri. La questione della fiducia nel proprio specialista va chiarita .
<<..Il mio Psichiatra mi ha detto che se fino ad adesso le medicine e la Psicoterapia hanno fatto poco o niente,lui mi consiglia di ricoverarmi in una clinica psicosomatica,dove io ho rifiutato..>>
Come si può dire che le cure hanno fatto poco o niente, se Lei non le ha seguite ?
[#6]
Utente
ok Dr.Gukov tutto chiaro.Avrei un´ultima domanda da farle,e cioe´quando faccio anche il minimo sforzo mi fa male il petto,nonostante abbia fatto una miriade di ECG,non riesco a capire (anche i medici dove sono stato) questi dolori da dove vengono.Il mio Psichiatra dice che proviene tutto dalla mia Ansia,naturalmente fatico a credergli,vorrei un vostro gentilissimo parere.
La ringrazio Lei e´gentilissimo
Distinti Saluti
La ringrazio Lei e´gentilissimo
Distinti Saluti
[#7]
Gentile utente,
di questi sintomi Lei ha parlato in questo consulto ed anche nelle altre Sue richieste di consulto su questo sito.. Così Lei sta collezionando i diversi pareri, potenzialmente anche contrari fra di loro, e questo non è costruttivo, può confonderLa di più e menare di più la fiducia in quei medici che La seguono dal vivo.
Avrei tante ipotesi (la prima: il Suo disturbo psichico, che può accentuare le sensazioni fino al viverle come patologiche, ma fra le ipotesi aggiuntive: anche lo stato di sovrappeso, che può rendere più faticosa la funzione dell'apparato respiratorio e degli altri organi interni al torace, e che peggiora anche le malattie della colonna, e, non per l'ultimo, conta anche la tiroide), ma di tutto questo non ha senso di parlare solo via internet !
Un parere di uno specialista via internet non è comparabile (ed è, di partenza, meno fondato) rispetto ad un parere di uno specialista in base alla conoscenza dal vivo del Suo caso. Come Le scrivevo, bisogna invece trovare dal vivo un medico (che può essere un endocrinologo, ma sicuramente con le competenze anche internistiche) chi La visiti approfonditamente, chi non si limiti solo agli "esami".
Posso ripetere che l'attribuire tutto quello che non ha un riscontro negli "esami" alle cause psichiche secondo me è scorretto, e l'ho già scritto. Sia le malattie "psichiche", sia le malattie "fisiche" hanno loro caratteristiche riconoscibili all'esame medico clinico ("visita medica" nel senso tradizionale), prima ancora di fare gli "esami" (che sono solo un parametro in più), ma via internet non posso fare né le visite, né le diagnosi, e sono solo uno psichiatra, non un internista.
di questi sintomi Lei ha parlato in questo consulto ed anche nelle altre Sue richieste di consulto su questo sito.. Così Lei sta collezionando i diversi pareri, potenzialmente anche contrari fra di loro, e questo non è costruttivo, può confonderLa di più e menare di più la fiducia in quei medici che La seguono dal vivo.
Avrei tante ipotesi (la prima: il Suo disturbo psichico, che può accentuare le sensazioni fino al viverle come patologiche, ma fra le ipotesi aggiuntive: anche lo stato di sovrappeso, che può rendere più faticosa la funzione dell'apparato respiratorio e degli altri organi interni al torace, e che peggiora anche le malattie della colonna, e, non per l'ultimo, conta anche la tiroide), ma di tutto questo non ha senso di parlare solo via internet !
Un parere di uno specialista via internet non è comparabile (ed è, di partenza, meno fondato) rispetto ad un parere di uno specialista in base alla conoscenza dal vivo del Suo caso. Come Le scrivevo, bisogna invece trovare dal vivo un medico (che può essere un endocrinologo, ma sicuramente con le competenze anche internistiche) chi La visiti approfonditamente, chi non si limiti solo agli "esami".
Posso ripetere che l'attribuire tutto quello che non ha un riscontro negli "esami" alle cause psichiche secondo me è scorretto, e l'ho già scritto. Sia le malattie "psichiche", sia le malattie "fisiche" hanno loro caratteristiche riconoscibili all'esame medico clinico ("visita medica" nel senso tradizionale), prima ancora di fare gli "esami" (che sono solo un parametro in più), ma via internet non posso fare né le visite, né le diagnosi, e sono solo uno psichiatra, non un internista.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 12.2k visite dal 12/11/2012.
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