Depressione e ansia post intervento ematoma subdurale
Gent.li Dottori,
mia madre di 84 anni è stata sottoposta 2 anni fa all'asportazione di un ematoma subdurale spontaneo. La conseguenza è stata una paresi alla parte destra del corpo che con la fisioterapia è riuscita a riabilitare abbastanza.Però dopo qualche mese dall'intervento si sono presentati i primi sintomi dell'ansia e della depressione con disturbi del comportamento e dell'umore. L'unico farmaco che non rifiuta è il Lorans, di cui ne assume complessivamente 2 pillole al giorno. Il problema grave è che lei sembra essere lucidissima ma completamente in balìa delle sue ossessioni. E' sempre piena di rancore verso tutti e tutto, ha crisi di panico e intenzioni suicide. Noi figli non sappiamo più come comportarci, perchè è davvero molto difficile avere a che fare con una persona che "non è più nostra madre". Non vuole altri farmaci , perché dice che la rendono intontita e poco lucida,
Riesce solo a far sentire in colpa tutti coloro che vorrebbero aiutarla e non c'è modo di farla rendere conto della realtà. Purtroppo Lei vive in un piccolo paese e non volendosi spostare da casa sua non abbiamo nemmeno la possibilità di farla seguire costantemente da uno psichiatra. Come dobbiamo comportarci ? Cosa possiamo fare per alleviarle questa tortura quotidiana e di conseguenza alleviare anche i nostri sforzi che sembrano essere inutili?
Vi ringrazio molto per la risposta.
Dina
mia madre di 84 anni è stata sottoposta 2 anni fa all'asportazione di un ematoma subdurale spontaneo. La conseguenza è stata una paresi alla parte destra del corpo che con la fisioterapia è riuscita a riabilitare abbastanza.Però dopo qualche mese dall'intervento si sono presentati i primi sintomi dell'ansia e della depressione con disturbi del comportamento e dell'umore. L'unico farmaco che non rifiuta è il Lorans, di cui ne assume complessivamente 2 pillole al giorno. Il problema grave è che lei sembra essere lucidissima ma completamente in balìa delle sue ossessioni. E' sempre piena di rancore verso tutti e tutto, ha crisi di panico e intenzioni suicide. Noi figli non sappiamo più come comportarci, perchè è davvero molto difficile avere a che fare con una persona che "non è più nostra madre". Non vuole altri farmaci , perché dice che la rendono intontita e poco lucida,
Riesce solo a far sentire in colpa tutti coloro che vorrebbero aiutarla e non c'è modo di farla rendere conto della realtà. Purtroppo Lei vive in un piccolo paese e non volendosi spostare da casa sua non abbiamo nemmeno la possibilità di farla seguire costantemente da uno psichiatra. Come dobbiamo comportarci ? Cosa possiamo fare per alleviarle questa tortura quotidiana e di conseguenza alleviare anche i nostri sforzi che sembrano essere inutili?
Vi ringrazio molto per la risposta.
Dina
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Utente
Gent.mo Dr. Garbolino,
prima di tutto grazie per il suo interessamento, per quanto riguarda il medico di base di mia madre, sì, è stato coinvolto dal primo momento ma purtroppo si limita a prescriverle i farmaci e a farle visita ogni tanto per convincerla che oltre al suo stato depressivo, non ha nessun altro problema di salute. Oltre a lui è stato coinvolto anche l'unico neurologo presente nell'ASL che sembra non poter far nulla di più che prescriverle i farmaci e le terapie di riabilitazione, anche quelle saltuarie. Purtroppo le strutture sanitarie pubbliche in cui è presente uno psichiatra sono distanti dal paese di mia madre e anche se abbiamo provato a convincerla ad affrontare un paio di volte il viaggio, le conseguenze sono state disastrose. Sono consapevole che questo tipo di problematiche nelle persone anziane sono molto frequenti, e nonostante questa emergenza sanitaria, spesso vengono lasciati da soli e senza nessun aiuto. Noi familiari non sappiamo come affrontare questa malattia e spesso facciamo degli errori grossolani, anche se in buona fede e alla fine peggioriamo le cose. Anche l'impegno economico che richiede uno psichiatra a domicilio è improponibile, quindi come può comprendere dal quadro generale della situazione, la mia è una richiesta di un'alternativa o di un consiglio professionale che ci aiuti a capire meglio cosa fare.
Mi scuso se mi sono dilungata e la ringrazio ancora.
Dina
prima di tutto grazie per il suo interessamento, per quanto riguarda il medico di base di mia madre, sì, è stato coinvolto dal primo momento ma purtroppo si limita a prescriverle i farmaci e a farle visita ogni tanto per convincerla che oltre al suo stato depressivo, non ha nessun altro problema di salute. Oltre a lui è stato coinvolto anche l'unico neurologo presente nell'ASL che sembra non poter far nulla di più che prescriverle i farmaci e le terapie di riabilitazione, anche quelle saltuarie. Purtroppo le strutture sanitarie pubbliche in cui è presente uno psichiatra sono distanti dal paese di mia madre e anche se abbiamo provato a convincerla ad affrontare un paio di volte il viaggio, le conseguenze sono state disastrose. Sono consapevole che questo tipo di problematiche nelle persone anziane sono molto frequenti, e nonostante questa emergenza sanitaria, spesso vengono lasciati da soli e senza nessun aiuto. Noi familiari non sappiamo come affrontare questa malattia e spesso facciamo degli errori grossolani, anche se in buona fede e alla fine peggioriamo le cose. Anche l'impegno economico che richiede uno psichiatra a domicilio è improponibile, quindi come può comprendere dal quadro generale della situazione, la mia è una richiesta di un'alternativa o di un consiglio professionale che ci aiuti a capire meglio cosa fare.
Mi scuso se mi sono dilungata e la ringrazio ancora.
Dina
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.5k visite dal 06/11/2012.
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