Manifestazioni maniacali in seguito ad intossicazione da escitalopram

Gentili dottori,
circa un anno e mezzo fa, dopo mesi di depressione che si manifestava con brevi (circa 5 giorni) ma intensi episodi intervallati da qualche settimana di eutimia, sono arrivato a tentare il suicidio assumendo un'elevata dose di pastiglie di escitalopram (credo di averne prese circa una scatola e mezza)... dopo una o due ore ho iniziato a sentire molto caldo, ad avere tachicardia, a tremare, a vedere le cose a rallentatore ecc., mi sono addormentato e mi sono svegliato qualche ora dopo che stavo bene, mi sentivo soltanto come se avessi i postumi di una sbornia... E nessuno è venuto a conoscenza di questo fatto...
Tuttavia dopo qualche giorno ho iniziato a sentirmi insolitamente esaltato, disinibito, a dormire 2-3 ore a notte e a manifestare insomma i comuni sintomi di un episodio maniacale. Mio padre, siccome soffre disturbo bipolare, ha riconosciuto subito i sintomi e mi ha portato da uno psichiatra il quale, benché ignaro del mio episodio con le pillole, mi ha diagnosticato un disturbo bipolare... Dopo circa un anno ho raccontato del mio tentato suicidio e dell'intossicazione da antidepressivi al mio psichiatra, chiedendogli se a questo punto la diagnosi fattami fosse ancora valida ma lui non mi ha saputo dare una risposta, e, perplesso, ha scritto alla casa farmaceutica che produce il farmaco di cui ho abusato per avere informazioni, la quale tuttavia dopo diverse settimane non gli ha ancora risposto...
Ora volevo chiedere a Voi medici un parere a proposito di questa mia vicenda, e cioè se si può ancora parlare di disturbo bipolare o se resta un episodio isolato (non ne avevo mai avuti in precedenza né ho avuto riacutizzazioni in seguito), e se è comunque indicata una terapia preventiva a base di stabilizzatori dell'umore.
Cordialmente
[#1]
Dr. Marco Arnaldo Zamperetti Psichiatra, Neurologo, Psicoterapeuta 6
Gentile Paziente, e' ben possibile che l'iperdosaggio possa aver determinato un viraggio in senso maniacale del suo umore. Tuttavia e' piu' probabile che l'iperdosaggio abbia slatentizzato una predisposizione al disturbo bipolare in lei gia' strutturalmente presente e, in questo senso, avvalora questa seconda ipotesi anche il fatto, di non poco conto, che suo padre sia affetto da disturbo bipolare, che sovente ha una appunto una positivita' familiare. Tuttavia poiche' la decisione d'iniziare una terapia con farmaci stabizzatori e' da prendersi con ponderazione poiche' e' una cura da assumere a tempo indeterminato (e direi per sempre, quando indicata), credo sia meglio aspettare e vedere se si ripresentano segni di bipolarita': a quel punto, con la familiarita' del papa', il dubbio diagnostico puo' esser definitivamente risolto. Peraltro poi, prima d'intraprendere una terapia con stabilizzatori occorre, oltre che una diagnosi certa, anche una valutazione ponderata del rapporto rischi/benefici. Non essendo infatti tali terapie acqua fresca, va anche valutato prima d'intraprenderle la frequenza degli episodi, sia maniacali che depressivi, e la gravita' degli stessi. Se son sporadici e d'intensita' non marcata e' allora preferibile una terapia "al bisogno" nei casi in cui si manifestano i disturbi piuttosto che una terapia preventiva a vita.
Cordiali saluti

Dr. Marco Arnaldo Zamperetti

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Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
Grazie dottore per la tempestiva risposta. A dire il vero già seguo una terapia preventiva, prendo Depakin Chrono 1000 mg/die da un anno e 4 mesi (infatti il medico che me l'ha prescritta non sapeva del mio episodio d'abuso con i farmaci, e mi ha diagnosticato il disturbo bipolare senza però sapere tutta la storia). A questo punto sono perplesso su come considerarmi: ho o non ho questa malattia??? E' il caso di continuare questa terapia visto che già la prendo, e se sì per quanto??? Questo è quello che ho chiesto al mio psichiatra, ma anche lui era perplesso...
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