Sonno e risvegli

Sono un ansioso, ho sofferto di attacchi di panico e sono un ossessivo, ipocondriaco. Sono seguito da uno psicologo cognitivo comportamentale da molti anni.
In passato ho creduto di avere vari tipi di malattie gravi che poi per fortuna non avevo.
Un giorno mi sono preoccupato per alcune extrasistoli e da li e' iniziata la mia fissazione sul cuore. Una notte mi sono svegliato con il cuore che andava veloce e pensavo che stesse impazzendo e di morire.
Da li ogni notte mentre faccio dei sogni/incubi mi sveglio con tachicardia, agitazione, fatica a riaddormentarmi.
Se prendo 10/15 gocce di xanax il problema o non avviene o avviene verso il mattino, altrimenti avviene verso le 3 di notte.
Possibile che capito OGNI notte?
Ho fatto ECG, esami tiroide, ECG da sforzo, ecocardiogramma e tutto negativo.
Succede sempre durante un sogno e non riesco a trovare il modo che non succeda piu' a parte prendere lo xanax.
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,

dalla Sua descrizione, praticamente anche il farmaco non sempre riesce ad eliminare il sintomo, ma spesso riesce a ritardarlo fino alle ore del mattino. Ciò potrebbe essere spiegabile con l'inibizione da parte del farmaco di alcuni aspetti fisiologici del sonno (soprattutto delle fase "REM"), durante le quali tali sintomi potrebbero più probabilmente avvenire. Dal punto di vista delle indagini, vedo che avete fatte quelle che miravano a neutralizzare le Sue preoccupazioni, ma ci sono quelle che potrebbero essere più specifiche nel caso dei disturbi del sonno. Ad esempio, la polisonnografia. Posso consigliarLe di rivolgersi ad uno dei Centri dei Disturbi del Sonno, che di solito funzionano presso le Cliniche Neurologiche dei grandi Ospedali o degli Ospedali Universitari.

Inoltre, devo dire che potrebbe essere utile parlare con il Suo psicoterapeuta dell'opportunità di ottimizzare le modalità della vostra psicoterapia. Devo anche dire che l'essere in cura con una metodica cognitivo-comportamentale per anni mi lascia il dubbio che si potesse perdere un po' di vista i principi di tale approccio (cedendo forse ai Suoi bisogni di "sostegno psicologico"?), perché, secondo me, è insolito che una terapia cognitivo-comportamentale duri tanto tempo. Di solito vengono individuati alcuni obbiettivi concreti sui quali si lavora per un periodo prestabilito. Se necessario, possono essere fissati obbiettivi ulteriori ed un ulteriore periodo. Ma il fatto che la terapia dura per anni mi fa pensare che possa basarsi non solo su tali principi o che poteva deviare da questi. Chi sa, può darsi anche che il problema necessiti di integrazione delle metodiche cognitivo-comportamentali con altri metodi, o che possano essere di mggiore beneficio. Comunque, è un mio ragionamento e la mia ipotesi. Bisogna parlarne con il Suo psicoterapeuta.

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Utente
Utente
Si ma le mie preoccupazioni non si sono neutralizzate. Io sono convinto di essere malato di cuore e piu' volte al giorno mi tasto le vene nel collo per sentire il battito ormai e' diventata un'ossessione.
L'altro giorno mi e' venuto anche un attacco di panico con una forte tachicardia e non me ne veniva uno da 10 anni.
Si effettivamente il mio psicologo e' un po' strano. Devo dire che non mi ha mai dato medicinali (lo xanax me l'ha dato il mio medico) e io quando avevo 16-17 anni ormai non uscivo piu' di casa. Avevo fatto varie psicoterapie per anni ma alla fine ci ricadevo sempre.
Con lui ero uscito da questo tunnel senza farmaci, ok a volte avevo delle piccole ricadute sulle malattie ma poi passavano anche con il suo aiuto. Se non avessi avuto lui avrei fatto minimo 1000 visite.
Ma cos'e' che mi fa svegliare in questo modo tutte le notti secondo lei?
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
se il Suo psicoterapeuta fa lo psicoterapeuta, allora non è strano, ma è normale che non prescrive i farmaci. La prescrizione dei farmaci a Lei da parte sua sminuerebbe l'importanza dell'occuparsi con Lei della psicoterapia.

Se già parlaimo dei farmaci, la Sua attuale farmaco-terapia non vedo ottimale. O si lavora senza farmaci, oppure, se già si introduce un farmaco, lo si fa in maniera più ottimale possibile e non si ferma a mezzo strada.

Lo Xanax è un farmaco puramente sintomatico, può essere utile nell'attenuare o nell'eliminare un sintomo, ma solo finché viene assunto. Inoltre, la sua assunzione protratta porta all'assuefazione (significa che col tempo la stessa dose è meno efficace) e la dipendenza. Per cui, tale terapia a lungo termine è criticabile.

Si può dire che Lei non solo assume lo Xanax, ma fa anche la psicoterapia... Sì, ma allora il razionale di tale combinazione dovrebbe essere quello che la psicoterapia Le permettesse ad un certo punto di fare a meno di Xanax. Tuttavia, vediamo che, per ora, non è questo il risultato. E' comprensibile, perché la psicoterapia non può fare i cambiamenti subito... Nel frattempo però Lei prosegue ad assumere lo Xanax, e ne diventa dipendente. Non solo, ma il farmaco indebolisce anche la psicoterapia: una persona che ha un problema, potendo risolverlo (anche se solo parzialmente) con il farmaco "mirato", ha meno necessità e motivazione di affrontarlo con la psicoterapia, e ha anche meno fiducia nella psicoterapia.

Questo il mio parere sullo Xanax nel Suo caso.

Esistono comunque i farmaci (e parlo, ad esempio, di alcuni antidepressivi), i quali hanno una efficacia paragonabile se non maggiore rispetto agli ipnotici come lo Xanax nell'attenuare il Suo sintomo. Nel contempo, tali farmaci non agiscono solo su questo sintomo, ma su una serie di aspetti della malattia, la quale, nel Suo caso ha anche elementi ipocondriaci, ossessivi. Non sono i rimedi da prendere "per il sintomo", "al bisogno", perché loro effetti sono più globali. Dunque, l'associzione fra il sintomo ed il farmaco che lo "risolve" (come quella alla quale ho accennato prima, dannosa alla psicoterapia) si crea in misura molto minore. Nel contempo, gli effetti di questi farmaci non sono tali da invadere il campo e fare qualcosa che solo la psicoterapia può fare. La psicoterapia nel Suo caso mantiene la Sua importanzza. E soprattutto tali farmaci non portano la dipendenza e sono più efficaci.

Le posso consigliare di proseguire di andare dal Suo psicoterapeuta, di parlare con lui dell'ottimizzazione del vostro lavoro psicoterapeutico, come ho accennato nella replica precedente.

Nel contempo però mi rivolgerei anche da uno psichiatra che possa prendere su di sé la parte della psicofarmacoterapia e che rivaluti la Sua cura. Così come è ora, anche la Sua farmacoterapia non è ottimale.

Lei chiede:

<<..Ma cos'e' che mi fa svegliare in questo modo tutte le notti secondo lei?..>>

A questa domanda non posso dare una risposta abbastanza obbiettiva ed esaustiva, perché non la seguo, non conosco abbastanza bene il Suo caso. Una delle ipotesi più probabile è che Lei soffra dagli iincubi notturni, che è una malattia psichica, ma nel Suo caso fa parte di un disturbo psichico più di fondo (come ad esempio, l'ipocondria, oppure un disturbo di umore o d'ansia diverso), e questo aggrava tale disturbo notturno. Lo aggrava, perché aggiunge un ansia anticipatoria (Lei sa già che l'incubo può succedere, anzi, lo quasi aspetta) e le preoccupazioni succcessive all'incubo: un circolo vizioso, perché dopo una giornata di preoccupazioni, durante il sonno, tali preoccupazioni "vengono fuori" fisiologicamente, per essere elaborate, ma anziché elaborarle, Lei si spaventa ancora di più. Come ad una visita dal medico, il linguaggio tecnico del quale può spaventare più di quanto aiutare (anche se dice le cose innocue).

L'ipocondria è difficilmente curabile. Però il maggiore ostacolo è la resistenza della persona stessa a curare tale sua malattia. Il Suo caso è apparentemente un esempio di una persona che già da tempo ha deciso di affrontare la malattia, la riconosce, si ha fatto curare... Però... si può "resistere" alla cura anche curandosi. Ad esempio, prendiamo una nota di quello che ho scritto nella mia replica precedente rispetto alla durata della Sua psicoterapia. Dalla Sua ultima replica riesco anche a capire che Lei c tiene molto del Suo psicoterapeuta, il quale Le ha aiutato tante volte. Senza di lui si sentirebbe probabilmente molto meno sicuro. Una guarigione è proprio una tale situazione nella quale avrebbe dovuto rivedere il Suo rapporto con lui e con la malattia, la malattia che in realtà Le garantisce il suo aiuto. Come sarebbe senza la malattia ? Prova a parlarne con lui.
[#4]
Utente
Utente
Grazie. Lo Xanax me l'ha prescritto il mio medico di base non lo psicologo giusto per chiarire.
Lo prendo per dormire perche' altrimenti mi sveglio in continuazione e alla mattina sono stanco e sento come oppressione e fastidio al petto.
Ne prendo 13 gocce prima di andare a letto e poi basta. Dice che e' una dose forte?
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Utente
Utente
Possibile che io vada da quello psicologo dal 2002 ? Cavolo sono 10 anni! Non ci avevo mai pensato. E' che ci vado una volta a settimana e la seduta dura 15 minuti.
Ormai e' talmente diventato una abitudine e una sicurezza che ormai di lui mi fido. Mi da consigli, aiuto....diciamo che senza mi sentirei un po' perso. E' che alla fine mi ha fatto guarire ma certe cose sono rimaste.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
rispondo.

<<..Lo Xanax me l'ha prescritto il mio medico di base non lo psicologo giusto per chiarire. Lo prendo per dormire perche' altrimenti mi sveglio in continuazione e alla mattina sono stanco e sento come oppressione e fastidio al petto. Ne prendo 13 gocce prima di andare a letto e poi basta. Dice che e' una dose forte?..>>

Un farmaco come questo e nel Suo caso avrebbe dovuto prescrivere uno psichiatra, non un medico di base, perché è un farmaco di competenza specialistica.

Lo psicoterapeuta, se è uno psicologo e non un medico psichiatra, non può prescrivere i farmaci (dunque, bisognerebbe andare da uno psichiatra).

Capisco l'utilità funzionale del farmaco: serve per non svegliarsi in continuazione. La questione non è se è una dose forte o meno, ma bisogna pensare a tutto il contesto clinico e al Suo futuro. Per ottenere lo stesso scopo ci sono le soluzioni farmacologiche più ottimali, le quali potrebbero aiutare a risolvere anche alcuni altri dei Suoi importanti problemi, mentre lo Xanax "risolvere" il problema solo parzialmente e solo apparentemente, e Lei rimane con il problema (ed in più con la dipendenza da xanax).

Una certa analogia è possibile con le modalità della Sua psicoterapia negli ultimi anni:

<<..Ormai e' talmente diventato una abitudine e una sicurezza che ormai di lui mi fido. Mi da consigli, aiuto....diciamo che senza mi sentirei un po' perso. E' che alla fine mi ha fatto guarire ma certe cose sono rimaste..>>

Se procedete in questo modo, dubito che si possa parlare di psicoterapia. "Consigli", "aiuto" nel senso generico non sono la psicoterapia. Forse si può parlare piuttosto di un "sostegno", ma, se viene fatto solo questo, a lungo termine è controproducente, la malattia può radicarsi di più, e posso azzardarmi di pensare che la malattia principale sia rimasta.

<<..diciamo che senza mi sentirei un po' perso..>>

Forse anche senza la Sua malattia (preoccupazioni ipocondriache) Lei si sentirebbe <<..un po' perso..>> ? oppure, quanto meno, senza tali problemi, non sarebbe sicuro di poter contare su un aiuto ?
[#7]
Utente
Utente
Il problema e' che non so come parlargli...ormai sono diventato un po' dipendente e l'appuntamento settimanale e' diventato per me una abitudine. E' che non so come fare.Si forse dovrei sentire uno psichiatra ma non so come parlare al mio psicologo non ce la faccio!
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