Domanda volta a stimolare la riflessione dei medici
Non pensate che la psichiatria abbia bisogno di una (e non esagero) rivoluzione culturale nel proprio ambito? Partiamo dalle pratiche da voi utilizzate : il ricovero coatto.Ci sono molte critiche a riguardo.E' possibile che una persona affetta da una malattia mentale possa essere cosiderata come un oggetto le cui decisioni sono affidate ad altri?Io direi di no.Non siamo animali.La persona affetta da psicosi ha ancora delle emozioni,è ancora una persona,con pari dignità rispetto alle altre, dunque perchè non curarla nella propria casa? (ovviamente quando questo è possibile) attraverso l' inganno?Non dico che il ricovero sia sempre sbagliato (vedi i casi di persone prive di famiglia che altrimenti non riuscirebbero ad essere curate)ma è il presupposto che tende a far pensare (a molti psichiatri ma fortunatamente non a tutti) che la via piu' semplice sia l' ospedalizzazione forzata che a) implica un trauma per la persona che la subisce b) non porta alla sensibilizzazione sociale del problema delle psicosi (la cui causa non può prescindere dal contesto che è uno dei fattori scatenanti) c) può incrementare la sensazione di essere odiati dal mondo,spesso insita in molte psicosi.Riflettete,al di là dei farmaci (che comunque a volte occorrono) è la psicologia delle persone che soffrono che va curata,il suo contesto,la sua storia.
[#1]
Gentile utente,
il suo post non rispetta le linee guida, lei non pone domande specifiche su un problema che la riguarda ma solo osservazioni pregiudiziali sulla pratica della psichiatria.
Ma dal momento che l'argomento potrebbe interessare altri utenti le rispondrò.
a) I ricoveri coatti sono meno di quel che possa pensare lei, anche se la persona che lo sperimenta non è contenta: questo può essere segno di patologia stessa (non coscinza di malattia) altrimenti la persona stessa ciederebbe aiuto.
La stigmatizzazione non nasce da questo.
Lasciare la persona che soffre a casa si tramuta spesso per un danno alla famiglia e al paziente stesso perché la maggior parte delle patologie psichiatriche può essere affrontata e il ricovero è una tappa nella cura, non un punto fermo irremovibile.
Il vissuto del paziente può a volte essere traumatico ma proprio per questo non sono d'accordo sull'inganno, anche se a domicilio, perché il paziente che scopre l'inganno perderà fiducia oltre che nei curanti anche nelle persone a lui vicino (famiglia) che hanno cercato di somministrargli farmaci a sua insaputa.
b) La causa della psicosi non è sociale, questo è un luogo comune di certe teorie abbandonate da tempo.
c) come sopra, la sensazione di essere odiati nasce spontanea e tamvolta si aggancia a accadimenti reali esterni, ma nessuno scappa ai deliri persecutori del paziente, famiglia e curanti, anche senza bisogno di fare niente.
Cordiali saluti
il suo post non rispetta le linee guida, lei non pone domande specifiche su un problema che la riguarda ma solo osservazioni pregiudiziali sulla pratica della psichiatria.
Ma dal momento che l'argomento potrebbe interessare altri utenti le rispondrò.
a) I ricoveri coatti sono meno di quel che possa pensare lei, anche se la persona che lo sperimenta non è contenta: questo può essere segno di patologia stessa (non coscinza di malattia) altrimenti la persona stessa ciederebbe aiuto.
La stigmatizzazione non nasce da questo.
Lasciare la persona che soffre a casa si tramuta spesso per un danno alla famiglia e al paziente stesso perché la maggior parte delle patologie psichiatriche può essere affrontata e il ricovero è una tappa nella cura, non un punto fermo irremovibile.
Il vissuto del paziente può a volte essere traumatico ma proprio per questo non sono d'accordo sull'inganno, anche se a domicilio, perché il paziente che scopre l'inganno perderà fiducia oltre che nei curanti anche nelle persone a lui vicino (famiglia) che hanno cercato di somministrargli farmaci a sua insaputa.
b) La causa della psicosi non è sociale, questo è un luogo comune di certe teorie abbandonate da tempo.
c) come sopra, la sensazione di essere odiati nasce spontanea e tamvolta si aggancia a accadimenti reali esterni, ma nessuno scappa ai deliri persecutori del paziente, famiglia e curanti, anche senza bisogno di fare niente.
Cordiali saluti
Massimo Lai, MD
[#2]
Ex utente
Gentile Dottore,
la mia domanda è solo un modo per stimilare in voi psichiatri una maggiore sensibilizzazione verso la persona che spesso a torto viene cosiderata malata per fattori solo genetici.Se ascoltate le storie di vita di persone che hanno attraversato psicosi troverete (nella maggior parte dei casi,non sempre) storie di abbandoni,violenze,traumi.Un farmaco infatti non guarisce una psicosi, è l' amore e l' attenzione (di un familiare,di un terapeuta) che aiutano la persona ad uscire dal suo stato di malessere.Io posso confermarlo perchè mia cugina ha avuto un' esperienza simile.La psicosi trova terreno fertile in fattori genetici facilitanti che se favoriti da una vita tranquilla non portano necessariamente all' avvento della malattia.Gli squilibri bio-chimici hanno bisogno di fattori scatenanti come forti stress e questi dipendono dal contesto.Altrimenti ritorniamo a riproporre il dualismo tra anima e corpo,psiche e mente,per cui tutto avviene o nel cervello,o fuori di esso.La stigmatizzazione dove nasce secondo lei?La famiglia dovrebbe avere il supporto di professionisti come psichiatri e psicologi che insieme possono sensibilizzare la famiglia,far capire ad essa che chi ha una psicosi non è diverso,e può tornare a vivere (nella maggior parte dei casi) come faceva una volta.Per la famiglia di mia cugina è stata dura,ma hanno imparato ad amarla (cosa che prima facevano poco) .L' anno ingannata sui farmaci,ma poi lei ha ringraziato loro (e lo psichiatra) per non averla portata in clinica.Essere costretti con la forza è sempre una violenza,pensa che questo non provochi traumi o mancanza di fiducia?Quando è l' ultima via d' uscita sono anche daccordo,ma le persone che lavorano in clinica invece che iniettare con la forza l' antipsicotico in una persona,non potrebbero prima cercare di ingannarla?Certo,costerebbe piuy' fatica agli psichiatri che non pagati preferirebbero risolvere tutto in clinica ,ma quello di mia cugina è stato talmente bravo da riuscire a non farla ricoverare,ingannarla sulla natura del farmaco,farle psicoterapia,allearsi con il delirio per farlo andar via pian piano,quando mia cugina è stata pronta a leggere le cose in un' ottica diversa.Questa per me rappresenta un' alternativa, ma ogni persona ha il suo punto di vista.Rispetto il vostro,ma io la penso cosi'.
la mia domanda è solo un modo per stimilare in voi psichiatri una maggiore sensibilizzazione verso la persona che spesso a torto viene cosiderata malata per fattori solo genetici.Se ascoltate le storie di vita di persone che hanno attraversato psicosi troverete (nella maggior parte dei casi,non sempre) storie di abbandoni,violenze,traumi.Un farmaco infatti non guarisce una psicosi, è l' amore e l' attenzione (di un familiare,di un terapeuta) che aiutano la persona ad uscire dal suo stato di malessere.Io posso confermarlo perchè mia cugina ha avuto un' esperienza simile.La psicosi trova terreno fertile in fattori genetici facilitanti che se favoriti da una vita tranquilla non portano necessariamente all' avvento della malattia.Gli squilibri bio-chimici hanno bisogno di fattori scatenanti come forti stress e questi dipendono dal contesto.Altrimenti ritorniamo a riproporre il dualismo tra anima e corpo,psiche e mente,per cui tutto avviene o nel cervello,o fuori di esso.La stigmatizzazione dove nasce secondo lei?La famiglia dovrebbe avere il supporto di professionisti come psichiatri e psicologi che insieme possono sensibilizzare la famiglia,far capire ad essa che chi ha una psicosi non è diverso,e può tornare a vivere (nella maggior parte dei casi) come faceva una volta.Per la famiglia di mia cugina è stata dura,ma hanno imparato ad amarla (cosa che prima facevano poco) .L' anno ingannata sui farmaci,ma poi lei ha ringraziato loro (e lo psichiatra) per non averla portata in clinica.Essere costretti con la forza è sempre una violenza,pensa che questo non provochi traumi o mancanza di fiducia?Quando è l' ultima via d' uscita sono anche daccordo,ma le persone che lavorano in clinica invece che iniettare con la forza l' antipsicotico in una persona,non potrebbero prima cercare di ingannarla?Certo,costerebbe piuy' fatica agli psichiatri che non pagati preferirebbero risolvere tutto in clinica ,ma quello di mia cugina è stato talmente bravo da riuscire a non farla ricoverare,ingannarla sulla natura del farmaco,farle psicoterapia,allearsi con il delirio per farlo andar via pian piano,quando mia cugina è stata pronta a leggere le cose in un' ottica diversa.Questa per me rappresenta un' alternativa, ma ogni persona ha il suo punto di vista.Rispetto il vostro,ma io la penso cosi'.
[#3]
Ex utente
<iframe width="560" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/4FvA0oYqelI" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
http://youtu.be/4FvA0oYqelI
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.4k visite dal 20/10/2012.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.