150mg zoloft: passare a 200mg o cambiare cura?
Gentili dottori
Sono un uomo di 29 anni. A causa di ossessioni pure sono in cura con Zoloft da circa 6 mesi. Soffro di questo disturbo da 5 anni; già in passato avevo provato con la terapia farmacologica (Eutimil, Anflanil,...) ma non aveva sortito gli effetti desiderati, anche a dosaggi elevati.
Ora mi sono rimesso in ballo coi farmaci (sono anche in psicoterapia da circa 3 anni). Al momento sono sotto Zoloft 150mg (dai primi di agosto; 100matt, 50mg sera) e devo dire che la mia mente è ancora pervasa da pensieri insensati che mi mettono addosso non poca ansia e non mi permettono di vivere serenamente.
La prox visita ce l'ho ad ottobre e non so ancora cosa decideremo con la mia psichiatra (lei mi coinvolge molto nelle scelte). Il mio dubbio è se ha senso provare il dosaggio pieno a 200 o tentare con un altro farmaco (con relativo "totoscommesse" circa gli effetti collaterali: lo Zoloft è l'unico farmaco tra quelli provati che non mi ha dato grandi controindicazioni). Se ho avuto pochi benefici a 150mg (dico pochi perché un minimo di aiuto credo che me lo stia dando) è possibile che la dose piena mi aiuti ulteriormente? In questi casi quale sarebbe la "prassi"?
Scusate dopo anni di tentativi farmacologici (e psichiatri diversi) potete capire la mia crescente mancanza di fiducia nonché l'ingente somma di danaro che sto spendendo tra le varie cure risultate tutte non soddisfacenti finora.
Cordiali Saluti.
Sono un uomo di 29 anni. A causa di ossessioni pure sono in cura con Zoloft da circa 6 mesi. Soffro di questo disturbo da 5 anni; già in passato avevo provato con la terapia farmacologica (Eutimil, Anflanil,...) ma non aveva sortito gli effetti desiderati, anche a dosaggi elevati.
Ora mi sono rimesso in ballo coi farmaci (sono anche in psicoterapia da circa 3 anni). Al momento sono sotto Zoloft 150mg (dai primi di agosto; 100matt, 50mg sera) e devo dire che la mia mente è ancora pervasa da pensieri insensati che mi mettono addosso non poca ansia e non mi permettono di vivere serenamente.
La prox visita ce l'ho ad ottobre e non so ancora cosa decideremo con la mia psichiatra (lei mi coinvolge molto nelle scelte). Il mio dubbio è se ha senso provare il dosaggio pieno a 200 o tentare con un altro farmaco (con relativo "totoscommesse" circa gli effetti collaterali: lo Zoloft è l'unico farmaco tra quelli provati che non mi ha dato grandi controindicazioni). Se ho avuto pochi benefici a 150mg (dico pochi perché un minimo di aiuto credo che me lo stia dando) è possibile che la dose piena mi aiuti ulteriormente? In questi casi quale sarebbe la "prassi"?
Scusate dopo anni di tentativi farmacologici (e psichiatri diversi) potete capire la mia crescente mancanza di fiducia nonché l'ingente somma di danaro che sto spendendo tra le varie cure risultate tutte non soddisfacenti finora.
Cordiali Saluti.
[#1]
Gentile utente,
I farmaci che ha usato sono coerenti con la diagnosi ricevuta. Le dosi nel doc devono essere in effetti piene (anche per poter concludere che non ha funzionato intendo).
Con Zoloft credo si intenda arrivare ai 200 mg, con una valutazione del risultato che avviene nell'arco dei primi 3 mesi. Quindi ancora è presto.
In caso di non-risposta a diversi farmaci si provano le associazioni e poi le misure di potenziamento, utili se c'è stata una risposta incompleta, più che se non ce n'è stata proprio.
La psicoterapia vale sia come terapia di primo impatto che in associazione, con tecniche comportamentali o cognitivo-comportamentali. Altre tecniche possono non incidere o peggiorare le ossessioni.
Quindi direi che al momento i tentativi che sta facendo mi sembrano congrui, l'unica cosa è che la decisione dovrebbe essere presa unilateralmente. Tener conto delle esigenze e della tolelrabilità certamente, ma coinvolgere il paziente nella scelta finale è invece discutibile.
I farmaci che ha usato sono coerenti con la diagnosi ricevuta. Le dosi nel doc devono essere in effetti piene (anche per poter concludere che non ha funzionato intendo).
Con Zoloft credo si intenda arrivare ai 200 mg, con una valutazione del risultato che avviene nell'arco dei primi 3 mesi. Quindi ancora è presto.
In caso di non-risposta a diversi farmaci si provano le associazioni e poi le misure di potenziamento, utili se c'è stata una risposta incompleta, più che se non ce n'è stata proprio.
La psicoterapia vale sia come terapia di primo impatto che in associazione, con tecniche comportamentali o cognitivo-comportamentali. Altre tecniche possono non incidere o peggiorare le ossessioni.
Quindi direi che al momento i tentativi che sta facendo mi sembrano congrui, l'unica cosa è che la decisione dovrebbe essere presa unilateralmente. Tener conto delle esigenze e della tolelrabilità certamente, ma coinvolgere il paziente nella scelta finale è invece discutibile.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Gentile dottor Pacini, anzitutto grazie per la risposta.
Dicendo che la psichiatra mi coinvolge nella terapia intendevo dire che comunque chiede un mio parere, ma del tipo: "se se la sente io proverei ancora un mese a questo dosaggio prima di provare ad aumentare, poiché il disturbo ossessivo ha bisogno di più tempo e la risposta potrebbe non essere ancora completa ecc...".
Per quel che riguarda la psicoterapia, come Le dicevo sto facendo un percorso analitico che so non essere l'approccio più indicato per questa tipologia di disturbo. Ne ho parlato anche con la mia terapeuta più di una volta circa l'utilità di questo percorso. Il suo parere è che, anzitutto, trattandosi di ossessioni pure la tcc è meno facile da applicare: il mio disturbo principale, infatti, è legato alla presenza di canzoni che mi si piantano in testa per tutta la giornata e non mi lasciano quasi mai, portandomi di conseguenza a uno stato ansioso perenne che inficia anche tutti gli altri aspetti della mia vita (che continuo comunque a svolgere normalmente). In secundis questo disturbo è strettamente legato a un forte trauma subito, probabilmente non ancora interiorizzato del tutto. Questo è il motivo per cui si è preferito un approccio analitico anziché comportamentale. Inoltre non presento alcuna compulsione, tantomeno ho messo in atto comportamenti atti ad evitare situazioni particolari. Qual è il suo parare in merito?
Dicendo che la psichiatra mi coinvolge nella terapia intendevo dire che comunque chiede un mio parere, ma del tipo: "se se la sente io proverei ancora un mese a questo dosaggio prima di provare ad aumentare, poiché il disturbo ossessivo ha bisogno di più tempo e la risposta potrebbe non essere ancora completa ecc...".
Per quel che riguarda la psicoterapia, come Le dicevo sto facendo un percorso analitico che so non essere l'approccio più indicato per questa tipologia di disturbo. Ne ho parlato anche con la mia terapeuta più di una volta circa l'utilità di questo percorso. Il suo parere è che, anzitutto, trattandosi di ossessioni pure la tcc è meno facile da applicare: il mio disturbo principale, infatti, è legato alla presenza di canzoni che mi si piantano in testa per tutta la giornata e non mi lasciano quasi mai, portandomi di conseguenza a uno stato ansioso perenne che inficia anche tutti gli altri aspetti della mia vita (che continuo comunque a svolgere normalmente). In secundis questo disturbo è strettamente legato a un forte trauma subito, probabilmente non ancora interiorizzato del tutto. Questo è il motivo per cui si è preferito un approccio analitico anziché comportamentale. Inoltre non presento alcuna compulsione, tantomeno ho messo in atto comportamenti atti ad evitare situazioni particolari. Qual è il suo parare in merito?
[#3]
Gentile utente,
L'approccio psicoterapico deve deciderlo lo specialista, ma l'analisi non costituisce un metodo scientificamente definito e validato, semplicemente una pratica diffusa che segue una sua teoria, peraltro fondata su elementi biologicamente non definiti (tipo "inconscio"). La storia secondo cui un disturbo si è sviluppato non necessariamente è importante nel momento in cui si svolge il trattamento. Nel doc come in altri disturbi le scelte sono sono a caso, ma sulla base delle tecniche potenzialmente utili e controllabili, in questo caso la tc o la tcc. Più difficile da applicare sì, non impossibile né controindicata.
L'approccio psicoterapico deve deciderlo lo specialista, ma l'analisi non costituisce un metodo scientificamente definito e validato, semplicemente una pratica diffusa che segue una sua teoria, peraltro fondata su elementi biologicamente non definiti (tipo "inconscio"). La storia secondo cui un disturbo si è sviluppato non necessariamente è importante nel momento in cui si svolge il trattamento. Nel doc come in altri disturbi le scelte sono sono a caso, ma sulla base delle tecniche potenzialmente utili e controllabili, in questo caso la tc o la tcc. Più difficile da applicare sì, non impossibile né controindicata.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 11.7k visite dal 24/09/2012.
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