Disturbo da attacchi di panico
salve, ho 24 anni. da circa 3 soffro di dap. subito dopo il primo episodio ho iniziato a prendere una pastiglia da 20 mg di paroxetina e dopo un mesetto sono stato molto meglio. dopo circa un anno e mezzo ho iniziato a diminuire le dosi, molto lentamente fino ad arrivare a prendere qualche mg per gocce. all'inizio ero molto felice perchè ne ero uscito quando dopo qualche giorno dall'ultima goccia ho avuto una ricaduta devastante. in pratica è ricominciato tutto peggio di prima. lo psichiatra mi ha detto che avrei dovuto iniziare un percorso con una psicologa oltre alla cura farmacologica e l'ho fatto. in particolare il dottore mi ha detto di assumere 5 gocce di paroxetina in modo tale da continuare ad avere qualche sintomo e capire le cause del malessere. inoltre mi ha detto che in caso di emergenza posso prendere una decina di gocce di xanax. questa è ancora la mia situazione. premetto di essere diventato ipocondriaco con questa esperienza e che questo tipo di medicine mi spaventano molto, anche se mia mamma e la mamma della mia fidanzata hanno problemi simili e mi rassicurano, ma ho delle perplessità. la prima riguarda l'uso dello xanax al momento x in quanto quando mi capita di essere nel centro del vortice del panico le xanax non mi fanno alcun effetto se non molto dopo ma ho paura a prenderlo quando inizio a sentirmi particolarmente agitato perchè ho paura di perdere il controllo e soprattutto di fare un mix di medicine. la seconda domanda riguarda questa "modalitá" di guarigione e cioè: devo continuare a "soffrire" così tanto prendendo solo 5 gocce (non noto grandissimi effetti in quanto ho costantemente ansia generalizzata) e facendo terapia psicologica? a questo punto le diminuisco di nuovo e vado dalla psicologa così le sensazioni le sento tutte. e l'ultima domanda è più una rassicurazione: devo entrare nell'ottica che questa medicina dovrò prenderla a vita? questa eventualità mi fa un poco paura. scusatmi se mi sono dilungato così tanto ma spero di essere stato chiaro. aggiungo che da qualche mese prendo una pastiglia di pantoprazolo la mattina e gaviscon advance dopo ogni pasto, per il resto nessuna altra cura in corso. vi ringrazio anticipatamente. cordiali saluti
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Gentile utente,
Probabilmente la dose di 20 mg, anche se assunta per molti mesi, non è stata sufficiente a determinare una remissione duratura della sintomatologia, per cui, alla sospensione, quest'ultima è tornata prepotentemente alla ribalta. Personalmente credo molto nella complementarietà e nell'azione sinergica di farmacoterapia e psicoterapia, cosa che del resto è avvalorata dalla letteratura internazionale, tuttavia credo meno nella necessita di dover tenere "vivi" alcuni sintomi per lavorare dal punto di vista psicoterapico. L'uso delle benzodiazepine deve essere dettato dallo specialista, anche nella maniera di dover gestire la cosiddetta assunzione "al bisogno".
Cordiali saluti
Probabilmente la dose di 20 mg, anche se assunta per molti mesi, non è stata sufficiente a determinare una remissione duratura della sintomatologia, per cui, alla sospensione, quest'ultima è tornata prepotentemente alla ribalta. Personalmente credo molto nella complementarietà e nell'azione sinergica di farmacoterapia e psicoterapia, cosa che del resto è avvalorata dalla letteratura internazionale, tuttavia credo meno nella necessita di dover tenere "vivi" alcuni sintomi per lavorare dal punto di vista psicoterapico. L'uso delle benzodiazepine deve essere dettato dallo specialista, anche nella maniera di dover gestire la cosiddetta assunzione "al bisogno".
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#2]
Gentile utente,
in assoluta sintonia con quanto già detto dal collega, aggiungo che l'interazione migliore tra farmaci e terapia psicologica è quella dell'interazione anche tra i professionisti in campo (psichiatra e psicoterapeuta) con il cliente/paziente.
Considerata anche la sua giovane età la possibilità di sfruttare tale ipotesi di lavoro è decisamente indicata ed auspicabile.
in assoluta sintonia con quanto già detto dal collega, aggiungo che l'interazione migliore tra farmaci e terapia psicologica è quella dell'interazione anche tra i professionisti in campo (psichiatra e psicoterapeuta) con il cliente/paziente.
Considerata anche la sua giovane età la possibilità di sfruttare tale ipotesi di lavoro è decisamente indicata ed auspicabile.
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 08/09/2012.
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