Scalare il minias

Buongiorno dottori,

Causa depressione bipolare, seguo da circa otto anni la seguente terapia:

Tolep: 300 mg al mattino e 600 la sera;
Lamictal: 100 mg al mattino;
Minias: 20 gocce prima di coricarmi.

La benzodiazepina - che credo possa apparire incongruente rispetto alla diagnosi - è "eredità" di una terapia precedente, dagli effetti disastrosi, con SSRI e ansiolitici (subito sospesi quando mi è stata diagnosticata la depressione bipolare).

Il mio problema è questo: per contrastare fastidiose tensioni muscolari a spalle collo e viso, occhi secchi, movimenti involontari della mandibola, da qualche anno a questa parte ho iniziato ad anticipare e frazionare l'assunzione del Minias, ma mantenendo invariato il dosaggio complessivo: 5 gocce alle 17, 5 gocce alle 19...

Purtroppo nell’ultimo anno, durante un periodo di grande di difficoltà, mi è sfuggito di mano il controllo di questo farmaco, ed in breve tempo ho raggiunto un dosaggio di circa 80 gocce in tutto (che ora prendo già dalle 16).

Ho tentato più volte di scalarlo molto lentamente, ma senza successo: occhi secchi, movimenti involontari della mandibola, tensioni muscolari specialmente ai muscoli del viso, si presentavano già durante la mattinata o addirittura al risveglio. Si tratta di disturbi che, almeno nel mio caso, alterano sgradevolmente la mimica facciale, e potrete capire come si ripercuotessero negativamente sui rapporti interpersonali. Nonostante ciò, ho provato a tenere duro per qualche settimana, sperando la sintomatologia si attenuasse: tutt’altro: anziché attenuarsi si è inasprita.

Ringrazio anticipatatamente chi vorrà darmi qualche suggerimento sul come ridurre il Minias limitando al minimo i problemi astinenziali.

Mi chiedo inoltre se dei disturbi che lamento non potrebbero essere concause una cattiva occlusione mandibolare e una scorretta postura.

Grazie ancora.
[#1]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Gentile utente,
Lei stessa ha potuto verificare come possa essere difficile la disassuefazione da una benzodiazepina se non gestita da uno specialista. Allo stesso modo, a distanza, non è possibile fornir.e supporto in tal senso, poiché occorre un contatto diretto e continuo con lo specialista. Inoltre a distanza non è possibile fornire prescrizioni perché illegale e deontologicamente scorretto. Non ha uno specialista di riferimento?

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Dottor Martiadis La ringrazio per la celere risposta,
sì, ho uno specialista di riferimento, ma non lo vedo da molto visto che la terapia farmacologica non aveva bisogno di essere riveduta e da quella cognitivo comportamentale non ottenevo più alcun beneficio. E’ certamente il caso di ricontattarlo; verosimilmente mi darà appuntamentento fra un mesetto. In ogni modo ho parlato telefonicamente con il mio medico di base, il quale sostiene che una strada potrebbe essere quella di aumentare il dosaggio del Tolep.
Le mie aspettative rispetto a questo consulto consistevano semplicemente nell’ottenere informazioni di carattere generale sulle diverse possibili strategie terapeutiche utilizzate nella disassuefazione dalle benzodiazepine in un caso come il mio - tutt’altro che infrequente, penso - di cui avrei poi discusso con il mio medico di base nell’attesa di vedere il mio psichiatra e soppesare attentamente il da farsi.
Approfitto di questa risposta per tornare a quei disturbi che mi hanno impedito in tutti questi anni di rinunciare al Minias, essendo questo farmaco discretamente efficace quale mio rilassante (con il mio psichiatra tentammo senza successo di introdurre in terapia il Lyrica: troppi effetti collaterali, benefici minimi). Tali disturbi riguardano la mimica facciale, e più precisamente comportano la perdità di controllo su di essa, facendo venire meno la naturale corrispondenza fra emozione, sentimento, stato d’animo, pensiero, e realtiva manifestazione mimica. Talvota stati interni e loro manifestazione esteriore sono in relazione quasi antiteteca e l’interlocutore ne è disorientato. Il mio psichiatra non ha mai mostrato particolare interesse a questo tipo di problemi, convinto, probabilmente, che agendo direttamente sulla depressione bipolare si sarebbero risolti. Tuttavia le cure, che seguo da molto tempo, hanno ottenuto da subito ottimi risultati in termini di stabilità, mentre questi disturbi hanno continuanto a presentarsi ciclicamente (ora la cattiva gestione del minias li ha solo esacerbati). Fra l’altro, ma si tratta di una mia impressione, la relazione fra miglioramenti e peggioramenti su questo versante e miglioramenti e peggioramenti del disturbo bipolare, è tutt’altro che evidente . Di certo c’è che questi problemi mi fanno sentire molto a disagio spingendomi anche per lunghi periodi a ridurre, per quanto possibile, le mie frequentazioni. La domanda è questa: non sarà forse il caso di valutare eventuali concause quali ad esempio una cattiva occlusione e una scorretta postura?
In termini più generali, Lei (o altri) ha notizia di risultati ottenuti nella cura delle forme depressive attraverso la collaborazione fra diversi specialisti (oltre allo psichiatra, per esempio il posturologo)?
Mi scuso per la prolissità.
Buona giornata.
[#3]
Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.8k 57
Gentile utente,
nella mia esperienza,la collaborazione di specialisti diversi nell'approccio ai disturbi psichici può spesso essere utile al paziente.Penso che tutti debbano avere una spiccata sensibilità verso le problematiche psichiche ed una approfondita conoscenza dei legami che intercorrono fra mente e corpo,e comunque la regia della situazione dovrebbe essere sempre affidata ad un medico specialista in Psichiatria.Per tale motivo la consiglierei di ricontattare quanto prima il suo specialista curante per una rivalutazione della situazione e la stesura di un programma terapeutico confacente al particolare momento che sta vivendo.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.

[#4]
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Dottor Biondani,
lasci che La ringrazi per essere intervenuto e mi permetta di dire che in un certo senso mi rasserena sentire auspicare la necessità di un approccio più “olistico”.
Mi si perdonino i fastidiosi errori di battitura nella prima risposta.
Cordiali saluti.
[#5]
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentili dottori,
mi permetto di disturbarvi ancora per questioni che esulano da ciò che è urgente nel mio caso, ossia ridurre/sospendere la benzodiazepina (ho contattato lo specialista e nell’attesa di vederlo tenterò ancora di scalare un pochino).
Mi sembra utile una premessa.
Per molto tempo ho colpevolmente trascurato le mie condizioni di salute, ad esempio evitando, anche quando strettamente necessario, di contattare lo specialista più opportuno (non mi riferisco ai soli problemi psichici) o non informandomi quasi per nulla sulle mie patologie, il che, ne converrete, in sede di anamnesi aiuta il paziente a fornire le informazioni uliti ad una diagnosi corretta; e così spesso non ho ottenuto molto da quei pochi medici cui mi sono rivolto.
Più in generale, ho sviluppato una eccezionale abilità nel “rimuovere” ogni problema, di qualunque natura esso fosse, anche non medica, nella credenza più o meno conscia che sarebbe stato o irrisolvibile o che, anche se risolto, non avrebbe fatto differenza. Quanto “rimosso” riemergeva periodicamente in modo confuso, disorganizzato, ed aveva un effetto traumatizzante. (S?)fortunatamente riuscivo presto a ricacciare tutto a fondo. Sarebbe stata utile una psicoterapia: non l’ho fatta, né mi è stato consigliato di farla.
Per questo vi scrivo. Sono adesso intenzionato a prendermi cura di me con la maggiore consapevolezza possibile (per quanto è concesso a chi, come me, non ha una preparazione scientifica).
Come sapete, utilizzo lormetazepam, oxcarmabazepina e lamotrigina continuativamente da più di otto anni. Ebbene, ho notato un evidente e progressivo peggioramento a livello cognitivo (memoria e concentrazione in particolare). Il mio psichiatra pensa che il problema (che secondo lui comunque sovrastimerei) sia dovuto principalmente all’insorgenza di aspetti depressivi; ma è innegabile che anche i farmaci giochino un ruolo. Sareste così gentili da informarmi un po’ su ciò che si dice in letteratura riguardo le ripercussioni sulla sfera cognitiva legate all’assunzione per lunghi periodi di tempo di una benzodiazepina molto potente come il minias? E riguardo a tolep e lamictal? Gli effetti negativi sarebbero eventualmente reversibili? Inoltre ho letto che come conseguenza degli episodi maniacali, si possono avere deficit cognitivi: si tratta di un’informazione corretta? Nel mio caso ci sono stati solo episodi (ipo?)maniacali dovuti all’utilizzo degli SSRI: ho corso il rischio di sviluppare (irreversibili?)deficit cognitivi? Un’ultimissima domanda. Per diagnosticare una depressione bipolare di tipo II è necessario che il paziente abbia avuto almeno un episodio ipomaniacale, mi sembra di capire; è indifferente ai fini della diagnosi che l’episodio maniacale sia spontaneo o indotto?
Grazie per il tempo dedicatomi.
[#6]
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
(Per essere precisi della psicoterapia l’ho fatta, di tipo cognitivo-comportamentale, ma troppo di rado, e secondo me è stata assolutamente inutile, anche per le difficoltà (di cui sono io il responsabile) a comunicare con il mio psichiatra).
[#7]
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Mi spiace nessuno abbia voluto rispondere.

Inutile farlo, una perdita di tempo? Potenzialmente deleterio?

Comprensibile infondo che, avendo a che fare con persone con problemi psichici, in questa sezione siate un poco più frenati che altrove per timore di “far danni”. Però anche qui ho sentito parlare di farmaci, con la conseguenza, più o meno voluta, di ”orientare” il paziente in questo campo, come pure ho sentito dare ai malati informazioni di carattere generale sulla propria patologia e citare studi, anche se ciò avrebbe potuto ingenerare in loro ansie o confonderli. In questi casi s’è sbagliato, s’è agito in violazione delle regole di questo sito o in modo deontologicamente riprovevole? In altre sezioni ho sentito addirittura medici “virtuali” dichiararsi in disaccordo con il medico curante del paziente, ovviamente in assenza dell’esame obiettivo, ma il medico virtuale aveva le sue buone ragioni ed agiva nell’interesse del paziente. In questo spazio ci si muove indubbiamente nel rispetto del codice etico della vostra professione, ma cum grano salis, e questo giova non poco al servizio che offrite.

Questo per dire che, data la prassi di questo spazio, non mi pare si spieghi il mutismo seguito al mio ultimo intervento (e nemmeno il rifiuto di parlare genericamente di possibili strategie per la disassuefazione dal minias, una volta precisato che si trattava di informazioni di cui avrei poi discusso con medici “reali”).

Può essere che nel mio eccessivo (forse) raccontarmi abbiate creduto di scorgere il desiderio di sostituire voi al terapeuta “reale”; forse le domande vi sono sembrate un pretesto per avere - appunto - l’occasione di raccontarmi e instaurare un dialogo di più ampio raggio, qui sicuramente fuori luogo; forse avete creduto che da quello che scrivo trapeli una certa sfiducia nel mio psichiatra, e che io cerchi nelle risposte (anche a costo di forzarne il significato) qualcosa che la corrobori; voglio rassicurarvi: non è così!

E vi invito, se ne avrete il tempo e la voglia, a rispondere alle mie domande, specie quelle dell’ultimo intervento. O, in alternativa, a spiegarmi il perché abbiate deciso di non rispondere: mi aiuterà di sicuro a fare un uso migliore di questo ottimo servizio, se sarà necessario in futuro.

Cordiali saluti.
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