Ricomparsa ansia unita a depressione e insonnia
Gentilissimi specialistici, poiché è tempo di vacanze e quasi tutti sono in ferie, compresi psicoterapeuta e psichiatra che mi hanno in cura, avrei bisogno di un vostro consiglio, anche per potermi rasserenare un po' visto che sono ricomparsi gli stessi sintomi legati all'ansia e calo dell'umore che si erano manifestati l'anno scorso e due anni fa sempre nello stesso periodo.
Per riassumere brevemente il tutto due anni fa a seguito di numerosi eventi legati ad un lutto e ansia continua che mi portava sudorazioni, palpitazioni e insonnia, mi sono rivolto ad uno psichiatra con il quale ho intrapreso una cura e psicoterapia. Dopo aver analizzato il mio caso il mio specialista ha deciso di darmi lo xanax e l'entact, lo xanax l'ho sospeso dopo circa 10 giorni, poiché avevo deciso insieme allo psichiatra di interromperlo via via che le gocce di entact avrebbero fatto effetto, così è stato, dopo circa 2/3 settimane assumendo 10 gocce al dì di entact, stavo molto meglio e ho continuato la cura per circa 7 mesi.Sempre sotto consiglio del mio psichiatra visti i notevoli miglioramenti cominciai lentamente a diminuirne le dosi fino a sospendere definitivamente l'assunzione. Stavo meglio, tutto era entrato nella norma quando invece a settembre del 2011 si ripresentano gli stessi identici sintomi dell'anno precedente e sempre sotto consiglio del mio psichiatra riprendo la cura con sconforto, perché pensavo di esserne uscito definitivamente invece non era stato così. Riprendo la cura, dopo circa 1 mese le 10 gocce di entact ritornano a fare effetto e continuo a prenderle per altri 7 mesi, fino a maggio di quest'anno, quando nuovamente sempre con il mio psichiatra vado diminuendo le dosi di entact fino a non prenderne più.
Questa volta mi sentivo più forte, sicuro che non sarei ricorso nuovamente al farmaco, estate meravigliosa, tutto bene, uscite, partenze etc. Ma da tre giorni a questa parte i sintomi dell'ansia, panico e del calo dell'umore si ripresentano, mi arrabbio perché fino al giorno prima stavo bene e adesso di nuovo punto e a capo.
Il mio psichiatra mi ha detto di non prendere nuovamente l'entact e che, poiché è in ferie, ci risentiremo i primi di settembre. Io non so che fare, perché a volte l'ansia è davvero forte e non so gestirla, ho rabbia perché fino a due giorni prima stavo bene. Mare, uscite con gli amici e tutto quello che fa un ragazzo della mia età.
Vorrei un consiglio, cosa fare? Dovrei riprendere entact per stare meglio? Ricominciare la cura o o aspettare il mio specialista? Preciso che il mio psichiatra mi segue più da un punto di vista farmacologico, poiché per la psicoterapia mi ha seguito una psicoterapeuta che, purtroppo, anche lei al momento è in ferie.
Gradirei un vostro consulto anche per un sostegno e un conforto
Grazie a chi mi risponderà.
Per riassumere brevemente il tutto due anni fa a seguito di numerosi eventi legati ad un lutto e ansia continua che mi portava sudorazioni, palpitazioni e insonnia, mi sono rivolto ad uno psichiatra con il quale ho intrapreso una cura e psicoterapia. Dopo aver analizzato il mio caso il mio specialista ha deciso di darmi lo xanax e l'entact, lo xanax l'ho sospeso dopo circa 10 giorni, poiché avevo deciso insieme allo psichiatra di interromperlo via via che le gocce di entact avrebbero fatto effetto, così è stato, dopo circa 2/3 settimane assumendo 10 gocce al dì di entact, stavo molto meglio e ho continuato la cura per circa 7 mesi.Sempre sotto consiglio del mio psichiatra visti i notevoli miglioramenti cominciai lentamente a diminuirne le dosi fino a sospendere definitivamente l'assunzione. Stavo meglio, tutto era entrato nella norma quando invece a settembre del 2011 si ripresentano gli stessi identici sintomi dell'anno precedente e sempre sotto consiglio del mio psichiatra riprendo la cura con sconforto, perché pensavo di esserne uscito definitivamente invece non era stato così. Riprendo la cura, dopo circa 1 mese le 10 gocce di entact ritornano a fare effetto e continuo a prenderle per altri 7 mesi, fino a maggio di quest'anno, quando nuovamente sempre con il mio psichiatra vado diminuendo le dosi di entact fino a non prenderne più.
Questa volta mi sentivo più forte, sicuro che non sarei ricorso nuovamente al farmaco, estate meravigliosa, tutto bene, uscite, partenze etc. Ma da tre giorni a questa parte i sintomi dell'ansia, panico e del calo dell'umore si ripresentano, mi arrabbio perché fino al giorno prima stavo bene e adesso di nuovo punto e a capo.
Il mio psichiatra mi ha detto di non prendere nuovamente l'entact e che, poiché è in ferie, ci risentiremo i primi di settembre. Io non so che fare, perché a volte l'ansia è davvero forte e non so gestirla, ho rabbia perché fino a due giorni prima stavo bene. Mare, uscite con gli amici e tutto quello che fa un ragazzo della mia età.
Vorrei un consiglio, cosa fare? Dovrei riprendere entact per stare meglio? Ricominciare la cura o o aspettare il mio specialista? Preciso che il mio psichiatra mi segue più da un punto di vista farmacologico, poiché per la psicoterapia mi ha seguito una psicoterapeuta che, purtroppo, anche lei al momento è in ferie.
Gradirei un vostro consulto anche per un sostegno e un conforto
Grazie a chi mi risponderà.
[#1]
Gentile utente,
considerando che un periodo di trattamento di 7 mesi può essere considerato insufficiente per evitare possibili ricadute sintomatologiche che, di fatto, si sono presentate per due volte, l'assunzione del farmaco necessita di una attività prescrittiva espletabile solo dopo visita diretta.
Lei ha contattato il suo psichiatra che le ha chiesto di attendere il suo rientro, eventualmente può parlare con il suo medico di famiglia per stabilire se è il caso di iniziare nuovamente il trattamento o attendere qualche altro giorno.
considerando che un periodo di trattamento di 7 mesi può essere considerato insufficiente per evitare possibili ricadute sintomatologiche che, di fatto, si sono presentate per due volte, l'assunzione del farmaco necessita di una attività prescrittiva espletabile solo dopo visita diretta.
Lei ha contattato il suo psichiatra che le ha chiesto di attendere il suo rientro, eventualmente può parlare con il suo medico di famiglia per stabilire se è il caso di iniziare nuovamente il trattamento o attendere qualche altro giorno.
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[#2]
Gentile utente,
aggiungo un mio commento, in parte sovraponibile e in parte complementare con quello appena dato dal collega.
Il Suo psichiatra dunque non è al corrente del ripresentarsi dei sintomi di malattia perché anche lui è in ferie ? L'ideale sarebbe trovare un modo per contattarlo, e di aggiornarlo brevemente, per evitare di seguire le indicazioni altrui e di creare una confusione.
Coi limiti di un consulto via internet (a distanza, senza poter visitare la persona), secondo il mio parere, due-tre giorni della presenza dei sintomi non sono ancora indicativi della ricaduta di malattia (da valutare anche gli eventuali fattori e circostanze esterne che potevano innescare i sintomi, guarda caso sempre nello stesso periodo dell'anno..., e che forse non sono presenti negli altri periodi dell'anno ?).
Fino all'inizio di settembre è rimasta circa una settimana: un tempo che, secondo me, potrà aiutare a capire meglio se si tratta di una ricaduta. In ogni modo, purtroppo, come Lei ha già visto, il ripristino della terapia potrebbe non dare i risultati nell'immediato. Nel caso di necessità, concordo, che rimane ovviamente l'opzione di rivolgersi al medico di base.
Qualche nota rispetto al percorso di cura nel suo insieme: dalla Sua descrizione non è chiara la diagnosi di malattia: un disturbo di umore ? d'ansia ? (sono cose diverse); quale disturbo esattamente Le è stato diagnosticato ?
aggiungo un mio commento, in parte sovraponibile e in parte complementare con quello appena dato dal collega.
Il Suo psichiatra dunque non è al corrente del ripresentarsi dei sintomi di malattia perché anche lui è in ferie ? L'ideale sarebbe trovare un modo per contattarlo, e di aggiornarlo brevemente, per evitare di seguire le indicazioni altrui e di creare una confusione.
Coi limiti di un consulto via internet (a distanza, senza poter visitare la persona), secondo il mio parere, due-tre giorni della presenza dei sintomi non sono ancora indicativi della ricaduta di malattia (da valutare anche gli eventuali fattori e circostanze esterne che potevano innescare i sintomi, guarda caso sempre nello stesso periodo dell'anno..., e che forse non sono presenti negli altri periodi dell'anno ?).
Fino all'inizio di settembre è rimasta circa una settimana: un tempo che, secondo me, potrà aiutare a capire meglio se si tratta di una ricaduta. In ogni modo, purtroppo, come Lei ha già visto, il ripristino della terapia potrebbe non dare i risultati nell'immediato. Nel caso di necessità, concordo, che rimane ovviamente l'opzione di rivolgersi al medico di base.
Qualche nota rispetto al percorso di cura nel suo insieme: dalla Sua descrizione non è chiara la diagnosi di malattia: un disturbo di umore ? d'ansia ? (sono cose diverse); quale disturbo esattamente Le è stato diagnosticato ?
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#3]
Utente
Gentilissimi specialisti, innanzitutto vi ringrazio per la vostra risposta così celere, il sapere che c'è comunque la possibilità di poter avere un consulto on-line alleggerisce di molto il mio stato d'animo.
Cercherò di rispondere esaustivamente alle domande da voi richieste.
1) Le cause che possono innescare la ricomparsa dei sintomi effettivamente dottor Gukov ci sono state, un momento di sconforto in famiglia che mi ha in pochissimo tempo fatto ripiombare in uno stato di ansia, di agitazione, con sudorazione, battiti accelerati e senso di tristezza. In pochissimo tempo è come se tutto mi avesse riportato ad un anno fa, esattamente a fine estate del 2011, quando, "stranamente", accusavo gli stessi sintomi odierni. Il fatto che ci possa essere il ripresentarsi dei sintomi sempre nello stesso periodo è un fattore a cui ho cercato di dare una spiegazione. Potrebbe essere dato dalla fine estate, inizio autunno, cambio stagionale con relativo calo dell'umore, ritorno alla precarietà lavorativa etc.
2)Riguardo la sua domanda circa la diagnosi della malattia, scusi la mia ignoranza, ma non saprei dare una definizione precisa,sicuramente il mio psichiatra me lo avrà detto, ma esattamente al momento non riesco a ricordare con esattezza la diagnosi. Ricordo perfettamente che si è parlato di disturbo d'ansia generalizzato, con sporadici attacchi di panico e di conseguente depressione post lutto.
Anch'io ho pensato di andare dal mio medico di base, per cercare di capire un po' meglio il da farsi. Vi ricordo che il mio psichiatra è stato avvisato della comparsa dei sintomi e mi ha detto di aspettare fino al suo rientro dalle ferie e di non ricominciare con entact, non vi nascondo che anche un solo giorno in più d'attesa in questo momento è davvero pesante.
Torno a ribadire che sono deluso e molto arrabbiato, perché pensavo di esserne uscito, di averne passate tante e che finalmente avevo saputo con forza superare tanti momenti difficili, ma adesso mi sembra di tornare indietro, al punto di partenza e sembra che tutti gli sforzi fatti siano stati inutili.
Aspetto le vostre opinioni in merito, vi ringrazio ancora per l'ascolto.
Cercherò di rispondere esaustivamente alle domande da voi richieste.
1) Le cause che possono innescare la ricomparsa dei sintomi effettivamente dottor Gukov ci sono state, un momento di sconforto in famiglia che mi ha in pochissimo tempo fatto ripiombare in uno stato di ansia, di agitazione, con sudorazione, battiti accelerati e senso di tristezza. In pochissimo tempo è come se tutto mi avesse riportato ad un anno fa, esattamente a fine estate del 2011, quando, "stranamente", accusavo gli stessi sintomi odierni. Il fatto che ci possa essere il ripresentarsi dei sintomi sempre nello stesso periodo è un fattore a cui ho cercato di dare una spiegazione. Potrebbe essere dato dalla fine estate, inizio autunno, cambio stagionale con relativo calo dell'umore, ritorno alla precarietà lavorativa etc.
2)Riguardo la sua domanda circa la diagnosi della malattia, scusi la mia ignoranza, ma non saprei dare una definizione precisa,sicuramente il mio psichiatra me lo avrà detto, ma esattamente al momento non riesco a ricordare con esattezza la diagnosi. Ricordo perfettamente che si è parlato di disturbo d'ansia generalizzato, con sporadici attacchi di panico e di conseguente depressione post lutto.
Anch'io ho pensato di andare dal mio medico di base, per cercare di capire un po' meglio il da farsi. Vi ricordo che il mio psichiatra è stato avvisato della comparsa dei sintomi e mi ha detto di aspettare fino al suo rientro dalle ferie e di non ricominciare con entact, non vi nascondo che anche un solo giorno in più d'attesa in questo momento è davvero pesante.
Torno a ribadire che sono deluso e molto arrabbiato, perché pensavo di esserne uscito, di averne passate tante e che finalmente avevo saputo con forza superare tanti momenti difficili, ma adesso mi sembra di tornare indietro, al punto di partenza e sembra che tutti gli sforzi fatti siano stati inutili.
Aspetto le vostre opinioni in merito, vi ringrazio ancora per l'ascolto.
[#4]
Gentile utente,
i disturbi d'ansia e di umore possono essere anche insidiosi nell'accompagnare la persona e invalidanti. Molti disturbi psichici sono, per loro natura, condizioni croniche. Per farmi capire: non sempre sono paragonabili ad un episodio di "raffreddore" che "passa" dopo un ciclo di cura o spontaneamente. Molti disturbi psichici sono invece più paraggonabili ad un malfunzionamento di fondo che rende la persona più suscettibile agli stati di malessere continui o episodici, i quali sono solo le punte del ice-berg, solo le manifestazioni più acute, apprezzabili soggettivamente. Ma "cronico" non significa "inguaribile". "Cronico" significa che la malattia ha un decorso protratto nel tempo e che non guarisce con la cura del solo episodio.
Concordo con il Dr Ruggiero che un periodo di trattamento di 7 mesi può essere considerato insufficiente per evitare possibili ricadute sintomatologiche.
Aggiungo che forse l'errore è stato proprio il considerare gli episodi isolati senza considerare il carattere ciclico della loro ricomparsa. La durata di cura farmacologica già dopo la prima ricaduta non deve essere stimato a priori, ma dura tanto quanto necessario per la stabilizzazione del quadro clinico a lungo termine (possono essere anche anni), e la decisione di sospendere definitivamente la cura si prende in base al fatto di essere asintomatici per un periodo di tempo sufficientemente lungo, osservando il decorso. Nel vostro caso avete sospeso la farmacoterapia ogni volta prima di quel periodo dell'anno che è ormai noto di essere maggiormente a rischio. Aspettando che cosa ? Che Lei riesca a farcela da solo, perché è ormai asintomatico ? E' scoretto, perché proprio questo periodo dell'anno potrebbe essere la prova dell'efficacia della farmacoterapia prescritta. Se (sempre sotto la farmacoterapia) Lei riuscisse a superare questo periodo senza la ricaduta, allora avremmo potuto dire: abbiamo trovato una cura che è efficace e speriamo che nell'arco degli anni successivi tale cura prosegua a mantenere il controllo sulla malattia...
Invece avete fatto la cura nei periodi dell'anno che forse sarebbero asintomatici di per sé o che comunque non sono indicativi per la valutazione.
La cura antidepressiva va fatta di continuo e protratta sia durante i periodi potenzialmente tranquilli che durante quelli crititici. Questo, perché il "compito" del farmaco non è solo di tirarci fuori da una ricaduta, ma anche di riassestare i nostri meccanismi biologici a lungo termine, e questo richiede più tempo.
Ogni anno senza la ricaduta è benefico per la Sua salute e riduce il rischio delle ricadute successive. .. Finche non si decida assieme con lo specialista di rivalutare il quadro clinico e di sospendere eventualmente la farmacoterapia. Ma il periodo di osservazione nel Suo caso non può essere di 5 , né di 7 mesi, perché, verosimilmente, i Suoi cicli hanno un andamento annuo, e bisognerebbe osservare il decorso nell'arco di più cicli.
Nel Suo caso, coi limiti di un consulto via internet (dunque a distanza, senza visitare la persona) non escluderei che si tratti di un disturbo di umore più che di un disturbo d'ansia. Non di rado i disturbi di umore depressivi vengono precipitati dagli eventi traumatici o stressanti, ma come fattori scatenanti, non come la causa. Questo implicherebbe maggiormente, appunto, un approccio basato su una cura a lungo termine. Parlerei con il Suo specialista di questa ipotesi diagnostica e delle altre considerazioni che ho espresso prima. E, non per l'ultimo, preparerei sé stesso anche alla possibilità che tali ipotesi possono anche confermarsi.
Nel contempo, non al posto ma oltre al discorso di farmacoterapia, ovviamente bisogna monitorare l'andamento della situazione circostante e la maturazione delle strategie mentali di atte ad affrontare tali circostanze.
Sul piano psicoterapeutico c'è ne ancora molto lavoro. Lei scrive:
<<.. sono deluso e molto arrabbiato, perché pensavo di esserne uscito, di averne passate tante e che finalmente avevo saputo con forza superare tanti momenti difficili, ma adesso mi sembra di tornare indietro, al punto di partenza e sembra che tutti gli sforzi fatti siano stati inutili..>>
C'è molto lavoro da fare anche sul piano psicoterapeutico sulla percezione e sul significato che Lei dà alla propria "forza (di) superare" e agli "sforzi fatti", sulla gestione delle reazioni emotive, sul significato che hanno per Lei le persone care, i rapporti con loro, la separazione, la malattia ed i suoi sintomi.
Il compenso dato dalla farmacoterapia nei mesi precedenti e dato dalla minore criticità ambientale di quei mesi non va confuso con l'indice della maturazione di maggiori capacità di affrontare lo stress. Dunque, l'attuale situazione sarà, spero, un'opportunità di ottimizzare anche l'approccio di psicoterapia, dopo che si riuscirà a ristabilizzare minimamente il quadro clinico.
Adesso, ovviamente, la priorità è di valutazione della Sua situazione psichica e della valutazione delle rispettive soluzioni a breve termine (in attesa del ritorno del Suo specialista).
Come scrivevo nella mia replica precedente, pochi giorni (+ sotto stress e nella stagione così calda) in realtà non sono ancora inequivocabilmente significativi di una ricaduta,
ma, se invalidanti, giustificano una visita medica e possono giustificare eventuali soluzioni sintomatiche temporanee (in attesa dello specialista).
i disturbi d'ansia e di umore possono essere anche insidiosi nell'accompagnare la persona e invalidanti. Molti disturbi psichici sono, per loro natura, condizioni croniche. Per farmi capire: non sempre sono paragonabili ad un episodio di "raffreddore" che "passa" dopo un ciclo di cura o spontaneamente. Molti disturbi psichici sono invece più paraggonabili ad un malfunzionamento di fondo che rende la persona più suscettibile agli stati di malessere continui o episodici, i quali sono solo le punte del ice-berg, solo le manifestazioni più acute, apprezzabili soggettivamente. Ma "cronico" non significa "inguaribile". "Cronico" significa che la malattia ha un decorso protratto nel tempo e che non guarisce con la cura del solo episodio.
Concordo con il Dr Ruggiero che un periodo di trattamento di 7 mesi può essere considerato insufficiente per evitare possibili ricadute sintomatologiche.
Aggiungo che forse l'errore è stato proprio il considerare gli episodi isolati senza considerare il carattere ciclico della loro ricomparsa. La durata di cura farmacologica già dopo la prima ricaduta non deve essere stimato a priori, ma dura tanto quanto necessario per la stabilizzazione del quadro clinico a lungo termine (possono essere anche anni), e la decisione di sospendere definitivamente la cura si prende in base al fatto di essere asintomatici per un periodo di tempo sufficientemente lungo, osservando il decorso. Nel vostro caso avete sospeso la farmacoterapia ogni volta prima di quel periodo dell'anno che è ormai noto di essere maggiormente a rischio. Aspettando che cosa ? Che Lei riesca a farcela da solo, perché è ormai asintomatico ? E' scoretto, perché proprio questo periodo dell'anno potrebbe essere la prova dell'efficacia della farmacoterapia prescritta. Se (sempre sotto la farmacoterapia) Lei riuscisse a superare questo periodo senza la ricaduta, allora avremmo potuto dire: abbiamo trovato una cura che è efficace e speriamo che nell'arco degli anni successivi tale cura prosegua a mantenere il controllo sulla malattia...
Invece avete fatto la cura nei periodi dell'anno che forse sarebbero asintomatici di per sé o che comunque non sono indicativi per la valutazione.
La cura antidepressiva va fatta di continuo e protratta sia durante i periodi potenzialmente tranquilli che durante quelli crititici. Questo, perché il "compito" del farmaco non è solo di tirarci fuori da una ricaduta, ma anche di riassestare i nostri meccanismi biologici a lungo termine, e questo richiede più tempo.
Ogni anno senza la ricaduta è benefico per la Sua salute e riduce il rischio delle ricadute successive. .. Finche non si decida assieme con lo specialista di rivalutare il quadro clinico e di sospendere eventualmente la farmacoterapia. Ma il periodo di osservazione nel Suo caso non può essere di 5 , né di 7 mesi, perché, verosimilmente, i Suoi cicli hanno un andamento annuo, e bisognerebbe osservare il decorso nell'arco di più cicli.
Nel Suo caso, coi limiti di un consulto via internet (dunque a distanza, senza visitare la persona) non escluderei che si tratti di un disturbo di umore più che di un disturbo d'ansia. Non di rado i disturbi di umore depressivi vengono precipitati dagli eventi traumatici o stressanti, ma come fattori scatenanti, non come la causa. Questo implicherebbe maggiormente, appunto, un approccio basato su una cura a lungo termine. Parlerei con il Suo specialista di questa ipotesi diagnostica e delle altre considerazioni che ho espresso prima. E, non per l'ultimo, preparerei sé stesso anche alla possibilità che tali ipotesi possono anche confermarsi.
Nel contempo, non al posto ma oltre al discorso di farmacoterapia, ovviamente bisogna monitorare l'andamento della situazione circostante e la maturazione delle strategie mentali di atte ad affrontare tali circostanze.
Sul piano psicoterapeutico c'è ne ancora molto lavoro. Lei scrive:
<<.. sono deluso e molto arrabbiato, perché pensavo di esserne uscito, di averne passate tante e che finalmente avevo saputo con forza superare tanti momenti difficili, ma adesso mi sembra di tornare indietro, al punto di partenza e sembra che tutti gli sforzi fatti siano stati inutili..>>
C'è molto lavoro da fare anche sul piano psicoterapeutico sulla percezione e sul significato che Lei dà alla propria "forza (di) superare" e agli "sforzi fatti", sulla gestione delle reazioni emotive, sul significato che hanno per Lei le persone care, i rapporti con loro, la separazione, la malattia ed i suoi sintomi.
Il compenso dato dalla farmacoterapia nei mesi precedenti e dato dalla minore criticità ambientale di quei mesi non va confuso con l'indice della maturazione di maggiori capacità di affrontare lo stress. Dunque, l'attuale situazione sarà, spero, un'opportunità di ottimizzare anche l'approccio di psicoterapia, dopo che si riuscirà a ristabilizzare minimamente il quadro clinico.
Adesso, ovviamente, la priorità è di valutazione della Sua situazione psichica e della valutazione delle rispettive soluzioni a breve termine (in attesa del ritorno del Suo specialista).
Come scrivevo nella mia replica precedente, pochi giorni (+ sotto stress e nella stagione così calda) in realtà non sono ancora inequivocabilmente significativi di una ricaduta,
ma, se invalidanti, giustificano una visita medica e possono giustificare eventuali soluzioni sintomatiche temporanee (in attesa dello specialista).
[#5]
Utente
Gentile dottor Gukov,
la ringrazio nuovamente per la sua celere ed esauriente risposta. Posso senza dubbio dirle che tutto quello che lei ha scritto, cercando di analizzare la mia situazione, è corrispondente a ciò che avrei dovuto riferire al mio specialista. Credo, senza lusinghe, ma con obiettività, che la sua analisi sia perfetta.
E' verissimo il fatto che insieme allo specialista avrei dovuto capire che i miei cali d'umore e il mio stato d'ansia si concentrano in maniera ciclica, ormai da due anni (2010, 2011 e dunque adesso nel 2012) soprattutto in alcuni periodi precisi (fine estate, inizio stagione autunnale) ed è senz'altro vero che la cura è stata fatta nei mesi in cui probabilmente la mia situazione,anche con l'appoggio del farmaco, era più facile da gestire. Credo ancora che il mio sbaglio sia stato quello di interrompere sia quest'anno che l'anno precedente nel momento sbagliato e avrei dovuto aspettare e continuare la cura fino alla fine dell'estate e l'inizio dell'autunno, momenti per me molto critici, per verificare gli effetti della cura.
Ripeto che comunque anche lo specialista, vedendomi stare molto meglio, ha voluto con il mio assenso sospendere la cura credendo che quei mesi di cura fossero stati sufficienti.
Riguardo la psicoterapia ha ragione, c'è molto da lavorare e probabilmente pensavo che ormai essendomi ripreso totalmente ce l'avrei fatta da solo, mi sbagliavo.
Adesso non resta che aspettare che il mio psichiatra rientri dalle ferie. Vorrei fargli capire proprio ciò che lei mi ha consigliato poiché come le ho già detto prima, quando l'ho sentito per telefono, mi ha detto di non ricominciare con l'entact, ma di tamponare gli attacchi di ansia con xanax.
A questo punto vorrei capire meglio a cosa si va incontro se si usano farmaci antidepressivi come entact a tempo diciamo "prolungato", sono farmaci che a lungo possono portare problemi o altro?
Diciamo anche che oltre a essere migliorato ho voluto smettere perché non volevo continuare ad assumere farmaci, credendo forse erroneamente che alla lunga non mi avrebbero fatto bene, ma che ne avrei dovuto aumentare sempre le dosi con il tempo.
La ringrazio ancora, le ripeto che in questo periodo purtroppo è come se avessi le porte chiuse a causa delle ferie estive e che questo, al momento, è l'unico canale che ho per potere avere un confronto e un sostegno.
la ringrazio nuovamente per la sua celere ed esauriente risposta. Posso senza dubbio dirle che tutto quello che lei ha scritto, cercando di analizzare la mia situazione, è corrispondente a ciò che avrei dovuto riferire al mio specialista. Credo, senza lusinghe, ma con obiettività, che la sua analisi sia perfetta.
E' verissimo il fatto che insieme allo specialista avrei dovuto capire che i miei cali d'umore e il mio stato d'ansia si concentrano in maniera ciclica, ormai da due anni (2010, 2011 e dunque adesso nel 2012) soprattutto in alcuni periodi precisi (fine estate, inizio stagione autunnale) ed è senz'altro vero che la cura è stata fatta nei mesi in cui probabilmente la mia situazione,anche con l'appoggio del farmaco, era più facile da gestire. Credo ancora che il mio sbaglio sia stato quello di interrompere sia quest'anno che l'anno precedente nel momento sbagliato e avrei dovuto aspettare e continuare la cura fino alla fine dell'estate e l'inizio dell'autunno, momenti per me molto critici, per verificare gli effetti della cura.
Ripeto che comunque anche lo specialista, vedendomi stare molto meglio, ha voluto con il mio assenso sospendere la cura credendo che quei mesi di cura fossero stati sufficienti.
Riguardo la psicoterapia ha ragione, c'è molto da lavorare e probabilmente pensavo che ormai essendomi ripreso totalmente ce l'avrei fatta da solo, mi sbagliavo.
Adesso non resta che aspettare che il mio psichiatra rientri dalle ferie. Vorrei fargli capire proprio ciò che lei mi ha consigliato poiché come le ho già detto prima, quando l'ho sentito per telefono, mi ha detto di non ricominciare con l'entact, ma di tamponare gli attacchi di ansia con xanax.
A questo punto vorrei capire meglio a cosa si va incontro se si usano farmaci antidepressivi come entact a tempo diciamo "prolungato", sono farmaci che a lungo possono portare problemi o altro?
Diciamo anche che oltre a essere migliorato ho voluto smettere perché non volevo continuare ad assumere farmaci, credendo forse erroneamente che alla lunga non mi avrebbero fatto bene, ma che ne avrei dovuto aumentare sempre le dosi con il tempo.
La ringrazio ancora, le ripeto che in questo periodo purtroppo è come se avessi le porte chiuse a causa delle ferie estive e che questo, al momento, è l'unico canale che ho per potere avere un confronto e un sostegno.
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Se non si presentano effetti collaterali non sopportabili il trattamento può essere mantenuto per lunghi periodi di tempo con beneficio evidente sulla sintomatologia e riducendo statisticamente le ricadute dopo la sospensione eventuale.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 8.5k visite dal 23/08/2012.
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