Si guarisce definitivamente da un buffe delirante?Se si,In quanto tempo?e
Buona sera,qualche mese prima dell' esordio della mia malattia, mio nonno aveva cominciato ad ammalarsi ; io cominciai ad avere una serie di intuizioni deliranti,ve ne elenco qualcuna.Credevo che una mia prof del liceo fosse la moglie del mio insegnante di scuola guida(perchè avevano un carattere simile)ma che per ragioni legali (lei aveva un marito malato) non potesse rivelarmelo.Piu' il professore di scuola guida era aggressivo con me (dava anche schiaffi) piu' le intuizioni aumentavano.Due mesi dopo la morte di mio nonno ho cominciato a sentire una voce "ciao".Era la stessa voce del mio insegnante e aveva un tono di rimprovero (avevo comprato libri universitari fotocopiati) da quel momento cominciai a pensare di essere il soggetto sperimentale di una ricerca messa in moto dall' università o dalla psicologa dell' asl da cui andavo.Ero anche convinta che le persone che mi salutavano in mezzo alla strada (perchè le guardavo o perchè semplicemente mettevano la mano fuori al finestrino) erano i ricercatori che volevano insegnarmi a guidare.A volte piangevo,perchè avevo paura che se ne andassero.Una volta vidi un ragazzo sul motorino,mi guardò e fece segno di stare zitta (forse non era riferito a me) da quel momento pensai che non avrei dovuto parlare con nessuno dell' accaduto,eccetto con la mia ex psicologa che faceva finta di credere in quello che gli dicevo..Sentivo spesso anche il rumore di motorini,ed interpretavo quello (come quello degli aerei e delle navi che potevano essere piu' o meno vigorosi )come valutazioni del mio operato.Una notte i motorini non smettevano di passare ,sommati alle mie allucinazioni (sentivo rumori) non riusci' a dormire.Dicevo basta,ma non smettevano: cominciai cosi' ad arrabbiarmi e scesi con un coltello giu' per la strada (senza intenzione di usarlo) solo per minacciare chi (secondo me) non smetteva di disturbarmi con presunte registrazioni.Mia madre cominciò (secondo il consiglio del mio attuale medico) a mettermi del serenase nel cibo.Un giorno mi venne un attacco bruttissimo (per il serenase) non riuscivo ad abbassare gli occhi,le allucinazioni erano fortissime,di notte non dormivo,non riuscivo a stare ferma.Dopo poco tempo i miei mi convinsero a parlare con un medico,che con l' inganno mi convise a predere un altro farmaco (l' invega) ero quasi sempre addormentata e sopraffatta dall' abulia.Poi con l' aiuto di una psicologa (una sola seduta) di mio padre e del farmaco sono uscita fuori dal delirio,ma continuo a sentire sporadicamente voci che mi dicono (ciao,brava oppure no).Il medico mi ha ridotto la dose di invega (3) ma vuole che le voci spariscano e mi ha dato anche le EN perchè per lui le voci sono causate dall' angoscia.Io però sono stanca di prendere farmaci,ho dolori ai muscoli,sono ingrassata,non ho piu' la libido,quando studio mi stanco presto,non riesco a superare l' una di notte,sono apatica,la mia vita mi sembra vuota,quando ballo mi stanco subito e ogni tantohoQualcheTic.Quandofiniràtuttoquesto?
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Ex utente
Gentile Dottore,
il medico che mi segue è un primario, psichiatra e psicoterapeuta.In un primo momento non mi ha fatto nessuna diagnosi,ma quando ho preso consapevolezza del "mondo parallelo" da me inventato,ho cominciato a fare domande in proposito.Io e mio padre (da inserperti) abbiamo fatto delle ipotesi quali: schizofrenia,disturbo schizoaffettivo e quando le abbiamo comunicate al dottore,lui mi ha detto che mi pongo troppe domande però io ho insistito e alla fine mi ha detto che si trattava di un buffè dovuto a forti stress (non so se lo abbia fatto per non farmi preoccupare a questo punto).Ho 20 anni e la mia storia di vita è già molto complessa,ho provato diversi dolori,fra cui: lutti precoci,separazione dai miei genitori,violenze subite da mia madre,tentata violenza subita da un uomo,frquenti cambiamenti di punti di riferimento (quando mori' mia nonna che per me era come una madre,mio padre lavorava e io vivevo con baby citters che cambiavano abbastanza spesso),operazione subita quando avevo 11 anni per malattia congenita alla gamba, frequenti cambiamenti di abitazione (lasciai i miei genitori a 15 anni per andare a vivere dai miei nonni ,dove vivevo piu' tranquilla,anche se spesso avevo fortissime crisi di rabbia (anche dovute al rapporto violento che avevo con mia madre) anche per minime frustrazioni,ero troppo sospettosa (caratteristica che migliorai dalla psicoterapeuta da cui andavo,che poi abbandonai per mancaza di fiducia,e con cui a breve riprenderò i contatti)professori che sfogavano i loro problemi sugli alunni forse anche per sindrome di born-out.Ho cambiato tre volte psicoterapeuti,l' ultima mi disse che avevo un disturbo post-traumatico da stress che voleva curare con l' mdr (io ho rifiutato perchè l' idea di perdere il controllo di me stessa mi spaventa,e perchè non riuscivo a fidarmi completamente di lei da cui infatti non sono migliorata).Tendo ad avere un temperamento un pò malinconico,ma non ero depressa.Lo sono stata solo dopo la morte di mio nonno,uscivo poco,non dormivo di notte,ridevo senza motivo perchè ideavo situazioni comiche per tirarmi su' il morale,fino all' esordio della malattia.Del professore che identificavo come promotore della ricerca (di cui credevo vedere i sosia in mezzo alla strada) penso di essermi innamorata (almeno era transfert) fin quando non gli inviai un sms in preda al delirio raccontandogli dell' accaduto,mi rispose "la prego di non conattarmi mai piu' ".Quando credevo fermamente nella ricerca e venivo disturbata dal rumore di motorini di notte(reali,ma non erano ricercatori) di notte stavo malissimo,pensai addirittura al suicidio (ma non tentai di farlo,la mia voleva essere una dimostrazione del disagio esistenziale che stavo vivendo,ma non ho mai avuto il coraggio di farlo).Adesso non sono depressa,anzi ho difficoltà a provare emozioni,ho pianto solo due volte perchè gli effetti collaterali del farmaco mi limitano la vita,mi sento diversa,e a volte la pazienza cala.Quale altra malattia potrei avere?E' curabile? i farmaci danneggiano le capacità intellettive?(Perchè non riesco a studiare per piu' di due ore e scrivo poesie di rado (prima avevo molta immaginazione).Cio' che temo è che una volta che mio padre andrà a lavorare in Puglia (a settembre) io passa cadere di nuovo sotto stress anche perchè ora vivo anche con mia madre (sono separati in casa oggi) lei è depressa,il medico le ha prescritto il percitale, e quando qualcosa non le va bene tente a sfogare i suoi problemi maltrattandoci (non piu' con le mani ma ci colpevolizza per le sue insoddisfazioni).Ho preso in considerazione l' ipotesi di andare a vivere con mia nonna un' altra volta,ma essendo anziana temo che l' attaccamento con lei possa provocarmi una ricaduta alla sua morte.Altre ipotesi sono andare a vivere da sola(ma adesso non riuscirei,ho avuto una sorta di regressione psicologica,ho paura di dormire da sola (questo problema lo avevo da bambina)) oppure con mio padre in Puglia,ma si tratterebbe di abbandonare amici,prospettive di studio,non so se mi sento pronta.Per quanto riguarda le voci,ho letto che a seguito di lutti cominciano a sentirle anche persone che non hanno malattie psichiatriche,alle volte non vanno via,ma bisogna imparare a conviverci.In tal caso io preferirei sospendere il farmaco,(ovviamente con il consenso del medico) sperando che i sintomi non ritornino .Lei che ne pensa? Grazie mille
il medico che mi segue è un primario, psichiatra e psicoterapeuta.In un primo momento non mi ha fatto nessuna diagnosi,ma quando ho preso consapevolezza del "mondo parallelo" da me inventato,ho cominciato a fare domande in proposito.Io e mio padre (da inserperti) abbiamo fatto delle ipotesi quali: schizofrenia,disturbo schizoaffettivo e quando le abbiamo comunicate al dottore,lui mi ha detto che mi pongo troppe domande però io ho insistito e alla fine mi ha detto che si trattava di un buffè dovuto a forti stress (non so se lo abbia fatto per non farmi preoccupare a questo punto).Ho 20 anni e la mia storia di vita è già molto complessa,ho provato diversi dolori,fra cui: lutti precoci,separazione dai miei genitori,violenze subite da mia madre,tentata violenza subita da un uomo,frquenti cambiamenti di punti di riferimento (quando mori' mia nonna che per me era come una madre,mio padre lavorava e io vivevo con baby citters che cambiavano abbastanza spesso),operazione subita quando avevo 11 anni per malattia congenita alla gamba, frequenti cambiamenti di abitazione (lasciai i miei genitori a 15 anni per andare a vivere dai miei nonni ,dove vivevo piu' tranquilla,anche se spesso avevo fortissime crisi di rabbia (anche dovute al rapporto violento che avevo con mia madre) anche per minime frustrazioni,ero troppo sospettosa (caratteristica che migliorai dalla psicoterapeuta da cui andavo,che poi abbandonai per mancaza di fiducia,e con cui a breve riprenderò i contatti)professori che sfogavano i loro problemi sugli alunni forse anche per sindrome di born-out.Ho cambiato tre volte psicoterapeuti,l' ultima mi disse che avevo un disturbo post-traumatico da stress che voleva curare con l' mdr (io ho rifiutato perchè l' idea di perdere il controllo di me stessa mi spaventa,e perchè non riuscivo a fidarmi completamente di lei da cui infatti non sono migliorata).Tendo ad avere un temperamento un pò malinconico,ma non ero depressa.Lo sono stata solo dopo la morte di mio nonno,uscivo poco,non dormivo di notte,ridevo senza motivo perchè ideavo situazioni comiche per tirarmi su' il morale,fino all' esordio della malattia.Del professore che identificavo come promotore della ricerca (di cui credevo vedere i sosia in mezzo alla strada) penso di essermi innamorata (almeno era transfert) fin quando non gli inviai un sms in preda al delirio raccontandogli dell' accaduto,mi rispose "la prego di non conattarmi mai piu' ".Quando credevo fermamente nella ricerca e venivo disturbata dal rumore di motorini di notte(reali,ma non erano ricercatori) di notte stavo malissimo,pensai addirittura al suicidio (ma non tentai di farlo,la mia voleva essere una dimostrazione del disagio esistenziale che stavo vivendo,ma non ho mai avuto il coraggio di farlo).Adesso non sono depressa,anzi ho difficoltà a provare emozioni,ho pianto solo due volte perchè gli effetti collaterali del farmaco mi limitano la vita,mi sento diversa,e a volte la pazienza cala.Quale altra malattia potrei avere?E' curabile? i farmaci danneggiano le capacità intellettive?(Perchè non riesco a studiare per piu' di due ore e scrivo poesie di rado (prima avevo molta immaginazione).Cio' che temo è che una volta che mio padre andrà a lavorare in Puglia (a settembre) io passa cadere di nuovo sotto stress anche perchè ora vivo anche con mia madre (sono separati in casa oggi) lei è depressa,il medico le ha prescritto il percitale, e quando qualcosa non le va bene tente a sfogare i suoi problemi maltrattandoci (non piu' con le mani ma ci colpevolizza per le sue insoddisfazioni).Ho preso in considerazione l' ipotesi di andare a vivere con mia nonna un' altra volta,ma essendo anziana temo che l' attaccamento con lei possa provocarmi una ricaduta alla sua morte.Altre ipotesi sono andare a vivere da sola(ma adesso non riuscirei,ho avuto una sorta di regressione psicologica,ho paura di dormire da sola (questo problema lo avevo da bambina)) oppure con mio padre in Puglia,ma si tratterebbe di abbandonare amici,prospettive di studio,non so se mi sento pronta.Per quanto riguarda le voci,ho letto che a seguito di lutti cominciano a sentirle anche persone che non hanno malattie psichiatriche,alle volte non vanno via,ma bisogna imparare a conviverci.In tal caso io preferirei sospendere il farmaco,(ovviamente con il consenso del medico) sperando che i sintomi non ritornino .Lei che ne pensa? Grazie mille
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Gentile utente,
secondo me, coi limiti del consulto a distanza, difficilmente possa trattarsi di un "Bouffè", perché questo tenderebbe ad avere un esordio più acuto di quello che descrive ed i sintomi psicotici (comprese le voci) tenderebbero a scomparire completamente nell'arco di poco tempo.
Questa solo la mia impressione in base alle conoscenze molto parziali di Lei e senza mai averLa visto, ma potrebbe aver senso tenerla in considerazione, cioè, a livello pragmatico, rendrersi conto che si tratta di una condizione che tende a cronicizzarsi, la quale va riconosciuta e curata.
In internet non si può fare le diagnosi psichiatriche. Coi limiti della distanza, in base a quella che descrive, non posso escludere quelle ipotesi che, assieme col Suo padre, avete avanzato. Aggiungerei anche le altre: di un disturbo di personalità e di un disturbo primariamente di umore. Nel Suo caso (di una persona giovane) andrebbero fatte valutazioni diagnostiche approfondite (eventualmente anche coi test psicologici), ed un monitoraggio clinico attento. E' ovviamente essenziale visitare la persona dal vivo, seguendo l'evoluzione. Altrimenti non è possibile azzardarsi sulle diagnosi. Ma anche una diagnosi fatta da uno specialista che La segue dal vivo: bisogna evitare che sia una valutazione finale prematura. Dunque, penso che il Suo curante sicuramente non voleva allarmarvi, ma che abbia tenuto conto anche quello che ho scritto prima.
I sintomi psicotici possono capitare non solo nei disturbi psicotici (schizofrenia, disturbo schizoaffettivo, bouffè delirante, ed altri), ma anche, ad esempio, nei disturbi di umore. Lo stesso Bouffè Delirante, secondo alcuni, in molti casi può corrispondere allo scompenso di un latente stato depressivo, essere, in un certo senso, "la fuga" da questo stato depressivo. Aggiungerei che l'interpretazione in questa chiave, secondo me, presupporebbe alcune particolari caratteristiche di personalità, tendenti a far ricorrere alla "fuga" come ad un meccanismo protettivo (magari anche negli altri aspetti della vita).
Dunque, il termine che ha usato il Suo curante potrebbe indirettamente portare ad una comprensione migliore. Ma sottolineo l'importanza dell'approfondimento diagnostico e del monitoraggio.
L'ipotesi che ho espresso qui (di un disturbo di umore o/e di personalità) potrebbe essere utile proporre alla valutazione dei Suoi curanti, anche perché apre potenzialmente le strade non ancora prese in considerazione dal punto di vista farmacologico.
Lei menziona anche i Suoi dubbi rispetto al contesto di convivenza più adatto a Lei (con chi, dove, con quali prospettive nella vita). Penso che è l'aspetto che non bisogna sottovalutare, perché, se è vero che la Sua malattia è stata (quanto meno) peggiorata (e, in ipotesi più spinta: scatenata) da diverse circostanze esterne che menziona, allora il contesto va cambiato, sia per capire meglio di che cosa si tratta, sia per prevenire la cronicizzazione. Dunque, penso che possa essere fondamentale.
Non bisogna però, secondo me, vedere le scelte rispettive come fatte una volta per sempre. Il cambiamento dell'ambiente può essere importante soprattutto in questo periodo, tuttora critico. Anche gli studi e la vita sociale in questo periodo potrebbero lasciare il posto alle esigenze più strettamente legate alla riabilitazione e ad una valutazione più approfondita. Ma si tratta di un periodo.
Il ricorrere maggiormente al sostegno da parte del Suo padre potrebbe essere fra le alternative valide. Su questo vi consoglio di consigliarsi anche dal Suo specialista curante.
secondo me, coi limiti del consulto a distanza, difficilmente possa trattarsi di un "Bouffè", perché questo tenderebbe ad avere un esordio più acuto di quello che descrive ed i sintomi psicotici (comprese le voci) tenderebbero a scomparire completamente nell'arco di poco tempo.
Questa solo la mia impressione in base alle conoscenze molto parziali di Lei e senza mai averLa visto, ma potrebbe aver senso tenerla in considerazione, cioè, a livello pragmatico, rendrersi conto che si tratta di una condizione che tende a cronicizzarsi, la quale va riconosciuta e curata.
In internet non si può fare le diagnosi psichiatriche. Coi limiti della distanza, in base a quella che descrive, non posso escludere quelle ipotesi che, assieme col Suo padre, avete avanzato. Aggiungerei anche le altre: di un disturbo di personalità e di un disturbo primariamente di umore. Nel Suo caso (di una persona giovane) andrebbero fatte valutazioni diagnostiche approfondite (eventualmente anche coi test psicologici), ed un monitoraggio clinico attento. E' ovviamente essenziale visitare la persona dal vivo, seguendo l'evoluzione. Altrimenti non è possibile azzardarsi sulle diagnosi. Ma anche una diagnosi fatta da uno specialista che La segue dal vivo: bisogna evitare che sia una valutazione finale prematura. Dunque, penso che il Suo curante sicuramente non voleva allarmarvi, ma che abbia tenuto conto anche quello che ho scritto prima.
I sintomi psicotici possono capitare non solo nei disturbi psicotici (schizofrenia, disturbo schizoaffettivo, bouffè delirante, ed altri), ma anche, ad esempio, nei disturbi di umore. Lo stesso Bouffè Delirante, secondo alcuni, in molti casi può corrispondere allo scompenso di un latente stato depressivo, essere, in un certo senso, "la fuga" da questo stato depressivo. Aggiungerei che l'interpretazione in questa chiave, secondo me, presupporebbe alcune particolari caratteristiche di personalità, tendenti a far ricorrere alla "fuga" come ad un meccanismo protettivo (magari anche negli altri aspetti della vita).
Dunque, il termine che ha usato il Suo curante potrebbe indirettamente portare ad una comprensione migliore. Ma sottolineo l'importanza dell'approfondimento diagnostico e del monitoraggio.
L'ipotesi che ho espresso qui (di un disturbo di umore o/e di personalità) potrebbe essere utile proporre alla valutazione dei Suoi curanti, anche perché apre potenzialmente le strade non ancora prese in considerazione dal punto di vista farmacologico.
Lei menziona anche i Suoi dubbi rispetto al contesto di convivenza più adatto a Lei (con chi, dove, con quali prospettive nella vita). Penso che è l'aspetto che non bisogna sottovalutare, perché, se è vero che la Sua malattia è stata (quanto meno) peggiorata (e, in ipotesi più spinta: scatenata) da diverse circostanze esterne che menziona, allora il contesto va cambiato, sia per capire meglio di che cosa si tratta, sia per prevenire la cronicizzazione. Dunque, penso che possa essere fondamentale.
Non bisogna però, secondo me, vedere le scelte rispettive come fatte una volta per sempre. Il cambiamento dell'ambiente può essere importante soprattutto in questo periodo, tuttora critico. Anche gli studi e la vita sociale in questo periodo potrebbero lasciare il posto alle esigenze più strettamente legate alla riabilitazione e ad una valutazione più approfondita. Ma si tratta di un periodo.
Il ricorrere maggiormente al sostegno da parte del Suo padre potrebbe essere fra le alternative valide. Su questo vi consoglio di consigliarsi anche dal Suo specialista curante.
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Ex utente
Gentile Dottore,grazie per i consigli,chiederò un parere anche al mio specialista curante.L' ipotesi che io passa avere un disturbo di personalità non è infondata,riconosco (anche la mia psicologa ci aveva fatto caso) che di fronte alle difficoltà tendo a fuggire,e spero di risolvere questo problema attraverso la psicoterapia e mettendoci tutta la buona volontà.Riconosco anche il fatto che le diagnosi non è possibile farle su internet,ma la ringrazio comunque per avermi espresso il suo pensiero.Quando intende che il disturbo potrebbe tendere a cronicizzarsi,questo può significare che dovrò prendere antipsicotici a vita? Non mi spaventano molto gli antidepressivi o i regolatori dell' umore( se il medico me li prescriverà) ho visto persone che li assumevano e non avevano i miei stessi effetti collaterali.Non mi spaventa piu' neanche convivere con le voci,prima facevano quasi dei discorsi,adesso il loro volume è basso,non mi insultano piu',e le sento di rado rispetto a prima.Gli effetti collaterali degli antipsicotici (che riconosco siano stati indispensabili durante la crisi) invece sono devastanti.La ringrazio.
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Gentile utente,
per la "cronicizzazione" intendo che la condizione diventi "cronica", cioè duratura, radicata e difficilmente modificabile. Questo però non significa "immodificabile", ma che è dificile modificarla. Dunque, ad essere destinate a permanere per tutta la vita sono molte, ma non tutte le condizioni "croniche".
Che le "voci" adesso sono più tollerabili rispetto alla fase più acuta non è detto che sia solo grazie all'attenuazione spontanea, ma potrebbe essere anche l'effetto della cura antipsicotica che sta tuttora seguendo. Dunque, nel Suo caso non possiamo ancora escludere che ci sarà bisogno delle cure antipsicotiche a lungo termine. In tale ultimo caso è necessario valutare una cura a base di un antipsicotico meglio tollerato. Lei ha conosciuto solo alcuni degli antipsicotici: l'Aloperidolo (cui uno dei nomi commerciali è Serenase) ed il Paliperidone (Invega). Non sono gli unici antipsicotici esistenti.
Comunque, fondamentale è l'approfondimento diagnostico ed il monitraggio della malattia e della sua cura.
per la "cronicizzazione" intendo che la condizione diventi "cronica", cioè duratura, radicata e difficilmente modificabile. Questo però non significa "immodificabile", ma che è dificile modificarla. Dunque, ad essere destinate a permanere per tutta la vita sono molte, ma non tutte le condizioni "croniche".
Che le "voci" adesso sono più tollerabili rispetto alla fase più acuta non è detto che sia solo grazie all'attenuazione spontanea, ma potrebbe essere anche l'effetto della cura antipsicotica che sta tuttora seguendo. Dunque, nel Suo caso non possiamo ancora escludere che ci sarà bisogno delle cure antipsicotiche a lungo termine. In tale ultimo caso è necessario valutare una cura a base di un antipsicotico meglio tollerato. Lei ha conosciuto solo alcuni degli antipsicotici: l'Aloperidolo (cui uno dei nomi commerciali è Serenase) ed il Paliperidone (Invega). Non sono gli unici antipsicotici esistenti.
Comunque, fondamentale è l'approfondimento diagnostico ed il monitraggio della malattia e della sua cura.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 32.8k visite dal 14/08/2012.
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