Ansia generalizzata ed attacchi di panico
Gentili Dottori, sono quattro mesi che combatto con manifestazioni ansiose scaturite da un attacco di panico insorto nel febbraio 2012. La descrizione fattami dal Neurologo è 'ansia generalizzata con occasionali attacchi di panico' dopo che all'esame obiettivo non ha riscontrato alcuna anomalia. Visita Cardiologica normale, Esami del sangue normali ( compresi i valori del TSH ). Il Neurologo mi ha prescritto
- Paroxetina ( Daparox ) 20 mg 1/2 cp per una settimana e poi 1 cp intera per 5 mesi, dopo di che controllo medico.
- Tavor oro sublinguale 1 mg al bisogno
- Rivotril gocce al bisogno.
Ad oggi sono 5 giorni che assumo mezza compressa di Daparox ed ho notato un aumento dell'agitazione/ansia ed Insonnia, questo si verifica soprattutto durante la notte.Questa notte non sono riuscito a dormire a causa dei mille pensieri distorti che mi scorrevano nella mente ed ad un certo punto ho cominciato a tremare nel letto per la paura. Questi sintomi sono dovuti al mio disturbo o al farmaco? E' vero che è un periodo stressante a causa dello studio universitario ma l'insonnia è come aumentata esponenzialmente fino ad oggi. Se dovessero peggiorare mi rivolgerò al mio Medico ma se possibile vorrei una vostra opinione.
- Paroxetina ( Daparox ) 20 mg 1/2 cp per una settimana e poi 1 cp intera per 5 mesi, dopo di che controllo medico.
- Tavor oro sublinguale 1 mg al bisogno
- Rivotril gocce al bisogno.
Ad oggi sono 5 giorni che assumo mezza compressa di Daparox ed ho notato un aumento dell'agitazione/ansia ed Insonnia, questo si verifica soprattutto durante la notte.Questa notte non sono riuscito a dormire a causa dei mille pensieri distorti che mi scorrevano nella mente ed ad un certo punto ho cominciato a tremare nel letto per la paura. Questi sintomi sono dovuti al mio disturbo o al farmaco? E' vero che è un periodo stressante a causa dello studio universitario ma l'insonnia è come aumentata esponenzialmente fino ad oggi. Se dovessero peggiorare mi rivolgerò al mio Medico ma se possibile vorrei una vostra opinione.
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Gentile utente
L'aumento dei sintomi è possibile nel primo periodo di trattamento ed i risultati terapeutici sono apprezzabili a partire dalla 4 settimana a dose piena.
Dopo tale periodo sarebbe utile un controllo, entro la sesta settimana di assunzione a dose piena, per la valutazione del trattamento e le decisioni del caso.
Lo specialista di riferimento è lo psichiatra.
Dr. Francesco Saverio Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
http://www.psichiatra-psicoterapeuta.it
L'aumento dei sintomi è possibile nel primo periodo di trattamento ed i risultati terapeutici sono apprezzabili a partire dalla 4 settimana a dose piena.
Dopo tale periodo sarebbe utile un controllo, entro la sesta settimana di assunzione a dose piena, per la valutazione del trattamento e le decisioni del caso.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero
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https://wa.me/3908251881139
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Utente
Gentile dottore, è possibile che l'insonnia sia un effetto collaterale anche se lo assumo alle 8 di mattina? Subito dopo l'assunzione non avverto grosse variazioni. Invece mi sembra che l'ansia sia peggiorata nelle fasi avanzate della giornata. Soprattutto durante la notte, da cui l'insonnia. Devo dire che da una settimana anche prima dell'assunzione del Daparox, soprattutto durante la sera, avverto una strana sensazione di estraniamento dalla realtà, che mi porta ad interagire di meno con persone ed oggetti circostanti. Ricercando su Internet sono venuto a sapere della Derealizzazione e Depersonalizzazione.. Credo che nel mio caso si tratti della prima.. Da cui ho sviluppato una grossa paura che si possa verificare anche la seconda, e che essa possa impedirmi di svolgere le normali attività quotidiane.. Non appena quindi mi sento leggermente diverso ecco che penso proprio a quello. La notte scorsa non ho fatto altro che toccarmi impaurito dalla possibilità di non avvertire più il mio corpo distintamente e di poter 'impazzire'. E' possibile che anche queste ossessioni. che avverto durante la notte, siano amplificate dal farmaco o originano dal mio disturbo? ed inoltre il farmaco andrà ad agire anche su questi pensieri?
Grazie, Cordiali Saluti
Grazie, Cordiali Saluti
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gentile ragazzo, ho visto che è da qualche mese che è precipitato in questa situazione. Forse perchè è studente di medicina non fa che pensare a sintomi diagnosi terapie effetti farmacologici ecc. Ma non ha mai accennato ai pensieri che la tormentano, mi pare, salvo il parlare di un periodo stressante e di un trasloco di famiglia. Penso che servirebbe vedere un po' anche la situazione in cui si trova, le difficoltà, le scelte, i dubbi, le incertezza - non mi riferisco ai sintomi - ma alla sua situazione evolutiva, alla sua età, di fronte a delle scelte, forse, ecc ecc. Oltre che quei pensieri...
cordialmente
cordialmente
Dr. Gianmaria Benedetti
http://neuropsic.altervista.org/drupal/
[#4]
Gentile utente,
è improbabile che il farmaco le generi quelle sensazioni.
Consideri che le è stata fatta una diagnosi di ansia generalizzata che si può manifestare con ruminazioni più intense alla fine della giornata. Questo è normale in questo disturbo.
Mentre i sintomi descritti possono far pensare ad un attacco di panico, anche questo normale nell'ambito di una patologia.
Ne parli con il suo medico
è improbabile che il farmaco le generi quelle sensazioni.
Consideri che le è stata fatta una diagnosi di ansia generalizzata che si può manifestare con ruminazioni più intense alla fine della giornata. Questo è normale in questo disturbo.
Mentre i sintomi descritti possono far pensare ad un attacco di panico, anche questo normale nell'ambito di una patologia.
Ne parli con il suo medico
Massimo Lai, MD
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Utente
Gentili dottori, è vero che la mia situazione di serenità intrinseca ormai è necessariamente compromessa. E' verò che è più probabile che mi senta meglio quando sono fuori con dei buoni amici, spensierato. Piuttosto che quando mi trovo in casa a dover fare i conti con i miei libri giganteschi. Per questo motivo ho intrapreso anche una Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. Tuttavia questa è la strada che nella mia vita ho scelto. E non credo che si possa fuggire in eterno da ciò che non ci piace. Per questo motivo ho deciso che fosse il caso di intraprendere anche una Terapia Farmacologica, con la paura che con il tempo questo disturbo possa peggiorare.
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Utente
La mia preoccupazione e principale è quella di non riuscire a realizzare quello che mi sono prefissato nella vita. Da quando ho avuto il mio primo attacco di panico il mio primo pensiero è stato 'ho sentito di persone che a causa di questo disturbo non sono riuscite a fare più quello che un tempo desideravano'. Ad oggi il mio pensiero principale, essendosi quasi concluso il trasloco, è l'università. Dal giorno dopo l'attacco di panico l'ansia si è però presentata autonomamente.. per questa ragione ho cominciato a pensare che la mia situazione stressante abbia potuto indurre l'attacco di panico. Ma che successivamente fosse insorto qualcosa che gli ha permesso di automantenersi. Inizialmente ho provato a cambiare il mio regime di vita cominciando a praticare attività fisica ma l'ansia anzichè sparire si trasformava, come se si somatizzasse.. Perciò ho cominciato a pensare che non potesse più essere solo un periodo di transizione, ma che si fosse instaurato qualcosa di patologico dentro di me
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Può darsi che si sia instaurato un circolo vizioso, e che non sia riuscito a trovare il modo di uscirne. A volte però è importante anche il punto di partenza, come insegna la teoria matematica degli sviluppi non lineari, che sta venendo applicata anche in psicologia e psichiatria.
Nel suo caso il punto di partenza del suo pensiero mi mare sia "realizzare quello che si è prefissato ella vita". Credo che non ci sia pensiero più ansiogeno in sè. La 'sconfitta ' è dietro l'angolo. E poi è una battaglia assurda, se vale la legge dell'eterogenesi dei fini, che in parole povere dice che la bellezza del viaggio non consiste tanto nel raggiungere la meta, ma nelle esperienza che il viaggio fa fare. La meta spesso poi cambia durante il percorso...
Nel suo caso il punto di partenza del suo pensiero mi mare sia "realizzare quello che si è prefissato ella vita". Credo che non ci sia pensiero più ansiogeno in sè. La 'sconfitta ' è dietro l'angolo. E poi è una battaglia assurda, se vale la legge dell'eterogenesi dei fini, che in parole povere dice che la bellezza del viaggio non consiste tanto nel raggiungere la meta, ma nelle esperienza che il viaggio fa fare. La meta spesso poi cambia durante il percorso...
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Utente
Gentile Dottore la ringrazio per l'attenzione. Io so soltanto che prima che mi succedesse quello che è accaduto ero una persona che nell'ambito universitario era molto sicura di se. Ne un maniaco della perfezione ma neanche uno che fa le cose tanto così per togliersele di torno. Ammetto che durante quest'anno ho incontrato materie molto noiose e mnemoniche da studiare ( si immagini Anatomia Patologica ); inoltre il trasloco è stato molto lungo e duro sia dal punto di vista fisico che da quello burocratico. ma alla fine non credo sia mai possibile risalire perfettamente alle cause di quello che ci accade per correggerle.. A me piace il mestiere del Medico, a nessuno piace studiare come studiamo noi, ma è proprio il fine che ci spinge. Senza alcuno scopo credo che starei ancora peggio..
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Spesso se uno ha dei progetti cui tiene particolarmente, va in grande ansia per minime difficoltà, come se tutto potesse crollare. Lei parla del trasloco e del suo studio. Per qualche motivo entrambi le causano più stress del necessario. Medicina è lunga, e, come tante altre cose, meglio pensare un esame, un problema per volta.
Finire un anno prima o dopo di solito non cambia granchè della vita. Ho impressione che lei idealizza un po' troppo, e come tutti gli ideali, rischiano di crollare. Meglio avere idee che ideali, credo...
Come mai tanta enfasi sullo studio e sul trasloco? Lavita è fatta di molte più cose, meglio lasciare spazio a tutte, altrimenti si ritrova in un tunnel, ad aspettare solo che finisca... Meglio 'viaggiare' all'aperto, e godersi il panorama.
Finire un anno prima o dopo di solito non cambia granchè della vita. Ho impressione che lei idealizza un po' troppo, e come tutti gli ideali, rischiano di crollare. Meglio avere idee che ideali, credo...
Come mai tanta enfasi sullo studio e sul trasloco? Lavita è fatta di molte più cose, meglio lasciare spazio a tutte, altrimenti si ritrova in un tunnel, ad aspettare solo che finisca... Meglio 'viaggiare' all'aperto, e godersi il panorama.
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Utente
Nemmeno io so con precisione la causa di quello che mi sta accadendo ad essere sincero. l'attacco di panico è insorto dal nulla e da allora ho cercato di trovare il motivo per cui potessi aver accumulato così tanto stress.. A dire il vero dottore non so neanche se sia stato lo stress o se sarebbe comunque dovuto accadere.. Ad ogni modo da quel giorno ho cominciato a pensarla come lei sul non avere fretta.. Ma neanche troppa calma, una via di mezzo per intenderci. Per quanto riguarda il trasloco in se e per se sono stato io stesso a volerlo: nella mia vecchia casa io e mio fratello non potevamo più stare in camera assieme. Ma non può immaginare quanti travagli burocratici abbia affrontato con la mia famiglia in questi mesi. Si parlava di perdere migliaia di euro.. Decisioni cruciali prese in poche settimane, le situazioni che ogni volta cambiavano.. Consciamente sentivo di non essere sereno, ma mai a pensare che cosa sarebbe accaduto. Il giorno dopo l'attacco di panico pensavo che dopo qualche giorno me ne sarei dimenticato. E' stato di sera. Ho dormito male, la mattina sono stato abbastanza bene sì.. Il pomeriggio mi sono messo a studiare.. Ed un'ora dopo aver cominciato, così, quasi dal nulla, un'ansia che non riconoscevo come mia fisiologica, tanto da farmi smettere di studiare. E così giorno dopo giorno. Ho cercato di comportarmi e fare quello che facevo prima ma o c'era l'ansia o le somatizzazioni.. Mi svegliavo frequentemente la notte in preda a forti tremori. Io non conosco la base di tutto ciò dottore, è allora che ho cominciato a pensare che ci fosse anche qualcosa di biochimico oltre che psicologico. E' implicito che ad un certo punto si possa essere instaurato un circolo vizioso
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Stia attento che quello che Lei dice di 'conoscere' non sia invece un paravento che le evita di guardare più a fondo cosa succede. Lei tende a farlo un po' spesso, mi pare. Rischia di essere un modo di rassicurarsi che non serve a molto, come chiudere gli occhi daventi a un pericolo.
A me sembra che la sua ansia sia stata contemporanea al cambiamento familiare, probabilmente quello che Lei chiama 'trasloco' è legato a cose che hanno importanti significati e a cambiamenti non da poco.
I cambiamenti spesso mettono ansia, uno può temere di aver causato dei danni, o di aver smosso delle cose che poi non riesce più a controllare. Di perdere quello che aveva e di non ritrovarlo più....
Ha presente l'apprendista stregone, dal film Fantasia di Walt Disney?...
A me sembra che la sua ansia sia stata contemporanea al cambiamento familiare, probabilmente quello che Lei chiama 'trasloco' è legato a cose che hanno importanti significati e a cambiamenti non da poco.
I cambiamenti spesso mettono ansia, uno può temere di aver causato dei danni, o di aver smosso delle cose che poi non riesce più a controllare. Di perdere quello che aveva e di non ritrovarlo più....
Ha presente l'apprendista stregone, dal film Fantasia di Walt Disney?...
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Utente
E' vero, ho vissuto in quella casa per 21 anni, tutta la mia infanzia, di cui non rimpiango granchè nonostante sia stato sempre una persona timida. Ho sognato la mia vecchia casa sì.. Io credo però che sia tutto un insieme di cose piuttosto, la mia età, i cambiamenti, la mia insicurezza di fondo ( ma chi non ne ha? ), la noia che sopraggiunge quando si è costretti a preparare lo stesso esame per mesi. Tuttavia sono solo congetture.. E se anche ne fossi certo cambierebbe qualcosa?
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gentile futuro collega: si lasci dare un consiglio. Di fronte a quello che non si conosce è meglio non ricorrere nè a quello che si crede, nè a quello di cui si è certi. Per imparare, bisogna ammettere di non sapere....
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Utente
Gentile Dottore,
difatti non ho mai capito molto di quel che mi accadeva. Mi sono solamente rivolto a chi di dovere quando ho notato che il problema continuava a sussistere. Credo che a questo punto sia compito dello Psicoterapeuta e del Medico mettermi sulla strada giusta. Non conoscendo il problema se facessi di testa mia potrei peggiorare le cose.
difatti non ho mai capito molto di quel che mi accadeva. Mi sono solamente rivolto a chi di dovere quando ho notato che il problema continuava a sussistere. Credo che a questo punto sia compito dello Psicoterapeuta e del Medico mettermi sulla strada giusta. Non conoscendo il problema se facessi di testa mia potrei peggiorare le cose.
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 5.5k visite dal 23/06/2012.
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Approfondimento su Attacchi di panico
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