Disturbo bipolare in personalità borderline: terapia farmacologica
Gentili Dottori,
ho una diagnosi di disturbo bipolare II in personalità borderline, con depressioni gravi, stati misti con aspetti psicotici, grave autolesionismo. Il mio psichiatra curante specifica che presento una varietà di sintomi non tipici e non facilmente inquadrabili in questo o quel disturbo, e che probabilmente sono a "metà strada" tra un disturbo bipolare ed uno schizoaffettivo. Non vi è quindi chiarezza sulla diagnosi, ahimè, non per incapacità dello psichiatra curante, ma per l'estrema varietà dei sintomi.
In seguito ad una fase acuta molto prolungata nel tempo, la mia terapia farmacologica comprendeva doppio stabilizzatore dell'umore (litio+depakin) e neurolettico (seroquel).
Nel corso dei successivi due anni fino al momento attuale, le mie condizioni sono gradualmente migliorate, consentendo la sospensione del depakin e del litio, quest'ultima dovuta ad un sensibile peggioramento nel funzionamento della mia tiroide. Le mie buone condizioni (tono dell'umore stabile, ridimensionati gesti di autolesionismo) hanno incoraggiato lo psichiatra curante a non reinserire il depakin al posto del litio sospeso a causa dei problemi di tiroide. A questo punto la mia terapia consisteva in Seroquel RP 600 mg + Trilafon 8 mg.
Un paio di mesi fa, in seguito ad una recrudescenza concretizzatasi tra le altre cose in una frattura autoinflitta di un dito della mano, lo psichiatra curante ha incrementato la dose di Seroquel, cosicchè la mia terapia attuale è:
Seroquel RP 800 mg + Trilafon 8 mg. L'aumento di Seroquel ha sortito un effetto positivo, togliendomi l'aggressività necessaria a mettere in pratica i gesti autolesivi (ma l'ideazione permane).
Le mie domande sono le seguenti:
- Come si giustifica una terapia a base di soli neurolettici nell'ambito di una diagnosi di disturbo del tono dell'umore? Come mai, cioè, una terapia a base di soli neurolettici mi consente di fatto una buona compensazione se è vero che ho un disturbo importante del tono dell'umore?
- E' possibile perfezionare la diagnosi ricavando informazioni dalla terapia farmacologica funzionante? Ovvero, se la combinazione dei due neurolettici appare una soluzione soddisfacente, è possibile che il disturbo dell'area psicotica sia quello prevalente, e che il disturbo del tono dell'umore sia subordinato ad esso, ne sia per così dire una conseguenza?
Ringrazio in anticipo per la risposta che vorrete fornirmi.
ho una diagnosi di disturbo bipolare II in personalità borderline, con depressioni gravi, stati misti con aspetti psicotici, grave autolesionismo. Il mio psichiatra curante specifica che presento una varietà di sintomi non tipici e non facilmente inquadrabili in questo o quel disturbo, e che probabilmente sono a "metà strada" tra un disturbo bipolare ed uno schizoaffettivo. Non vi è quindi chiarezza sulla diagnosi, ahimè, non per incapacità dello psichiatra curante, ma per l'estrema varietà dei sintomi.
In seguito ad una fase acuta molto prolungata nel tempo, la mia terapia farmacologica comprendeva doppio stabilizzatore dell'umore (litio+depakin) e neurolettico (seroquel).
Nel corso dei successivi due anni fino al momento attuale, le mie condizioni sono gradualmente migliorate, consentendo la sospensione del depakin e del litio, quest'ultima dovuta ad un sensibile peggioramento nel funzionamento della mia tiroide. Le mie buone condizioni (tono dell'umore stabile, ridimensionati gesti di autolesionismo) hanno incoraggiato lo psichiatra curante a non reinserire il depakin al posto del litio sospeso a causa dei problemi di tiroide. A questo punto la mia terapia consisteva in Seroquel RP 600 mg + Trilafon 8 mg.
Un paio di mesi fa, in seguito ad una recrudescenza concretizzatasi tra le altre cose in una frattura autoinflitta di un dito della mano, lo psichiatra curante ha incrementato la dose di Seroquel, cosicchè la mia terapia attuale è:
Seroquel RP 800 mg + Trilafon 8 mg. L'aumento di Seroquel ha sortito un effetto positivo, togliendomi l'aggressività necessaria a mettere in pratica i gesti autolesivi (ma l'ideazione permane).
Le mie domande sono le seguenti:
- Come si giustifica una terapia a base di soli neurolettici nell'ambito di una diagnosi di disturbo del tono dell'umore? Come mai, cioè, una terapia a base di soli neurolettici mi consente di fatto una buona compensazione se è vero che ho un disturbo importante del tono dell'umore?
- E' possibile perfezionare la diagnosi ricavando informazioni dalla terapia farmacologica funzionante? Ovvero, se la combinazione dei due neurolettici appare una soluzione soddisfacente, è possibile che il disturbo dell'area psicotica sia quello prevalente, e che il disturbo del tono dell'umore sia subordinato ad esso, ne sia per così dire una conseguenza?
Ringrazio in anticipo per la risposta che vorrete fornirmi.
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Salve,
le sue considerazioni sono assolutamente legittime.
Purtroppo spesso non è facile porre una corretta diagnosi propro perchè, come afferma lei stessa, la moltitudine di sintomi e tratti caratteriali non permettono con facilità di porre una diagnosi.
A mio parere la diagnosi, in quanto tale, è semplicemente una terminologia scritta su un certificato o su una cartella clinica. Quello che secondo me conta è lo stato di salute. Tutti noi quando stiamo male vogliamo rapidamente star bene e risolvere la questione.
In atto ha trovato la terapia che la tiene compensata e la fa stare sostanzialmente bene.
Certamente è importante sapere con maggiore precisione di cosa lei soffra ma, mentre con il suo medico affinerete la diagnosi, fortunatamente lei sta meglio.
le sue considerazioni sono assolutamente legittime.
Purtroppo spesso non è facile porre una corretta diagnosi propro perchè, come afferma lei stessa, la moltitudine di sintomi e tratti caratteriali non permettono con facilità di porre una diagnosi.
A mio parere la diagnosi, in quanto tale, è semplicemente una terminologia scritta su un certificato o su una cartella clinica. Quello che secondo me conta è lo stato di salute. Tutti noi quando stiamo male vogliamo rapidamente star bene e risolvere la questione.
In atto ha trovato la terapia che la tiene compensata e la fa stare sostanzialmente bene.
Certamente è importante sapere con maggiore precisione di cosa lei soffra ma, mentre con il suo medico affinerete la diagnosi, fortunatamente lei sta meglio.
Cordialmente
Dott. Vito Fabio Paternò
www.cesidea.it
info@cesidea.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.5k visite dal 22/06/2012.
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